Il 2025 è arrivato precisamente a metà del suo “ciclo vitale” e, finora, l’annata non può che dirsi soddisfacente: titoli di caratura più o meno grande hanno popolato le nostre librerie, offrendoci esperienze di ogni genere. Mentre molti saranno distratti dalle novità hardware – pensiamo alla nuovissima Nintendo Switch 2 e alle sfrecciate a tutta velocità di Mario Kart World – noi ci accingiamo a completare la nostra disamina di una di quelle sorprese che, in un’annata già così densa, meritano un posto d’onore. Tainted Grail: The Fall of Avalon si aggiunge all’ennesima “pila” di giochi di ruolo in prima persona usciti quest’anno: un 2025 che ha già visto brillare progetti imponenti come Kingdom Come Deliverance 2, Avowed e persino la remastered di The Elder Scrolls IV: Oblivion. Pur vantando valori produttivi meno sontuosi rispetto ai colleghi di grido, Tainted Grail si distingue per la sua forte identità: un dark fantasy che trasforma la leggenda arturiana in un’esperienza cupa e affascinante, attingendo a piene mani alle meccaniche degli Elder Scrolls, ma declinandole con un tocco “europeo” quasi grezzo, da vero eurojunk. Un’avventura imperfetta, forse, ma dal fascino innegabile e assolutamente da provare.
Vi spieghiamo perché…
In pieno stile Bethesda – e già qui balza evidente l’omaggio alle produzioni della storica casa americana – lo studio polacco Questline ci catapulta immediatamente nell’azione: la nostra avventura in Tainted Grail inizia dietro le sbarre di un’oscura clinica-prigione, arroccata su un isolotto al largo delle coste di Avalon. Dopo aver “forgiato” il nostro eroe con un editor dalle opzioni essenziali ma funzionali, ci ritroviamo rinchiusi, vittime di una misteriosa piaga chiamata “Morte Rossa”: una malattia che lentamente contorce il corpo e la mente, conducendo il malcapitato a una fine tanto inevitabile quanto atroce.
Ma qui, anziché cure, a dispensare tormenti sono i sacerdoti rossi: carnefici spietati che preferiscono lasciare i pazienti a marcire in celle umide piuttosto che trovare una cura. Proprio quando tutto sembra perduto, una figura incappucciata irrompe fra le ombre e ci apre la via della fuga. Questo rocambolesco tutorial narrativo ci introduce alle meccaniche di movimento, combattimento e interazione ambientale, conducendoci ben presto a un antico Menhir. Attraverso il suo potere veniamo trasportati in un santuario dimenticato, dove il mito si fa realtà: la “tomba” di Re Artù si rivela non essere un semplice monumento funebre, ma la soglia di un rituale capace di richiamarne l’anima a una nuova vita.
È qui che la nostra vera missione prende forma: recuperare i frammenti dell’anima arturiana sparsi per l’isola, per “ricomporre” il leggendario sovrano. Legati a lui da un vincolo spirituale, saremo i custodi di un potere che, però, nasconde ombre insidiose. In un incontro cruciale con Caradoch, l’identità del nostro salvatore, apprendiamo che la rinascita di Artù potrebbe non salvare Avalon, bensì condurla nuovamente nel caos della sua smania di dominio. È il primo di una lunga serie di dilemmi morali che metteranno alla prova la nostra bussola etica.
La trama principale si dipana in una trentina d’ore di gioco, arricchita da oltre duecento quest secondarie di varia natura e durata. Tra dialoghi con personaggi indimenticabili, ambientazioni cupe e scelte che plasmeranno il destino dell’isola, Tainted Grail offre un’esperienza profonda e stratificata, dove il vero “tesoro” è il senso di responsabilità che grava su ogni nostra decisione. Ci sono fazioni, cittadine, dungeon diversificati, ed una unicità di ricompense che è davvero raro trovare in produzioni di questo tipo.
Una Avalon decadente nelle nostre mani
Il cuore di Tainted Grail è un’esperienza di ruolo in prima persona, in cui ogni combattimento si risolve in scontri action fluidi e adrenalinici, mentre l’esplorazione punta su un’interazione ambientale ricca di dettagli e su un sistema di loot che premia la curiosità: quasi ogni elemento dello scenario, anfratto o cadavere può nascondere equipaggiamenti, risorse o segreti. Il sistema di combattimento riprende in modo evidente quanto visto in The Elder Scrolls: potremo equipaggiare armi a una o due mani, archi, bastoni magici e persino imparare incantesimi tramite pergamene da consumare in battaglia. La varietà è notevole ed è subito chiaro che gli scontri, soprattutto contro i boss più potenti, metteranno a dura prova la nostra abilità nel tempismo e nella gestione delle risorse.
Se opteremo per una build da arciere, potremo sfruttare la modalità furtiva per colpire di sorpresa i nemici, piazzando frecce critiche prima di venire scoperti; i più audaci potranno invece dedicarsi all’uso delle scure e dei martelli a due mani, capaci di frantumare in pochi colpi la barra della salute degli avversari, a patto di saper gestire la nostra disponibilità in termini di stamina. Chi ama un approccio più bilanciato potrà infine combinare spada e scudo per alternare parate tempestive e contrattacchi letali – unendole a schivate con tanto di tempi di cooldown – oppure miscelare colpi corpo a corpo e magie evasive, grazie a stili di combattimento ibridi supportati dall’albero dei perk.
L’esplorazione non si basa su una singola mappa mastodontica, ma si articola in tre macro aree — ognuna di dimensioni contenute ma densamente popolate di contenuti e attività secondarie. Per muoverci tra questi territori avremo a disposizione un destriero unico, il cavallo, e un sistema di viaggio rapido sbloccabile attivando menhir o altri punti di interesse. Il mondo, pervaso da un’atmosfera decadente, è pericoloso: banditi, predoni, creature bestiali di ogni foggia, insieme a non morti e “affogatori”, pattugliano sentieri e rovine. Nelle prime ore di gioco soprattutto, ogni passo incauto può costarci la vita, mettendo a dura prova la nostra barra della salute. Il ciclo giorno/notte che scandisce il ritmo delle nostre avventure in Tainted Grail non è solo un elemento atmosferico, ma una vera e propria meccanica di gameplay, capace di influenzare concretamente l’esperienza. Con il calare delle tenebre, infatti, fa la sua comparsa il Wyrd, una nebbia malefica e inquietante che permea l’isola, alterando profondamente il comportamento del mondo circostante. Mostri e banditi, solitamente confinati o relativamente controllabili durante il giorno, emergono in uno stato di trance aggressiva, più forti e spietati, rendendo gli spostamenti notturni decisamente più pericolosi. La notte, però, non è solo sinonimo di minaccia: è anche un’opportunità. Alcuni materiali rari possono essere raccolti solo nelle ore più oscure, e creature uniche fanno la loro comparsa esclusivamente sotto l’effetto del Wyrd, offrendo al giocatore sfide extra ma anche ricompense preziose.
Il gameplay si modella interamente sulle scelte del giocatore: alle statistiche di base — Forza, Destrezza, Robustezza, Pragmatismo e Spiritualità — si affianca un albero di abilità che cresce “sul campo”. Proprio come nei più recenti capitoli di The Elder Scrolls, l’uso costante di un’arma o di un’azione specifica fa salire il relativo livello di padronanza: scoccare frecce potenzia la destrezza con l’arco, brandire spade a una o due mani affina la tecnica di combattimento, e indossare armature pesanti rende più agevole sopportarne il peso. Questo approccio organico alla progressione favorisce uno stile di gioco personalizzato, in cui il personaggio evolve seguendo le abitudini e le scelte tattiche del giocatore, anziché le rigide classificazioni di classe.
Salendo di livello, il gioco ci mette a disposizione punti statistica da spendere e, in aggiunta, una serie di perk acquistabili nei rami delle abilità: oltre al livello di padronanza “attivo” (guadagnato usando armi e azioni), esiste un albero delle abilità specifico per ciascuna statistica, dove possiamo sbloccare veri e propri bonus passivi. Questo sistema ci offre un alto grado di granularità nello sviluppo del personaggio, permettendoci di adattare la build alle esigenze del momento — magari ottimizzando la Forza per brandire la nostra mazza preferita, o investendo in Robustezza per indossare quella nuova armatura che ci piace tanto.
E se volessimo sperimentare un approccio completamente diverso, basta bere una “Pozione dell’Origine”: una rara bevanda che resetta tutti i punti statistica e abilità, consentendoci di ricominciare da capo e dare vita a una nuova build in pochi secondi. Un sistema di respec rapido e comodo, perfetto per chi ama esplorare tutte le sfumature del combat e dell’esplorazione di Tainted Grail.
Non tutti sanno che…
Tainted Grail: The Fall of Avalon affonda le sue radici in un gioco da tavolo omonimo, localizzato in Italia da Giochi Uniti con il titolo Tainted Grail: La Caduta di Avalon. Si tratta di un’avventura cooperativa per 1-4 giocatori ambientata in un universo dark fantasy ispirato ai miti arturiani, dove i partecipanti vestono i panni di eroi al servizio di Camelot chiamati a indagare sulla corruzione dilagante che minaccia le loro terre.
Il gioco da tavolo si distingue per una forte componente narrativa, con una campagna principale ricca di diramazioni, scelte morali e conseguenze. I giocatori possono sviluppare i propri personaggi secondo approcci molto diversi: si può diventare combattivi e brutali, calmi e diplomatici, pratici e cinici oppure spirituali e riflessivi. Le decisioni influenzano non solo la storia, ma anche la crescita delle abilità e le possibilità di deckbuilding, rendendo ogni partita unica.
L’adattamento videoludico mantiene intatto questo spirito: la forte enfasi sulle scelte, sul world-building e sul costante senso di incertezza che aleggia sull’isola di Avalon rappresentano un chiaro omaggio all’esperienza da tavolo, dimostrando quanto le due opere siano collegate più di quanto possa sembrare a un primo sguardo.
Non è tutto oro quello che luccica
Fin qui tutto ottimo, direte voi: un titolo solido, valido ed estremamente appagante dall’inizio alla fine. Tuttavia, a corona di questa pregiata esperienza si staglia un intreccio di criticità che ne limitano il pieno potenziale. Tainted Grail è appena uscito dall’early access e la versione 1.0 conserva ancora la ruvidità tipica di un progetto indipendente cresciuto a vista d’occhio: durante la nostra prova non abbiamo riscontrato bug “game‑breaking”, ma su Reddit non mancano segnalazioni di blocchi improvvisi, quest che non si attivano e progressi perduti in casi isolati.
Alcuni sistemi restano ancora embrionali: la visuale in terza persona, inclusa più per compatibilità che per scelta di design, appare ancora abbozzata; delle hitbox imprecise causano spesso hit “incomprensibili” che possono portare a morti frustranti, specie quando ci si trova in spazi ristretti o contro nemici agile. Ciononostante, va riconosciuto che Questline ha già messo in moto un piano di patch incessante, ascoltando il feedback della community e rilasciando aggiornamenti settimanali per limare collisioni errate, stabilizzare le quest e migliorare le animazioni. Se vi aspettate un’esperienza totalmente levigata, forse è presto per parlarne, ma la roadmap di aggiornamenti lascia ben sperare: quelle spine sono già oggetto di potatura, e molti miglioramenti sono previsti nei prossimi mesi.
Un altro aspetto che, specie su hardware meno potente, rimane piuttosto gravoso è l’ottimizzazione: Tainted Grail fatica a mantenere una fluidità costante, in particolare sulla versione Steam Deck, che sulla carta dovrebbe ospitare titoli “verificati” senza problemi. Seppur le fasi indoor – dungeon, edifici e rifugi – girino senza intoppi, attraversando l’open world capita di vedere il contatore dei frame scendere spesso sotto i 30 FPS, con cali e stuttering che minano l’esperienza, soprattutto in scontri concitati o con effetti ambientali intensi. Non è un caso che, dopo i precedenti scivoloni con la remastered di Oblivion, anche la verifica di compatibilità Steam si sia dimostrata più “elastica” del previsto. Per chi non vuole rinunciare al gioco in mobilità, soluzioni come GeForce NOW si rivelano un alleato prezioso, offrendo uno streaming sufficientemente fluido per godersi l’atmosfera cupa di Avalon senza dover sacrificare troppo la scorrevolezza.
Dal punto di vista tecnico, Tainted Grail rimane complessivamente modesto: basato su Unity 6, il motore mostra i suoi limiti fra alti e bassi. Se artisticamente il titolo è più che valido — grazie a un design visivo che riesce a restituire l’atmosfera cupa del mito arturiano — la resa poligonale dei personaggi e la loro espressività soffrono visibilmente rispetto agli standard odierni. I modelli facciali sono spesso piatti, con animazioni che faticano a trasmettere emozioni, e qualche texture appare sgranata anche su hardware di fascia alta. Le ambientazioni, a tratti suggestive grazie a splendide architetture e giochi di luce, si alternano però a scorci di mappa troppo spogli, privi di quella ricchezza di particellari ed effetti ambientali che ci si aspetta da produzioni maggiori. Rimane comunque un’esperienza visivamente godibile, spinta dall’eccellente lavoro degli artisti e impreziosita da una colonna sonora d’effetto e da un doppiaggio inglese di ottimo livello, capace di sostenere il pathos delle vicende senza stonature.
Concludendo…
In definitiva, Tainted Grail: The Fall of Avalon è una sorpresa piacevole in questo 2025 già ricco di ottimi RPG. Pur nascendo da uno studio indipendente e mostrando ancora qualche ruvidezza — bug sporadici, ottimizzazione altalenante e una resa tecnica non al passo con le grandi produzioni — il titolo di Questline riesce a conquistare grazie a un world-building suggestivo, a un combat system solido e a un profondo sistema di progressione che premia la sperimentazione. Le oltre trenta ore di trama principale, accompagnate da centinaia di quest secondarie, offrono un gioco di ruolo in prima persona che, tra dilemmi morali e atmosfere dark fantasy, riesce a farci sentire davvero padroni del destino di Avalon. Se siete alla ricerca di un’esperienza intima, curiosa e pronta a crescere con future patch, Tainted Grail merita senz’altro un posto nella vostra libreria.