La storia dei videogame e i reboot, una lotta infinita. Negli ultimi anni stiamo assistendo al forzato riavvio di importanti icone del mondo videoludico, che rinascono dalle ceneri spesso e volentieri sotto una nuova forma, in contrasto con la propria natura. Per quanto sia opinabile la qualità del risultato finale, il restart che cambia l’identità di una saga fa sempre discutere. Oggi ci troviamo a parlare nuovamente del fenomeno, e lo facciamo con una di quelle icone storiche tanto amate negli anni d’oro quanto criticate nell’ultimo periodo della last-gen: Lara Croft è tornata, più inesperta che mai, ma meravigliosamente rinata. È innegabile quanto Tomb Raider abbia sofferto il passaggio alle nuove tecnologie, tant’è che il reboot della saga è stato dettato proprio dagli ultimi, scoraggianti, capitoli della saga. Storyline non particolarmente brillanti, meccaniche di gameplay incerte e vari bug, hanno minato sempre più l’esperienza del gioco, senza considerare che la longevità, uno dei punti di forza del titolo, è andata lentamente diminuendo. Crystal Dynamics e Square-Enix hanno colto la palla al balzo, hanno sfruttato l’onda dei riavvii e quello che ne è uscito è Tomb Raider: nessun sottotitolo, nessun numero. È un nuovo inizio.

Il concept iniziale di Tomb Raider è racchiuso nello slogan della campagna, A survival is born, che fin da subito campeggiava in ogni trailer e wallpaper. Man mano che l’avventura prosegue il suo cammino, ci rendiamo sempre più conto che la sopravvivenza non è riconducibile ad armi e munizioni, bensì, all’ostilità della natura e del sovrannaturale che contraddistingue la nuova storia Crystal Dynamics. Lara ha 21 anni ed è a bordo dell’Endurance, in viaggio verso il Triangolo del Drago con il capitano Conrad Roth ed il resto del gruppo, tra cui l’ambizioso archeologo James Whitman e l’amica Sam. L’obiettivo della spedizione è scavare nella cultura degli antenati di Sam, vissuti a Yamatai, un’antica terra governata dalla Regina del Sole Himiko. Giunto nei pressi dell’isola, l’Endurance viene minacciato da una forte tempesta che costringe il gruppo a dividersi e ad abbandonare la nave. La giovane Lara rimane sola, in totale balia dei lupi e senza alcun punto riferimento. È da questo momento, esattamente dal filmato iniziale, che Tomb Raider comincia a scoprire l’istinto di sopravvivenza di Lara Croft, l’archeologa che domani diventerà colei che tutti abbiamo amato.

Esperti si diventa

La storyline del gioco prevede diverse sotto-trame parallele, segno tangibile della rivoluzione del marchio, ponendo più volte l’accento sull’inesperienza di Lara che, armata di coraggio, cercherà di venire a capo di ogni vicenda perlustrando gli angoli più remoti dell’isola. Il gruppo di cui fa parte la protagonista è sempre attivo, ma quasi sempre lontano e, pertanto, la studiosa dovrà farsi strada per raggiungerli o tirarli via da una situazione difficile. Dopo un paio di ore passate in compagnia della ragazza, ci si accorge dell’atmosfera uno contro tutti in cui Lara riesce a districarsi con estrema maestria nonostante il poco feeling con le armi. Non a caso, Crystal Dynamics ha incentrato la campagna iniziale sull’arco, l’arma che la giovane eroina utilizzerà più spesso durante il gioco. Impaurita, infreddolita e sperduta nel bel mezzo del nulla, padroneggiare l’arco diventa un obbligo tanto per sopravvivere alla fame quanto per difendersi da lupi e mercenari. Il tutorial del gioco ci consente di scoprire le funzionalità base del gameplay, come i movimenti della bella protagonista e i primi strumenti a disposizione. L’avventura inizia ad entrare nel vivo dopo aver recuperato la piccozza, un semplice strumento che inizialmente servirà a forzare casse e porte, per poi diventare utilissimo per scalare rocce ed alte piattaforme altrimenti inaccessibili. L’arco ricopre un ruolo fondamentale nell’esplorazione dell’isola, in quanto permetterà a Lara di tirare a sé degli oggetti utilizzando una corda fissata alla freccia, piuttosto che colpire una parete rocciosa superando il dirupo sottostante. Le sessioni platform non sono per niente difficili e non si rimane bloccati in una zona alla ricerca del giusto appiglio: l’istinto di sopravvivenza evidenzia tutti i punti d’interesse che, proseguendo con l’avventura, si imparano a riconoscere anche senza il sistema di aiuto. Nonostante i vari rimandi alla serie Uncharted che molti hanno evidenziato, dal nostro punto di vista i due titoli presentano così tante differenze che non vale neanche la pena confrontarli.

Una delle novità che hanno caratterizzato il cambio di rotta della saga è la – parziale – libertà d’azione di Lara e il suo progressivo miglioramento delle abilità, seguendo un semplice schema di upgrade fatto sull’esperienza. I punti per avanzare di livello si ricevono spesso e volentieri, un po’ collezionando gli oggetti extra, un po’ uccidendo nemici, tant’è che si riesce a raggiungere il livello massimo già a 2-3 capitoli dalla fine. Inoltre, il gioco conserva i punti abilità in eccesso, così da poterli utilizzare per futuri DLC. L’albero delle caratteristiche evolutive di Lara è diviso in tre categorie – caccia, sopravvivenza e combattimento – ciascuna delle quali è divisa in tre step di crescita, sbloccando progressivamente le abilità più importanti solo dopo aver speso tot punti. E’ intuitivo constatare che l’intenzione degli sviluppatori è quella di associare la crescita del personaggio all'(in)esperienza della protagonista in maniera del tutto naturale. Pertanto, nella sezione del combattimento troviamo per ultime le finishing move; nella sopravvivenza la facilità nel trovare gli oggetti nascosti; nella caccia il recupero dei materiali che serve per migliorare le armi in possesso di Lara.

Mille +1 risorse

Sopravvivere in un’isola ostile alla ricerca di Yamatai con un arco sarebbe stata un’impresa impossibile per Lara, pertanto, Crystal Dynamics ha messo a disposizione dell’archeologa un arsenale di tutto rispetto che cresce parallelamente all’esperienza della protagonista. Lara disporrà di una pistola, di un fucile automatico e del classico fucile a pompa, concedendosi anche qualche combattimento ravvicinato sguainando la piccozza. Esplorare l’ambiente circostante sarà fattore decisivo per migliorare la propria efficienza in combattimento, infatti, oltre alle abilità relative all’esperienza, Lara ha la possibilità di collezionare materiali che serviranno ad assemblare potenziamenti per ogni arma. Anche l’upgrade delle armi è diviso in tre livelli di crescita e, per raggiungere ciascuno step, sarà necessario collezionare un determinato numero di componenti, di tanto in tanto regalati dalle casse dei materiali. Il miglioramento delle armi è piuttosto classico: caricatore aumentato, maggior cadenza di fuoco, riduzione del rinculo ed un paio di chicche come il silenziatore per la pistola, molto utile per colpire i nemici individualmente senza far scattare allarmi nella zona. Il sistema di crescita viene gestito interamente al campo base, ovvero un piccolo accampamento in cui Lara potrà riposarsi e riflettere. È anche l’occasione giusta per sfruttare il viaggio rapido che consente all’utente di ritornare ad accampamenti precedentemente visitati. Questa funzione si rende particolarmente utile per recuperare oggetti extra e materiali lasciati dietro per mancanza del giusto strumento.

Tomb Raider non è per niente complicato. La bassa difficoltà è causata anche e soprattutto dall’I.A. dei nemici, decisamente mal implementata. È possibile scivolare dietro i mercenari anche a distanza di pochi passi gli uni dagli altri, senza che si accorgano che il loro compagno sta ricevendo una picconata in testa. Camminare furtivamente è praticamente inutile, in quanto Lara non desta i nemici nemmeno dopo una caduta. Seguono la stessa linea gli scontri a fuoco, piuttosto semplici sia per la staticità dei nemici – molti offrono il proprio capo anche dietro un riparo – che per la resistenza della protagonista all’esplosione di una granata. Il sistema di copertura è davvero ben realizzato e rappresenta l’unica nota positiva di tutto il combat system: il videogiocatore non ha bisogno di premere alcun tasto per far riparare l’archeologa dietro una cassa o un muretto: basta semplicemente avvicinarsi al riparo e Lara assumerà la posizione di copertura, per poi sporgersi in orizzontale piuttosto che verso l’alto. Il feeling di questa soluzione è notevole ed elimina un sistema piuttosto meccanico a vantaggio dell’immediatezza. Il combat system è completato da alcuni QTE che riguardano le schivate, finishing move particolari e alcune situazioni in cui Lara rischierà la vita. Il sistema non è molto preciso e in alcuni frangenti rischia di diventare frustante: è capitato spesso di premere il tasto al momento giusto ma venire ugualmente penalizzati, andando incontro alla morte. Con il combat system di Tomb Raider cadono altri riferimenti ad Uncharted, molto più dinamico sotto questo punto di vista.

I misteri di Yamatai

Il primo, vero, viaggio di Lara Croft è contraddistinto da numerosi imprevisti che consentono al videogiocatore di perlustrare in lungo e in largo l’intera isola in cui è naufragato l’Endurance. La giovane archeologa e il suo gruppo se la vedranno principalmente con lupi e mercenari, anche se non mancheranno varie ed eventuali. L’isola è decisamente da scoprire e l’esplorazione è incoraggiata dal design del territorio impeccabile. Lara passerà in maniera del tutto naturale tra foreste, paludi, regioni montuose e montagne innevate, scontrandosi inevitabilmente con insidie naturali quali forte vento e pareti rocciose scivolose. Per tutta l’avventura non mancano scorci meravigliosi, come le cascate e i tanti corsi d’acqua che donano vivacità all’ambiente, piuttosto che un bellissimo panorama all’orizzonte. Il walkthrough è lineare e l’esplorazione libera di cui si è discusso nei mesi che hanno preceduto l’uscita del gioco si traspone esclusivamente al viaggio rapido e al post-avventura, che consente al videogiocatore di rimanere sull’isola per raccogliere oggetti e materiali rimasti. A tal proposito, Yamatai è decisamente ricca di collezionabili, già elencati nella nostra guida strategica, e comprendono oggetti, reliquie, documenti e sfide da portare a termine. Il tutto invita l’utente ad esplorare interamente ogni angolo della zona per guadagnare esperienza e sbloccare la pioggia di contenuti extra visibili nel menu principale. Sull’isola sono disseminate un buon numero di tombe, anche se il risultato finale non è entusiasmante. Le tombe non nascondono insidie e l’area è piuttosto limitata: l’unica particolarità di cui godono è la presenza di un enigma ambientale – molto semplice – che precede lo scrigno del tesoro.

Non possiamo non dedicare un paragrafo al comparto tecnico di Tomb Raider, che mette in mostra splendide animazioni ed ottima caratterizzazione dei modelli poligonali. Il gioco è ricco di cinematics realizzate col motore di gioco, che esaltano le espressioni del viso di Lara Croft e degli altri protagonisti, oltre che i particolari evidenziati attraverso scene spettacolari. Inutile dire che Lara è il personaggio più riuscito sotto il profilo tecnico: a cominciare dalle espressioni del viso che evidenziano i suoi stati d’animo – paura, malinconia, sollievo, dolce sperare – passando per le animazioni che contraddistinguono l’interazione con l’ambiente e il combattimento. Nell’ultimo periodo si è parlato anche di Tress FX, ovvero la tecnologia utilizzata dagli sviluppatori per donare dinamicità ai capelli di Lara. Il risultato è ottimo, ed è possibile constatare di persona gli effetti che l’on/off di questa funzionalità ha sul codino della protagonista. Va detto che attivando il Tress FX la riduzione dei fps è piuttosto altina – raggiunge anche i 10-15 fps – ma ne vale la pena. Per l’occasione, abbiamo messo su una corposa galleria immagini ripresa direttamente dal gioco, che ritrae la bellissima Lara ed il suggestivo panorama dell’isola. Anche il comparto sonoro si attesta su altissimi livelli: Camilla Luddington, che ha prestato volto e voce a Lara, è impeccabile per tutta l’avventura, così come gli effetti ambientali ricalcano la stessa qualità del doppiaggio. Sfortunatamente, non abbiamo avuto modo di testare il gioco in italiano, ma i trailer hanno evidenziato anche l’ottimo lavoro di Benedetta Ponticelli, la voce italiana dell’archeologa, che non dovrebbe deludere le aspettative. Il comparto multiplayer è piuttosto basilare e si adegua all’offerta della concorrenza: semplice sistema di crescita del personaggio, discreto numero di mappe e qualche modalità di stampo classico. L’online di Tomb Raider non si prefigge assolutamente l’obiettivo di raddoppiare la longevità del titolo – che per la raccolta degli oggetti arriva anche a 15-20h – quanto di offrire un servizio di supporto per chi non ha intenzione di abbandonare Lara Croft sullo scaffale dopo i titoli di coda.

Restart successfully completed

C’erano davvero tanti dubbi attorno al reboot della saga, soprattutto da chi ama la serie. Le premesse erano fin da subito chiare, ovvero la totale rivoluzione del sistema di gioco che ha contraddistinto il successo del brand: Lara teenager, meno enigmi, più azione, introduzione di un sistema di crescita, esplorazione libera dell’ambiente. A gioco concluso possiamo dire che il lavoro di Crystal Dynamics è di pregevole fattura e il cambio di rotta ha permesso agli sviluppatori di vincere la sfida. Tra una pioggia di extra e la giusta alternanza di platforming ed action, Tomb Raider offre un’intensa storia fatta di sentimenti ed emozioni, attraverso lo sguardo impaurito della giovane Lara lasciata in balia di un’isola ostile e misteriosa. Ci spiace perdere buona parte delle caratteristiche di successo, come ad esempio tombe ed enigmi, riproposti in maniera semplice e basilare, ma se è il prezzo da pagare per un titolo che riporta in auge la saga, allora va benissimo così. All’ottima realizzazione del comparto tecnico si contrappone la semplicità del gioco e la mediocre intelligenza artificiale dei nemici, che contribuiscono in maniera decisione ad abbassare il livello di sfida. Per Tomb Raider è un nuovo inizio, e la partenza è quella giusta.

CI PIACE
  • Bella storia, ottimo comparto tecnico, caratterizzazione di Lara Croft ai limiti del realismo.
  • Non c’è fede che tenga, anche se ha poco di Tomb Raider è un prodotto eccellente sotto tutti i punti di vista.
NON CI PIACE
  • Nonostante il cambio di rotta, qualche enigma in più poteva esserci.
  • Le tombe non regalano soddisfazioni, così come l’IA dei nemici: il gioco è troppo semplice.
Conclusioni

Il reboot della serie permette a Tomb Raider di tornare ai vecchi fasti, seppur in un’ottica diversa. Abbandonate completamente l’idea del vecchio gameplay, così come sbagliati confronti con la saga Uncharted: Lara Croft è tornata, è in forma, ma la formula di gameplay è ben diversa. La sfida, comunque, è vinta a pieni voti.

8.7Cyberludus.com

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