Nel blu, dipinto di blu
Life Aquatic
Se, come al sottoscritto, il nome di Jacques Cousteau vi suona familiare per via della pellicola cinematografica “Le avventure Acquatiche di Steve Zissou“, bene, ci tengo a farvi i miei più sentiti complimenti per i vostri gusti in fatto di film. Se invece, nella vita, masticate pane ed oceanografia allora sicuramente saprete che, oltre a portare un iconico berretto rosso, il navigatore sopracitato fu uno dei migliori esploratori e registi documentaristici dei suoi tempi. Il motivo per cui iniziamo questo articolo citando Cousteau – e la sua nota passione per il mare e l’esplorazione – è proprio in virtù delle sensazioni che ho provato durante i titoli di coda di ABZÛ, titolo delle neonata Giant Squid Games guidata nientemeno che da Matt Nava, geniale art director dietro a veri e propri capolavori del calibro di Flowers e The Journey.
A new Journey
L’impatto iniziale con ABZÛ è piuttosto simile a The Journey. Vestiremo i panni di un misterioso protagonista – capace di comunicare solo tramite incomprensibili versi – che si ritroverà immerso in un’ambientazione caratteristica e sconfinata. A differenza del suo predecessore, The Journey, ABZÛ si dimostra un’esperienza molto più intima e, per certi veri, che si discosta molto dallo spirito multigiocatore che possedeva la precedente fatica di Nava.
Anche sul fronte gameplay, ABZÛ non presenta particolari punti di contatto con il già citato The Journey: il nostro alter ego si troverà immerso all’interno di un’ambientazione suggestiva e dovrà farsi largo tra rovine sperdute e misteriose. Anche il sistema di controllo, a conti fatti, risulta molto intuitivo. Tramite l’utilizzo dello stick analogico sinistro potremo muoveremo il protagonista, mentre con il destro controlleremo la telecamera. Un tasto sarà utilizzato per aumentare la velocità ed un altro per interagire con il mondo che ci circonda. Sarà inoltre possibile eseguire flip e delle acrobazie, sia sott’acqua che in superficie, nelle svariate occasioni che avremo per “tuffarci” all’interno dell’oceano. Come precedentemente accennato, le aree di gioco risultano ampie e splendidamente caratterizzate dalla flora marina e dalla moltitudine di pesci che le abitano. Le creature marine, numerose e ben realizzate, non interferiranno in alcun modo sul prosieguo della vostra missione, anche se molto spesso capiterà di vederli nuoteranno intorno al protagonista dandoci la possibilità di interagirvi. Per quanto la libertà di movimento sia notevole, il percorso per proseguire all’interno della storia è unico. Spostandoci da un flusso di corrente ad un altro, avremo anche l’occasione di collezionare alcuni gruppi di pesci durante il percorso, oppure nello spostarci da un’estremità all’altra della mappa, potremo riattivare meccanismi e pompe che apriranno il passaggio, veri e propri puzzle ambientali capaci di rendere vario il gameplay di ABZÛ. A parte qualche problema avvertito nel controllare la telecamera, il gioco se la cava piuttosto bene una volta imbracciato il pad.
I collezionabili consisteranno – oltre nei pesci speciali già citati nel precedente paragrafo – anche nella raccolta di conchiglie e manufatti speciali, nascosti in luoghi specifici della mappa su cui per altro potremo interagire tramite una sorta di meditazione: questa particolare funzione ci permetterà di trasferire la telecamera su tutti i pesci presenti nell’area e di seguirne i movimenti e le quotidianità, elemento del tutto in linea con l’impressione generale di rilassatezza e calma che ABZÛ arriva a trasmettere. La cura dei dettagli marini, per quanto verrà a breve meglio descritta nel paragrafo tecnico del gioco, è il cuore pulsante del gioco e, nonostante lo stile artistico assolutamente atipico e fuori di testa, riesce a risultare vivo e accattivante, riuscendo a dare l’impressione di un organismo vivente a sé stante, un vero e proprio micro-mondo che ci fa dimenticare la realtà circostante per quelle 2 – ahimé – brevi ore necessarie per portare a termine il gioco.
La storia, non raccontata in maniera esplicativa, risulta comunque comprensibile grazie al simbolismo usato dal gioco, che ci farà viaggiare da un posto all’altro riportando in vita i fondali marini e facendoci sbarazzare di una serie di macchinari sconosciuti che stanno intaccando la vita dell’oceano. Affinché ciò avvenga spesso e volentieri verremo aiutati da dei vecchi droni-sonda dormienti che ci seguiranno aprendoci vari passaggi, ma anche da creature marine, per quanto inizialmente possano risultarci nemiche o comunque da addomesticare.
L’esperienza nel complesso è una vera goduria, una bella immersione che, nonostante un paio di momenti platform che non ci hanno particolarmente convinto (guarda caso le poche volte in cui saremo fuori dall’acqua) incanta e riesce a esprimersi al meglio grazie all’eccellente direzione artistica. Il peccato dovuto alla longevità effimera viene ampliato da un prezzo attuale di 15 euro che lascia abbastanza perplessi, ma su questo punto voglio dilungarmi: capita spesso di avere a che fare con giochi indubbiamente ottimi – e unici – sul fronte qualitativo, attanagliati però da una durata piuttosto contenuta, e, come nel caso di ABZÛ, può capitare che, una volta portata a termine l’avventura, sentiate il bisogno di rigiocarla completamente, magari sfruttando l’occasione per raccogliere i vari collezionabili sparsi sul mappa ed esplorare per bene ogni anfratto marino. Rimane un discorso complicato, perché qualitativamente il sul gioco non ci sono dubbi, ma contenutisticamente il valore effettivo del titolo può cambiare da giocatore a giocatore e, da un punto di vista più oggettivo, il prezzo – in sconto per ancora qualche altro giorno – risulta forse eccessivo.
A picture in motion
Il vero trionfo di ABZÛ è proprio il comparto tecnico/artistico di cui parlavamo precedente che, spronato dall’immaginazione visionaria di Matt Nava, ci regala degli abissi marini unici, coloratissimi e pulsanti. Le diverse aree di gioco stupiranno ogni volta con creature marine differenti e una flora ricca e vibrante, ma sapranno anche incutere curiosità e alimentare il senso dell’ignoto con rovine dimenticate ricche di simbolismi e storie ormai perdute. Anche le brevi sezioni platform sulla terra ferma vantano di colpi d’occhio davvero belli e suggestivi, il tutto gestito grazie da un cel shading performante e fluido, che spesso e volentieri riempirà lo schermo con ogni genere di bizzarria.
A pari livello il sonoro, orchestrato magnificamente con note rilassanti ed evocative e, ogni tanto, quasi toccanti, dando l’impressione che tutta l’esperienza sia un concerto che volta per volta cresce di pathos fino a giungere ai titoli di coda.
Concludendo…
Per quello che possiamo dire da videogiocatori, ABZÛ è una bellissima esperienza in cui immergersi e farsi catturare. Un mondo subacqueo vivo e pulsante, oltre che vasto e unico, ci è riuscito a far riemergere soddisfatti e incantati. Se avete apprezzato la precedente opera di Matt Nava, ABZÛ è un titolo da non lasciarsi assolutamente scappare, dato che sarà capace di farvi provare emozioni irripetibili.
Da giocare.