Darkest Dungeon 2 è uscito da poco con la formula early access, proprio come fece il suo predecessore nel 2015. Il follow-up del primo capitolo giustifica la sua esistenza rivoluzionando molte meccaniche dell’originale, senza però discostarsi troppo dalla ricetta che lo ha reso tanto celebre e mantenendo la veste grafica, in pieno stile dark comic. Se i Red Hook Studios riusciranno o meno a perseguire lo stesso miracoloso successo del primo capitolo solo il fato potrà deciderlo, ma possiamo anticiparvi che sono sicuramente sulla buona strada…

La strada impervia per la Montagna…

Chi ha già giocato il primo capitolo sicuramente avrà speso molte ore ad espandere la propria città, tramite lo svolgimento di missioni e e l’eliminazione di campioni. Ebbene, nel secondo capitolo della serie, quest’aspetto è stato totalmente rivoluzionato: il gameplay si svolge, fondamentalmente, su una carrozza con a bordo quattro personaggi, in viaggio attraverso una serie di territori ostili, inframezzati dalla occasionale locanda, con il fine ultimo di arrivare alla Montagna, per sconfiggere la fonte del male che vi si annida.

Si inizia nella Valle, una sorta di tutorial dove si seleziona una delle cinque campagne disponibili – sebbene questa versione anticipata di Darkest Dungeon 2 ne includa solo una: il Diniego. Poco dopo l’inizio del viaggio è subito necessario selezionare quattro sventurati protagonisti che prenderanno parte alla missione. All’inizio, la scelta è praticamente obbligata, dato che il roster iniziale è composto esattamente da quattro figuri : Audrey, Paracelsus, Dismas, Barristan – tramite i progressi nella campagna principale, altri cinque personaggi potranno essere sbloccati.

Trarre il massimo dalle situazioni avverse

La carovana incede su un percorso tridimensionale composto da numerose biforcazioni, in una progressione non dissimile dalle stanze dei dungeon del primo capitolo. Il percorso è illustrato in una comoda mappa attivabile sul lato sinistro dello schermo, diviso in tappe la cui natura è spesso ignota fino all’avvicinarsi della stessa. Si scopre presto che il cammino è a senso unico: una volta fatta una scelta non si torna indietro, perché la carovana non può tornare sui propri passi. Tra una tappa e la successiva, utilizzando i tasti direzionali, il giocatore prenderà direttamente il comando del mezzo, alla stregua di un “minigame” di guida. Lo scopo, in questa fase, è impattare tutti gli ostacoli che si presentano, perché possono nascondere oggetti o piccoli tesori. Nonostante sia una attività del tutto opzionale – visto che il titolo dispone di un sistema di avanzamento automatico – è comunque un modo per non annoiarsi tra un incontro ed il successivo e talvolta si ottengono oggetti interessanti. Alla fine di ogni percorso troveremo l’immancabile boss e, infine, la locanda.

Le tappe di ogni bivio portano inesorabilmente a incontri specifici, luoghi, oppure battaglie. Viene naturale affiancare concettualmente Darkest Dungeon 2 ad una sorta di gioco da tavolo, perché la sensazione è proprio quella. Al di là degli scontri, di cui parleremo tra poco, gli altri eventi disponibili di fatto funzionano come le probabilità/imprevisti del Monopoli con una varietà che include circa una decina di eventi diversi. Questi includono gli Ospedali, dove si possono ricevere cure, il Collezionista, una sorta di negozio, i Covi dove è possibile affrontare ondate di nemici per ottenere tesori incredibili, oppure le Torri di Osservazione che svelano tutte le tappe della mappa.

Molto importante ai fini del gameplay la Fiamma, posta al di sopra della carrozza, in grado di proteggerla dalle forze del male e alla quale viene attribuito un valore numerico in forza tra 0 e 100. Questa si affievolisce man mano che si avanza: le decisioni del giocatore avranno ripercussioni dirette sul potere del sacro fuoco che, a sua volta, manterrà stabile il morale e le chance di vittoria del gruppo. Sotto il valore di 40, infatti, i nemici otterranno bonus che li renderanno più potenti in battaglia. Inoltre, qualora il valore dovesse azzerarsi e spegnersi, si subirebbe un’imboscata da un gruppo di potenti Cultisti. Sconfiggendoli la Fiamma verrà in parte ripristinata, dando al giocatore un’altra possibilità di completare il viaggio.

Considerato che ad ogni locanda si potrà scegliere il percorso successivo, tra circa due/tre diversi scenari (con tanto di mappa generata proceduralmente), il gameplay risulta in questo modo sufficientemente striato, anche se alla lunga comunque può stancare. Scenari diversi differenziano la grafica, ma soprattutto i nemici che si andranno ad affrontare, il che ci porta alla parte forse più importante del gioco: gli scontri.

Combattere il male e…lo stress!

Una campagna completata con successo, in tutto, occupa circa 5-6 ore di gioco, gran parte delle quali spese a combattere. Gli scontri in Darkest Dungeon 2 sono decisamente simili al primo: si combatte a turni selezionando la mossa da eseguire, peculiare per ogni classe di eroe. In questo secondo capitolo viene introdotto però un nuovo aspetto molto importante: le relazioni tra i membri del gruppo. Queste influiscono direttamente sullo stress, indicato proprio sotto l’energia vitale.

Nel corso del viaggio gli eroi interagiranno tra loro in modi diversi, arrivando a stringere rapporti di amicizia, rivalità, odio, amore. L’affinità positiva tra gli eroi può concedere benefici in battaglia, mentre le relazioni negative possono causare distrazioni, errori e aumentare lo stress. Se l’indicatore di stress di un eroe dovesse arrivare al massimo, questi subirà un crollo emotivo, riducendosi ad un singolo punto di salute e causando stress anche al resto del gruppo. Lo stress è causato dalle azioni del giocatore, come scegliere chi curare o da altri fattori esterni come oggetti o il valore della Fiamma Della Speranza. Quanto esposto crea un intreccio molto intricato, talvolta anche imprevedibile, ma dopo poche ore di gioco questa componente si riesce ad apprezzare, perché crea una sorta di unicità nel carattere dei personaggi.

Fattori di crescita

Se malauguratamente durante il tragitto uno dei nostri beniamini dovesse venire trucidato, l’avventura continua i rimanenti membri del party, senza alcuna possibilità di recupero dei “caduti in battaglia”. Una volta morti tutti gli eroi, dovremo ricominciare dall’inizio la campagna, mantenendo però alcuni progressi fatti nelle run precedenti, come altri rogue-like sul mercato del calibro di Hades.

In primis, otterremo dei punti esperienza che ci consentiranno di salire di livello, per sbloccare quindi altri personaggi; ci saranno poi gli oggetti, le cui fila si arricchiranno di volta in volta; infine – la parte più importante – le abilità degli eroi. Raggiungendo alcuni luoghi denominati “Santuari” sarà possibile selezionare un personaggio per svelare parte della sua storia, divisa in cinque capitoli ognuno. Ogni capitolo sblocca una nuova abilità dello stesso, permanentemente, utilizzabile anche nelle successive run. Questo fattore è davvero pregevole e costituisce un bell’incentivo per il prosieguo dell’avventura.

Comparto tecnico

Darkest Dungeon 2, anche in questa prima fase di early access, è veramente ben rifinito, dato che non abbiamo riscontrato alcun tipo di sbavatura tecnica o cose lasciate a metà: l’idea generale è davvero di un prodotto ultimato. La grafica, come nel primo capitolo, è fortemente ispirata alle testate di un fumetto maturo. I personaggi sono la vera chicca, vari e caratteristici, animati con maestria.

Gli scenari, d’altro canto, non sono poi molto particolareggiati ma sufficientemente variegati e, considerato il genere, in un certo senso trascurabili. Il comparto audio offre numerose musiche orchestrate con cura ed una buona selezione di effetti sonori che accompagnano ogni azione. Tutto il gioco è tradotto in italiano, ma trattandosi di un titolo ancora “work in progress”, capiterà spesso di imbattersi in porzioni di testo non tradotte.

Concludendo…

Darkest Dungeon 2, già in questo stato, può regalare una decina di ore di gioco di grandissima qualità. Abbiamo apprezzato molto le nuove meccaniche di relazione tra i personaggi, mentre la nuova formula di gioco, in pieno stile roguelike (come la recente esclusiva Playstation 5, Returnal) che costringe a resettare buona parte dei progressi ad ogni run, può piacere oppure no. Sicuramente, da un lato, consente di fare piccole sessioni di gioco meno impegnative, d’altra parte, però, si perde la sensazione di progressione. In ogni caso, occorre rivalutare il tutto al rilascio definitivo, quando ci saranno tutte le campagne a disposizione e più contenuto.

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