Niente male come antipasto!
Giocare ad Overwatch significa abbracciare in toto la recente filosofia Blizzard: accessibilità, immediatezza e (illusoria) semplicità. Sono queste le tre parole chiave che ci vengono in mente volgendo un primo sguardo a questa nuova e attesissima IP “made in California”. Noi ne siamo convinti: le premesse affinché Overwatch diventi un colosso nel suo genere ci sono tutte. Allora scopriamo assieme quali sono gli aspetti essenziali emersi durante la prova di questa beta.
Nuovi eroi, nuove esperienze
Su Overwatch le nostre aspettative sono altissime e la beta, conclusasi da poco, è servita in parte per rassicurarci sulle qualità dell’inedito sparatutto Blizzard, la cui uscita è prevista per fine mese. Un po’ sulla falsa riga di Heroes of the Storm (HotS), anche Overwatch ci ha dato l’impressione di essere un titolo che parte veloce e ti fa sentire, da subito, nel vivo dell’azione. Ma dietro questa parvenza di immediatezza si cela uno sparatutto potenzialmente profondo, che nel tempo potrebbe migliorare come i vini delle migliori annate. In questo senso Blizzard è senza dubbio maestra: i suoi titoli ti invogliano a giocare e sperimentare continuamente, e riescono soprattutto a gratificarti, pur lasciandoti (furbescamente) quella sensazione che ti fa pensare: “voglio/posso migliorare ancora”. D’altronde di cosa stiamo parlando se non di titoli votati al multiplayer? Ecco, Overwatch, già da queste prime battute, sembra riesca a combinare col giusto equilibrio competizione e cooperazione. Prendiamo come esempio sempre HotS: è un MOBA che, nel profondo, è fortemente orientato alla cooperazione con i membri del proprio team. Senza questo elemento, le singole individualità posso fare ben poco, pur se abilissime. Non è un aspetto, comunque, che emerge subito, ma quando avviene diventa chiaro come la collaborazione sia un fattore assolutamente indispensabile. Anche Overwatch sembra voler abbracciare in pieno questa filosofia: esplode lentamente e ci mostra la sua essenza solo dopo una decina di sessioni di gioco. Ecco perché la semplicità di Overwatch potrebbe definirsi – come detto – illusoria. Nonostante la beta ci abbia messo a disposizione solo quattro modalità, da affrontare in “6 vs 6”, il tutto era supportato da un discreto quantitativo di mappe e dai ben ventuno personaggi previsti al lancio. Partiamo da quest’ultimi, veri elementi chiave del gameplay: Blizzard ha compiuto un ottimo lavoro dal punto di vista della caratterizzazione dei suoi nuovi eroi (ed anti-eroi), dall’aspetto sì cartoonesco, ma per nulla infantile. L’autoreferenzialità alla quale ci hanno abituato di recente i titoli Blizzard, in Overwatch è stata fortemente smorzata in favore di personaggi interessanti e ben variegati, sia dal punto di vista estetico che, ancor più importante, funzionale. Insomma, l’universo di gioco è completamente nuovo e giusto qualche mappa o personaggio strizzano l’occhio al passato o alla “concorrenza”.
Imbarazzo della scelta
Con il termine Overwatch il gioco fa riferimento ad un gruppo di agenti speciali fondato per riportare la pace nel mondo, a seguito di crisi e guerre internazionali. Di conseguenza, i personaggi si suddividono tra buoni e cattivi nella maniera più classica possibile. Da una parte fanciulle dal viso angelico e scimmioni occhialuti iper-tecnologici e, dall’altra, orchi corazzati e spietati assassini incappucciati; e così via, fino ad arrivare a personaggi letteralmente “schizzati”, al limite della follia, o ancora anacronistici androidi armati di katane e shuriken. Perché sono tutti così importanti? Semplice: ciascuno di loro ha abilità uniche, che si suddividono in primarie, secondarie e bonus. Ed è proprio la varietà uno dei punti cardine emersi durante la beta. Bastion, ad esempio, uno dei personaggi che abbiamo utilizzato più spesso, è un androide animalista davvero versatile: come arma primaria imbraccia un tradizionale fucile d’assalto automatico, tuttavia, con la semplice pressione di un tasto, può trasformarsi in una vera e propria torretta fissa dotata di mitragliatore. Con la pressione di un secondo tasto, invece, si può auto-riparare rigenerando così la vita in caso di necessità. Fin qui abbiamo elencato le due modalità, primaria e secondaria, di cui dispone il nostro androide animalista e ambientalista. Infatti una terza modalità, disponibile per tutti i personaggi, consiste in una sorta di modalità berserk, attivabile solo quando riusciamo ad infliggere un certo quantitativo di danni; una volta attivata, ci trasformerà in macchine da frag per una manciata di secondi. Bastion, giusto per restare in tema, può trasformarsi in un mini-carroarmato dall’elevata potenza di fuoco.
Hanzo, per esempio, un altro dei nostri preferiti, è un carismatico arciere giapponese che, oltre al fuoco primario a colpo singolo, può scoccare frecce multiple che rimbalzano sulle superfici, o “frecce-radar” che mostrano i nemici su schermo entro certo raggio d’azione; infine, sbloccata l’arma bonus, può sprigionare dal suo arco un improbabile quanto suggestivo dragone che attraversa la mappa nella direzione in cui viene lanciato, uccidendo tutti coloro che malauguratamente si trovano sul suo cammino.
Descrivendo in breve questi due personaggi, abbiamo di fatto svelato la struttura di tutti gli altri. Da qui l’idea che Overwatch avrà tanto da offrire in termini di varietà, tanto dei personaggi quanto delle situazioni di gioco. Ci sono eroi più orientati alla difesa, così come altri con un’indole decisamente offensiva, e se vi state chiedendo se sono presenti anche i “support” puri, allora tranquilli, ci sono anche loro. Tra l’altro, la vena spiccatamente co-op del gioco emerge proprio al momento della scelta del personaggio: prima che una partita cominci, infatti, l’interfaccia mostra dei suggerimenti per comporre al meglio la squadra e renderla più equilibrata possibile. L’interfaccia vi dirà se mancano proprio dei support, se ci sono troppi eroi da distanza e così via. Naturalmente la scelta finale spetta a voi, ma se cambiate idea subito dopo l’inizio del match o vi rendete conto, dopo un paio di morti, che il personaggio scelto non rende come dovrebbe, potrete cambiarlo a partita iniziata, quante volte vorrete. A quanto pare è qui che risiede la vera forza di Overwatch, nella sua grande dinamicità accompagnata da una certa dose di imprevedibilità. Un gameplay straordinariamente fluido poi, di forte ispirazione arcade, rafforza ulteriormente quest’impressione.
Poco fumo, molta sostanza
Per quanto riguarda le modalità presenti, abbiamo già anticipato che la beta ne proponeva quattro, come mostrato nell’immagine qui sopra. Partita Rapida ed Eroi Misteriosi sono state le due modalità più giocate in assoluto durante questa Beta: in entrambi i casi la scelta delle mappe era casuale, mentre la tipologia di gioco proposta variava da un semplice “conquista territorio” (con due punti della mappa, A e B, da difendere/attaccare) ad un “conquista territorio” con carro finale da scortare. In quest’ultimo caso, una volta conquistati i punti A e B, bisognava anche scortare un veicolo (un’automobile, un camion o affini) fino ad un punto indicato all’interno della base avversaria. Naturalmente, dal punto di vista di chi difendeva, tutto ciò andava evitato cercando di mantenere il possesso dei territori entro lo scadere del tempo, che veniva invece incrementato a seguito della conquista di un territorio, premiando così gli attaccanti. Per quanto riguarda la seconda modalità online principale, Eroi Misteriosi, il gioco offriva un gameplay di base similare, imponendo però delle specifiche regole da rispettare, come l’impossibilità di cambiare eroe a partita in corso o l’assegnazione random di un personaggio all’inizio del gioco, oltre che ad ogni morte. Inutile dire che per la versione definitiva di Overwatch ci aspettiamo un numero sostanzioso di modalità, e un altrettanto folto gruppo di variabili aggiuntive.
“Meglio giochi, più ti premio!”
In tutti i casi, comunque, abbiamo appurato come i ritmi di gioco fossero quasi costantemente alti e privi di tempi morti, complici anche le mappe, sempre ben congegnate e ispirate. In particolare, abbiamo apprezzato come la struttura delle mappe non lasci molto spazio al camping e, più in generale, al gioco “statico”. Un sistema, infine, che abbiamo particolarmente apprezzato è quello dei premi: al termine di ogni partita, infatti, Overwatch premia il giocatore che ha eseguito l’azione definita come la “migliore della partita”. Tale sistema, inoltre, dà la possibilità di “elogiare”, mediante un sistema di votazione, quello che per noi è stato il giocatore migliore tra quelli proposti secondo determinati criteri (numero massimo di uccisioni, percentuali di danni inflitti, ecc.). Una buona prestazione di gioco, oltre a far salire di livello più rapidamente, permette anche di vincere “forzieri” che, una volta aperti, sbloccano costumi alternativi, loghi e altri bonus da utilizzare per personalizzare i nostri eroi\villain preferiti. Dal punto di vista tecnico, al di là di un comparto audio/visivo particolarmente ispirato, trattandosi di una beta vogliamo soffermarci più che altro sulla rapidità del matchmaking e sulla qualità delle partite. Su questo fronte, nulla da eccepire: la ricerca delle partite, in tutti i casi, è stata molto rapida e, durante gli scontri, non abbiamo mai assistito né a cali di frame-rate né a evidenti casi di lag. Nel complesso, le partite sono filate via lisce senza difficoltà tecniche di sorta, speriamo quindi che la versione definitiva del gioco riuscirà ad offrire, su una scala decisamente più ampia, un’esperienza altrettanto valida, nel breve e nel lungo termine.
Concludendo…
Per concludere, a questo punto, non possiamo che augurarci un day-one senza intoppi, com’è purtroppo da prassi, ormai, per i titoli che propongono una forte componente online. Blizzard non è nuova a “svarioni” di questo genere (Diablo 3 docet), ma ha cercato quasi sempre di rimediare. Overwatch, per quello che abbiamo visto in quest’ultima apparizione prima della sua uscita definitiva, secondo noi ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nel suo genere. Dal canto suo Blizzard è una casa che dal punto di vista del supporto ci fa dormire sonni tranquilli se pensate che ancora oggi, di tanto in tanto, aggiorna una vecchia pietra miliare come Diablo 2. Se non è amore per le proprie creazioni questo…