Negli ultimi giorni il mondo videoludico ha puntato gli occhi su Sandfall Interactive, giovane team francese composto da una trentina di “defezionisti” provenienti da Ubisoft, che cinque anni fa ha deciso di scommettere su una nuova IP completamente originale. Il loro amore incondizionato per i JRPG — quei giochi di ruolo giapponesi che da sempre affascinano per narrazione e meccaniche profonde — ha guidato ogni fase di sviluppo di Clair Obscur: Expedition 33, trasformando il progetto, nel corso degli anni, attraverso un vero e proprio processo di “contaminazione creativa”.

Fin dalle prime sequenze di gioco è palese la capacità del team nel rinnovare il classico sistema di combattimento a turni, arricchendolo con meccaniche action quasi “ritmiche” che mantengono alto il livello di coinvolgimento ad ogni scambio di colpi e una trama che si dipana tra colpi di scena inaspettati e momenti di grande introspezione, il tutto accompagnato da una colonna sonora di spessore che sottolinea le atmosfere di luce e tenebra con arrangiamenti mozzafiato.

Abbiamo esplorato ogni angolo di Clair Obscur: Expedition 33 nella sua incarnazione PC, mettendo alla prova le dinamiche di gioco, l’art direction e la mole contenutistica… e ci siamo lasciati coinvolgere fino all’ultimo frame. Ora, senza ulteriori indugi, vi presentiamo il nostro responso finale: un viaggio tra luce e tenebra che, forse, ridefinirà l’idea stessa di JRPG…

La missione della Spedizione 33

Clair Obscur: Expedition 33 ci catapulta in una Francia alternativa, resa decadente da un’estetica richiamante la Belle Époque. Qui, l’umanità vive in uno stato di costante angoscia: dopo il cataclisma noto come “la Grande Separazione”, i sopravvissuti sono confinati sull’isola di Lumière, un’avveniristica Parigi sommersa da una patina di splendore offuscato e desolazione.

Da sessantasette anni, la città è teatro del rituale del Gommage: su un monolito eretto al largo delle coste di Lumière, la misteriosa entità nota come la “Pittrice” si risveglia e dipinge un numero che cala di anno in anno. Quel numero stabilisce l’età massima degli abitanti destinati a “scomparire” nei momenti seguenti al Gommage, un vero e proprio sacrificio che la comunità affronta nelle maniere più disparate.

Subito dopo questo straniante evento, la speranza dell’isola è riposta in una spedizione di volontari: un gruppo di abitanti di Lumière tenta di attraversare l’oceano e penetrare nelle lande ormai inabitabili della terraferma, alla ricerca di indizi o artefatti in grado di fermare la Pittrice. La Spedizione 33 è l’ultima di queste missioni.

Ciò che colpisce fin dalle primissime battute — e ancor più nell’impressionante sequenza introduttiva — è la capacità di Sandfall Interactive di trattare, nel giro di pochi minuti di gioco, tematiche di grande spessore emotivo. Il prologo non solo ci strappa una lacrima, ma traccia subito i contorni di un mondo in cui l’umanità lotta per non soccombere all’oblio.

Appena messo piede nella città di Lumière, nei panni di Gustave — un giovane pronto a vivere il suo ultimo anno di vita prima di partire con la Spedizione 33 – ci troviamo immersi in un tessuto sociale lacerato, fatto di volti e voci che reagiscono in modi unici al proprio destino segnato. Ogni personaggio, principale o di contorno, offre uno sguardo “umano” su realtà estreme: dalla rassegnazione di chi ha già perso ogni speranza, alla tenace determinazione di chi si aggrappa all’affetto familiare nonostante i giorni che scorrono inesorabilmente.

Pur senza addentrarci ulteriormente nei dettagli della trama, un aspetto merita di essere sottolineato: l’approccio narrativo, la qualità della scrittura e la regia delle cinematiche raggiungono un livello sorprendentemente alto, spesso superiore a quello di produzioni AAA con budget e nomi ben più blasonati.

Nelle circa trenta ore necessarie a completare Expedition 33, vi ritroverete più volte a spalancare gli occhi di fronte a colpi di scena clamorosi, mentre le sequenze video offrono dialoghi sempre mai banali, sostenuti da un’interpretazione in lingua inglese di ottimo livello. Anche in questo caso la modellazione poligonale dei personaggi e l’espressività degli stessi, riescono a dare un boost non indifferente alla produzione: il design dei comprimari ma anche dei personaggi secondari che incontreremo nell’avventura è davvero di livello. È raro vedere un equilibrio tanto sapiente tra momento gameplay e momento “cinematico”, capace di elevare costantemente l’immersione senza mai tradire lo spirito della narrazione.

Una dose di Final Fantasy, un pizzico di Persona e…una spolverata di Sekiro

Quando parlavamo di “contaminazione creativa” non stavamo esagerando: Sandfall Interactive attinge a piene mani dall’amore per Final Fantasy, e in particolare dalla tematica del “viaggio” emotivo di Final Fantasy X, ma non si limita a riproporlo — lo potenzia. In Expedition 33 ritroviamo meccaniche classiche dei JRPG, ma ripensate e affinate con un’audacia che Square Enix sembra aver perso da decenni.

Al centro dell’esperienza c’è un sistema di combattimento a turni reso più dinamico da precise contaminazioni action e ritmiche. La gestione della telecamera e la turnistica richiamano titoli come Lost Odyssey e Persona, mentre dalla scuola From Software — in particolare Sekiro — arrivano le finestre di parry e schivata. Durante la fase difensiva non sarete passivi: potrete schivare con una finestra più ampia per studiare i pattern nemici, oppure tentare un parry a tempo serrato che, se eseguito correttamente, sfocia in un contrattacco devastante. La dimensione ritmica del combattimento trova ulteriore slancio grazie a una colonna sonora pensata con estrema cura: durante gli scontri, infatti, i motivi oscillanti della soundtrack non sono semplici accompagnamenti, ma veri e propri “segnalatori” sonori. I giocatori imparano in fretta a riconoscere i picchi ritmici — un brano che diventa più ovattato, per esempio — come indice del momento ideale per eseguire uno schivata o un parry.

La decisione di integrare questi elementi “attivi” alimenta non di poco la curva di difficoltà generale: i mostri non solo diventano più resistenti, ma sviluppano combo e sequenze sempre più frenetiche da contrastare tempestivamente. Solo padroneggiando le schivate e affinando il tempismo nelle parry diventerete davvero padroni del gioco, trasformando ogni scontro in un duello strategico e ritmico, dove abilità e riflessi fanno la differenza. Questo lo si percepisce in maniera molto più sostanziale nelle boss fight opzionali, sparse nel mondo di gioco durante l’esplorazione “libera”, ma è altresì vero che alcuni scontri principali richiederanno appunto una certa padronanza, da parte nostra, di queste meccaniche di combattimento. Oltre che, ovviamente, un corretto sviluppo del nostro party di eroi.

Man mano che i giocatori avanzano nell’avventura, scopriranno che le statistiche acquisite salendo di livello assumono un’importanza cruciale nelle fasi più avanzate, perché si intrecciano strettamente con l’arma che hanno equipaggiato. All’inizio possono distribuire i punti come preferiscono, sicuri di poter sempre resettare le caratteristiche grazie a oggetti dedicati, ma presto capiscono che puntare esclusivamente su Attacco e PS non basta: senza un congruo investimento in Agilità e Fortuna finiranno per colpire meno di frequente. L’equipaggiamento conferisce a sua volta bonus statistici, perciò diventa essenziale valutare la sinergia tra arma scelta e distribuzione dei punti nel momento in cui si aziona il respec.

Parallelamente, l’apprendimento delle abilità segue un ritmo più lento e riflette la varietà di stili all’interno del gruppo: mentre Maelle sfrutta le proprie Posizioni per potenziare infliggere colpi extra o rinforzare le difese, Sciel costruisce il suo arsenale lanciando carte che, in base al seme, possono accumulare danni enormi se giocate al momento giusto. Questo sistema, che ricorda i deck builder, obbliga i giocatori a pensare a lungo termine, preparando strategie future durante i turni e sperando di non subire interruzioni che compromettano i propri piani.

Parte del sistema di crescita di Clair Obscur: Expedition 33 si fonda sulla sinergia tra Picto e Lumina, offrendo ai giocatori una personalizzazione sorprendentemente profonda ma che non risulta assolutamente banale: soltanto dopo svariate ore di gameplay si realizzano i vantaggi di poter equipaggiare fino a tre Picto per personaggio, farli salire di livello tramite le vittorie e poi “impararli” permanentemente usando la riserva di Lumina. Una volta sbloccati, quei bonus diventano patrimonio comune dell’intero party, riducendo drasticamente la necessità di grinding e incentivando a collezionare sempre nuove combinazioni. Solo in questo momento, dunque, emerge appieno l’eleganza del sistema di crescita: una volta compresa la dinamica, i giocatori possono dedicarsi a sperimentare build sempre più raffinate, senza mai perdere di vista il ritmo serrato delle battaglie né il fascino di un mondo decadente da esplorare.

Clair Obscur: Expedition 33 non è un semplice “sandbox” in senso stretto, ma riprende con intelligenza le meccaniche esplorative dei classici di Final Fantasy. I giocatori si muovono su una vasta world map, inizialmente costellata di barriere naturali che, man mano che la storia avanza, vengono rimosse svelando nuovi orizzonti. Non c’è alcun riciclo di asset: ogni ambientazione, dalle strade decadenti, ma ricche di fascino, alle terre sommerse, è un tripudio di dettagli pittorici che celebrano la cultura francese e lasciano senza fiato, realizzati con l’ausilio dell’Unreal Engine 5.

Accanto alle location principali, si aprono decine di aree secondarie da esplorare, popolate di boss formidabili capaci di mettere alla prova anche i giocatori più navigati, offrendo però ricompense uniche che diventeranno manna nelle fasi più avanzate dell’avventura. Tra collezionabili, dialoghi opzionali, sub-quest e “diari” delle spedizioni precedenti, ogni scorcio del mondo racconta una storia diversa, arricchendo la lore e spingendo a tornare anche dopo aver completato la trama.

E sebbene Expedition 33 sia radicato in un universo fantasy oscuro, l’inclusione di razze diverse – a partire dagli assurdi Gestral – avviene con naturalezza, integrandosi perfettamente nel contesto narrativo e offrendo sfumature narrative inedite. In questo modo, l’esplorazione non è mai fine a sé stessa ma diventa un vero e proprio viaggio dentro un’ambientazione che sembra più viva di quanto appaia realmente.

L’assenza di una minimappa rende l’esplorazione spesso disorientante: le biforcazioni si moltiplicano, i corridoi simili tra loro e gli anfratti nascosti finiscono col far perdere di vista non solo il percorso da seguire, ma anche preziosi contenuti secondari. L’introduzione più chiara di una minimap, forse accompagnata da segnali ambientali più marcati o da un semplice diario di esplorazione aggiornabile, avrebbe senza dubbio alleggerito la tensione del viaggio e permesso di concentrarsi di più sulla scoperta dei segreti del mondo di gioco.

Concludendo…

Clair Obscur: Expedition 33 rappresenta un traguardo ambizioso per un team indipendente come Sandfall Interactive, capace di fondere con eleganza l’anima profondamente conservativa dei JRPG classici con un tocco di frammenti action-ritmici che ne rinnovano il cuore pulsante. Tra una trama intensa, ricca di colpi di scena e momenti di grande introspezione, e un sistema di crescita dei personaggi sorprendentemente modulare, i giocatori si troveranno a sperimentare scelte tattiche sempre diverse.

Il decadente mondo di gioco, dipinto con cura maniacale in ogni scorcio, offre ore di esplorazione coinvolgente, seppur talvolta appesantita dall’assenza di una minimappa. Questa piccola pecca non intacca, però, l’impressione complessiva di trovarsi di fronte a un’opera che, pur pescando ispirazione dai grandi nomi del genere, riesce a imprimere a questo grande “viaggio per la sopravvivenza dell’umanità” un’identità forte e originale. Dopo trent’ore di gioco, la sensazione è quella di aver vissuto un’esperienza completa, capace di intrattenere e commuovere, pronta a farsi largo nel cuore di ogni appassionato di giochi di ruolo…e non solo.

CI PIACE
  • Scrittura eccellente, pregna di colpi di scena
  • Ottima caratterizzazione dell’intero cast di comprimari
  • Comparto audiovisivo di spessore
  • Sistema di combattimento che si libera dai vincoli classici dei GDR nipponici, unendo meccaniche action-ritmiche
  • Differenziazione delle abilità dei singoli personaggi
NON CI PIACE
  • La mancanza di una minimappa rende tediosa l’esplorazione di alcune mappe interne
  • Struttura dei menu e gestione dei Pico/Lumina non chiarissima
  • Alcune incertezze grafiche, specialmente su PC
Conclusioni

Trentaquattro persone. Sono bastati trentaquattro talentuosi sviluppatori per dare alla luce questa produzione che verrà, sicuramente, ricordata negli anni a venire come un nuovo punto di partenza per le future produzione ruolistiche “alla giapponese”. Clair Obscur: Expedition 33 è un titolo creato con un amore immenso ma, soprattutto, con una competenza quasi spaventosa, con meccaniche di gameplay magari non innovative se prese singolarmente, ma uniche nella loro totalità. Un prodotto che, anche i non amanti del genere JRPG, dovrebbero sicuramente provare, grazie anche alla sua presenza “dal giorno uno” su Game Pass.

9.2Cyberludus.com

Articolo precedenteNintendo, come mai questi giochi costano così tanto?
Prossimo articoloTempest Rising – Una lettera d’amore a Command & Conquer
Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

E tu che ne pensi? Facci conoscere la tua opinione!