Un titolo passato relativamente in sordina, fin dal suo annuncio, è in realtà quello che ci ha regalato più tranquillità e “pace”, in questo particolare 2022 videoludico, magari non costellato da tante uscite di spessore, ma comunque pregno di perle che, in un modo o nell’altro, meriterebbero di essere provate da qualsiasi videogiocatore.

Harvestella, per l’appunto, è l’oggetto della nostra odierna disamina, oltre che sorpresa, per noi, in quanto un titolo che purtroppo non ha beneficiato della copertura mediatica che, secondo noi, meriterebbe.

Sviluppato e prodotto da Square Enix, abbiamo ricevuto un codice review dal publisher relativo alla versione PC del titolo e, in questo caso, ci siamo detti: perchè non giocarlo, dall’inizio alla fine, su Steam Deck? Scelta bizzarra, è vero. Ma Harvestella è uno di quei titoli in grado di beneficiare appieno della portatile di casa Valve, in quanto, senza configurazioni aggiuntive di sorta, è in grado di girare senza troppe pretese lato hardware (e quindi limitare i consumi lato batteria) e senza avere ansie a breve termine di batterie scariche.

Ma ora, bando alle ciance, e diamo il via alla recensione del gioco…

Un mondo affascinante ma condannato

Sviluppato dallo studio interno di Square Enix, chiamato Live Wire, Harvestella è un nuovo ambizioso rivale di franchise affermati come Rune Factory e Story of Seasons (precedentemente noto come Harvest Moon).

Con un sistema di combattimento ispirato a Final Fantasy e un ottimamente sfruttato Unreal Engine, Harvestella porta una ventata di aria fresca nel genere life sim. Rispetto agli affascinanti scenari in pixel graphics di Stardew Valley o ai disastrosi problemi di performance di titoli come Rune Factory 5, la nostra prima impressione di Harvestella è stata piuttosto positiva, rimanendo tale anche dopo svariate decine di ore di gioco.

Assumeremo il controllo del personaggio principale, editabile tramite un piuttosto scarno editor iniziale, affetto da amnesia, a cui verrà fin da subito assegnata una casa e una piccola fattoria da coltivare, prima di incontrare gli abitanti di Lethe, la nostra nuova città natale. Nel mondo di Harvestella le stagioni sono controllate dai Seaslight, enormi cristalli luminosi che alterano la geografia e il clima delle rispettive città. Durante lo svolgimento della trama, incontrerete Aria, una giovane ragazza che arriva in seguito a un incidente meteoritico, apparentemente proveniente da un lontano futuro.

Insieme ad Aria e a un cast crescente di personaggi secondari, dovremo così scoprire la verità che si cela dietro la presenza di Aria in questa linea temporale e la misteriosa “quinta stagione” nota come “Quietus”. Quietus è la “stagione della morte” in Harvestella e si verifica tra le stagioni normali, uccidendo i raccolti e ferendo gravemente chiunque osi uscire all’aperto.

Per risolvere il problema del Quietus è necessario viaggiare attraverso i dungeon, raggiungere nuove città e risolvere la crisi che si sviluppa intorno a ogni Seaslight. Nei tempi morti, si combatte contro i mostri, si pesca, si cucina, si crea artigianato e, naturalmente, si cura la propria fattoria.

Coltiva, combatti, esplora, dormi – ripeti

Il gameplay agricolo è senza dubbio uno dei maggiori punti di forza di Harvestella e, allo stesso tempo, una delle sue più grandi debolezze.

Come ci si aspetta da un gioco di simulazione agricola, si inizia con un semplice appezzamento di terreno e si espande gradualmente la propria fattoria nel corso del gioco. Le coltivazioni possono essere effettuate in diverse stagioni e richiedono di “preparare” il terreno, piantare i semi, annaffiare e raccogliere i raccolti. Da lì, si può vendere il raccolto tramite la “Cassa di spedizione” – in maniera molto simile al già citato Stardew Valley.

Procedendo con la storia, si incontreranno alcuni fate nella fattoria, ognuno dei quali con una lista di compiti da portare a termine: raccogliere un certo numero di raccolti, creare determinati oggetti e così via. Man mano che completate questi compiti, otterrete l’accesso a migliori attrezzature e abilità agricole, come la possibilità di dissodare tre quadrati della fattoria in una sola volta o di frantumare grandi rocce.

Con le ricette, è possibile produrre macchinari per la lavorazione degli ingredienti grezzi, trasformando il grano in farina o le bacche in succo, e così via.

Il problema principale di tutto questo, risiede appunto nel fatto che le meccaniche agricole di Harvestella sono incomprensibilmente scollegate dal gioco stesso: nessuna missione secondaria richiede di raccogliere o consegnare colture specifiche – si può arrivare alla fine della storia del gioco senza mai piantare un ortaggio. La mancanza di “veri incentivi” a proseguire nella gestione della propria fattoria è forse il più grosso difetto alla base del titolo Square Enix, ed è un vero peccato perchè le meccaniche proposte sono sì inizialmente lente, ma anche molto efficaci col proseguimento dell’avventura.

La gestione del combattimento e l’esplorazione, in Harvestella, è forse l’aspetto più curato di questa produzione.

All’interno del gioco, avremo accesso a dodici diverse classi – o jobs – che spaziano dal combattimento con spada, alla magia, per poi arrivare ai tiratori scelti. Ogni nemico ha specifiche debolezze, sia in termini di armi che di “elementi”, quindi il combattimento si basa molto sulla giusta composizione del gruppo e sulla scelta della classe migliore per sfruttare le debolezze dei nostri avversari.

Ogni dungeon, all’interno di Harvestella, ha una struttura “labirintica”, che richiede di sbloccare o costruire scorciatoie per le aree precedenti e talvolta di interagire con elementi unici del dungeon per progredire.

Ognuno di questi dungeon presenta, al termine, mostri di alto livello opportunamente chiamati “Fear” che, una volta sconfitti, ci permetteranno di ottenere un equipaggiamento raro o un forziere nascosto, oltre a un mucchio di esperienza e Punti lavoro (JP) extra.

Uno stile in grado di dire la sua

Come dicevamo in fase introduttiva, abbiamo provato a beneficiare dell’intera esperienza di gioco sfruttando l’hardware di Steam Deck e, possiamo dirlo, funziona benone. Con l’unico disappunto del non sfruttare appieno l’aspect ratio della portatile di Valve, il titolo Square Enix – mosso dal sempreverde Unreal Engine 4 – si è comportato degnamente. Il titolo non è particolarmente “pompato” sul fronte degli effetti e dettagli, ma riesce a calarci più che bene nell’ambientazione proposta dagli sviluppatori. Il gioco offre dei buoni modelli poligonali e ambientazioni sicuramente curate e diversificate.

Un plauso va, senza rimorsi, alla bellissima colonna sonora firmata da Go Shiina e Junnosuke Usui (al lavoro su Demon Slayer e Tekken 7).

Il gioco non beneficia di una traduzione testuale in lingua italiana, che potrebbe rendere le sezioni “verbose” di difficile comprensione per chi non mastica l’inglese.

Concludendo…

Harvestella è un complessivamente un buon JRPG. I suoi elementi “farming sim”, seppur tristemente slegati dalla componente principale di gameplay, sono una gradita aggiunta e il titolo, nella sua semplicità, diverte dall’inizio alla fine, senza prendersi mai troppo seriamente.

Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte alla semplicità di alcune meccaniche di gameplay, ma siamo comunque rimasti soddisfatti dal prodotto messo in piedi da Square Enix.

CI PIACE
  • Componente life sim curata…
  • Mondo di gioco affascinante e ricco di dettagli
  • Rilassa e non poco
  • Meccaniche di gameplay variegate…
NON CI PIACE
  • …anche se slegata troppo dalla parte principale del gioco
  • …nonostante la loro eccessiva semplicità
  • Mancanza di una traduzione testuale in lingua italiana
Conclusioni

Harvestella è un titolo che meriterebbe di essere provato: una buona fusione tra Final Fantasy e Stardew Valley, con una trama discreta a far da sfondo al variegato gameplay. Semplice e forse tutto molto lasciato al caso, ma Harvestella è complessivamente un buon titolo.

7.5Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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