Strano pensare che sono passati ben quindici anni dall’uscita dell’originale Dead Space, titolo che, dai più, è ancora ricordato come una delle esperienze survival horror più gratificanti e divertenti sul mercato. Dopo ben due sequel un po’ meno riusciti e la “brutale” chiusura dello studio che diede i natali al titolo, Visceral Games, l’IP è rimasta dormiente in casa EA per fin troppo tempo, il che è assurdo se pensiamo all’enorme successo lato critica e pubblico di questa saga, che vantò una sorta di “universo espanso” tra spin-off (tra cui l’ottimo rail shooter Dead Space Extraction), anime, fumetti e libri.

L’annuncio dei lavori ad un remake del primo capitolo, ricostruito da zero, e in mano ad EA Motive, da un lato scatenò un’ondata di felicità e hype da parte dei fan del franchise, ma dall’altra porto il pubblico a provare, legittimi, dubbi sulla bontà del lavoro, visto i recenti scivoloni della casa statunitense.

Insomma: un salto nel buio che, come vedremo tra poco, è stato in realtà vinto su più livelli. Il remake è infatti uno dei titoli EA qualitativamente più impressionanti degli ultimi anni e, grazie ad un codice review relativo alla versione PC, abbiamo potuto “sviscerare” l’offerta contenutistica di Dead Space, titolo che rappresenta il rilancio che volevamo per il survival horror spaziale più apprezzato dai fan.

Quindi, senza perdersi in ulteriori chiacchiere, diamo il via alla nostra recensione!

Si ritorna nella USG Ishimura: 15 anni dopo

Le vicende narrate in questa riedizione di Dead Space, poco differiscono da quelle dell’originale.

Il gioco ci proietta oltre 500 anni nel futuro – nello spazio profondo. Nei panni dell’ingegnere Isaac Clarke, verremo inviati in missione per riparare la USG Ishimura, un’enorme nave spaziale per la ricerca mineraria.

Ovviamente finiremo per scoprire che qualcosa è andato terribilmente storto: l’equipaggio è letteralmente scomparso, mentre una moltitudine di abomini alieni appaiono improvvisamente infestando la nave con la loro violenza! Che cosa è successo all’equipaggio? Cosa sono queste creature e da dove vengono? Perché hanno preso il controllo della nave? Che fine ha fatto Nicole, la partner di Isaac?

Nostro compito è rispondere a queste domande e fare luce sui mille misteri che si celano lungo i corridoi della Ishimura cercando di restare in vita , affrontando le mostruosità ostili che dimorano nello spazio, nella speranza di riuscire a fermarli.

Narrativamente parlando, come dicevamo, Dead Space non ha subito particolari stravolgimenti rispetto a quanto visto nel prodotto originale – piuttosto, i ragazzi di EA Motive, si sono prodigati nell’espandere, in qualche modo, l’esperienza di quindici anni fa, ampliando la narrativa e la lore dell’universo di Dead Space con molti più spunti. Partiamo, forse, dalla novità più eclatante in termini narrativi: Isaac, in questo capitolo, parla! Le cutscene sono state rese più dinamiche e il fatto di donare al protagonista il dono della parola, rende quantomeno il suo background narrativo molto più interessante, specialmente sulla sua relazione con Nicole. Non mancano inoltre aggiunte “secondarie”: pur rispettando la natura lineare del prodotto originale, condita da un sano backtracking, il gioco mette a disposizione una serie di missioni secondarie, atte a regalare qualche ora aggiuntiva di divertimento per i fan dell’ex titolo Visceral Games.

EA? Single player? What year is it?

Remake? Remastered? A volte perdiamo intere giornate ad analizzare le differenze concettuali tra queste due varianti. Dead Space è, a conti fatti, un remake. EA Motive ha infatti letteralmente ricostruito l’intera esperienza di gioco originale, ampliandola e adattandola agli standard tecnologici odierni.

Dead Space è un survival horror in terza persona, con telecamera “dietro alle spalle”, alla Resident Evil 4. Il titolo, già originariamente, non ha mai nascosto la propria ispirazione al survival horror di Capcom, pur portando il senso di terrore e ambientazione “claustrofobica” ad un livello ulteriormente superiore.

Pur mantenendo le meccaniche di gameplay “base” dell’originale, i ragazzi di EA Motive hanno provato a rendere le fasi action di Dead Space significativamente più veloci e fluide: ad esempio, la stasi e modulo cinetico si attivano quasi istantaneamente, gli attacchi in mischia sono più incisivi e hanno animazioni più fluide, Isaac può ora ricaricare e cambiare arma mentre corre e la disposizione dei pulsanti, pur essendo altamente personalizzabile, è più naturale e coerente con i titoli di attuale generazione. La maggior parte delle armi è stata rielaborata per essere più efficace e i potenziamenti non richiedono più lo spreco di nodi in spazi vuoti.

Questi aggiustamenti offrono un valore in più alla meccanica di combattimento principale, lo smembramento degli arti dei nemici, aggiungendo diversi spunti strategici e regalando un maggior senso di soddisfazione al giocatore, poiché si tratta di una meccanica profondamente soddisfacente che si allinea quasi perfettamente ai principi del survival horror. Dover compiere scelte precise sotto pressione è un tratto distintivo del genere survival horror e, da questo punto di vista, Dead Space riesce a mantenere il livello alto dall’inizio alla fine.

La possibilità di utilizzare in modo più efficace gli oggetti presenti nell’ambiente o l’artiglio di un necromorfo reciso, grazie al modulo cinetico, rende questo “ciclo di sopravvivenza” ancora più gratificante, poiché premia un gioco attento e preciso: vedere un necromorfo che viene bloccato al muro con il suo stesso artiglio è il tocco finale perfetto. L’Ishimura ha anche più tubi vaganti sparsi in giro per i giocatori attenti che vogliono conservare le munizioni, a dimostrazione di come EA Motive abbia adattato intelligentemente i livelli per meglio adattarsi a questi miglioramenti del gameplay.

Forse i momenti a gravità zero non hanno subito quei miglioramenti efficaci che ci saremmo aspettati, portando – spesso – il giocatore a sperimentare un senso di lentezza e disorientamento, ma a parte questo il remake di Dead Space è ricco di molti miglioramenti che contribuiscono a rendere l’esperienza più coinvolgente e la presentazione più “moderna”. Alcuni di questi miglioramenti sono particolarmente intelligenti, in quanto sovvertono ciò che accadeva nell’originale in nome di un maggior senso di terrore negli occhi dei videogiocatori.

Insomma, non stravolgimenti, ma tante piccole chicche e migliorie che verranno subito notate da un occhio attento. Dead Space è come se fosse lo stesso gioco di quindici anni fa, da un certo punto di vista, solo riportato ai giorni d’oggi, con i ritrovati tecnologici odierni, sia in termini di gameplay, sia in termini puramente grafici.

Di che PC abbiamo bisogno per giocarci?

Dead Space è un remake che, per forza di cose, cerca di spingere tanto dal punto di vista puramente tecnico, come lo dimostrano i requisiti minimi di sistema sulla pagina Steam ufficiale.

La richiesta di EA Motive è quella di disporre di un processore Ryzen 5 2600X o, un corrispettivo, Core i5 8600 – senza però scendere sotto i 16 GB di memoria RAM. Come scheda video le richieste partono, lato AMD, da una RX 5700 mentre per Nvidia verremo “abilitati” all’ingresso della Ishimura con almeno una GTX 1070.

Abbiamo testato il gioco su ben tre configurazioni hardware differenti: un notebook da gaming attrezzato con un processore AMD Ryzen 7 5800H e una RTX 3060, per poi arrivare ad un PC desktop di fascia alta, con processore Ryzen 7 5800X e scheda RTX 3080 ti – il tutto sfruttando un monitor ultrawide AOC CU34G2X/BK. In entrambi i casi, smanettando un po’ sulle impostazioni di upscaling DLSS, abbiamo mantenuto un’esperienza di gioco soddisfacente, ancorata ai 60 frame al secondo nel primo caso (con risoluzione fullHD) e sugli 80 frame al secondo nel secondo, spingendo ovviamente di più in termini di risoluzione.

La terza configurazione è, come avrete già intuito, quella di Steam Deck che vanta del bollino “verificato” dalla pagina ufficiale dello store del titolo EA Motive. Sulla handled di casa Valve il gioco si comporta abbastanza bene, pur non mostrando diversi appesantimenti in termini di stuttering: il gioco, se bloccato a 30 fps, risulta godibile dall’inizio alla fine, anche se il nostro consiglio è ovviamente quello di appoggiarsi a schermi ben più estesi e configurazioni più performanti, per beneficiare appieno della fluidità delle meccaniche di gameplay.

Se andiamo ad analizzare la resa tecnica “finale”, possiamo che ritenerci soddisfatti. Il Frostbite Engine, utilizzato per muovere questo remake”, riesce a confermarsi ancora una volta uno dei migliori motori grafici sul mercato, pur attestando la sua pesantezza in più di un’occasione. La modellazione poligonale dei nemici e comprimari (Isaac e armatura in primis) è un valore aggiunto a questa produzione, così come il rinnovato sistema di illuminazione e il livello altissimo dei dettagli dei claustrofobici corridoi della Ishimura. Tutto è molto più terrificante, dai suoni (anche se il doppiaggio in lingua italiana arranca ancora un pochetto) alle luci: armatevi di pad e cuffie e l’esperienza offerta da questo Dead Space non vi farà dormire alla notte.

Concludendo…

Pur non stravolgendo in maniera incredibile l’esperienza di gioco originale, i ragazzi di EA Motive hanno svolto il lavoro di riproposizione di Dead Space in maniera impeccabile. Il titolo, come quindici anni fa, diverte e terrorizza, ma riesce a farlo con diverse chicche in termini di miglioramenti sia audiovisivi che di gameplay.
Un titolo singleplayer, senza ombre di DLC o microtransizioni, che può solo che far ben sperare per il futuro di questa serie, rimasta a nostro parere troppo a lungo nell’ombra.

CI PIACE
  • Comparto audiovisivo reso consono agli standard odierni
  • Gameplay velocizzato e ampliato, oltre che reso molto più strategico rispetto al passato
  • Il backtracking pesa meno rispetto all’originale
  • Longevo al punto giusto
NON CI PIACE
  • Le sequenze a gravità zero avrebbero meritato di un revamp più evidente
  • Animazioni facciali “spente”
  • Pesantino, in termini di requisiti
Conclusioni

Dead Space è un remake costruito con criterio, con estrema cura del materiale originale, che fan ben sperare per il futuro della serie: EA Motive è riuscita, in maniera ottima, a riportare un gioco di quindici anni fa ad uno standard attuale, non solo in termini puramente grafici. Armatevi di pad e cuffie e preparatevi ai terrori della USG Ishimura.

9Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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