Nonostante lo stretto legame con Demon’s Souls, dall’esordio nel 2011 nessuno si sarebbe mai aspettato un successo così grande da parte di Dark Souls, action RPG targato Namco Bandai che, all’apparenza, sembrava proporre solamente un livello di sfida fuori dall’ordinario e tante aspettative su From Software, software house che ha partorito i due brand. In brevissimo tempo, le gesta del non-morto del Segno Oscuro hanno risuonato per tutto il panorama videoludico, portando con sé una media valutazioni decisamente fuori dal comune. A distanza di tre anni, From Software delizia tutti con Dark Souls II, a marzo approdato su Playstation 3 e Xbox 360, mentre dal 25 aprile è finalmente giunto su PC. Con questo articolo vi parliamo proprio della versione Steam, attualmente disponibile al prezzo lancio di 49,99€. In Dark Souls II la storia del protagonista è completamente resettata. Drangleic, il nuovo mondo di gioco, sta aspettando il prossimo monarca, l’unico capace di sconfiggere i quattro demoni che controllano il territorio e mettere alle strette re Vendrick per prendere possesso del Castello di Drangleic. Chi già conosce la saga sa che l’incipit del brand non può che essere confuso e disarmante, invitando l’utente ad esplorare l’area con nessuna o poche informazioni. Dopo la presentazione di una anziana Guardiana del Fuoco, il videogiocatore viene trascinato nella Via di Passaggio, che fa da ponte verso Majula, piccolo villaggio abbandonato nonché quartier generale dell’eroe fino alla fine del gioco. A Majula risiede anche una delle figure centrali dell’avventura, ovvero l’Araldo dello Smeraldo, che permetterà all’eroe di salire di livello, come spiegato nel paragrafi successivi.
L’eroe dei due mondi
La stragrande maggioranza degli utenti che si dedicherà a Dark Souls II già conoscerà il brand, pertanto saremo brevi nelle descrizioni di ogni caratteristica di gameplay. Drangleic è un mondo pieno di sorprese, enorme, ostile e insidioso. Majula è un villaggio centrale che consente al videogiocatore di prendere diverse strade e stringere i primi Patti, una sorta di parola d’onore verso una Gilda o un Dio, che implica doveri e servigi da soddisfare al fine di ottenere una ricompensa o un aiuto in battaglia. Tuttavia, vista la libertà di movimento e la carenza di informazioni, il nuovo monarca entrerà in regioni inizialmente troppo pericolose e dense di nemici, costringendo i meno preparati a dover far retromarcia e cercare un’altra strada. Inutile sottolineare che in Dark Souls II si muore almeno quanto il predecessore ed il sistema di gioco in tal senso non è cambiato molto: ogni volta che si perirà sul campo di battaglia, l’eroe perderà tutte le anime conquistate e si ripartirà dall’ultimo focolare acceso – punto di ristoro per il level up e gestioni secondarie – con tanto di respawn dei nemici nell’intera area. Ciò vuol dire che, a morte avvenuta, il videogiocatore sarà costretto a rifare tutto il cammino distruggendo nuovamente le presenze ostili fino al punto di morte, al fine di continuare sulla strada o, semplicemente, recuperare le anime perdute. Come se non bastasse, ad ogni trapasso l’eroe assumerà lo status di non-morto e la barra della salute perderà una piccola percentuale fino a raggiungere il 50%. Questa ennesima insidia studiata da From Software si affianca alle invasioni degli altri giocatori, permesse anche nelle sembianze di non-morto; pertanto, tornare in forma umana – possibilità concessa in qualsiasi momento utilizzando il prezioso oggetto magico Effigie Umana – sarà quasi indispensabile per sopravvivere ai combattimenti contro i mostri ordinari ed i boss di tutta Drangleic. Il rapporto con gli altri giocatori connessi ai server Namco non sarà limitato alle invasioni: ritroviamo lo stesso sistema di messaggistica già visto nel primo Dark Souls, costituito da messaggi incisi sul terreno che gli utenti lasciano in favore dei prossimi viandanti che visiteranno la zona. Per un gioco come Dark Souls II, ricco di trappole e imboscate, questo sistema di aiuto reciproco è importantissimo: grazie alla possibilità di votare il messaggio, i commenti più utili rimangono sempre a disposizione, mentre gli appunti falsi sono destinati a scomparire nel giro di qualche decina di minuti. I videogiocatori connessi ai server lasceranno anche il proprio marchio di morte, un flashback che mostra all’utente cosa è successo in quel punto, avvisando delle insidie nascoste nella zona.
Tutto nelle tue mani, a patto di impugnare un pad
Il lavoro di From Software si è concentrato soprattutto sul level design di Drangleic ed il raffinamento del complesso sistema di gioco, lasciando poco spazio alle novità. Infatti, le differenze tra i due capitoli del brand sono sottili e perlopiù concettuali, come la possibilità di teletrasportarsi da un falò all’altro fin dall’inizio dell’avventura, caratteristica preclusa nelle battuti iniziali del capitolo d’esordio. Per il resto, troviamo nuovi set di oggetti, armi, armature ed accessori, che hanno un forte legame con le caratteristiche del personaggio, come si confà a qualsiasi gioco di ruolo. Dopo il breve prologo che chiama l’utente a decidere la classe dell’eroe, si ha piena libertà di esplorare il mondo di gioco e fare conquiste di anime, risorsa preziosa per le compravendite con i mercanti, l’accesso a nuove parti del mondo e soprattutto, per il level-up. La gestione delle anime è fondamentale: si potrebbe decidere di investire tutto in progressi del personaggio piuttosto che potenziare l’equipaggiamento. A tal proposito, vale la pena spendere qualche parola per l’inventario di Dark Souls II, uno tra i più curati e complessi del panorama GDR. Il giocatore deve tenere sotto controllo l’usura delle armi e decidere di potenziare il singolo oggetto presso un fabbro con la titanite, un minerale così raro che quasi se ne sconsiglia l’utilizzo fino alle battute finali dell’avventura. Inoltre, entrano in gioco le classiche dinamiche di ingombro degli oggetti trasportati – che, considerata l’usura delle armi, è per buona parte provocato da una scorta di lame e martelli – e le capacità con l’equipaggiamento indossato, relative alle skill del personaggio. Questa struttura dell’inventario è tipica dei giochi di ruolo di stampo classico e, dunque, di molte produzioni ma in Dark Souls II è ancora più complesso per via del porting da console, che non tiene minimamente conto delle grandi potenzialità del gioco su PC. L’interfaccia si presenta identica alla controparte Xbox 360 e Playstation 3 sia nella navigazione che, addirittura, nelle icone relative alle azioni da seguire. Nella pagina prodotto Steam viene fortemente consigliato l’uso del pad e non è affatto un invito esagerato: purtroppo, Dark Souls II non è un gioco da tastiera, in quanto non utilizza le shortcut 0-9 per gestire il set di armi, le stregonerie e gli oggetti: il tutto è ridotto al classico sistema a quattro slot che richiama alle frecce direzionali del joypad.
Una volta convinti al dover rinunciare al mouse, padroneggiare i controlli non sarà difficile neanche per i novizi del brand. Il combat system non è mutato rispetto al capitolo d’esordio e non è per niente lontano dai canoni del genere. Ogni mano dispone di due attacchi – rapido e potente – consentendo al giocatore di utilizzare combo particolari in base al contesto, come attacchi misti tra stregoneria e corpo a corpo, nonché diverse armi da lancio. La schivata e la parata sono due azioni di fondamentale importanza nello spietato mondo di gioco, ma per attaccare e subire meno danni possibili è richiesto tanto tempismo, una meticolosa gestione dell’energia e il calcolo dei ritardi in fase di attacco. Anche le cure necessitano di attenzione in quanto l’eroe è costretto ad abbassare ogni difesa per consumare un oggetto di ristoro, azione che porta via più di un tempo di gioco risultando letale se non pianificata correttamente.
Non-morto è bello
Come per l’interfaccia, il comparto tecnico non ha subito sostanziali modifiche in questo porting. Seppur basti perdere un minuto per trovare immagini comparative tra la versione console e quella PC che evidenziano diverse migliorie in favore di quest’ultima, la qualità globale delle texture è piuttosto bassa. Al contrario, il level design evocativo e magistralmente orchestrato, portano Dark Souls II a competere per le prime posizioni tra i titoli dell’anno usciti fin qui, nonostante la linearità di alcune zone e l’orizzonte poco sfruttato a causa della telecamera forse un po’ troppo ravvicinata. Dai decadenti paesaggi di Drangleic, che pure riescono a coinvolgere e convogliare l’interesse del videogiocatore verso l’incedere dell’avventura, si passa improvvisamente per scene di intermezzo emozionanti, che introducono i boss o raccontano la storia. Il numero ridotto di questi filmati contribuisce a restituire sensazioni positive circa il progresso nella storyline e l’avanzamento nell’arco narrativo, senza considerare la scarica di adrenalina e tensione provocata dalla presentazione di un boss. Il valore dei nemici sul campo di battaglia non incide nella cura riposta per la loro realizzazione – sempre considerando i limiti precedenti – in quanto il mostro più comune possiede le stesse qualità tecniche di un boss, anche se i pattern di azione e l’intelligenza artificiale sottostanti sono, chiaramente, differenti. Trovare difetti nello stile artistico di cui gode il gioco è praticamente impossibile in quanto ogni ambientazione proposta è in grado di regalare all’utente sensazioni uniche tanto per l’impatto visivo, quanto per le emotività trasmesse. Tutto ciò è coadiuvato da un impianto audio eccezionale, che dalle recitazioni alla soundtrack non smette mai di appassionare e creare un legame con il videogiocatore. Per i dialoghi bisogna accontentarsi dei sottotitoli: nulla di cui preoccuparsi, in quanto le conversazioni con i personaggi sono piuttosto lente e brevi nonché i filmati sporadici. Infine, in un periodo in cui anche i giochi di ruolo cominciano a mostrare il fianco in termini di longevità, Dark Souls II dimostra che non è impossibile sviluppare un gioco vasto e duraturo che sia capace di non annoiare mai. Come abbiamo ribadito più volte, Drangleic è molto grande ed il tempo passato a divertirsi – o tirare qualche parolaccia di troppo – è praticamente sconfinato. Delineare una longevità media è quasi impossibile, ma state tranquilli che vale il rapporto quantità-prezzo.
Concludendo…
Non tessere le lodi a una produzione così imponente è praticamente impossibile. Dark Souls II è l’esempio di un gioco come si deve, che vale la spesa, capace di divertire, appassionare e, soprattutto, in grado di incentivare l’utente a fare meglio ad ogni dipartita. Il livello di sfida è alto e potrebbe esserlo anche quello della frustrazione, quindi gli unici che dovrebbero pensarci prima di acquistare il gioco sono i novizi, che probabilmente conoscono la difficoltà del titolo solo per fama. Si tratta, però, di pensarci, non di rinunciare: tutti gli amanti degli action RPG dovrebbero provare il brand – fin dal primo capitolo, possibilmente – e non lasciarsi scappare neppure il capostipite spirituale della saga, Demon’s Souls.