Qualcuno ha detto P.T. ?

Sono ormai anni che la saga di Resident Evil soffre di una dolorosa crisi d’identità.

Dolorosa specialmente per i fan di lunga data della serie, memori delle atmosfere tese e della regia opprimente di Shinji Mikami, il cui abbandono dopo Resident Evil 4 segnò il tracollo definitivo del brand, snaturato in una sorta di tps con elementi horror, a chilometri di distanza dalla sua “missione” storica: instillare paura e sgomento nell’animo del giocatore.

Ora, se l’annuncio di Resident Evil 7 sul palco della conferenza di Sony all’E3 2016 ha reso evidente l’intenzione, da parte di Capcom, di tornare a rivedere le “priorità” ludiche della serie, è altrettanto evidente come la succitata crisi d’identità sia tutt’altro che finita.

Sebbene sia ancora presto per lanciasi in considerazioni di massima, Resident Evil 7: Beginning Hour, teaser demo del capitolo in uscita il prossimo 24 gennaio su PC, Xbox One e PS4 (con supporto nativo a PlayStation VR), ci offre qualche interessante spunto di riflessione.

 

resident evil 7

 

Ditemi quello che volete, ma è evidente l’intenzione degli sviluppatori di andare ad occupare la nicchia lasciata vuota dalla cancellazione di quello che sarebbe dovuto diventare Silent Hills, colpo di coda di Konami al suo ex-sviluppatore di punta, Hideo Kojima.

E in effetti le sensazioni offerte dalla demo, almeno in apertura, ricordano molto da vicino quelle provate nel 2014 con il titolo dell’inesistente 7780s Studio: una casa misteriosa e inquietante, teatro di avvenimenti potenzialmente tragici, e mausoleo colmo di memento di una famiglia solo all’apparenza normale, una prospettiva in prima persona che porta il giocatore a temere – di continuo – attacchi alle spalle, e poi degrado, visioni, rumori spaventosi ed enigmi da risolvere.

Non manca nessun punto alla lista, nemmeno la fugace – quando inspiegabile – apparizione di una donna fantasma(?) nella semioscurità, pur orba di una regia in grado di rendere la visione realmente inquietante, o il messaggio criptico di un altrettanto misterioso interlocutore telefonico.

L’unica mancanza degna di nota è forse quella dell’anima storica di Resident Evil, che appare trasfigurata dal desiderio – tutto sommato comprensibile – di aderire al modello di esempi di successo come Outlast e il già citato P.T. .

 

resident evil 7

 

L’evoluzione non è certo un peccato, è chiaro, e la riconquista della “paura” lo sarebbe ancor meno, ma in quello che abbiamo visto facciamo fatica a riconoscere Resident Evil.

D’altronde, qualcuno ha visto uno zombie?

O anche rifermenti sostanziali alla serie, fatta eccesione al simbolo dell’Umbrella Corporation schiaffato sulla coda di un elicottero in una fotografia sbiadita?

Ecco, secondo il nostro umile parere il rischio è proprio questo, che Resident Evil 7 si dimostri essere la foto sbiadita di tanti concept di successo, priva però della precisa definizione impressa alla saga dal buon Mikami nel lontano 1996.

E voi che ne pensate?

Come supporto al ragionamento, vi invitiamo a dare un’occhiata all’imbarazzante video walkthrough in testa all’articolo.

 

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