È sempre affascinante (oltre che nostalgicamente stimolante) rivedere giochi che, probabilmente, potrebbero esser definiti come emblematici di un periodo specifico. Freedom Wars è sicuramente uno di questi casi. Quando il Nintendo 3DS e la PlayStation Vita erano ancora hardware attuali e concorrenti, il passaggio di Monster Hunter alla console portatile di Nintendo è stato un qualcosa di particolarmente importante, visto che il franchise era il re della giungla su PlayStation Portable (e non solo), nonostante non mancassero diversi e agguerriti competitor come God Eater, Toukiden e molti altri ancora. Ma giochi come Soul Sacrifice e Freedom Wars, in modo specifico, apparvero all’epoca come opere molto più personali e specifiche, allontanandosi forse più di tutti dal concetto di “clone” del leggendario titolo Capcom. Dunque, la “riesumazione” di Freedom Wars da parte di Bandai Namco è cosa buona e giusta ma… l’operazione è riuscita o meno? Scopriamolo assieme nella review di Freedom Wars Remastered nella sua versione Steam.

Alzati e combatti, peccatore

Freedom Wars Remastered è un gioco d’azione in terza persona, con divagazioni “concettuali” che pescano direttamente dai titoli strategici e dai giochi di ruolo. Come già anticipato, nella sua essenza, Freedom Wars Remastered rimane fedele all’originale, reinterpretando la “lezione” impartita decenni fa da Monster Hunter. Quindi è bene sottolinearlo sin dall’inizio: non aspettatevi modifiche radicali nel gameplay, nella struttura narrativa o nello stile artistico poiché, come immaginabile, Freedom Wars Remastered è essenzialmente un aggiornamento, piuttosto vasto e variegato, di carattere tecnico. Narrativamente parlando, il prodotto di Bandai Namco indossa le vesti consunte classiche dei titoli post-apocalittici. Migliaia di anni avanti nel futuro, le risorse della Terra sono state più o meno esaurite e rimane solo un’ombra della popolazione umana, costretta a rifugiarsi in città pesantemente sorvegliate e autoritariamente governate, chiamate Panopticon.

A causa della situazione disastrosa, i regimi che controllano queste città-stato condannano istantaneamente chiunque sia anche solo lontanamente accusato di un crimine; l’atto stesso di nascere è considerato un peccato gravissimo. Per questo motivo, quasi tutti vengono al mondo in questa malsana società con una pena detentiva di un milione di anni e vengono etichettati come “peccatori”. Per ottenere la libertà, è necessario lottare per proteggere le poche risorse di cui dispone il Panopticon, compresi i cittadini con abilità preziose, che sono una delle risorse più preziose in assoluto. Un concept originale che, sin dall’inizio, ha reso Freedom Wars un titolo sorprendentemente elaborato ed originale se rapportato alla media del settore, spesso costruita su movenze narrative non esattamente elaborate (e lo stesso Monster Hunter, da anni, ne è un esempio). Basti pensare che, durante il gioco, compiere azioni di cui non si saranno acquisiti i diritti, comporterà l’aumento diretto della pena detentiva. Detto ciò, la linea narrativa del gioco non sarà esattamente originale e verterà, come spesso capita con i prodotti dalla pronunciata estetica anime, in una carrellata di cliché, situazione forzatamente comiche o in pieno stile nipponico.

Risorse da predare, cittadini da salvare

Freedom Wars è, alla sua radice, un gioco d’azione in stile hunting, ma solo in parte. Sebbene molte missioni includano mostri giganti chiamati Rapitori, la vera carne sul fuoco del gioco ruota attorno alla cattura e al salvataggio dei Cittadini e all’ottenimento di risorse. I primi possono essere tenuti prigionieri dai Rapitori, ma possono anche essere oggetto di schermaglie con i Panopticon rivali e con i loro Peccatori che dovrete intercettare per evitare che rubino i vostri cittadini. Raggiungerli non è sufficiente: indipendentemente dal fatto che vi troviate di fronte a un Rapitore o a una squadra di Peccatori, dovrete scortare tutti i cittadini fino a un’Unità di Recupero Risorse per rimandarli a casa. Per quanto concerne le seconde, invece, qui il gioco funziona in modo non troppo dissimle da Monster Hunter: uccidendo ed esplorando i livelli, troveremo risorse di varia natura e qualità che potremo utilizzare per potenziare il nostro equipaggiamento e/o il nostro personaggio.

È possibile equipaggiare più armi contemporaneamente – un mix di armi da mischia e da fuoco a scelta – e inoltre i giocatori hanno accesso a 3 varietà di “Spine”. Le spine consentono una serie di abilità a seconda del tipo, ma l’uso principale è quello di aggrapparsi e aggrapparsi alle strutture, offrendo un punto di osservazione per colpire i nemici. Seppur il gameplay sia rimasto sostanzialmente invariato, vi sono comunque delle novità anche in questo specifico segmento. Uno dei cambiamenti più graditi è sicuramente il rinnovato sistema di potenziamento delle armi. Nell’originale, i giocatori dovevano fare i conti con modifiche RNG randomizzate, che spesso facevano sembrare il processo una sorta di auto-flagellante fatica. Il remaster risolve questo problema dando ai giocatori il controllo diretto dei potenziamenti delle armi, un cambiamento che riduce significativamente la noia e rende la progressione molto più gratificante.

Freedom Wars Remastered consente anche di giocare missioni cooperative e competitive con un massimo di 4 giocatori in squadra ed è qui che il gameplay brilla di più. Nelle battute iniziali saremo invitati a scegliere una città (in questa remasterd, purtroppo, solo nipponica) che diventerà la nostra “madre patria”, che dovremo ausiliare in una lotta per la sopravvivenza contro gli altri Panopticon. In che mondo? Ma ovviamente donando tutto ciò che riusciremo a raccogliere sul campo di battaglia, in modo da aumentare il complessivo punteggio della nostra comunità. Peccato che, purtroppo, non vi sia al momento attivo il crossplay (il gioco è uscito anche su PC): una mancanza non da poco, visto e considerato che, così come in passato, Freedom Wars non ha sicuramente attirato gargantueschi stuoli di utenti alla sua corte (purtroppo) e che, probabilmente, la qual cosa si ripeterà anche con la rimasterizzazione.

In generale, per quanto sia divertente, la rimasterizzazione lascia, sostanzialmente, tutto com’è a livello di struttura ludica: una scelta consona, visto che si tratta di una remastered, ma che comunque non fa null’altro che traslare le problematiche dell’epoca ad oggi. Freedom Wars Remastered, ben presto, scadrà in una certa repetita (che, a dirla tutta, è un po’ il tallone d’Achille degli hunting game). La varietà delle missioni sarà poca e, già dopo una decina di ore, avremo sostanzialmente visto tutto ciò che c’è da vedere o quasi. La qual cosa, unita ad una ossatura ludica suddivisa a scomparti rigidi (cadenzati dalla nostra “ascesa sociale” nel Panopticon), rende Freedom Wars Remastered un po’ ostico da digerire per le moderne papille gustative.

Tecniche di caccia (e sopravvivenza)

Partiamo da ciò che questa rimasterizzazione porta con sé in dote, ovvero il complessivo “ripensamento” tecnico. In generale, l’intervento operato dagli sviluppatori migliora l’esperienza in diversi settori, rendendo il fluire del gioco molto più piacevole e appetibile per il pubblico di oggi, da un mero punto di vista estetico. La grafica è stata aumentata e ora supporta una risoluzione fino a 4K, che rende i Panopticon distopici e i nemici torreggianti più nitidi e vividi. La fluidità a 60 fps aggiunge al combattimento una certa dinamicità che non era possibile con l’hardware della Playstation Vita. Per i nostalgici del gioco, il salto dalla console portatile al monitor PC è immediatamente percepibile. Non serviranno grandi macchine per farlo girare più che fluidamente al massimo del dettaglio, anche se qualche qualche leggero rallentamento e crash improvviso è occorso durante il nostro test, eseguito con un 12700 KF ed una 3070.

Anche i combattimenti, all’epoca falcidiati dai limiti tecnici della piattaforma, sono ora un po’ più precisi (seppur non perfetti), con una migliore meccanica di mira e di tiro, mentre l’abilità Rovo, che consente di afferrare nemici e strutture, appare più intuitiva e versatile sia per l’attacco che per la difesa. In generale, l’operazione è da considerarsi un sicuro positivo seppur, come ogni rimasterizzazione moderna, non riesca pienamente a lavar via quella sensazione di “vetustà” (non solo tecnica: basti guardare i menù, i dialoghi o la stessa segmentizzazione del flusso della storia, “bloccato” da rigidi compartimenti stagni). Va però sottolineato che l’eredità della versione originale emerga drammaticamente anche da altri fattori, come una intelligenza artificiale “bloccata” ancora ai livelli modesti dell’epoca, oltre che una certa tendenza di personaggi ed npc ad incastrarsi in alcuni segmenti dello scenario.

Concludendo…

Nella sua essenza, Freedom Wars è ancora molto simile all’originale per PlayStation Vita, con tutti i suoi difetti. Ha lo stesso ritmo frustrante, la stessa storia che, pur essendo concettualmente interessante, nella pratica non riesce ad esser coerentemente interessante come le originali premesse. Per quanto divertenti possano essere i combattimenti d’azione ad alta velocità, le possibilità di azione sono ancora molto limitate; e la portata delle missioni e le aree in cui si svolgono tradiscono certamente la storia del gioco come titolo per console portatile di un decennio prima. Tuttavia, anche se intesa come una sorta di riesumazione archeoligica in stile capsula del tempo, l’operazione può considerarsi riuscita e il gioco, sicuramente, è più che valido e che, a conti fatti, meriterebbe un bel sequel.

CI PIACE
  • Una valida rimasterizzazione…
  • Un hunting game sui generis
  • Cooperativo e competitivo online…
NON CI PIACE
  • …ma resta comunque un gioco di dieci anni fa
  • Interfaccia migliorabile
  • …ma manca il crossplay
Conclusioni

Freedom Wars Remastered è un buon prodotto che rende giustizia ad un perla del passato dalle tante idee originali che, principalmente per la sua esclusività su PS Vita, non è mai riuscito ad imporsi come avrebbe meritato. Questa rimasterizzazione, seppur porti con sé tutti i limiti e i problemi di un gioco concepito dieci anni fa, è sicuramente un’operazione riuscita, oltre che la prova che il gameplay, il mondo e le meccaniche proposti dal gioco, siano ancora appetibili per il pubblico moderno, seppur evidenziando sullo sfondo le immani potenzialità che il brand avrebbe se ricostruito da zero con i moderni mezzi.

7.8Cyberludus.com

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