Dopo un anno passato in Early Access su Epic Games Store, Satisfactory è infine arrivato anche su Steam, titolo chiaramente ispirato al rivoluzionario Factorio, una piccola perla in 2D che dal 2016 allieta milioni di giocatori e che dovrebbe veder nascere la sua versione definitiva quest’anno. Factorio fu il primo del suo genere: una sorta di ridefinizione del sandbox nel quale, il giocatore, ha il potere di costruire intricatissime fabbriche automatiche, che possono estendersi virtualmente all’infinito. Rispetto ad altri “cloni” che già hanno tentato questa strada, Satisfactory è, in qualche modo, una naturale evoluzione di Factorio, per molteplici ragioni.

Dopo aver speso innumerevoli ore nelle pericolose lande aliene ideate dai Coffee Stain Studios, siamo – finalmente – pronti a dirvi la nostra …

Factorio 2.0?

Cominciamo con il dire che, sebbene non sia giusto definire Satisfactory come un clone del titolo precedentemente citato, ne è stato sicuramente molto ispirato. Lo scopo, in soldoni, è anche qui quello costruire delle fabbriche automatiche e farle evolverle fino al punto da poter lasciare il pianeta alieno in cui ci si trova. Ci sono però alcune, determinanti, differenze. Innanzitutto, come già lasciato intendere, Satisfactory è in 3D: può sembrare una ovvietà, ma la possibilità di sfruttare anche la terza dimensione rende l’esperienza creativa esponenzialmente più complessa ed appagante.
Altro fattore da non sottovalutare è che il pianeta in cui ci si trova, che conta quasi 900 km quadrati di territorio, non è il solito terreno sterile generato casualmente da un algoritmo. I ragazzi di Coffee Stain Studios hanno infatti costruito l’intero ambiente di gioco – e tutti i biomi che ne fanno parte – a mano, andando contro la “moda del momento”. Questa è una scelta dovuta in parte alla necessità (Satisfactory infatti comprenderà una ricca campagna story-driven), in parte sicuramente dalla buona volontà degli sviluppatori. Perché diciamocelo: è molto più comodo oggi imbastire un algoritmo che genera ambienti asettici e privi di interesse piuttosto che disegnare a mano chilometri di terreno con particolarità geografiche, zone nascoste ed unicità da scoprire.

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Un esempio di una fabbrica già decisamente intricata su più livelli. Come potete vedere il motore grafico consente di vedere lontanissimo senza rallentare.

Come avrete capito chi vi scrive è profondamente convinto che la scelta della generazione casuale nei titoli in commercio oggi sia, molto spesso, dovuta alla fretta o alla comodità. Certo molto dipende dalle meccaniche di gioco, perché ad esempio Minecraft e Terraria senza dubbio giovano della casualità, ma in molti altri casi non è esattamente così. Siamo quindi stati ben lieti di poter esplorare l’interessante pianeta che ci viene reso disponibile sin dai primi minuti di gioco ed apprezzarne tutte le sfaccettature.

Grinding delegation

Come dicevamo, è intenzione di Coffee Stain Studios inserire in questo titolo una ricca storia la cui natura è ancora tutta da rivelare che, per il momento, è limitata ai primi minuti di gioco, dove il nostro protagonista viene proiettato sul pianeta alieno da parte del solito colosso multi-planetario, con lo scopo di sfruttarne le sue risorse. Chiariamo subito però che, anche senza la story mode, quello proposto non è poco, visto che al momento si possono superare tranquillamente le 30 ore di gameplay solo per iniziare a saggiare i contenuti offerti.

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Immancabili anche i veicoli, realizzati ottimamente e molto comodi per gironzolare per il vastissimo territorio a disposizione.

Il concetto del grinding è sempre il medesimo: per costruire l’oggetto A servono le risorse B e C, che a loro volta richiedono altre risorse, fino a formare una interminabile catena. In questo caso, però, dopo una fase iniziale di assestamento, costruendo i macchinari a disposizione sarà possibile automatizzare quasi tutto. Per farvi un esempio la trivella potrà raccogliere il ferro grezzo, che, attraverso un nastro trasportatore, finirà in una fornace. Questa fonderà i lingotti che potranno essere inviati in un assemblatore, che a sua volta costruirà le lastre di ferro, che potranno finire in altre macchine che assemblano altre componenti, e così via. Per chi ha già provato Factorio, è davvero tutto molto simile, però la terza dimensione consente a questo titolo di estendere la libertà creativa del giocatore davvero oltre ogni limite.

Gameplay

Come avrete senza dubbio notato dai vari screenshot l’intera esperienza si vive in prima persona. Per costruire si seleziona un progetto tra quelli disponibili e, se si hanno a disposizione le risorse nell’inventario, si potrà piazzarlo sul mondo di gioco semplicemente muovendo lo sguardo. Dato che il terreno tridimensionale non dispone di griglie o punti fissi, per agevolare l’ordine sono state introdotte piattaforme e muri, che si agganciano automaticamente gli uni agli altri. Questo ovviamente è necessario per poter ottenere un terreno liscio ed uniforme su cui costruire: il sistema di costruzione ed aggangio ricorda davvero tanto quello di Fallout 4, ma qui non vi è alcun limite sul numero di oggetti costruibili.

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Lo xeno-basher è decisamente più efficace per randellare gli ostili presenti sul pianeta…

La scelta di costruire seguendo lo “sguardo” del player si rivela talvolta infelice, perchè non è sempre chiarissimo dove vengono collocati i vari elementi: capita sovente di dover cancellare e riprovare, ma nonostante questo in Satisfactory la complessità delle creazioni può raggiungere livelli inimmaginabili, potendo letteralmente riempire intere vallate di macchinari intenti a produrre oggetti. Oltre alla gestione di spazio e risorse è presente anche una componente esplorativa e, inevitabilmente, di combattimento. Quest’ultima è invero piuttosto limitata, avendo a che fare con appena una manciata di creature ostili incontrabili nei vari biomi a disposizione. A questo scopo, il povero impiegato della FICSIT – per potersi difendere – viene inizialmente dotato di un piccolo tazer per il bestiame, ma, più avanti, sarà possibile acquisire armi più efficaci tra le quali sparachiodi, mitragliatori e avveniristici bastoni elettrici.
Per proseguire nel gioco sarà necessario produrre velocemente l’ascensore spaziale, una ciclopica costruzione, visibile dovunque sul pianeta, che collega la terra allo spazio. Grazie a questo il giocatore potrà soddisfare le richieste della FICSIT e progredire nei vari TIER costruttivi messi a disposizione; ogni TIER sblocca ovviamente nuovi elementi di equipaggiamento/costruttivi, che portano poi ad ottenere le risorse necessarie al successivo, e così via. Al momento il gioco conta 8 tier costruttivi e ne è già stato promesso un nono che dovrebbe includere alcune tecnologie aliene.

Comparto tecnico

L’engine che muove il tutto è il versatile Unreal Engine 4; grazie ad esso, la grafica del titolo in esame, risulta sempre di ottima fattura e si attesta decisamente sopra la media. Le ambientazioni aliene sono ricche di particolari e sembrano realmente vive e pulsanti, mentre gli esseri che le popolano, forse ancora pochi, sono ben realizzati ed animati decentemente. Le costruzioni sono tutte di ottima qualità anche se piuttosto anonime e talvolta confusionarie, dato che alcune si assomigliano davvero troppo: su questo aspetto c’è ancora margine per il miglioramento.

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Dimostrandosi amichevoli con questi teneri animaletti, si sarà ricompensati periodicamente con un oggetto che il cucciolo provvederà a portare al giocatore.

Trattandosi di un EA in corso di sviluppo da oltre un anno diciamo che è già molto stabile e rifinito, visto che non abbiamo notato rallentamenti o bug, a parte qualche sporadico errore nelle collisioni tra le costruzioni e/o il terreno. Il comparto audio fa bella figura ed include una piacevole colonna sonora in stile elettronico ambient che fa fede al genere, anche se non siamo ai livelli di grazia raggiunti da Rimworld, ma è comunque deliziosa e stanca difficilmente. Gli effetti sonori sono decisamente ricchi ed includono una pletora di rumori ambientali, di macchinari, di animali esotici, tutti campionati con cura: niente da eccepire. Tutto il parlato è al momento in inglese con dei discreti sottotitoli in italiano. L’intera avventura può essere giocata in coop online invitando amici sia di Steam che di Epic Games, grazie ad un’ottima integrazione (assolutamente opzionale) che viene richiesta durante il primo avvio del gioco.

Concludendo…

Satisfactory è un titolo che non dovrebbe mancare nella libreria degli amanti dei giochi sandbox. Si tratta di una piccola perla che, al contrario di molti altri titoli in Early Access, continua costantemente ad aggiungere contenuto di grande qualità e spessore: in un anno ci sono già stati due grossi update che hanno portato a bordo le ferrovie sospese, l’energia nucleare e l’idraulica. Certo non è perfetto, perché come già detto alcuni aspetti del gameplay e sulla gestione delle costruzione hanno ancora margine per il miglioramento, ma vi possiamo garantire che già oggi è possibile spendere ore ed ore giocandovi senza annoiarsi.

Le promesse affinché diventi un vero classico quindi ci sono tutte e ora non resta che aspettare, sperando che i Coffee Stain continuino a tutta forza nella direzione intrapresa fino ad ora …

CI PIACE
  • Divertentissimo, giocabile e longevo.
  • L’engine di gioco consente di costruire fabbriche estese a perdita d’occhio senza rallentamenti.
  • Completamente giocabile in un efficacissimo coop online.
  • La terza dimensione stimola la creatività oltre ogni limite…
NON CI PIACE
  • … anche se la visuale in prima persona talvolta confonde e non aiuta nella costruzione.
  • Alcuni elementi logistici sono ancora imprecisi negli innesti.
Conclusioni

Satisfactory è un titolo indie sul genere sandbox che può aspirare, legittimamente, a diventare il nuovo punto di riferimento del genere. Nonostante molti elementi siano ancora assenti consente di svolgere numerose attività in maniera esaustiva: ci sono già decine di costruzioni diverse, è possibile ricercare elementi sconosciuti, interagire con l’ambiente, combattere, costruire e guidare automezzi. Aspettando con ansia la modalità storia, se siete amanti del genere e avete amato Factorio non possiamo fare altro che consigliarne caldamente il suo acquisto!

VERDETTO

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Gabriele o “Gabe” per gli amici, è un informatico di professione ed inguaribile videogiocatore. Cresciuto a colpi di Commodore 64 ed Amiga è papà di due bellissimi bimbi che ormai gli rubano quasi tutto il tempo. La sua passione sono l’informatica, il cinema, la musica ed un giorno spera di finire e vedere pubblicato il suo primo videogame … quando trova il tempo!

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