Partito come un gioco fresco e divertente, quando gli zombie in massa non erano ancora poi così diffusi in ambito ludico ed in tv, Dead Rising si propose come uno dei titoli più convincenti di tutto il 2006, nonché una tra le esclusive migliori della console verde – che al tempo ne vantava abbastanza, tutto sommato. Dopo la prima release, Capcom Vancouver, team di sviluppo del brand, ha rilasciato altri capitoli tra spin-off e DLC, fino ad arrivare al terzo atto della saga, disponibile al day one di Xbox One: Dead Rising 3. Il survival, che ci mette nei panni del nuovo protagonista Nick Ramos, fa parte dei Fantastici 4, ovvero il gruppo di brand in esclusiva Microsoft che dà il benvenuto alla next generation. Come, e con quali risultati, lo scopriamo di seguito.
La storia di Dead Rising 3 si colloca a circa dieci anni di distanza dagli eventi narrati nel precedente capitolo, e trova luogo in California, nella città di Los Perdidos. Nick Ramos è un meccanico piuttosto stereotipato, cui abilità da tuttofare si renderanno utili direttamente nel gameplay tra le masse infinite di zombie con cui il videogiocatore avrà a che fare. Il concept si basa sui soliti canoni del genere che, nel corso degli anni, sono ormai ripetitivi e conosciuti in tutte le sfaccettature: in Dead Rising 3, Capcom Vancouver ci propone una corsa contro il tempo, nel disperato tentativo di abbandonare l’area prima che le forze militari radano al suolo l’intera città con l’intento di stanare sul nascere la minaccia portata dalla nuova epidemia. Inutile sottolineare che la storia di Nick si intreccerà immediatamente con quella di altri sopravvissuti in fuga, con la riproposizione di tutti gli elementi storici della saga che caratterizzano i profili caratteriali dei personaggi secondari a cui ci ha abituati il team di sviluppo. Oltre ai clichè precedentemente citati, a penalizzare il coinvolgimento verso le vicende narrate è lo stesso Nick Ramos, un protagonista che manca di mordente in più di un’occasione; magari, l’errore di Capcom non sta tanto nei tratti caratteriali di Nick, quanto nella scelta di cambiare protagonista ad ogni capitolo della serie, rendendo impossibile qualsiasi legame emotivo col videogiocatore.
Il progressivo cammino della serie
Con Dead Rising 3, gli sviluppatori hanno rafforzato ulteriormente i pilastri su cui si basa l’intera saga. Abbiamo già visto che il plot si mantiene sullo stesso trend, ma anche il gameplay segue questa via. La formula non cambia se non leggermente, infatti Capcom ha pensato – bene – di dare dinamicità a tutto il combat system, permettendo a Nick di inanellare combo con più facilità, alternando colpi, schivate e prese come già abbiamo imparato a fare nei precedenti capitoli della serie. A tante uccisioni e combo corrispondono tanti punti esperienza, che l’utente potrà impiegare nella crescita del personaggio – potenziando abilità personali come salute, agilità ed efficacia in combattimento – o in extra relativi ad altre sfaccettature del gameplay.
La prima novità sostanziale sta nella mappa liberamente esplorabile, che lascia al videogiocatore il controllo completo del tempo e delle feature di gioco. In questo modo, l’utente può decidere di girovagare tra gli zombie per accrescere la propria esperienza o semplicemente esplorare l’area circostante. Di tanto in tanto, Nick riceverà una chiamata da un misterioso contatto che gli indicherà la posizione degli immancabili civili da salvare, senza, però, alcun limite di tempo a mettere fretta al videogiocatore. Un’altra importante evoluzione del gameplay sta nell’eliminazione degli workbench per la creazione di armi personalizzate, caratteristica giustificata dalle abilità manuali di Nick ereditate dal suo impiego. A supporto della creazione di armi c’è davvero di tutto, aumentando sia il divertimento, sia il livello di esplorazione – per quanto possibile. Sfortunatamente, la creazione on-the-fly di nuove armi, mette in luce come aspetti del gameplay siano ancora riconducibili a due generazioni fa, come l’immunità ai colpi durante l’assemblaggio delle parti, e svariati problemi di collisioni poligonali tra zombie, che tendono a pestarsi tra di loro a seguito di animazioni poco coerenti con l’impianto di gioco. Continuando ad esplorare il set di novità, non possiamo non citare i veicoli, indispensabili tanto per muoversi nella grande Los Perdidos quanto nel mettere in mostra le skill da meccanico del protagonista, capace di personalizzare anche i mezzi dando vita a carneficine tanto divertenti quanto spettacolari. La modalità cooperativa delude in termini narrativi e non si rivela particolarmente interessante dal punto di vista del gameplay, di per sé così immediato da garantire tutto il divertimento necessario durante la fruizione dei contenuti.
Zombie old-gen
Dead Rising 3 non dà seguito ai propositi della next generation che, almeno nelle intenzioni, doveva segnare l’inizio dei giochi in full HD con 60 FPS garantiti. Il titolo Capcom nega entrambe le condizioni – soddisfatte, invece, da Forza Motorsport 5 – e presenta vistosi cali di framerate a fronte di un netto innalzamento del numero di modelli dinamici su schermo. Per quanto possa essere difficile gestire una nuova architettura console e garantire fluidità mentre si schiacciano zombie a tutta velocità con schizzi di sangue a raffica, Dead Rising 3 avrebbe potuto far leva su texture e dettagli, che invece raggiungono a malapena la sufficienza. Dalle sequenze narrative proposte col motore di gioco – tozze e poco next gen – alla semplice esplorazione della mappa, il survival non mostra praticamente nulla di eccezionale in termini tecnici, conclusione che non giustifica i vistosi cali di framerate. Le mancanze prettamente estetiche si vanno a sommare ai problemi relativi all’intelligenza artificiale e al gameplay che abbiamo visto nei paragrafi precedenti: tutto ciò ci fa pensare che il Forge Engine, motore grafico proprietario elaborato proprio per lo sviluppo su Xbox One, sia ancora troppo acerbo per raggiungere i livelli di qualità ideali proposti da questa nuova generazione videoludica.
Commento finale
Sulla valutazione finale di Dead Rising 3, pesano relativamente le considerazioni derivanti dalla nuova generazione videoludica promessa con Xbox One. Il titolo sviluppato da Capcom Vancouver, a differenza di Ryse e Forza Motorsport 5, viene meno ad ogni aspettativa next gen, evidenziando superficialità tanto tecniche quanto di gameplay. Se non fosse per il pad impugnato, la scorrazzata tra gli zombie di Los Perdidos sembrerebbe quella già vista qualche anno fa, arricchita dalle classiche nuove feature di un capitolo successivo. In realtà, vale la pena soffermarsi un attimo sul divertimento e sul dinamismo dei combattimenti che, uniti all’esplorazione libera della mappa, permette al videogiocatore di godere di diverse ore di sano maciullamento in salsa zombie. Forse non serviva proporre Dead Rising 3 come un titolo tripla A nei mesi che hanno preceduto il lancio della console, perché non lo è, ma per quanto riguarda l’intrattenimento, la sfida è vinta.