Quandi i ragazzi di Wube iniziarono a sviluppare Factorio – ben 8 anni fa – sicuramente non pensarono di poter arrivare così lontano. Una geniale idea di due talentuosi ragazzi è cresciuta in poco tempo e, negli ultimi anni, è arrivata a fondare una piccola software house che conta 19 professionisti in tutto il mondo, oltre a vantare più di un milione e mezzo di copie vendute.
Ci siamo fatti trascinare volentieri, durante il lancio ufficiale del gioco, e ora siamo pronti a dirvi la nostra…
Factorio, come si autodefinisce, è un gioco in cui il giocatore costruisce fabbriche. Nonostante questa frase possa adattarsi a molti altri titoli strategico-gestionali, il modo in cui Michal Kovařík e Tomáš Kozelek hanno concepito l’idea alla sua base è unica ed ha avviato un filone a sè stante (tra cui l’ottimo Satisfactory, di cui abbiamo provato l’edizione Early Access non tanto tempo fa).
Una volta avviato, vengono proposte al giocatore molte modalità di gioco diverse, tra cui figurano mappe pre-calcolate con situazioni studiate per offrire sfide differenti ed addirittura dei rompicapo; la vera natura di questo titolo però è il “sandbox”, che offre l’esperienza più ricca e progressiva.

Nella sua natura più pura Factorio non possiede alcuna trama e non potrà mai averne una: il giocatore ha il semplice compito di sfruttare le risorse a disposizione del territorio (generato casualmente, ovviamente) per riuscire, partendo dal nulla, a costruire un razzo e farlo partire per lo spazio. Per arrivarci dovrà farsi aiutare da una intricatissima rete di automazione, che potrà essere progettata senza alcun limite, se non la creatività stessa del giocatore.
Grinding esponenziale
Il concetto di base è stato prelevato dagli RTS, che è fondamentalmente immutato da quando nacque il primo titolo del genere: ci si ritrova in un ambiente ostile, con la possibilità di sfruttare le risorse che il territorio mette a disposizione per sopravvivere. Ma Factorio non è un RTS in senso stretto, perchè il gameplay è sostanzialmente differente, visto che il giocatore comanda una persona in carne ed ossa e non impersona un generale virtuale che impartisce comandi alle truppe. In secondo luogo perché, a parte lo scopo finale, non ci sono altre missioni specifiche o fazioni avversarie, anche se i pericoli non mancano.

Si parte dagli elementi base, ovviamente, che qui sono rappresentati da ferro, rame, carbone, roccia, petrolio ed infine uranio. Tramite trivelle od altri macchinari questi materiali verranno raccolti, quindi trattati, trasformati ed infine tramite fabbriche di vario tipo saranno messi insieme in oggetti necessari alla ricerca ed alla sopravvivenza. Ogni elemento della catena di costruzione conduce ad una complessità che alla lunga è esponenzialmente più elevata (vi possiamo garantire che per arrivare alla costruzione delle componenti del razzo le fabbriche diverranno, in poco tempo, intricatissime).
La cosa bella è che, grazie alla curva di difficoltà implementata ed un ingegnoso sistema di ricerca e costruzione, questa complessità avviene in maniera naturale, senza aggredire il giocatore con complicate nozioni tutte insieme.
Gameplay
In Factorio si gioca tramite una comoda visuale a volo d’uccello, con al centro dello schermo il nostro trasandato avatar, impersonato da un piccolo operaio con tanto di caschetto. Il nostro alter ego può muoversi nelle quattro direzioni cardinali ma non in altezza, dato che il mondo di gioco è fondamentalmente bidimensionale; la mappa può essere esplorata a piacimento sin da subito: una volta effettuata una prima ricognizione per individuare i giacimenti più importanti, (ferro, rame, carbone e roccia), può partire la costruzione.
Il nostro eroe non è passivo dato che è dotato di armi da fuoco (ne parliamo più avanti), un attrezzo per distruggere e scavare ed un’armatura che, nelle fasi più avanzate di gioco, diventa anche vettore per un sottoinsieme di potenziamenti applicabili al giocatore.

I concetti di base quindi sono abbastanza semplici: si inizia scavando a mano gli elementi iniziali fino a poter costruire una semplice trivella automatica, da lì in poi si inizia ad automatizzare tramite chilometri di nastri trasportatori che possono portare i materiali ovunque senza alcun limite di lunghezza. Altro elemento indispensabile sono le braccia meccaniche, disponibili in varie tipologie, che consentono di spostare un oggetto da due punti adiacenti. Per fare un esempio concreto si può costruire una trivella che scava il metallo grezzo, il cui punto di uscita è posizionato direttamente su un nastro; il nastro termina la sua corsa affiancato ad una fornace e da lì un braccio automatico preleva i pezzi e li inserisce nella fornace stessa. Per prelevare i materiali “cotti” servirà un altro braccio, che potrà quindi posizionarli in una cesta oppure in un altro nastro, per farli arrivare verso altri fabbricati per subire ulteriori manipolazioni. Per ottenere tutto questo esiste una griglia invisibile dove collocare le costruzioni, che si rivela solo quando si cerca di piazzare un elemento qualsiasi – si tratta di un vincolo decisamente doveroso, perchè senza sarebbe praticamente impossibile riuscire ad organizzare le creazioni del giocatore che, lo ribadiamo, possono diventare davvero aggrovigliate e complesse.
L’inquinamento è male…
A parte le fasi iniziali, dove si possono utilizzare bracci e trivelle che funzionano a combustibile, per ogni fabbricato è necessaria ovviamente energia elettrica. Sarà quindi essenziale costituire una rete di distribuzione tramite pali elettrici e gestirne la produzione, a partire da primitivi bruciatori, passando per pannelli solari, per poi finire con centrali nucleari e poderose turbine. L’effetto inesorabile delle nostre fabbriche è quindi un grande inquinamento che, a sua volta, ha un altro spiacevole effetto collaterale: attira l’attenzione di alcune creature autoctone, non amichevoli. Si tratta di esseri orribili dall’aspetto di enormi insetti, disponibili in varie grandezze, che sono decisamente infastiditi dalle fonti di inquinamento e cercheranno di distruggerle non appena la sua quantità oltrepassi il loro livello di sopportazione. Più forte l’inquinamento più forti i mostri attirati – ne consegue che, a parte la costruzione di fabbriche ed automazione, in Factorio ci si deve anche difendere! Come dicevamo il nostro avatar può sempre portare con se fino a 3 armi diverse per la sua difesa personale, ma la vera sfida è difendere tutte le costruzioni, per le quali entrano in gioco alcuni elementi tower-defense: muri protettivi, torrette di vario tipo ed anche mezzi di trasporto come jeep o carri armati!

Le torrette più semplici fanno uso di munizioni, ma è possibile costruire potenti laser e torrette lanciafiamme, che però vanno alimentate rispettivamente di elettricità e petrolio: ogni cosa ha un prezzo sia di costruzione, immediato, che di manutenzione. La curva di apprendimento è lenta ma inesorabile e sarà necessario ricominciare più volte durante le prime ore di gioco, perchè nelle prime partite si faranno sicuramente errori logistici che nelle successive saranno perfezionati: la pratica rende davvero perfetti nel titolo Wube. Ed è davvero appagante diventarlo.
Comparto tecnico.
Sebbene la grafica di Factorio sia interamente bidimensionale, si è comunque evoluta nel tempo ed ha raggiunto, con la versione 1.0, una qualità notevole con realistici effetti di fumo ed altre piccole finezze molto apprezzabili. Ma il vero miracolo risiede nel motore di gioco che è in grado di rendere vive fabbriche sconfinate senza perdere un colpo e, apparentemente, senza limiti: è impressionante vedere tutti quegli elementi muoversi sullo schermo, considerando anche che ogni cosa al di fuori della visione del giocatore non si ferma mai ed è sempre calcolata con precisione.

Anche il comparto audio merita una menzione speciale perchè il compositore britannico Daniel James Taylor ha saputo confezionare una serie di musiche ispiratissime in stile dark ambient con melodie davvero memorabili: rappresentano un vero punto di riferimento per il genere eguagliato da grandi come Matt Uelmen per la serie Diablo. Gli effetti sonori sono perfettamente adeguati e seguono con efficacia tutte le azioni del giocatore, senza eccellere, ma neanche infastidire. Factorio in generale è poco esoso di risorse, ma comunque tutto il comparto grafico può essere personalizzato per permettere di giocare anche su portatili di media potenza e privi di una scheda grafica dedicata. Infine vale la pena fare presente che quasi l’intero gioco (dichiarano un 81% al momento) è stato tradotto in un buon italiano.
Concludendo…
Factorio è una piccola perla, un titolo che ha instaurato un vero e proprio genere e che ne rimarrà comunque il punto di riferimento per molto tempo. Ci si possono spendere letteralmente centinaia di ore, affinando le tecniche di costruzione e difensive, senza mai annoiarsi. Durante i suoi otto anni di sviluppo è stato perfezionato e lentamente arricchito di tantissime meccaniche evolute come porte logiche, connessioni intelligenti, treni autonomi con scambi, sistemi di allarme e, come chicca finale, è stato aggiunto un poderoso ragno meccanico che permette di muoversi su ogni terreno. Il tutto consente di creare stabilimenti il cui unico limite è la fantasia del giocatore, che viene stimolata tantissimo nel processo.
In definitiva ci sentiamo di consigliare il suo acquisto incondizionato a tutti, perchè non è solo un titolo divertente e curato, ma anche intelligente ed unico.