I ragazzi di Warhorse ce l’hanno fatta. Kingdom Come: Deliverance, il promettentissimo RPG open world di stampo medievale, è da poco sbarcato su PC e console (PS4 e Xbox One), promettendo una longeva avventura nel Regno di Boemia del XV secolo. Dopo una riuscitissima campagna su Kickstarter, il titolo dei Warhorse ha vissuto una lunga – e travagliata – fase di sviluppo, a cui si sono susseguiti diversi ritardi alla data di uscita del titolo. Dopo oltre quattro anni, grazie ai quali siamo riusciti a mettere le mani sul titolo diverse volte (una di queste proprio in compagnia del team alla Gamescom 2015), abbiamo finalmente ricevuto tra le mani la versione completa del gioco – in versione PC – che ci accingiamo quest’oggi a recensire per voi. Sotto la guida Daniel Vávra, veterano del settore videoludico che vanta sul curriculum titoli come Mafia e Hidden and Dangerous, sono state gettate le basi su un titolo più paragonabile ad un AAA che ad un indie.

Siamo rimasti a lungo affascinati dalla “cruenta” Boemia dei Warhorse. Ecco quindi le nostre finali considerazioni su Kingdom Come: Deliverance: buona lettura!

Boemia: un Regno nel caos

Boemia. XV secolo. Dopo la morte di Carlo IV, Sacro Romano Imperatore, il Regno di Boemia – un tempo florido e prosperoso – sarebbe da lì a poco entrato in un periodo buio, messo in ginocchio da guerre e corse al potere. L’erede al trono dell’Impero, Venceslao IV (figlio di Carlo IV), ebbe l’ingrato compito di prendere le redini del Regno, ruolo a cui era stato preparato fin dalla nascita. Venceslao, tuttavia, non riuscì a seguire con successo la strada tracciata dal padre, trascurando gli affari di stato per rincorrere ben altri interessi (donne e alcool). La mancanza di stima da parte del Papa e dalla aristocrazia imperiale, spinsero i nobili – esasperati – a chiedere aiuto al fratellastro di Venceslao, Re Sigismondo di Ungheria. Sigismondo optò per una soluzione a dir poco “radicale”: rapire il Re e costringerlo ad abdicare. Il Regno di Boemia precipitò così in un caos incontrollato e Venceslao ne approfittò per invaderla, saccheggiando le terre degli alleati del Re per accrescere il proprio potere.

Qui ha inizio la storia di Henry, figlio del fabbro della città di Skalica, nonchè protagonista di Kingdom Come: Deliverance. Guideremo Henry in una tranquilla e tipica giornata di un fabbro di villaggio, scherzando con gli amici e portando a termine commissioni per il padre. Ben presto verremo sorpresi dalla dura realtà medievale che i ragazzi di Warhorse non tarderanno a sbatterci in faccia: l’invasione dei cumani dell’esercito di Sigismondo. Dopo aver messo a ferro e a fuoco il pacifico villaggio, il giovane Henry assiste inerme al massacro della sua famiglia. Costretto alla fuga – e desiderosi di vendetta – seguiremo le gesta di Henry, decidendo il suo destino attraverso le numerose decisioni che ci verranno poste di fronte.

Kingdom Come: Deliverance è una storia di vendetta brutale e sanguinolenta. Il setting creato dai ragazzi di Warhorse è senza alcun dubbio eccellente. Al team va il merito di aver saputo creare un cast di personaggi convincente, un’ambientazione estremamente realistica e fedele alla controparte originale (fatevi un giro sui diversi making of sul canale Youtube ufficiale per farvi un’idea) e una trama sì storicamente veritiera ma anche avvincente e non priva di colpi di scena. Oltre agli eventi principali, nei quali assisteremo alla scalata di Henry tra i ranghi dell’esercito di Ser Radzig Kobyla, Kingdom Come: Deliverance ci mette davanti un insieme di sotto trame riuscite, tra cui relazioni amorose e incarichi non propriamente leciti. Il titolo Warhorse riesce ad appassionare e ad incollare allo schermo il videogiocatore, mettendo in scena storie e setting credibili legati tra loro in un maniera eccellente.

Medieval life simulator

Sul fronte gameplay, Kingdom Come: Deliverance riesce a proporre un’esperienza RPG in grado di soddisfare i palati dei videogiocatori più esigenti, seppur non riuscendo a brillare in molti aspetti e mostrando un grado di pulizia generale non pienamente convincente.
Il titolo si mostra come un action rpg in prima persona, in puro stile The Elder Scrolls, dandoci modo di vedere lo sconfinato mondo di gioco dagli occhi di Henry. Per interfacciarsi con gli altri personaggi, il gioco offre un sistema di dialoghi a scelta multipla in grado di definire il comportamento del nostro protagonista. Trattandosi di un RPG totalmente privo di classi, attraverso un sistema molto simile a quello utilizzato con i vari Gothic e Risen, le statistiche e abilità di Henry crescono a seconda del compimento di determinate azioni, come ad esempio i sopra citati dialoghi. Durante i diversi dialoghi avremo a disposizione di un tempo limitato per rispondere, influenzando con le risposte le nostre relazioni con gli altri personaggi. Spesso ci ritroveremo a dover utilizzare le nostre abilità per condizionare l’esito di una conversazione: sfoggiando la nostra spacconeria o la nostra nobiltà d’animo ad esempio, potremo convincere il nostro interlocutore a farci dire quello che vogliamo, evitando magari di risolvere il tutto a scazzottate. La mancanza di linearità nel gameplay di Kingdom Come: Deliverance si denota anche da queste piccole cose. Molte missioni, infatti, consentiranno diversi tipi di approcci: dal personaggio più furtivo, che preferisce adottare metodi poco ortodossi nell’ottenere ciò che vuole, a quello rissaiolo, che predilige la brutalità alla risoluzione pacifica dei personaggi più “eloquenti”.

Così come il nostro modo di dialogare potrebbe riuscire a toglierci da situazioni difficili, in Kingdom Come: Deliverance è opportuno curare il nostro aspetto. Nelle fasi più avanzate del gioco avremo la possibilità di indossare armature sempre più complesse, in grado di fornirci una maggior difesa dagli attacchi avversari: farsetti, cotte di maglia e tabarri ci consentiranno di agghindare Henry come un cavaliere che si rispetti. Ogni pezzo di armatura, tuttavia, tenderà a perdere di efficacia dopo gli scontri, rendendo necessaria la riparazione e la pulizia dei vestiti. Durante i dialoghi la pulizia del nostro personaggio assumerà un certo grado di importanza, spingendo l’interlocutore ad agire diversamente in base alle nostre “condizioni igieniche”. In aiuto, il mondo di Kingdom Come: Deliverance offre diversi luoghi di ristoro, come tinozze o bagni a pagamento (presso i quali potremo allietarci con fanciulle di facili costumi).
Giustamente tenere il nostro personaggio costantemente lindo e profumato sarà un’impresa non da poco…ma, ehi, siamo pur sempre nel Medioevo!

Il sistema di gioco prettamente “hardcore” si fa soprattutto sentire nel sistema di combattimento, difficile da familiarizzare anche se estremamente appagante. Il giovane Henry non è un abile spadaccino, e lo si denota fin da subito nei suoi movimenti: lenti e macchinosi. Il giovane fabbro, così come il videogiocatore, necessita di un esaustivo addestramento nelle basi del combattimento all’arma bianca, per sopravvivere ai pericoli della cruenta Boemia del XV secolo. Allenandosi con il capitano Bernard, nelle prime ore di gioco, verremo introdotti alle meccaniche basilari del combat system di Kingdom Come: Deliverance dove direzione dell’attacco e tempismo sono i principali fattori da considerare quando imbracciamo una spada. Dovremo assicurarci di colpire i nemici nelle parti scoperte, ruotando il mouse per decidere la direzione del colpo, cercando però di concatenare più attacchi, utili a ridurre la stamina del nostro avversario. Rimanere a corto di stamina durante lo scontro non è mai consigliato, visto che saremo facili prede degli attacchi nemici: in questo caso sarà opportuno distanziarci dall’avversario, muovendosi nell’area di gioco circostante. Insieme agli attacchi potremo combinare schivate e parate – se dotati di scudo – dandoci così modo di passare al contrattacco e abbattere con più facilità il nemico. Durante gli scontri alcuni nemici si arrenderanno, posando l’arma e chiedendo pietà: anche in questi casi la scelta sarà totalmente libera, dandoci così modo di delineare il carattere di Henry.

Se da un lato il sistema di combattimento in mischia funziona piuttosto bene, dall’altro quello a distanza ci ha causato non pochi grattacapi. Imbracciare un arco per la prima volta sarà una vera e propria impresa dato che, tendendo le freccie, noteremo la barra della stamina svuotarsi piuttosto velocemente, causando un’oscillazione dell’arco davvero fastidiosa. Anche in questo caso la soluzione è una soltanto: tanta pratica. Battute di caccia o tiri al bersaglio nelle grandi città, ci permetteranno di acquisire più dimestichezza con l’arco, facendoci acquistare maggior familiarità per quando saremo costretti ad utilizzarlo in battaglia.

Se l’approccio “caciarone” alle battaglie non fa proprio per voi, Kingdom Come: Deliverance viene in aiuto proponendo meccaniche stealth. Anche il titolo Warhorse, come nella saga di The Elder Scrolls, propone una sorta di quest line secondaria paragonabile alla gilda dei ladri. Furtarelli su commissioni ci verranno proposti fin dalle prime battute di gioco e ci consentiranno di guadagnare buone somme di groschen (la valuta di gioco). Tramite la pressione dell’apposito pulsante entreremo in modalità furtiva, grazie alla quale Henry potrà intrufolarsi in abitazioni o aree sorvegliate senza allertare le guardie. In questo modo avremo modo di avvicinarci furtivamente ad altri personaggi, magari stordendo o borseggiando il mal capitato. Il sistema di borseggio introdotto dai Warhorse ci consentirà di frugare nelle tasche dei malcapitati per pochi secondi: inserita la mano nelle tasche si aprirà una sorta di inventario circolare, nel quale avremo pochissimo tempo per recuperare l’oggetto ed estrarre la mano. Se non saremo abbastanza rapidi verremo beccati dalla vittima che non tarderà ad allertare le guardie. Medesimo discorso va fatto per le meccaniche di scassinamento che però, a differenza di quelle di borseggio, risultano davvero complesse se non familiarizzate a dovere. Per scassinare una serratura dovremo infatti spostare il grimaldello nel punto debole della serratura per poi iniziare a ruotarlo. Il sistema, all’apparenza semplice, necessita una certa maestria nel dover spostare contemporaneamente serratura e grimaldello, senza incappare nella rottura dello stesso.
Allertare le guardie o farsi scoprire in fragrante ci metterà di fronte a due scelte: pagare con un’ammenda o la galera.

Il mondo di gioco proposto da Kingdom Come: Deliverance è davvero vasto e credibile. Ogni personaggio non giocante presente sulla mappa presenta una propria routine quotidiana fatta di lavori e spostamenti in aree di gioco circoscritte. Grazie al sistema giorno/notte integrato sarà quindi opportuno tenere sempre conto dell’ora di gioco durante lo svolgimento delle missioni: non pensate quindi di entrare nei negozi in piena notte o “svegliare” un NPC per completare una quest, dato che il risultato sarà sempre negativo.
Data l’ampiezza dell’area di gioco, i ragazzi di Warhorse sono venuti in aiuto con i cavalli. Gli spostamenti in groppa ad un destriero ci hanno davvero convinti, grazie al realismo delle animazioni e alla estrema immediatezza con cui è possibile galoppare sulla mappa. In aggiunta, risulta particolarmente comodo il fast-travel che ci consentirà di viaggiare tra città o punti di interesse specifici semplicemente cliccandovi sulla mappa.
Lo scorrere delle ore avrà effetti “fisici” anche sul nostro personaggio, andando a modificare valori come sazietà, energia e condizione. Sarà quindi sempre necessario nutrirci con giudizio, magari evitando di abbuffarsi per evitare malus alle statistiche, riposarci, possibilmente in un comodo giaciglio e curare le nostre ferite riportate in battaglia attraverso infusi e bendaggi. Questi elementi “survival” forniscono a Kingdom Come: Deliverance una maggior profondità, spesso venuta a mancare a titoli di questa tipologia.
Di medesima vena “hardcore”, anche se di quella meno piacevole, il sistema di salvataggio. Per salvare la partita in Kingdom Come: Deliverance vi sono tre modi: il primo, ovvero il più classico, prevede l’utilizzo di uno speciale infuso chiamato “Grappa del salvatore”, che può venir droppato da alcuni nemici o acquistato dai mercanti e a caro prezzo, la seconda consiste semplicemente nel dormire, mentre l’ultimo è costituito dal salvataggio automatico in punti specifici del gioco. In aiuto a questo “scellerato” save system (a cui i Warhorse hanno promesso di porre rimedio in futuri update), è accorsa la community, rilasciando una mod – esclusiva alla versione PC – che ci consentirà di salvare la partita senza consumare grappe.

“Ah…quetti bag” cit.

Sebbene sul fronte gameplay e possibilità il titolo Warhorse è riuscito ad appagarci come non mai, non riusciamo davvero a sorvolare sulle varie problematiche di cui il titolo soffre dal day-one. Oltre ai già citati problemi al combattimento a distanza, al lockpicking e al sistema di salvataggio, Kingdom Come: Deliverance soffre parecchio di una mancanza di rifinitura generale venuta a mancare, per motivi di tempo, dalla road map di sviluppo del team ceco. Oltre a svariati glitch grafici in cui molto spesso si accorre spostandosi sulla mappa, spesso diversi bug ci hanno costretti a dover ricaricare salvataggi precedenti: personaggi immobilizzati con cui non è possibile dialogare, cut scene che non si attivano o nemici che non reagiscono a dovere sull’inizio degli scontri. Fastidiosi anche i tempi di caricamento, che molto spesso ci costringeranno a tempi di attesa poco “simpatici” anche prima di un dialogo. Un consiglio spassionato, per tutti i possessori della versione PC, è quello di installare il titolo su SSD, avendone la possibilità, date le pessime performance su hard disk meccanici.

CryEngine: luci e ombre

Anzichè spostarsi sui più “abusati” Unity o Unreal Engine, i ragazzi di Warhorse, per dare vita alla Boemia medievale, si sono rivolti al CryEngine, il motore grafico dall’enorme potenziale di proprietà di Crytek.

Non lo neghiamo: l’ottimizzazione generale del gioco lascia parecchio a desiderare. La pesantezza del motore di gioco si avverte sin dai primi istanti di gioco, attraverso un frame rate piuttosto instabile che non riesce a garantire una fluidità soddisfacente anche su sistemi di gioco più performanti. Smanettando nella configurazione video del gioco, siamo riusciti – in qualche modo – ad ottenere performance discrete, anche se non eccellenti. La Boemia dei Warhorse è estremamente curata e dettagliata: città, foreste, fiumi, sorgenti e castelli risultano incredibilmente particolareggiati. Spostandosi a cavallo lungo un torrente o muovendosi tra i cespugli di un bosco in cerca di selvaggina, è impossibile non rimanere affascinati dai dettagli del mondo di gioco.
Discreti anche i modelli dei personaggi che, tuttavia, si perdono un po’ sul fronte animazioni, eccessivamente legnose.

Ottimo anche il sonoro che garantisce musiche e suoni ambientali credibili senza però eccellere sul fronte doppiaggio (in sola lingua inglese).

Concludendo…

Kingdom Come: Deliverance è una vera e propria perla nel panorama degli action RPG su PC e console. I ragazzi di Warhorse, pur non vantando risorse e possibilità di un team AAA, sono riusciti a plasmare un prodotto sì rozzo e imperfetto ma estremamente complesso e appagante sul fronte delle meccaniche di gameplay, grazie ad un gameplay non lineare aperto alle scelte del giocatore e ad un sistema di progressione del personaggio davvero convincente. Sebbene il lavoro di rifinitura sia venuto palesemente a mancare nelle fasi finali di sviluppo, ci sentiamo di consigliare senza remore questo titolo ad ogni appassionato del genere, interessato ad un’avventura longeva ed appagante in un mondo medievale cruento e credibile.

CI PIACE
  • Mondo di gioco vasto, curato e credibile
  • Buona trama
  • Gameplay profondo e appagante
  • Ottimo sistema di progressione del personaggio
NON CI PIACE
  • Si denota una mancanza di rifinitura generale
  • Scarsa ottimizzazione grafica
  • Bug e caricamenti fastidiosi
  • Il sistema di salvataggio andrebbe cambiato totalmente
Conclusioni

Kingdom Come: Deliverance è grezzo ma unico. L’action rpg dei Warhorse ci ha entusiasmati come non mai, grazie alla riproduzione di un mondo di gioco medievale vasto, credibile e “crudo”. Il sistema di progressione di Henry funziona alla grande, così come il complesso sistema di combattimento. La non linearità del gameplay permette diversi approcci alle missioni, garantendo tanta libera al videogiocatore. Con qualche mese in più di sviluppo sul groppone, il team sarebbe sicuramente riuscito a sfornare un prodotto più pulito, dato che allo stato attuale molti fattori risultano problematici e fastidiosi.

8.2Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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