L’orrore, in tutte le sue forme e sfaccettature, è purtroppo parte integrante della nostra quotidianità. Bastano azioni piuttosto semplici, come aprire un giornale o navigare sui social, per scoprire di cosa la stirpe umana sia capace. Sull’argomento, fortunatamente, esiste anche un’interpretazione artistica formulata da immensi esempi libreschi, filmografici e, per nostra “gioia”, videoludici, solitamente tesa non solo a farci esperire la paura e le tenebre, ma anche ad insegnarci come il buio possa essere attraversato e combattuto. Orrore di cui abbiamo discusso in questo articolo coi ragazzi di Real Game Machine, team di sviluppo italiano autore del promettente survival horror Follia – Dear Father.
Ciao Mirko, domanda semplice ma complicata: cosa ha ispirato la creazione del gioco, la sua ambientazione e il suo intreccio narrativo?
“L’idea di sviluppare Follia Dear Father è nata da un incubo che feci quattro anni fa. Nei giorni che seguirono incominciai a schematizzare tutto ciò che mi veniva in mente, ogni singolo dettaglio di quello che sarebbe stato oggi Follia. Occorreva mettere su un Team, così decisi di contattare un amico di vecchia data ‘Alfonso Prota’ che rimase affascinato dall’idea progettuale. Il nome dell’univeristà (Location dove è ambientato il gioco) la ‘Frederick Fidelity University’ è stata ispirata dalla famosa università napoletana ‘Università degli Studi di Napoli Federico II’. Marcus (il protagonista) riceverà una e-mail, inviata dall’info point dell’università… qualcosa di orribile è successo al suo interno e ironia della sorte, i genitori del protagonista sono entrambi docenti all’interno della struttura… Non vorrei Spoilerare ulteriori dettagli sulla trama.”
Follia – Dear Father sembra voler offrire un’esperienza da puro survival horror, in cui il protagonista ha ben pochi mezzi di sopravvivenza. Qual è il messaggio che il vostro titolo vuol comunicare?
“Pur essendo un videogioco, Follia vuole comunicare sentimenti come: l’amore, il terrore e il sacrificio…Ci sono determinate caratteristiche per poter classificare un gioco come survival horror. Innanzitutto, bisogna partire dalle sensazioni e dalle emozioni che il titolo può trasmettere al giocatore, come la paura ed il terrore, il sentirsi in costante pericolo con ansia e tensione ad ogni passo. Ma non con semplici o prevedibili jumpscare, ma con l’intreccio e lo sviluppo della trama, inserendo enigmi ambientali, personaggi, oggetti che si possono incontrare e con cui puoi interagire. Anche una semplice macchia di sangue può celare qualcosa. Inoltre, un survival horror deve contenere una forte impronta di realismo. Infatti, le risorse di Marcus sono oggetti di comune uso, utili a risolvere enigmi ambientali ed a difendersi dalle oscure presenze celate nella Frederick Fidelity University.”
Ogni sviluppatore è innanzitutto un gamer. Quali sono stati i titoli che hanno maggiormente influenzato la vostra scelta di diventare, appunto, sviluppatori?
“Ciò che ci ha influenzato e ispirato la creazione del nostro titolo sono alcune opere cinematografiche come (l’esorcista, le colline hanno gli occhi, la madre, Hannibal, crimson peak e The ring) & videoludiche come (Resident Evil, Silent Hill, Amnesia).
Personalmente essere sviluppatori significa in primo luogo essere dei ‘creativi’. Come in qualsiasi forma d’arte, la creatività e la libertà di espressione artistica è alle fondamenta di qualsiasi idea, che sia creare un mondo fantastico come in ‘The Witcher’ oppure un titolo che rifà ad avvenimenti e periodi storici come ‘Assassin’s creed’.”
L’horror è spesso un modo di traslare e interpretare la realtà. Che cos’è per te l’orrore?
“L’orrore è qualcosa di puramente soggettivo, personalmente ho cercato di inserire all’interno del titolo le paure più comuni dell’essere umano, come: la paura del buio, la claustrofobia, l’emofobia, il cannibalismo e molte altre. L’orrore videoludico mira a suscitare nel giocatore sentimenti come il ribrezzo, la repulsione e il raccapriccio tramite l’unione della realtà con elementi di pura fantasia.”
Per molti il settore indipendente è una manna dal cielo per l’industria, per altri una fonte perenne di giochi dalla qualità discutibile. Qual è la vostra opinione da “insider”?
“Credo che giudicare un titolo solo perchè indipendente, sia di qualità discutibile sia da folli. Molti titoli indipendenti hanno fatto la differenza negli ultimi anni, prendiamo ad esempio due titoli del genere in discussione ‘Survival-Horror’. L’italianissimo ‘Remothered‘ che ha ricevuto ottimi voti di critica e che ho giocato personalmente, posso dirti che è qualcosa di incredibile e non nascondo il mio Hype per il secondo capitolo ‘Remothered: Going Porcelain’. In ambito internazionale abbiamo, Red Barrels con il loro ‘Outlast’ il quale non ha bisogno di presentazioni avendo rivoluzionato l’ultimo decennio Horror.”
Da professionisti del settore, qual è la vostra opinione sul panorama di sviluppo italiano?
“Credo che la situazione stia cambiando e fortunatamente in positivo. Attualmente il settore videoludico Italiano è in costante crescita, con nascite di nuovi team indipendenti e con percorsi di studi in quest’ambito. Concluderei con una sola parola, ‘Investire’… Le istituzioni dovrebbero investire in un settore come quello dei videogiochi che ormai è risaputo fatturare miliardi di euro ogni anno.”