Si dice che le cose più belle sono anche quelle che meno ti aspettati, quelle che riescono a sorprenderti e a lasciarti di stucco..
The wrestler ha lo stesso effetto, una pellicola che sorprende per la sua livida bellezza ma che allo stesso tempo destabilizza lo spettatore che (purtroppo) vede troppi elementi di facile riscontro quotidiano. Randy Robinson alias Rem -intepretato dal miglior Mickey Rourche di sempre- è un wrestler professionista che ha raggiunto l’apice del successo negli anni 80’, quando era conosciuto e ammirato da tutti. Si sa però che la vita è crudele e che si deve andare sempre al massimo per non passare da eroe a uno qualunque. La memoria è fatta da belle immagini e appena queste immagini si fanno più sfocate la gente dimentica in fretta, e quello che prima era un beniamino finisce nell’arco di poco tempo nel dimenticatoio. Rem pur non essendo più l’irresistibile lottatore di qualche anno prima riesce a mantenersi a galla partecipando a degli incontri si serie C che però riescono a farlo sentire vivo. Il pubblico è la sua vera famiglia e riesce a dargli adrenalina e linfa vitale. Quando è sul ring si trasforma e diventata il lottatore che riesce ancora a far sognare gli spettatori che letteralmente sospingono tutte le mosse di Rourke-Rem. Dismessi i panni del lottatore , da super uomo si trasforma in un uomo solo, un uomo costretto a vivere in una roulotte e a fare lavoretti secondari per sbarcare il lunario. La pellicola diretta da Darren Aronofsky (reduce dal passo falso di The Fountain – L’albero della vita) riesce a trasmettere la solitudine di un uomo abbandonato da tutti, con una figlia che ha lasciato da piccola e che non ha mai conosciuto veramente. L’unica compagnia la ritrova in una spogliarellista (Cassidy) di cui è innamorato, interpretata da una splendida Marisa Tomei, che per certi versi è uguale a Rem. Le loro sono vite parallele; Rem ha il ring lei il palo dove fa la lap dance, entrambi hanno il pubblico che li fa sentire vivi e gli fa dimenticare tutti i problemi delle vita quotidiana.
La caduta
Purtroppo il destino beffardo gioca un tiro mancino al wrestler privandolo di quello che aveva di più al mondo: il combattimento. Infatti, a seguito di un attacco di cuore i dottori vietano categoricamente a Rem di continuare a combattere. Questo evento disorienta il protagonista e lo spinge in una solitudine ancor più acuta; un uomo solo e privo di un benché minimo legame affettivo. Cerca invano di riavvicinarsi a una figlia che però rifiuta un padre che non le è mai stato accanto. Prova allora ad intrecciare un legame sentimentale con la spogliarellista Cassidy che se inizialmente sembra ricambiare l’interesse di Ram, finisce poi per cambiare direzione perché forse vede in quell’uomo lo specchio della sua anima. In tutto questo uno splendido Rourke che con il viso scavato dalle sofferenze di un’esistenza vissuta tutta sul quadrato del ring, sfodera una prestazione da grande attore.
Conclusioni
Il film fa riflettere su quanto sia crudele la vita e le persone che dimenticano troppo in fretta i propri eroi. La pellicola riesce a trasmettere allo spettatore tutte le sensazioni del protagonista con delle inquadrature azzeccate e un atmosfera “artigianale” che rende tutto più realistico. Niente mirabolanti effetti speciali, il vero e unico protagonista del film è Rem e la sua anima da guerriero mai domo. Il wrestler ha perso tutti gli incontri della vita e solo sul ring riesce a riabilitarsi con se stesso.
Questo perché sono i legami sociali a farci sentire vivi, le relazioni che riusciamo a tessere con le altre persone; se non si hanno queste cose si rimane soli in balia dell’odissea della vita.
Ed è quello che è successo sia a Rouke, che dopo il successo raggiunto negli anni 80’ è finito nell’oblio più profondo isolato da tutti a causa di problemi di alcol e droga, e allo stesso protagonista del film Rem. Questa dicotomia dei due protagonisti così simili tra loro è la vera forza del film.
L’interpretazione di Rourke non lascia spazio a discussioni. The wrestler è un film da vedere senza avere nessun dubbio. Quando si esce dal cinema, ognuno, sotto certi aspetti, potrebbe riconoscersi in Ram, un uomo tanto forte sul ring, ma tanto debole e fragile nella vita di tutti i giorni.
Emiliano “lollo79” Ragoni