Introduzione

Sin dal principio, da quando gli studi di Square Enix ne annunciarono l’uscita, The Last Remnant ha destato l’interesse di una folta comunità di videogiocatori in tutto il mondo.
Il progetto ha avuto come intento principale la creazione di un gioco di ruolo che si distinguesse dal marchio tradizionale dei suoi titoli più famosi (Final Fatasy), combinando gli elementi più rappresentativi dei GDR nipponici (JRPG) con alcune novità specifiche per compiacere gli appassionati occidentali.
Square Enix dimostra di avere sempre delle buone idee, riuscendo con TLR ad ampliare il proprio parco titoli e allo stesso tempo cercare di sperimentare meccaniche differenti rispetto ai suoi franchise più importanti.
Dopo il discreto Infinite Undiscovery ecco quindi giungere anche The Last Remnant, esclusiva temporale per la console Microsoft che si conferma sempre più regina incontrastata dei giochi di ruolo di nuova generazione. La novità più importante è, infatti, legata all’uscita del titolo in anticipo su 360 rimarcando così quell’apertura da parte della Square allo sviluppo di titoli (TLR non sarà l’ultimo) per questa console, scindendo quel legame esclusivo con Sony che durava dai tempi della PSX.
Il primo impatto con il gioco è stato soddisfacente, ci troviamo di fronte ad un gioco piuttosto interessante e con un buon comparto tecnico, anche se non sarà collocato in cima alla lista dei migliori gdr di sempre. Il gioco dovrebbe vedere la luce nei primi mesi del 2009 su PC e PS3, anche se al momento quest’ultima non è stata ancora confermata.

The story so far….

Nella storia vestiremo i panni di Rush Sykes, un ragazzo intento a ritrovare la sorella Irina rapita da un uomo senza scrupoli che brama di svelare il misterioso potere celato dentro di lei. Nel filmato introduttivo vedremo Rush vagare per un bosco e successivamente in un campo di battaglia nel quale sembra scorgere la sorella. Disorientato da questa visione si getta nel bel mezzo della lotta noncurante dei pericoli.
Dopo essere usciti miracolosamente indenni dallo scontro, scopriremo che la persona che credevamo Irina è in realtà un importante membro dell’esercito di Athlum.
Lord David, comandante dell’esercito, non tarderà a raggiungerci intento a scoprire la nostra identità, così noi racconteremo di essere figli degli Sykes, scienziati famosi in tutto il mondo per occuparsi dei Remnant. Questi ultimi sono vecchi artefatti costruiti da un’antica civiltà, capaci di esercitare un potere tale da annientare un intero popolo, instaurando terribili squilibri tra la classe detentrice del potere e la gente comune fino a sfociare in sanguinosi conflitti di cui il mondo mostra ancora oggi le evidenti cicatrici. Così dopo aver raccontato a Lord David l’episodio che ha portato al rapimento di Irina, quest’ultimo si presterà a darci il suo prezioso aiuto nella nostra ricerca.
Durante le prime missioni di gioco saremo alle dipendenze di Lord David che sarà il nostro leader e che, allo stesso tempo, deciderà le sorti del nostro cammino assegnandoci delle missioni in cui esploreremo il sistema di combattimento e l’uso della magia.
Per grandi linee sarà questo l’andamento del gioco, presentando un mosaico di missioni che si concentrano essenzialmente sulla storyline, insaporite da alcuni incarichi supplementari di poco interesse.

Stili di combattimento

Al di là della storia, peraltro interessante, ciò che rende The Last Remnant un titolo fuori dal comune è senza ombra di dubbio il suo sistema di combattimento. Gli scontri avverranno in maniera non casuale i nostri nemici, infatti, saranno ben visibili sull’ambiente che esploreremo. Per coinvolgerli nella battaglia basterà premere il grilletto destro che genererà una sorta di onda circolare intorno a noi, la quale permetterà di scontrarsi con coloro che saranno inclusi al suo interno. Più nemici affronteremo nello stesso momento e maggiore sarà la probabilità di sconfiggerli, allo stesso tempo saranno più alte le probabilità di raccogliere del denaro da spendere poi nei negozi o combinando i vari componenti per creare oggetti nuovi o per potenziare quelli in nostro possesso. Uno degli aspetti chiave del sistema di combattimento di Last Remnant è rappresentato dal concetto di unità e di unioni. Il gioco mantiene la sequenza tradizionale a turni adattata però agli attacchi in gruppo.
Ogni unità è composta da diversi personaggi che agiscono e si muovono all’unisono nel corso degli scontri. Prima di ciascun turno di combattimento potremo decidere verso quale nemico, o gruppo di nemici, scagliarci e soprattutto quali azioni far compiere ad ogni membro del nostro gruppo. Le possibilità di scelta sono le classiche di ogni gioco di ruolo che si rispetti, potremo scegliere se attaccare mediante le armi o per mezzo della magia, oppure potremo defilarci sfruttando una posizione difensiva per curare le ferite e studiare con calma le mosse successive.
Durante ogni scontro ci verrà chiesto di premere un pulsante in una frazione di secondo, centrando quest’obbiettivo riusciremo a massimizzare l’efficacia dell’attacco infliggendo il massimo di ferite possibili.
La strategia con cui affronteremo i nemici avrà un ruolo fondamentale, basterà una semplice mossa sbagliata per farci precipitare in una situazione di svantaggio che ci isolerà dai nostri alleati costringendoci ad affrontare da soli più nemici.
Oltre ai classici punti esperienza, che incrementeranno le nostre azioni sul campo, al termine di ogni incontro raccoglieremo del denaro e delle componenti dei mostri che abbiamo sconfitto. Queste ultime si riveleranno piuttosto utili perché potremo scegliere di vendere intere creature ai negozianti oppure scomporre le parti e combinarle con altri elementi per migliorare le nostre armi.
Impiegando il piccolo robot trivellatore nei dungeon potremo rinvenire ogni genere di materia prima. Recandoci dai fabbri in città potremo poi consegnare il materiale raccolto e, con l’aggiunta di un contributo, creare e personalizzare le armi.

Tecnicamente parlando

L’aspetto visivo di Last Remnant ci offre una grafica d’indubbio valore grazie all’utilizzo del famoso Unreal Engine 3. Per essere il primo lavoro di Square Enix con questo motore grafico possiamo in parte giustificare il modo con cui è stato concepito il gioco. Da un lato ne apprezzeremo il lavoro svolto con un character design molto curato, personaggi ben modellati e dettagliati (basterà osservare il vestiario per rendersene conto), e scenari impreziositi da texture di ottima qualità con effetti ambientali e d’illuminazione appropriati. Dall’altro lato non possiamo che evidenziarne i difetti tecnici; in primo luogo il caricamento delle texture avviene spesso in differita rispetto alle strutture grafiche. ( Problema ormai noto dell UEIII) Non da meno sono i numerosi rallentamenti che affliggono pesantemente le fasi di combattimento, in special modo quando sono presenti più elementi nello schermo.
Fortunatamente la situazione migliora notevolmente installando il gioco su hard disk (opzione disponibile con l’aggiornamento dello scorso Novembre). L’installazione ha reso il caricamento delle texture e i rallentamenti meno gravosi, oltre a sveltire in generale i tempi di attesa.
Il comparto sonoro è stato affidato per l’occasione a Tsuyoshi Sekito, già autore di alcune delle musiche di Final Fantasy Advent Children. Il risultato è mediamente pregevole, le melodie sono perfette per amalgamarsi con gli ambienti di gioco, anche se non sono presenti sonorità particolarmente evocative o entusiasmanti. Il lavoro di doppiaggio, in lingua inglese, è stato realizzato in maniera impeccabile, probabilmente uno dei migliori che abbiamo incontrato in un gioco di ruolo.
Al fine di comprendere alla perfezione lo sviluppo degli eventi, il gioco è completamente tradotto nella nostra lingua permettendoci di seguire i dialoghi delle sequenze filmate attraverso i sottotitoli. Un’ottima scelta che non fa altro che evidenziare quanto sia cresciuto il volume di appassionati italiani in questi ultimi anni.

Giocabilità

Come ogni RPG non presenta grosse difficoltà nei controlli, anzi, è un jrpg eccessivamente semplifice, addirittura i punti esperienza hanno un ruolo marginale. Non significa che essi siano assenti ma solo che sono poco tangibili. Il presunto aumento di livello ci permetterà di migliorare alcuni parametri specifici del personaggio (aumento dei punti ferita, magia, etc…) o di imparare nuove abilità. La creazione di oggetti e di armi è un valore aggiunto, ma non offre una grande profondità nella giocabilità.
Anche la preoccupazione dopo ogni scontro di recuperare la salute è stata eccessivamente semplificata; dopo ogni lotta recupereremo automaticamente tutti i punti ferita come se nulla fosse accaduto, perfino i compagni caduti in battaglia recuperano pienamente le energie.
Nel gioco avremo il pieno controllo di Rush, il protagonista, gli altri gruppi saranno gestiti fortunatamente dalla cpu e tenderanno ad agire per conto proprio pur combattendo al nostro fianco. Non mancheranno le interazioni con il nostro personaggio, potremo ricevere, ad esempio, la richiesta di armi o componenti che possediamo e che sono utili al nostro gruppo, oppure richiederanno il nostro parere per scegliere quali nuove abilità sviluppare.
Durante le sessioni di gioco saremo liberi di salvare in qualsiasi momento (sono assenti i salvataggi automatici), un chiaro segno di quanto sia semplificato il titolo.
The Last Remnant è un gioco longevo con una varietà di cose da fare, soprattutto se riusciremo a superare tutte le prove richieste.

Concludendo…

Non è facile soddisfare e tentare di accontentare due modi di pensare così differenti come quello orientale e quello occidentale, Square Enix ha saputo approfittare della tecnologia per il campo di applicazione ed è riuscita a creare un buon gioco, sebbene non raggiunga il livello delle sue blasonate produzioni.
Tralasciando alcuni difetti tecnici, che si riducono con l’istallazione su disco fisso, The Last Remnant è un titolo divertente, con un gran numero di elementi che ci stupiranno nel corso della storia. Il gioco riesce comunque a trovare una propria identità risultando assai godibile e ritagliandosi a modo suo un posto nella sconfinata famiglia dei giochi di ruolo di stampo nipponico rappresentando il grande interesse di Square-Enix nei confronti di Xbox 360 e del multi piattaforma.

Alessandro Cilio

CI PIACE
  • Originale sistema di combattimento
  • Ottimo character design
  • Longevo e intrigante
NON CI PIACE
  • Alcuni problemi con texture e framerat
  • Il sistema di combattimento potrebbe non piacere a tutti
Conclusioni

Non è facile soddisfare e tentare di accontentare due modi di pensare così differenti come quello orientale e quello occidentale, Square Enix ha saputo approfittare della tecnologia per il campo di applicazione ed è riuscita a creare un buon gioco, sebbene non raggiunga il livello delle sue blasonate produzioni.
Tralasciando alcuni difetti tecnici, che si riducono con l’istallazione su disco fisso, The Last Remnant è un titolo divertente, con un gran numero di elementi che ci stupiranno nel corso della storia. Il gioco riesce comunque a trovare una propria identità risultando assai godibile e ritagliandosi a modo suo un posto nella sconfinata famiglia dei giochi di ruolo di stampo nipponico rappresentando il grande interesse di Square-Enix nei confronti di Xbox 360 e del multi piattaforma.

7.5Cyberludus.com

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