Con l’apertura delle frontiere dell’industria videoludica a grandi team di sviluppo e ad altri più indipendenti, l’offerta accessibile al grande pubblico si è sempre più espansa, sapendo offrire ad utenti casual ed hardcore esperienze nella media e, in casi meno comuni, opere che nel complesso risultano essere un piacevole intrattenimento ludico. Quest’ultimo, nell’esperienza generale e non nella sua totale realizzazione, è il caso di Relicta, una produzione di Mighty Polygon che segna l’avvento del team indipendente in questo settore di mercato globale. Appartenente al genere dei puzzle game, saturo anche a causa della rilevanza che titoli come Portal e Portal 2 di Valve ebbero nell’immaginario collettivo, la nuova avventura in prima persona pubblicata da Koch Media esalta formule ludiche già in parte conosciute, per creare un’esperienza dal forte potenziale che, purtroppo, rimane per lo più inespresso dall’inizio alla fine.
Disponibile su Playstation 4, Xbox One e PC, ecco a voi la recensione della nuova produzione third party, provata sulla versione slim della piattaforma Sony.
Nelle lontane profondità dello spazio
Sviluppate in un’ambientazione di science-fiction, le vicende narrate nell’opera di Mighty Polygon prendono luogo nella base Chandra, una stazione di ricerca lunare in cui un gruppo di scienziati sono dediti allo studio ed allo sviluppo della terraformazione del satellite. Collocate tra l’anno 2118 e 2120, nel corso di questa avventura vestiremo i panni di Angelica Patel, un’importante ricercatrice di fisica la cui deontologia professionale verrà in parte compromessa dall’arrivo della figlia Kira, prossima all’approdo sulla medesima stazione.
Con l’incombere di una minaccia dalle origini apparentemente sconosciute, Angelica sarà costretta ad affrontare una serie di insidie dalla forte componente puzzle, a tratti magistrale (seppure la ripresa degli archetipi ludici dei puzzle game siano fortemente evidenti) ed oltre il quale si rivelano essere presenti degli intrighi, che celano uno scenario politico in cui l’etica scientifica viene logorata dall’incessante desiderio di sviluppo, legato allo sfruttamento di tecnologie superiori.
Datemi dei guanti e solleverò la Luna
Tentando di reinterpretare i paradigmi appartenenti ai capisaldi dei puzzle game, dall’ultima produzione di Mighty Polygon traspare un ottimo connubio tra l’offerta ludica proposta al giocatore, legata principalmente al gameplay del titolo stesso, ed il bilanciamento delle sfide presentate. Queste, capaci di essere originali e ben bilanciate sul fronte difficoltà, risultano mai banali per gli amanti del genere ed al contempo risolvibili da chi non è avvezzo al mondo dei puzzle game. Basato su poche meccaniche ludiche, le quali vengono costantemente modificate con piccole introduzioni o cambiamenti nella loro riproposizione, la peculiarità di Relicta è la libertà -relativa- che il giocatore possiede con la modifica della gravità e del magnetismo.
Grazie all’uso di un sistema di manipolazione gravito-elettromagnetica, infatti, ogni stage sarà costituito da un insieme di test di unità e piattaforme le quali, grazie all’uso del principio di attrazione e repulsione di poli magnetici opposti o uguali, richiedono una buona intuizione dal giocatore per portare al termine le sfide propostegli.
Relicta, l’indie dall’eccellenza tecnica
La riproposizione di strutture ludiche già conosciute, adattate ad un contesto di sviluppo indipendente, prende luogo in un ambiente di gioco ben sviluppato e dal design accattivante. Progettato sul noto ed amato Unreal Engine 4, Relicta propone al giocatore scenari dall’alto potenziale tecnico, a cui si accompagna un’ottimizzazione in termini prestazionali, nel caso di Playstation 4, a volte irraggiungibile anche da produzioni ad alto budget. Nel corso dell’intera sessione di gioco, la cui durata si attesta intorno alle sei ore (rimanendo tuttavia un parametro soggettivo, specialmente se applicato al contesto puzzle game), un frame rate parecchio stabile ed una varietà di asset di gioco fungono da cornice per uno scenario di finzione scientifica dall’alta qualità, seppure la contrapposizione ambientazione-narrazione crei sfondi di gioco superflui allo stesso titolo. Infatti, la spettacolarità degli ambienti entra in contrasto con la staticità e l’assenza di interazione con questi, portando il giocatore alla semplice risoluzione dei puzzle ambientali, nel cui intermezzo vi sono brevi sequenze narrative.
Un mistero non molto accattivante
Seppure questo genere sia piuttosto conosciuto per una componente narrativa secondaria, volta alla semplice giustificazione della risoluzione degli enigmi ambientali, Relicta tenta di rappresentare un connubio ideale tra narrazione e gameplay, producendo un contesto narrativo dalle dinamiche fortemente criptiche, ma che tuttavia non raggiungono il risultato desiderato. Utilizzando l’espediente narrativo del Flash Forward, Mighty Polygon spiega come la minaccia incombente sia la causa e la chiave di tutto, attorno alla quale ruotano interessi politici dei nuovi gruppi di potere, interessati allo sfruttamento di una nuova fonte di energia.
A capo di uno di questi, in particolare, vi è l’ex marito di Angelica Patel, Ragnar Nguyen. Il rapporto tra le due figure, così come quello tra il personaggio giocabile e la figlia, appare poco contestualizzato e superfluo, divenendo (specialmente tra i due ex coniugi) un continuo scambio di battute ridondante, che impattano sul fascino dei personaggi portando a considerarli piatti.
Concludendo…
Relicta risulta essere, a posteriori, un’esperienza meritevole di esser provata. Acquistabile a 20 euro (fattore da non porre in secondo piano), la nuova produzione pubblicata da Koch Media saprà regalare alcune interessanti ore di gioco, seppure possa scoraggiare chi ritiene che la narrazione sia il parametro principale di un’opera videoludica. Per gli amanti del genere, invece, le sfide proposte dal team talentuoso risulterà divertente, grazie all’introduzione di meccaniche particolari come l’uso del magnetismo. Tuttavia, la difficoltà ben bilanciata dei vari stage strizzerà l’occhio anche a chi, a differenza della prima tipologia di videogiocatori, sarà poco avvezzo a questo mondo.