The Legend of Zelda, già dalla sua prima apparizione sul mitico Famicom nel 1986, fu sin da subito protagonista del mercato e icona di un movimento ludico che in quegli anni stava lentamente sorgendo, lasciando alle spalle progressivamente l’etichetta di “hobby di nicchia” per diventare un movimento di massa. Anodyne, il gioco di cui parleremo oggi, appartiene proprio al genere di cui Zelda è padre putativo. Originariamente uscito come titolo indipendente nel 2013 su PC, il gioco ci consentirà di esplorare una vasta mappa che, nonostante fisicamente percorribile, rappresenterà sostanzialmente un viaggio interiore del protagonista alla scoperta di se stesso.

Hello, I’m Mr. Young

Come anticipato, Anodyne è un adventure/action game in cui esploreremo un vasto universo dai toni astratti e tendenzialmente surreali, il quale scopriremo sin da subito essere null’altro che un viaggio all’interno della mente e dello spirito del protagonista stesso, Young, il quale si ritroverà suo malgrado ad esplorare la parte più profonda di se. Ben presto, un oscuro figuro ci dirà che il mondo è in pericolo e che solo noi potremo sconfiggere l’oscurità dilagante, esplorando un mondo a tratti trascendente. In generale, Anodyne sarà completamente imbevuto di riferimenti ludico-filmografici, umorismo di varia natura e amenità del genere. Ecco che, ad esempio, un boss ci sbeffeggerà sottolineando il nostro essere arrugginiti nel giocare al Nintendo, mentre un altro NPC ci annegherà di malinconici versi dedicati alle…api. A questo umorismo, però, sarà sotteso una sottile e palpabile inquietitudine esistenziale che attanaglia il protagonista e che, di riflesso, rende l’intero mondo di gioco cupo e oscuro.

Meccanicamente parlando, il gioco unirà fasi di esplorare, a sezioni dedicate al combattimento ed alla risoluzione di semplici puzzle. Nel primo caso, esplorare sarà abbastanza divertente e sensato, visto che scoveremo girovagando svariati potenziamenti e oggetti, ma a tratti confusionario a causa di una mappa un po’ troppo minimal, che spesso non ci aiuterà affatto nel difficile compito di orientarci, ed una costruzione dell’universo di gioco volutamente labirintica e che ci costringerà a girare in tondo alla ricerca della via giusta non sbarrata da muri o cancelli. Il sistema di combattimento e di controllo, invece, sarà piuttosto basico e legato al passato, anche se con qualche piccolo twist: avremo, ad esempio, la possibilità di saltare, la quale diverrà importante nei svariati dungeon composti di trappole anche se scopriremo ben presto la sua non precisa implementazione. In aggiunta, nel corso del gioco otterremo alcune abilità che cambieranno il pattern dei nostri attacchi e il modo in cui esploriamo il mondo di gioco, donando un minimo di varietà aggiuntiva al gameplay.

Un intero mondo, dentro di noi.

Nel gioco avremo la possibilità altresì di interagire con una serie di personaggi non giocanti, con cui avremo facoltà di avventurarci in (talvolta estremamente lunghi) dialoghi, tendenzialmente sopra le righe e sempre stra-colmi di quell’ironia malinconica di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo. Anche i nemici che il gioco ci lancerà contro, saranno piuttosto “immaginifici” e dal look surreale, correlato in modo univoco e coerente all’ambiente di gioco, con un climax realizzativo raggiunto dall’estetica dei Boss. I nemici avranno uno skill set molto semplificato ma abbastanza vario, il che ci costringerà ad un minimo sforzo di interpretazione strategica degli scontri.

Tecnicamente parlando, il gioco è ben realizzato ed offre uno scorcio evocativo del passato ad 8 e 16 bit, tipico dell’industria ludica di inizio anni ‘90. In linea di massima, nonostante il forte feeling retrò, proprio l’aspetto estetico potrebbe essere un deterrente sufficiente per far si che le nuove leve fra i player non scelgano di saggiare la valida offerta ludica proposta dal gioco, sia a livello di contenuti che a livello di meccaniche generiche, nonostante il prezzo contenuto ed accessibile. Ed è per questo che Anodyne risulterà gustoso e giocabile soprattutto ai gamer più in avanti con gli anni, vuoi per una mai sazia ricerca nostalgica degli “anni d’oro”, vuoi anche per un occhio meno schiavo della moderna sudditanza alle alte risoluzioni ed ai dettagli assoluti.

Concludendo…

Anodyne è un buon gioco, un omaggio al passato ed alla nostalgia intrappolato in un universo surreale che, dietro tonnellate di umorismo e riferimenti “colti”, nasconde una coltre di cupa profondità. Nonostante qualche incertezza meccanica, figlia anche dell’impostazione retro’ del gioco, il gioco è molto valido ma probabilmente apprezzabile quasi esclusivamente da chi in quegli anni era già attivo nel settore ludico.

CI PIACE
  • Tematiche profonde affrontate con umorismo
  • Tecnicamente valido
  • Un feeling retrò ben realizzato…
NON CI PIACE
  • …anche se troppo semplificato in alcuni punti
  • Un buon numero di dialoghi sono eccessivamente lunghi e inutili
  • La meccanica del salto non è perfettamente tarata
Conclusioni

Ad un prezzo contenuto, il gioco vanta una buona longevità ed un innegabile e fascinoso stile retrò, unito a contenuti tutto sommato profondi. In linea di massima, è un piccolo gioiello per i nostalgici e, probabilmente, un “giochino” non particolarmente affascinante per le nuove generazioni affamate di dettagli grafici.

7Cyberludus.com

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