Dal Canada con furore

Lo sviluppo di Bonaparte: A Mechanized Revolution è una delle sorprese più curiose e audaci dell’attuale panorama indie. Il gioco nasce dalle menti creative di Studio Imugi, un piccolo team canadese guidato dal designer Jonwoo Kim. Nonostante le dimensioni contenute del gruppo (meno di dieci persone), il progetto si distingue per la sua ambizione narrativa e meccanica, combinando strategia a turni con una forte componente narrativa ispirata alla storia europea. Il team ha dichiarato sin da subito la volontà di creare un’opera “storicamente fantasiosa”, evitando di scadere nella parodia steampunk e puntando invece a un’autentica rilettura della Rivoluzione Francese. Studio Imugi è composto da ex-sviluppatori veterani di altri progetti indipendenti e alcuni membri provengono anche dall’ambito accademico della storia e della filosofia politica, dettaglio che si riflette nella profondità delle scelte morali e delle conseguenze strategiche. Il gioco è stato concepito interamente in Unity con un ciclo di sviluppo durato circa tre anni.

Ancora non uscito dall’Early Access, vediamo insieme come si è comportato mouse alla mano…

Più di una semplice ucronia steampunk…

La storia di Bonaparte: A Mechanized Revolution parte da una semplice ma affascinante domanda: cosa sarebbe accaduto se Napoleone Bonaparte non fosse mai diventato imperatore, ma avesse invece guidato la Rivoluzione Francese al comando di una fazione dotata di avanzatissima tecnologia meccanica? Il gioco presenta due possibili protagonisti, i gemelli Céline e César Bonaparte, in un mondo in cui la rivoluzione non è solo un evento politico ma anche uno scontro tecnologico tra fazioni. La linea temporale alternativa si costruisce attorno all’esistenza dei Colossi, giganteschi mech alimentati a vapore, che fungono da simbolo (e strumento) del potere politico. Il gioco presenta tre fazioni principali: i Giacobini, radicali ed egualitari; i Moderati, più conservatori ma aperti al cambiamento; e i Royalisti, che cercano di restaurare la monarchia usando la stessa tecnologia rivoluzionaria per scopi opposti.

I personaggi storici sono reinventati con grande creatività: Robespierre, ad esempio, è un brillante stratega dotato di un Colosso personale chiamato “La Guillotine”, mentre La Fayette diventa un moderato con inclinazioni tecnocratiche. L’aspetto narrativo è altamente ramificato: ogni decisione del giocatore non solo influisce sulla composizione del proprio esercito e sul controllo dei territori, ma modifica anche gli eventi futuri, le alleanze e persino l’identità del proprio avatar. È interessante come il gioco riesca a mescolare l’estetica dell’Illuminismo con un futuro anacronistico, creando un mondo credibile e carico di tensioni etiche. L’ucronia qui non è solo sfondo, ma cuore pulsante dell’esperienza narrativa.

Classico che più classico non si può

Sul fronte del gameplay, Bonaparte: A Mechanized Revolution propone una fusione tra strategia a turni sulla mappa globale e tattica da campo di battaglia simile a quella vista in giochi come Fire Emblem, Advance Wars e persino XCOM. Le fasi strategiche si svolgono su una mappa dell’Europa del XVIII secolo, divisa in territori influenzabili politicamente e militarmente. In questa fase, il giocatore prende decisioni chiave su come gestire le risorse, quali alleanze stringere e quando muovere guerra. Ogni turno comporta anche scelte legislative e morali che incidono sull’umore della popolazione e sulle reazioni delle altre fazioni. Quando si entra in conflitto, il gioco passa a una visuale isometrica in cui si schierano le proprie unità, divise in truppe leggere, pesanti, artiglieria e – ovviamente – Colossi meccanizzati.

I Colossi sono unità centrali del gameplay, dotate di poteri unici, elevati costi e tempi di ricarica, che richiedono pianificazione strategica per essere usati efficacemente. Il sistema di combattimento è profondo e premia sia la riflessione che l’adattamento: sfruttare l’ambiente, coperture e la sinergia tra unità è essenziale, soprattutto in ottica della gestione del morale delle truppe. A differenza di altri giochi simili, qui ogni perdita ha un impatto anche narrativo: personaggi possono morire definitivamente o tradire se il giocatore perde la fiducia della propria fazione. Non mancano eventi randomici, missioni secondarie e sfide opzionali che permettono di variare la campagna. Il livello di difficoltà è ben calibrato, con opzioni per i neofiti ma anche per i veterani della strategia.

Comparto grafico e tecnico

Tecnicamente, Bonaparte: A Mechanized Revolution sorprende per qualità e coerenza artistica, specie considerando che si tratta di un progetto indipendente. Lo stile grafico si colloca a metà tra l’illustrazione storica e l’estetica steampunk, con un uso sapiente dei colori desaturati, delle texture in stile pergamena e di modelli 3D ben dettagliati. Le unità sul campo di battaglia sono animate con cura: i Colossi, in particolare, si distinguono per design complesso e animazioni fluide, con pistoni, ingranaggi e fumi che rendono credibile la loro esistenza in questo mondo alternativo. Le ambientazioni spaziano da città rivoluzionarie come Parigi e Lione a roccaforti alpine, campi di battaglia innevati e rovine gotiche riconvertite in fabbriche belliche. Va sottolineato che il tutto è reso in modo funzionale al gameplay, non ci troviamo di fronte a un prodigio della tecnica: ad apprezzarlo sarà solo il giocatore che sa dare il giusto peso alla grafica in un genere che punta tutto sulla stratificazione dell’impianto ludico.

A livello tecnico, il gioco gira fluidamente su PC di fascia media, con opzioni grafiche ben ottimizzate e tempi di caricamento ridotti. La UI, ispirata ai manifesti rivoluzionari, è ricca di informazioni, anche se in alcuni momenti può risultare sovraccarica e poco leggibile. Il team ha promesso anche il supporto per Steam Deck e un eventuale porting su console, a seconda del successo della versione Early Access. Va anche segnalato il supporto per modding e localizzazione, con una traduzione in italiano già annunciata per la versione definitiva. Nonostante qualche glitch occasionale il comparto tecnico ci sembra più che promettente.

Concludendo…

Bonaparte: A Mechanized Revolution è uno di quei rari progetti che riesce a fondere una visione creativa audace con una realizzazione solida e ben studiata. Si tratta di un gioco che osa immaginare un passato alternativo credibile e affascinante, dove le ideologie rivoluzionarie si scontrano non solo con le baionette, ma con macchine da guerra che sembrano uscite da un incubo illuminista. La profondità del gameplay, unita a una narrazione ramificata e a un mondo ricco di dettagli storici reinventati, offre un’esperienza strategica che raramente si vede nel panorama indie. Il progetto non è privo di rischi: la complessità delle meccaniche potrebbe scoraggiare i giocatori meno esperti e il tono serioso potrebbe non piacere a chi cerca un approccio più leggero allo steampunk. Tuttavia, per chi ama la strategia a turni e le storie alternative, il titolo di Studio Imugi è già una delle promesse più interessanti del 2025. Il supporto alla community, la possibilità di modificare contenuti e l’attenzione ai feedback raccolti durante gli eventi di test pubblico mostrano una maturità rara in un team esordiente. Se il percorso in Early Access verrà portato a termine con la stessa cura vista finora, ci troveremo di fronte a un futuro cult del genere strategico-narrativo. In un’epoca in cui la storia viene spesso semplificata o ignorata, Bonaparte la reinventa con stile, intelligenza e coraggio.

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Studente di "Archeologia e Culture Antiche" all'università di Salerno, passa il suo tempo interessandosi di tante, troppe cose. Nulla però è in confronto della sua passione per i videogiochi, quasi insana. Predilige il gioco su PC, il retrogaming, gli RPG e gli strategici, ma non disdegna tutto il resto, ad esclusione dei simulatori di guida che evita neanche fossero debiti.

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