Non è un momento facile per l’industria, tra fallimenti epocali, titoli che vendono “tanto ma poco” agli occhi dei dirigenti, rinvii e giganti in difficoltà. Rilasciare nuove IP in questi tempi duri per i videogiochi dimostra coraggio, soprattutto se si tratta del debutto ufficiale di uno studio. È questo il caso di Unknown 9: Awakening, prima uscita dello studio canadese Reflector Entertainment che, oltre a un gioco, mira a pubblicare libri, fumetti e podcast dedicati all’universo ordito per l’elettroludo.
Dunque, un grande progetto fin dall’inizio: sarà “abbastanza grande”? Senza ulteriori indugi, procediamo con la recensione di Unknowkn 9: Awakening per PlayStation 5.
Dimensioni parallele, poteri misteriosi
Unknown 9: Awakening è un gioco d’azione in terza persona, con molti elementi rpg, da stealth game ed in stile platform. Se volessimo trovare una “vicinanza semantico-ludica”, potremmo paragonarlo ad uno dei primordiali Assassin’s Creed seppur, naturalmente, il paragone sia solo parzialmente veritiero. Il gioco segue Haroona, digitalmente “forgiata” sulle sembianze della bravissima Anya Chalotra, una giovane donna con abilità misteriose che la collegano a un regno etereo/dimensione parallela chiamato The Fold, in grado di donar lei le succitate abilità “paranormali”. Nel corso della storia, Haroona si trova coinvolta in un conflitto tra gruppi opposti: The Leap Year Society, che cerca di usare i poteri per il bene dell’umanità, e gli Ascendants, che cercano di dominarli per i propri interessi.
Il gioco esplora i temi dell’identità, del sacrificio e della complessità del bene e del male, mentre Haroona si avventura in un mondo dall’innegabile fascino “magico”. In generale, seppur non sia realmente esplosiva e costellata di una serie di scelte cliché e personaggi un po’ bidimensionali, la narrativa del titolo, nella sua linearità, risulta piuttosto gradevole e, probabilmente, l’unico aspetto del gioco riuscito in modo più che egregio.
Assassin’s Creed I love you?
Sulla carta, Unknown 9: Awakening offre un gameplay ben ponderato e che combina esplorazione, combattimento strategico e risoluzione di enigmi. Il combattimento, uno dei cuori pulsanti del prodotto, offre una varietà di possibilità strategiche. Haroona può optare per un approccio diretto, utilizzando le abilità di combattimento in mischia, o adottare uno stile più furtivo, eliminando silenziosamente i nemici. Il gioco presenterà molti oggetti collezionabili nascosti, come anomalie che concedono punti abilità, consentendo ai giocatori di migliorare le capacità di Haroona in tre alberi di abilità: combattimento, furtività e poteri “magici”. Com’è ortodossia da decadi, i collezionabili includeranno anche documenti che arricchiscono la storia e lo sviluppo del personaggio, oltre ad un bellissimo diario che riflette i pensieri di Haroona.
Una delle caratteristiche principali e più divertenti è la capacità di possedere gli avversari, che permette ad Haroona di prendere temporaneamente il controllo dei nemici, creando opportunità strategiche per sconfiggere i nemici. La combinazione delle abilità ci permette di creare combo e la scelta tra combattimento e furtività influenza l’esperienza di gioco (seppur vi saranno delle sezioni dove saremo costretti all’approccio “in your face”, come gli scontri con boss e mini-boss). Se sulla carta, come detto, Unknown 9: Awakening offre una certa varietà ludica, in concreto le cose si tradurranno in modo differente, soprattutto per una realizzazione tecnica non esattamente perfetta ed una certa ripetitività generale del gameplay (che, in sostanza, sarà generalmente un continuum di arene di piccole/medie dimensioni da “ripulire”). Ad esempio, le sezioni stealth in stile Assassin’s Creed potrebbero funzionare, se non fosse che l’IA ha una memoria a breve termine terribilmente scarsa e una reattività non esattamente “leopardesca”.
Cosa che si riflette immutata anche se optassimo per un approccio più distruttivo e diretto: Haroona avrà a disposizione una schivata, attacchi leggeri e pesanti, con cui poter stendere gli avversari. Avversari che, anche in questo frangente, offriranno una sfida tutto sommato tiepida, anche a causa di moveset/pattern d’attacco non esattamente variegati e particolarmente brillanti. In ultima istanza, il gameplay offrirà anche diversi spezzoni in stile piattaforma. Seppur non particolarmente innovativi, i segmenti platform e gli enigmi risulteranno una apprezzata divagazione ad un loop ludico immutabile, seppur non siano purtroppo in gran numero. In generale, nonostante il gioco sia a conti fatti gradevole, una certa ordinarietà concettuale mista ad evidenti limiti tecnici, rendono Unknown 9: Awakening claudicante e facilmente “trascurabile”.
Tra il dire e il fare…
Tecnicamente parlando, il prodotto di Reflector Entertainment sprizza “doppia A” da tutti i pori: seppur, in generale, il gioco presenti un’estetica sufficiente ed una flessibilità tecnica accettabile, già dalle prime battute si noteranno tante piccole mancanze. Ogni ambientazione è sufficientemente dettagliata, con un design artistico quanto meno coerente all’atmosfera del gioco, ma presenta alcuni evidenti problemi di texture, sia per quanto concerne la qualità che la generale ripetitività dei dettagli. Mentre i paesaggi sono tutto sommato ben fatti, le animazioni e le espressioni facciali di tutti i personaggi lasceranno parecchio a desiderare, con un aspetto generale poco curato e nessuna fluidità.
Oltre a ciò, Unknown 9: Awakening sarà piuttosto spesso afflitto da piccoli bug e glitch qui e lì che, seppur non siano esattamente game breaking, andranno un minimo a spezzare la generale atmosfera. Le prestazioni sono generalmente solide su PS5, seppur qualche calo di frame rate accada piuttosto di frequente.
Concludendo…
In definitiva, Unknown 9: Awakening appare come un titolo standard in tutti i suoi aspetti, un lavoro di routine senza nessun particolare guizzo o slancio personale. Ogni aspetto del prodotto di Reflector Entertainment sa di già stato visto altrove, probabilmente realizzato anche meglio. Ad una non particolarmente elevata originalità generale, si aggiungano tutta una serie di limiti, tecnici e concettualli, che riducono il prodotto ad un titolo “vorrei ma non posso” e lo relegano ad una piena mediocrità. E’ innegabile che vi siano degli elementi che possano essere utilizzati come base futura di sviluppo, primo fra tutti il mondo di gioco confenzionato, ma al momento i limiti intrinseci del prodotto risulteranno molto più evidenti delle caratteristiche positive.