I videogames “possono” tutto: un’affermazione universalistica e generalizzante ma che, de facto, fluisce direttamente dalla sorgente dello status quo, attuale. I videogames possono e osano, “copiando” vistosamente altre forme d’arte, rendendole oggettivamente personali. È il caso del genere videoludico dei “film interattivi”, vivo seppur a singhiozzo e che, con una lenta cadenza, ci regala preziosi rappresentanti del settore, in grado di ricordarci che il genere è vivo e forse. Twin Mirror, il titolo di cui analizzeremo in questa sede le movenze, appartiene a pieno merito al citato settore. Sviluppato da Dontnod Entertainment, ormai un punto di riferimento del settore e mente “partoriente” di Life is Strange, Twin Mirror fu annunciato nel 2018 durante l’E3, scatenando anche un certo interesse fra i proseliti del genere che, ahi loro, vivono di “stenti”. Inspiegabilmente però, il titolo è scomparso dagli onori della cronaca per diverso tempo, fin quando alcuni mesi fa, “improvvisamente” ne è stata annunciata la data di rilascio. Ed era un annuncio importante perché, la casa di sviluppo francese ha già dimostrato, in più frangenti, d’aver perfezionato l’arte della produzione videoludica “filmesca”, riuscendo in linea di massima ad elevare il gioco ad un qualcosa che esuli dal “semplice” click di un bottone” (come ad esempio Vampyr, che andrebbe “insegnato” in una ipotetica “scuola del videogioco”. Qualcosa che, con una cruda violenza, non solo intellettuale ma spesso anche “fisica”, ti prende con forza e ti trascina in un punto specifico, abbandonandoti in preda a “deliri emozionali” e ad “annegamenti riflessivi”.

Ma, bando alle ciance, ecco la recensione di Twin Mirror per Xbox One.

Tutto è così semplice, ma senza soluzione

Twin Mirror è un videogioco appartenente al filone dei film interattivi. Per chi non lo conoscesse, nel gioco, semplicemente assisteremo ad una lunga narrazione (della durata di circa 5 ore, contemplando comunque la vasta possibilità di ricominciare il gioco grazie alle scelte presenti) in cui saremo chiamati ad interagire attraverso il pad, sia per quanto concerne alcune decisioni da prendere ai “bivi” narrativi che ci si pareranno innanzi, sia per quanto concerne alcune scene di “azione” in cui dovremo, semplicemente, cavarcela nel migliore dei modi. Un genere specifico e molto particolare, il cui fulcro è nemmeno a dirlo la narrazione. Se volessimo, filmescamente, inquadrare Twin Mirror, potremmo tranquillamente definirlo come un thriller cupo e dai risvolti psicologici. Un titolo, per certi versi, coraggioso e che sottolinea la necessità, vissuta dal team di sviluppo, di fare un passo innanzi tematicamente, allontanandosi un po’, quanto meno “cromaticamente”, dai temi serio-adolescenziali vissuti con la saga di Life is Strange. Tornando al gioco: in Twin Mirror, impersoneremo Sam Higgs, giornalista d’assalto, costretto a tornare nella sua città natale, Basewood, dopo la misteriosa scomparsa del suo amico di sempre Nick. Proseguendo con gli sviluppi della trama, scopriremo che il nostro buon Sam, in realtà, è “fuggito” da Basewood, una classica cittadina di provincia americana, in seguito ad alcuni accadimenti “estremi” e che, quindi, tornare per lui significa un po’ “morire”.

La linea narrativa che introdurremo, naturalmente, termina qui: il gioco, meccanicamente parlando, fluirà secondo i canoni del settore, ovvero rigidamente indirizzato su dei binari infrangibili ma al contempo profondi e introspettivi. Introspezione: un sostantivo fondamentale che, concretamente, descriverà una importante porzione del gioco, meccanicamente e narrativamente. Da un punto di vista ludico, Twin Mirror si assesta sui canoni base già visti in Life is Strange: il buon Sam potrà muoversi in ambienti esplorabili abbastanza ampi, alla ricerca di indizi e, generalmente, di “luoghi di interesse” con cui interagire. Al di là dei classici crismi meccanici del settore, Sam, nel corso delle sue peripezie, potrà “abbandonarsi” ai ricordi in un luogo metafisico o quasi, chiamato “Palazzo della Mente”. In esso, il nostro protagonista potrà incamminarsi in lunghi viaggi interiori che, mescolando ricordi passati con accadimenti recenti (o futuri, in prospettiva dei frammenti mnemonici) in modo da poter investigare ciò che succede nel presente, in modo da giungere a conclusioni concrete. Ma Sam non è una persona “ordinaria”: la caratteristica, sicuramente, più importante del gioco sarà lo stato mentale del nostro protagonista, che addirittura potrà contare su di un vero e proprio amico immaginario. Una illusione quasi costante, che comparirà in diversi momenti chiave e con cui Sam avrà delle vere e proprie interazioni a livello di dialogo, con tanto di scelte che potremo effettuare e che avranno concrete ripercussioni sull’andazzo della complessiva narrazione. Un “doppione” di cui non sarà chiaro l’intento, seppur non esistente di fatto, e che tenterà alle volte di aiutarci e alle volte di renderci la vita ancora più complicata.

Il buio

In generale, se volessimo dare un giudizio sulla complessiva narrazione, si potrebbe dire che Twin Mirror è un gioco che scorre e che ci farà arrivare alla fine, motivandoci al “The End”. Detto ciò, ci sono diverse incongruenze, punti che innescano un “what if” grosso come un palazzo e, in generale, una storyline cupa e interessante, a cui però manca un risvolto “inatteso” eclatante e stravolgente al punto da lasciar di stucco (un po’ come, ad esempio, avveniva nel primo Life is Strange). E, un primo neo, è da ricercarsi proprio nella caratterizzazione di Sam: nonostante il passato tragico, la tragicità delle vicissitudini che sarà suo malgrado costretto a vivere e, al contempo, lo sforzo creativo di donargli la giusta “frammentazione” mentale, il protagonista di gioco darà spesso l’impressione di essere “forzatamente” al centro di continui “reindirizzi” di trama verso un binario ultra-visibile ma che, comunque, avrebbe potuto godere di alcuni “de-tour” tali da sparigliare un po’ le carte e approfondire determinati retroscena e frammenti dei personaggi. Ad esempio, non ci saranno nel titolo comprimari dallo giusto spessore: personaggi secondari da “approfondire” sul serio ma, semplicemente, ruoli definiti che, tranne in alcuni sporadici casi (ad esempio, incredibilmente, il suo doppio), svolgeranno più che egregiamente il proprio ruolo dall’inizio alla fine.

Twin-Mirror

E, lo sottolineiamo ancora: Twin Mirror ha una bella storia da raccontare, impreziosita anche dalle tante scelte che portano a cambi radicali di scenario, seppur, come detto, i binari siano, col senno di poi, grandemente delineati (ed è sostanzialmente facile scoprirlo analizzando i vari possibili finali che, sostanzialmente, cambieranno di poco la prospettiva generale del racconto). Un altro fattore da tenere in considerazione, è anche il totale cambiamento di ritmo e registro narrativo: Life is Strange, ad esempio, si “perdeva” in situazioni decontestualizzate (a primo sguardo) dal generale e complicato intreccio narrativo le cui finalità erano assolutamente imprevedibili. Twin Mirror invece, nonostante le scelte e sebbene una trama più “chiara” ma comunque intrigante e non completamente comprensibile comunque, va dritto al sodo, eliminando il superfluo e concentrandosi, quasi senza stacchi, unicamente sullo sviluppare il “moto ludico” principale. Una questione che, chi ha giocato alcuni titoli precedenti di Dontnod, vedrà assolutamente sottolineata non solo nei dialoghi, tendenzialmente diretti e con poche “fughe” dal tema principale, ma anche nella complessiva esplorazione degli ambienti, i cui luoghi di interesse saranno tendenzialmente ben visibili e che, quindi, terranno il ritmo di gioco ad un livello piuttosto sostenuto per una larghissima parte dei suoi risvolti.

Cupi ingranaggi

Da un punto di vista tecnico, Twin Mirror mostra un deciso passo in avanti rispetto alle precedenti produzioni della casa di sviluppo francese. La qualità estetica del prodotto è sicuramente superiore: sia ambienti (con “l’apice” del Palazzo della Mente) che personaggi, godranno di un dettaglio notevole e che, in più di un’occasione, offriranno colpi d’occhio sicuramente apprezzabili, complice anche un buon lavoro di utilizzo degli effetti di luce, che restituiranno un “chiaroscuro” che ben s’allinea con lo sviluppo della trama. Sono solo leggermente migliorate le animazioni, sia facciali che corporali, dei vari personaggi, che spesso risulteranno vicinissime a dei “manichini” dalle movenze umane. I problemi tecnici di Twin Mirror, però, non terminano qui: a partire da un frame rate un po’ ballerino, solitamente ben ancorato ai 60 frame che caleranno drasticamente (anche con le console di nuova generazione) e inspiegabilmente in alcuni contesti.

Twin-Mirror

Al solito, ottimo il sonoro della produzione che, come già confermato con i titoli passati, si attesta su di un livello qualitativo e compositivo elevato, per quanto concerne la sezione più specificatamente musicale. Al contempo, lo stesso discorso vale per il doppiaggio (in inglese, ma sottotitolato in italiano) e per il valore recitativo d’esso, elevato e sicuramente di pregio.

Concludendo…

Twin Mirror è un pregevole esponente del filone dei “film interattivi”. Un vistoso tentativo, da parte di Dontnod, di avanzare in un terreno più maturo narrativamente. Lo sforzo creativo è notevole, soprattutto se rapportato poi al costo complessivo dell’opera. La produzione, comunque, ha dei difetti che, in linea di massima, non smorzano eccessivamente la “necessità” che si creerà in noi di comprendere ed andare sino fino alla vicenda narrata del gioco. Un ottimo prodotto, sicuramente consigliato agli appassionati del settore.

CI PIACE
  • Un’ottima avventura a prezzo contenuto
  • Gameplay piuttosto personale
  • Una bella trama, cupa ed intrigante…
NON CI PIACE
  • … forse un po’ troppo diretta e senza un reale colpo da “maestro”
  • Alcuni problemi tecnici
  • Non particolarmente longevo
Conclusioni

Twin Mirror è una svolta “matura” per quanto concerne la folta e pregevole libreria targata Dontnod: un gioco bello, cupo e che si farà divorare. Rispetto al passato, la software house francese ha messo “la quinta”, con la narrazione che sarà più cadenzata e lineare rispetto alle passate produzioni. Un fattore positivo, per certi versi, seppur si sentirà per certi versi la mancanza dell’alone “sognante” di Life is Strange. Una ottima produzione, ad un costo contenuto e che si farà rigiocare più volte, seppur non cambierà mai radicalmente le carte in tavola.

8Cyberludus.com

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