Dopo anni di assenza dal panorama videoludico, ecco tornare Battletech, franchise che ebbe le origini negli anni ‘80 grazie al fervido ingegno di Jordan Weisner. Nato come gioco di ruolo la sua naturale evoluzione furono ovviamente i computer, dove per mano della Activision fu prodotta una serie di successi per PC, terminati con il buon Mechwarrior 4 agli inizi degli anni 2000. Il silenzio totale durò fino all’anno 2013 quando uscì Mechwarrior Online, un discreto MMO. Il Battletech, che andremo a giudicare oggi, è il prodotto di una campagna Kickstarter da 2.7 milioni di dollari avviata nel 2015 da Weisner per riavviare il marchio e riportarlo, a suo dire, alla sontuosità della fine anni 90.
Se volete sapere se l’impresa è riuscita continuate a leggere…
I am not a hero
Il gioco si apre con un menu iniziale dove è possibile scegliere se iniziare la campagna principale oppure passare direttamente alla modalità “schermaglia” (combattimenti in singolo o multiplayer – ne riparleremo più avanti).
Primo passo della campagna sarà creare il profilo del protagonista, facendo alcune scelte iniziali come la casata di appartenenza e alcuni dettagli del suo passato. Quindi si dovrà delinearne l’aspetto fisico, con un classico editor dove si può selezionare i capelli, gli occhi, ed ogni minimo dettaglio del viso.
La storia viene narrata da Lady Kamea Arano. Senza scendere troppo nei particolari per non rovinare la sorpresa è sufficiente dire che durante le fasi iniziali del gioco si apprende che Lady Arano è prossima all’incoronazione in seguito alla prematura morte del padre, ma durante il grande giorno qualcosa non va come dovrebbe e ovviamente noi ci troveremo a dover difendere la legittima erede al trono da un perfido dittatore.
Nel mezzo della storia di tradimento e riscatto guiderete la vostra personale squadra di mercenari, affrontando missioni auto-generate e con una durata potenzialmente molto estesa.
Il gioco si divide in due sezioni principali: il combattimento e la gestione della squadra.
I signori della guerra
Protagonisti indiscussi di questo titolo sono i Mech, enormi robot da combattimento dalla forma umanoide che, nell’universo Battletech ambientato nell’anno 3000, rappresentano le armi più efficaci e potenti in assoluto. Alti da 8 a 14 metri, adatti a combattere su qualsiasi terreno (ma anche sott’acqua, in ambienti ostili e nello spazio), con un armamentario variegato e dotati di corazze resistentissime, questi possenti colossi se guidati da un abile pilota possono annientare qualsiasi avversario. A seconda del tonnellaggio appartengono a quattro categorie distinte: leggeri (da 20 a 35 tonnellate), medi (da 40 a 55), pesanti (da 60 a 75), da assalto (da 80 a 100).
Essendo in grado di replicare molti movimenti degli esseri umani riescono ad essere molto più efficaci e veloci di un normale veicolo, con un unico problema: il costo mostruoso nel costruirli e mantenerli, ed infatti i mezzi da guerra più tradizionali continuano ad avere un ruolo rilevante nelle battaglie.
Nel titolo che stiamo esaminando i combattimenti si svolgono esclusivamente a turni, e seguono a grandi linee le regole del gioco di ruolo Battletech, regole che purtroppo nella missione di tutorial non vengono spiegate in maniera esaustiva.
Ad ogni turno i giganti d’acciaio possono svolgere 2 distinte azioni: il movimento e l’attacco. Prima di passare a questi parliamo però dell’iniziativa: si tratta di un valore che viene assegnato a tutte le pedine in campo basandosi sulla categoria del mezzo e sull’abilità del pilota che lo guida. In pratica ogni turno viene diviso in 5 fasi progressive: come risultato finale i Mech più leggeri (e di conseguenza veloci) si muoveranno prima di quelli pesanti, con la variabile del pilota che se abbastanza abile potrebbe far scivolare un mech più pesante nella fase di movimento antecedente.
Una volta stabilito l’ordine di movimento le fazioni si alternano e si può decidere dove muoversi, se attaccare, e come. I movimenti nascondono un’importante nozione da apprendere subito: più un mezzo si muove più aumenta il suo punteggio di Evasione, che come suggerisce il nome lo renderà più difficile da colpire. Questo fatto praticamente obbliga sempre al movimento anche qualora non fosse necessario, perchè se i punti evasione si esauriscono i colpi dei nemici faranno molto più danno. Inoltre i punti evasione si accumulano di turno in turno quindi non sono mai sprecati.
Ogni Mech può montare equipaggiamento od armi su tutte le parti del corpo (sulla testa, sul torso diviso in 3 parti, sulle braccia e sulle gambe), in base al numero di slot disponibili ed al suo peso massimo. Ogni apparecchiatura che viene montata occupa slot, aumenta il peso e produce calore; se quest’ultimo non viene contenuto il nostro mezzo finirà per surriscaldarsi causando uno spegnimento forzato e nel peggiore dei casi anche avarie. Inutile dire che ritrovarsi nel bel mezzo di una battaglia con il mech spento potrebbe non essere piacevole, quindi ridurre il calore è molto importante e sarà necessario sprecare prezioso spazio con degli appositi dissipatori, tenendo anche presente altri fattori ambientali (se si combatte in un ambiente freddo il calore sarà più facile da gestire, mentre in un deserto sarà più difficoltoso).
L’arsenale a disposizione è davvero vastissimo e divide le armi in 4 macro categorie: ballistiche (cioè che sparano un qualche tipo di proiettili), ad energia (senza munizioni ma generano molto calore), missilistiche (che lanciano missili) e di supporto (piccole armi utili nel corpo a corpo). Le armi sono moltissime e non è scopo della recensione disquisire qui su tutte le sfaccettature delle stesse, è sufficiente affermare che ogni arma è disponibile in più versioni ed hanno tutte caratteristiche che le rendono efficaci per determinate condizioni o bersagli (per esempio un cannone a particelle fa moltissimo danno a lunga distanza, ma pesa molto e genera un ingente calore, etc.). Tutti i Mech infine dispongono anche di un attacco di mischia corpo a corpo, da utilizzare di norma contro mezzi più leggeri o con piloti molto esperti.
Come menzionato sopra quando non si combatte buona parte del gameplay prevede di gestire la squadra. Dal menu della nostra nave, la Leopard, si potrà amministrare le finanze, ottenere nuovi contratti di combattimento, spostarsi sulla mappa stellare, gestire i Mechwarrior (i piloti), acquistare/vendere armi, componenti od interi Mech ed infine accedere all’officina dove è possibile attrezzarli a piacimento.
A parte il protagonista gli altri piloti vanno gestiti individualmente e mantenuti con uno stipendio. Tutti dispongono di 4 abilità che andranno sviluppate per migliorare l’efficienza in campo: Piloting che migliora il danno da mischia, la distanza di movimento ed i punti Evasione ricavati, Gunnery che migliora l’abilità negli attacchi a distanza, Tactics che migliora la visuale, l’iniziativa e i “Called Shots” (i colpi mirati), ed infine Guts che aumenta l’energia dei piloti in caso di ferite e la soglia di temperatura che può sopportare il Mech prima di spegnersi.
L’esperienza viene fornita ai piloti durante i combattimenti. Le missioni sono generate casualmente quindi non ve ne sarà mai scarsità, e ovviamente avremo anche modo di affrontare le missioni che faranno procedere la storia principale.
A parte le missioni di combattimento con il passare del tempo può succedere che venga richiesta una decisione su faccende di minore rilievo, come una piccola disputa tra i nostri soldati di ventura, oppure problemi di scorte, di spazio, etc. ed avremo modo di intervenire selezionando il provvedimento a noi più congeniale. Le nostre scelte avranno ripercussioni nella forma di bonus o riduzioni temporanee su alcuni parametri della squadra.
I piloti possono essere feriti e dispongono di un numero limitato di punti vita; se dovessero terminare il pilota sarà definitivamente morto ed andrà sostituito con una nuova recluta che andrà assunta dall’apposito menu sul riquadro gestionale.
Eventuali ferite non mortali riportate in seguito ad un conflitto comporteranno una fase di guarigione durante il quale il pilota sarà indisponibile per un certo numero di giorni. Allo stesso modo qualsiasi lavoro svolto sui vostri titani (riparazioni o modifiche) oltre a costare soldi potrebbe tenerli fermi per settimane intere.
Il tempo comprensibilmente può essere fatto avanzare, ma c’è un problema: ogni mese dovrete pagare lo stipendio ai vostri mercenari e pagare la manutenzione dei vostri mezzi, quindi dovrete pensare bene a come condurre i vostri capitali perché se i soldi sul conto si esauriscono è Game Over.
Vale la pena menzionare la modalità “Skirmish”, dove è possibile fare combattimenti fini a se stessi anche con altri giocatori online. Qui è possibile creare una squadra di Mech completamente customizzata e affrontare un’altra squadra su una territorio a scelta. Si tratta di una piacevole aggiunta per fare allenamento e soprattutto per mettere alla prova le capacità tattiche con altri giocatori umani tenendo presente che anche si ha acquistato il gioco su Steam per poter accedere al Multiplayer si sarà costretti a registrare un account su Paradox Interactive.
Valutazione tecnica
Anche Battletech, come gran parte degli Indie oggi utilizza Unity, con i pregi ed i difetti che ne derivano. Non è avido di risorse – con una scheda grafica di media potenza potrete tranquillamente giocare con quasi tutti i dettagli al massimo, ma la grafica è decisamente assortita: da una parte abbiamo i Mech che sono molto ben realizzati e ricchi di dettagli, dall’altra i paesaggi che sono piuttosto scarni e poco particolareggiati. Le animazioni in generale risultano poco fluide, e capita sporadicamente di vedere i piedi dei nostri giganti attraversare la solida roccia durante i movimenti su terreno sconnesso.
Le scene di intermezzo sono tutte disegnate a mano con delle lievi animazioni creando l’effetto di dipinti animati; il tratto particolare risulta davvero azzeccato per il tema fantascientifico proposto ed in generale sono davvero di ottima fattura.
Nel comparto audio spicca un’ottima colonna sonora con alcuni pezzi davvero ispirati, mentre gli effetti sonori sono campionati a dovere anche se durante gli scontri più lunghi possono stancare.
I menu ed in generale l’interfaccia gestionale avrebbe bisogno di un po’ di vitalità. Risulta tutto molto statico e in alcuni pannelli ci sono così tanti oggetti ed informazioni che di frequente è difficile capire cosa sia interattivo e cosa invece faccia parte dello sfondo, senza considerare che a volte è anche molto lenta nel rispondere ai comandi.
Concludendo…
Battletech è un ottimo titolo con tanto potenziale, ma purtroppo ancora grossolano sotto alcuni aspetti. La storia suona un po’ di già sentito, ma è scorrevole e ricca di colpi di scena. Dove il gameplay risplende davvero è nei combattimenti: la componente tattica è davvero rilevante obbligandoci a sperimentare con le varie armi a disposizione; sbaragliare il nemico magari dopo numerosi tentativi applicando approcci differenti è molto appagante e la curva di difficoltà ottimamente calibrata.
La parte gestionale, purtroppo, lascia un po’ a desiderare non per mancanza di contenuto, ma per alcune scelte di design che rendono svolgere alcune operazioni (per esempio equipaggiare i Mech) inutilmente complesse, anche se alla lunga ci si fa l’abitudine (un Tutorial come si deve avrebbe potuto migliorare parecchio l’esperienza iniziale).
Infine una cattiva notizia – il gioco al momento offre esclusivamente la lingua inglese ed è già in roadmap l’aggiunta di altre lingue tra le quali purtroppo non figura l’italiano.