La serie Shin Megami Tensei (meglio conosciuta con l’abbreviativo “MegaTen”) è, dopo Final Fantasy, la serie più amata in Giappone dagli amanti dei giochi di ruolo. Purtroppo, come di nostro solito, da noi sono arrivati solamente i titoli più blasonati del brand che hanno riscosso successo soprattutto fra gli appassionati dei jrpg; complici lo stile tipicamente orientale del gioco, le atmosfere contemporanee, il culto nipponico fortemente marcato e l’assenza della lingua italiana, rendono questi titoli delle chicche non accessibili a tutti.
Senz’altro, fra i giochi da noi arrivati, i più conosciuti sono Persona 3 e 4. Entrambi esclusive Playstation 2, hanno segnato la celebrità di Atlus e della serie oltre i confini nipponici. Il dibattito su quale dei due sia migliore è ancora acceso, ma è chiaro che la software-house ha maggiormente a cuore Persona 3 visto che ” Persona 3 Portable ” è già il terzo porting del titolo in soli 5 anni.
Il gioco, tanto per cambiare, arriva da noi in estremo ritardo: in Giappone uscì il 1 novembre 2009, mentre in America arrivò lo scorso Giugno; quasi due anni di ritardo ci separano dal lancio del titolo, però…”Meglio tardi che mai”!
Welcome back into the Dark-Hour
La trama di P3P ricalca le orme della versione standard di Persona 3 (quindi, non è presente l’avventura di Aigis inclusa nella versione FES), aggiungendo cambiamenti di rilievo che l’approfondiscono e ne mostrano vari background inediti. Prima di tutto, avremo la possibilità di scegliere se impersonare un ragazzo (Minato) o una ragazza (Yukari) come protagonista: questa scelta, oltre a cambiare temi e design dei menu, farà progredire la storia in esclusive vie legate all’aggiunta di nuovi eventi, personaggi e l’approfondimento di alcuni già esistenti.
Comunque, per chi non avesse giocato in precedenza Persona 3, è giusto spendere due parole per quello che sarà il plot: impersonando uno studente del liceo Gekkoukan, situato a Tatsumi Port Island, verremo presto a conoscenza che nell’isola nipponica c’è qualcosa di anormale e sinistro. Nel corso di una normale notte al dormitorio studentesco, verrete a conoscenza della Dark-Hour: un lasso temporale dopo la mezzanotte, nella quale gli esseri umani più deboli prendono la forma di sarcofagi e delle misteriosa creature, chiamate Shadows, si nutrono della loro anima; per difendersi, i ragazzi sono dotati dei Persona, parte dell’anima degli individui che, quando evocati, combattono per conto del loro evocatore. Sarà quindi nostro compito, assieme ad amici e compagni, scoprire quali misteri si celano dietro la Dark-Hour e come fermare gli Shadows.
Quando portatile è meglio…
Dopo l’esperienza raccolta con Persona 3 e 4, Atlus ha deciso di rinnovare nettamente il gameplay di questo porting al fine d’imparare dagli errori commessi e creare lo standard definitivo per la serie. Questo perché, se Persona 3 è stato più apprezzato da molti per quanto concerne l’aspetto narrativo, Persona 4 ne è stato la sua evoluzione dal punto di vista del gameplay che ha decisamente convinto più del predecessore. Le novità presenti a prim’occhio s’incontrano nel battle system: il controllo di tutto il party è finalmente affidato totalmente al giocatore, al contrario della versione Playstation 2 in cui si poteva controllare solamente il protagonista; sono state introdotte le defensive-skills presenti in Persona 4, ovvero la possibilità che i personaggi emotivamente legati si sacrifichino l’uno per l’altro in battaglia; il livello di difficoltà è stato riequilibrato, aggiungendo due nuove modalità difficili ed alleggerendo quella normale; è stato eliminato lo status d’affaticamento, così da potersi gestir meglio e liberamente le esplorazioni notturne alla vita scolastica e sociale diurna.
Per quanto riguarda i Social Link, il sistema di dating e relazioni instaurabili con i vari personaggi, la grande novità la si può godere giocando con protagonista femminile: nuovi personaggi ed approfondimenti differenti coinvolgeranno i personaggi non giocanti, dando così quasi un’esperienza nuova di relazioni.
…ma non esente da limiti.
Dove il titolo pecca maggiormente rispetto alla versione Playstation 2 è la parte tecnica.
Su tutto, l’eliminazione (a causa della capienza ridotta degli UMD) dei magnifici filmati in stile anime che narravano scene ed eventi cruciali della storia, rimpiazzati con grafica standard, il ché rende molto meno la magnificenza di tali momenti. Per motivi analoghi, al di fuori dei dungeon, è stata eliminata del tutto la componente esplorativa ed interattiva con luoghi e personaggi non giocanti: il tutto è limitato a spostamenti ed interazioni “telecomandati” attraverso i diversi punti dei fondali.
Questi aspetti sicuramente miglioreranno la fluidità del gioco, purtroppo penalizzano molto le componenti di maggior svago e spensieratezza del titolo.
Tutti pronti a tornare nel Tartarus
Sicuramente apprezzata la volontà di Atlus di regalare la “versione definitiva” di Persona 3 ai fans, il ché è visibile negli interventi sul gameplay e trama, dispiace solo che la PSP limita alcuni risvolti marginali ma che fan comunque testo. Sta di fatto che il canto del cigno della PSP sarà sicuramente da ricordare, anche grazie ad Atlus e questo capolavoro che dopo anni – finalmente! – arriverà anche da noi.