In difesa della terra
Dopo i grandi successi di Dead Nation e Resogun, Housemarque torna sulla scena videoludica con Alienation, un twin-stick shooter che cala il giocatore nei panni, pesantemente corazzati, di un soldato d’elite incaricato di difendere la Terra dall’assalto di una forza decisamente ostile. Saltata a pie’ pari l’opzione diplomatica, il nostro obiettivo sarà quello di trasformare – con grande soddisfazione – le orde multiformi di una misteriosa razza aliena in macchie rosse sull’asfalto. Se la premessa vi ha fatto balenare in mente scenari action sci-fi carichi di proiettili vaganti, esplosioni e massacri, bé, avete già un’immagine piuttosto chiara di cosa vi aspetta in Alienation.
Ma basterà cotanta tracotanza testosteronica per assicurare al titolo di Housemarque lo stesso successo dei suoi predecessori?
Scopriamolo insieme.
Il cliché della Terra in pericolo
Già dalle prime immagini avevamo intuito che la trama di Alienation non sarebbe stata di certo caratterizzata da chissà quale spessore narrativo e, bé, avevamo ragione. In un futuro molto lontano, il pianeta Terra – apparentemente la meta prediletta di ogni genere di “xenoinvasore” – si ritrova sotto l’assalto di un’avanzatissima razza aliena. I primi attacchi, prontamente insabbiati dai governi locali, sfociano ben presto in un conflitto su larga scala, la prima “Grande Guerra planetaria”. Nel disperato tentativo di contrastare l’invasione, i pochi umani sopravvissuti, sotto l’egida del governo mondiale dell’UNX, sviluppano allora un esoscheletro cibernetico in grado di donare ai soldati abilità sovrumane. Nei panni di uno di questi soldati cyber-potenziati, sulle nostre – artificialmente ampie – spalle ricade quindi la responsabilità di salvare il genere umano dall’estinzione, un cadavere alieno alla volta. Viaggiando tra punti strategici e basi militari sparse per tutto il globo, il nostro eroe corazzato dovrà creare le condizioni perché, per la prima volta dall’inizio della guerra, l’umanità sia in grado di lanciare un contrattacco contro i suoi aguzzini alieni.
Non c’è tempo per personalizzare, spara!
Pad alla mano, è impossibile non paragonare, almeno superficialmente, questo Alienation a Dead Nation, altro ottimo twin-stick shooter targato Housemarque. Dopo qualche tempo passato ad asfaltare alieni in giro per il mondo, però, le differenze tra i due titoli cominciano a delinearsi in maniera netta, e il gameplay di Alienation si dimostra presto ben più profondo e brutalmente soddisfacente rispetto a quello del predecessore. Una volta avviata una nuova partita vi sarà data la possibilità di scegliere tre due modalità di gioco: normale o sanguinario. Mentre la modalità “normale” non ha bisogno di particolari spiegazioni, in “sanguinario” ogni morte sarà – dolorosamente – permanente, e sarete pertanto costretti a ricominciare daccapo ad ogni decesso, con un nuovo eroe sullo schermo e un’imprecazione tra i denti. Considerando la scarsa personalizzabilità dei personaggi – almeno dal punto di vista estetico – non correrete tuttavia il rischio di affezionarvi troppo al vostro super-soldato. Prima di scendere in campo, potrete scegliere una tra tre classi giocabili, a cui corrispondono altrettanti esoscheletri: Biospecialista, Tank e Sabotatore.
L’armatura del Biospecialista vi permetterà di utilizzare a vostro vantaggio particolari nanomacchine in grado di danneggiare i nemici circostanti o, alternativamente, di curare gli alleati. Con le sue abilità e il suo potente fucile a lunga gittata, il Biospecialista è un archetipo maggiormente votato al supporto, piuttosto che un assaltatore da prima linea.
Ad occupare questa nicchia ci pensa il Tank, la cui corazza è progettata per aumentare la forza di chi la indossa, favorendo una potenza di fuoco e una difesa superiori. Non a caso, l’arma primaria del Tank è un doppio fucile elettrico che si presta perfettamente ad approcci più… “personali”.
L’armatura del Sabotatore, il “ninja” del gruppo, permette a chi la indossa di muoversi rapidamente e attaccare con altrettanta velocità. Oltre a un mitra ad alto rateo di fuoco, il Sabotatore può contare su una tecnologia che gli consente di teletrasportarsi a breve distanza o addirittura di rendersi invisibile, tutte abilità che si dimostrano utilissime quando affiancate al devastante attacco corpo a corpo in dotazione unicamente a questa classe. Ciascuna classe possiede infatti quattro abilità attive uniche, cui si aggiungono quattro abilità passive condivise da tutti gli archetipi. L’avanzamento di livello avviene tramite un tipico sistema di progressione basato su punti esperienza: ad ogni passaggio di livello viene guadagnato un punto che può essere spesso per sbloccare una delle abilità o potenziarla.
Una volta scelta la vostra armatura, sarete subito gettati nella “fossa degli alieni” con in pugno la vostra bocca di fuoco “base”; durante le partite, però, avrete la possibilità di acquisire, direttamente sul campo di battaglia, un’arma secondaria e un’arma pesante, utilizzabili a prescindere dall’esoscheletro indossato.
Sui cadaveri dei nemici e all’interno delle – rare – casse di rifornimenti, potrete inoltre trovare potenziamenti e “materiali” utilizzabili per migliorare le armi in dotazione con effetti e abilità spettacolari. La probabilità di ottenere oggetti rari (armi o materiali) cambierà in accordo con la difficoltà a cui si è scelto di giocare, così come l’esperienza generata dalle uccisioni: prima di ogni livello, infatti, dovremo scegliere se giocare da Pivello, Professionista o Veterano.
Passata qualche ora sui campi di battaglia di Alienation, ci renderemo conto che l’importanza data alla scarsa personalizzazione del personaggio e alla banalità della trama era assolutamente fuori luogo: Alienation non ha bisogno di niente di tutto ciò.
Ogni partita è tanto frenetica quanto divertente, con orde di alieni che aspettano solo di essere spazzate via dal vostro fucile o, considerando l’ottimo grado di sfida, di massacrarvi senza pietà . La qualità dell’azione, supportata da un ottimo sistema di controllo, pone Alienation una spanna sopra le precedenti produzione Housemarque.
Dal punto di vista tecnico…
Con l’incredibile frenesia che caratterizza ogni momento passato a sforacchiare alieni, durante le prime ore di gioco quasi ci si accorge di quanto Alienation sia bello a vedersi. Tecnicamente parlando, il titolo Housemarque risulta infatti sorprendentemente valido, caratterizzato da ambientazioni varie e ricche di dettagli, una palette brillante e in perfetta sintonia con il tono del gioco, ed effetti d’illuminazione di ottima qualità, cui si affianca un utilizzo eccellente degli shader. La parziale distruttibilità degli ambienti, unita ad un framerate stabilmente ancorato a 30fps e a un campionamento eccellente per quanto riguarda gli effetti sonori, rappresenta la ciliegina sulla torta di un comparto tecnico che convince appieno, fatta eccezione, forse, per una colonna sonora non particolarmente ispirata. Apprezzabilissima anche la modalità cooperativa “drop in-drop out”, che offre la possibilità di unirsi a partite in corso, oppure di accogliere altri giocatori nella propria, a patto, ovviamente, di essere in possesso di un abbonamento a PlayStation Plus. L’unico vero “difetto” del comparto multigiocatore è la totale assenza di una modalità cooperativa locale, un’aggiunta che, ne siamo certi, avrebbe fatto la gioia di tutti gli appassionati del genere.
Concludendo…
Alienation è probabilmente il miglior twin-stick shooter con il quale abbiamo avuto il piacere di giocare da diverso tempo a questa parte. La qualità del gameplay, l’ottimo sistema di classi e un comparto tecnico più che all’altezza rendono il titolo Housemarque un’aggiunta consigliatissima per tutti gli appassionati del genere su PlayStation 4. Nel caso, però, siate alla ricerca di un titolo con cui passare pomeriggi gomito a gomito in compagnia di qualche amico, l’assenza di co-op locale potrebbe spingervi a guardare altrove.