Introduzione
Con l’arrivo di Novembre, il popolo dei videogiocatori entra in una sorta di torpore letargico, in attesa del succoso periodo natalizio. In effetti è questo il periodo in cui la prassi e le dinamiche economiche, creano un vuoto spazio-temporale negli scaffali dei nostri negozi di fiducia. Ogni titolo che si rispetti, ponendo una cifra numerica al termine, tende a sottolineare la presenza di un antenato, dalle cui radici è apparso il nuovo nato. Ed è per questa ragione che oggi spenderemo qualche parola per un buon titolo che non perderà mai il suo smalto: Fable. Fable, senza alcun dubbio, è stato uno dei giochi più attesi e discussi per la piattaforma Xbox nel lontano 2004. E’ un titolo partorito dalla geniale mente di Peter Moulineaux, padre della saga di Back & White, ed è stato oggetto del più colossale fenomeno di “Hype” mal riposto: ancor prima di mostrare al pubblico qualcosa di tangibile, divenne uno dei giochi più lodati ed osannati, sia dalla stampa specializzata che dalle community sparse sulla rete. Intere legioni di possessori di Xbox, attendevano con ansia e trepidazione l’uscita di questa promessa.
In effetti, Fable ( ai tempi chiamato “Project Ego” ) era un progetto utopico: doveva presentare un gioco di ruolo dalla longevità immensa, dalla varietà ineguagliabile e dalla libertà d’azione spaventosa in grado di far impallidire la saga di “The Elder Scroll“. Che piaccia o meno, la realtà venne a bussare alla porta della fantasia. I lunghi tempi di sviluppo, e la necessità di rientrare delle spese sostenute, costrinsero gli sviluppatori ad effettuare una serie infinita di tagli e modifiche al gameplay, ritrovandosi con un risultato completamente diverso da quanto promesso. Fu così che il “Gioco di Ruolo ideale” divenne oggetto di critiche e odi, da parte di tutti quei sognatori che riponevano ogni speranza nei Lionhead Studios capitanati da Peter Moulineaux. Nell’autunno del 2004 venne quindi presentato “Fable”, il nuovo nome con cui era stato chiamato Project Ego, quasi a testimoniare il desiderio di distaccarsi dalle promesse fatte durante la fase di sviluppo. In effetti Fable, da Gioco di Ruolo per eccellenza, divenne un un action-rpg (più action che gioco di ruolo), dalla trama scontata e superficiale, da un mondo esplorabile ridotto all’osso, da una longevità che, a stento, raggiungeva le quindici ore, da una difficoltà del tutto inesistente e dall’amaro senso di “incompiuto” che aleggiava attorno al prodotto. Ma Peter Moulineux aveva davvero sbagliato a dedicarsi ad un simile progetto ?
Gameplay
La trama di Fable è molto semplice e lineare; il videogiocatore si ritrova in un mondo fiabesco indossando i panni di un giovane fanciullo residente nel classico bucolico villaggio sperduto. Fin dai primi istanti, il giovane, viene posto di fronte ad uno degli aspetti più importanti del videogioco, ereditato da Black & White: le scelte morali. In effetti, il giocatore, avrà modo di scegliere se comportarsi come un perfetto angelo venuto dal cielo, o come un malvagio anti-eroe pronto a soddisfare ogni suo più basso desiderio. Ogni scelta modificherà l’allineamento morale dell’alter-ego digitale mutandone lentamente sia i poteri/abilità che l’aspetto fisico. Dopo aver preso confidenza con i comandi e l’ambientazione del gioco, il ragazzino digitale dovrà fare i conti con la triste realtà: il villaggio in cui vive viene assaltato da un gruppo di malvagi banditi ed ogni suo abitante viene ucciso. Con l’evolversi degli eventi, il giovane si ritroverà ad esser accudito ed istruito nella “Gilda degli Eroi” per imparare l’arte della spada, del tiro con l’arco e della magia, con lo scopo di riscattare il suo passato e i cari perduti. Al termine della sua istruzione, avrà modo di accettare le missioni offerte dalla Gilda ed iniziare ad esplorare il mondo in cui vive. Con gli scontri e le missioni, il giocatore avrà accesso a quattro tipi di esperienza: una deriva dall’uso continuo delle armi da mischia, una per l’uso delle armi a distanza e una per gli incantesimi. L’ultimo tipo di esperienza è considerata generica. Nella Gilda il giocatore può spendere i punti nelle tre sezioni principali (mischia, distanza e magia) per acquisire nuovi poteri e abilità, eventualmente colmando i punti esperienza richiesti con quelli di tipo generico. Le esplorazioni e gli scontri nel mondo di Albion saranno accompagnati dallo scorrere naturale del tempo, che modifica il modo in cui gli ambienti vengono animati. Ed è così che le cittadine brullicheranno di vita e rumori durante il giorno, per poi rimanere silenziose durante la notte. Se l’eroe sarà buono e famoso, gli abitanti dei villaggi lo acclameranno e applaudiranno al suo passaggio; se sarà terribilmente malvagio, la gente tremerà di paura al suo passaggio o fuggiranno per non incorrere nella sua tremenda ira. Il giocatore avrà anche modo di comunicare con i personaggi non giocanti non solo per acquistare o vendere appartamenti ed equipaggiamento. In effetti, con l’evolversi dell’avventura, si acquisiranno dei tratti sociali che permetteranno, ad esempio, di salutare i passanto o di fare delle pernacchie. In questo modo il nostro comportamento e le nostre gesta modificheranno il modo in cui verremo visti nel mondo di Albion. Gli scontri, fortunatamente, sono vari; si spazia dai classici umanoidi che tendono ad accerchiare e attacchere alle spalle o a distanza, per finire in Lupi Mannari forti ed agili dagli scatti repentini e movimenti evasivi, o Ogre lenti ma letali nello sferrare colpi poderosi. Di tanto in tanto, l’eroe avrà modo di combattere contro veri e propri Boss, la cui sconfitta non farà altro che aumentarne la fama e la gloria.
Concludendo…
La prima, vera grande pecca di Fable è la durata risicata della longevità. Fortunatamente, per i possessori di un Pc, sarà possibile metter le mani sulla versione del gioco sottotitolata “The Lost Chapters” in grado di aggiungere una grafica migliore e una nuova serie di locazioni e sotto-quest. Purtroppo anche la difficoltà proposta è alla portata di tutti, soprattutto poichè i poteri si accrescono in maniere esponenziale, rendendo l’Eroe a tratti onnipotente. La componente action supera di gran lunga quella dedicata al gioco di ruolo. La trama è scontata e superficiale e si evolve su un territorio davvero ristretto; a tratti è addirittura claustrofobico. A distanza di tutti questi anni, Grafica e Sonoro si difendono ancora bene e sono in grado di esser gradevoli e di riproporre appieno lo spirito fiabesco dell’ambientazione, grazie al saggio uso dei giochi di luce. A conti fatti Fable sembra un titolo da evitare ed incapace di offrire almeno un’ombra delle promesse fatte; eppure Peter Moulineux non ha fatto uno scivolone disastroso: il feeling e l’esperienza videoludica riescono a coprire i grossolani errori e il senso di “incompiuto” che aleggia sul prodotto, regalando poche ( anzi, pochissime ) ore di piacevole divertimento.