«1984, Febbraio. Fuori, è buio e piove. Potrebbe esser iniziato cinque minuti fa o cinque giorni fa, difficile dirlo. Ho programmato. Se guardo lo schermo sufficientemente a lungo, le risposte verranno a me. È il mio super potere. Fuori, la città dorme. Il cursore lampeggia. E questo nuovo disco che ho, è brutale».

La magnificenza della scena indipendente videoludica, tra tantissimi tonfi e progetti lasciati a metà, alternati a piccoli capolavori, in grado persino di ispirare i portafogli più gonfi, è quella della libertà concettuale: da simulatori di medici “tremanti”, sino a riedizioni in salsa pseudo-hentai di titoloni blasonati, l’indipendenza nutre l’effervescenza creativa. In quest’ottica potrebbe esser inserito il titolo di cui parleremo oggi, Comet 64, sviluppato da Onur Ayas. Un gioco simulativo, una sorta di Inception videoludico visto che, nella fattispecie, si parlerà di linguaggio binario, programmazione e… un pizzico di magia.

5 minuti o 5 giorni

Comet 64 è un puzzle game incentrato sul mondo della (pseudo) programmazione, seppur ottimamente simulata. Il titolo è fittiziamente ambientato nel 1984 nel giorno in cui, il nostro alter ego, riceve un fiammante Comet 64 corredato dell’immancabile manuale dell’operatore. Tutto il titolo si concentrerà, sostanzialmente, nell’imparare il linguaggio della nuova macchina, attraverso la risoluzione di diversi enigmi di stampo informatico. In sostanza, il complessivo gameplay ci vedrà scorrere tra menù in pieno stile retrò (e chi è memore del Commodore 64, appunto, non potrà non farsi rigare il volto da qualche lacrima nostalgica), aggiungendo togliendo comandi e stringhe, nel mentre spulciamo un corposo manuale con delle indicazioni di base. Il sistema operativo fittizio ci porrà innanzi delle problematiche da risolvere e che ci imporranno soluzioni di vario tipo (alle volte, diverse per lo stesso interrogativo) e che andranno dalla semplice correzione di un muro d’informazioni, sino all’aggiunta di specifici comandi o alla ottimizzazione delle linee di testo a monitor. E, a rendere ancora più “pepate” le sessioni di gioco, ci sarà una sorta di classifica in cui si competerà alla risoluzione più veloce del singolo problema.

Diciamolo subito: Comet 64 è un titolo impegnativo e con un focus molto specifico. Un’autentica manna per chi ama l’informatica, o, a digiuno, vorrebbe addentrarsi nel numerico e complicato mondo della programmazione con uno pseudo linguaggio (è bene sottolinearlo, non si tratta di una simulazione didattica) che ci darà filo da torcere, anche e soprattutto per l’indubbia abilità dei programmatori di variare, ovviamente entro certi limiti, le “fattezze” dei vari puzzle. Nonostante l’indubbio fascino, alimentato grandemente anche dal complessivo comparto artistico del gioco, il titolo di Onur Ayas è visibilmente indirizzato ad appassionati o videogiocatori motivati a misurarsi con un’ardua sfida, seppur atipica. Probabilmente, data la notevole difficoltà (soprattutto se non si avranno allenate fondamenta logiche e matematiche) e la specifica settorialità del gioco, Comet 64 potrebbe essere il classico “diamante di nicchia” osannato da una sparuta schiera di videogiocatori.

Quei nostalgici “zeri” e “uno”

Sicuramente, l’aspetto estetico di Comet 64 è ciò che lo rende meravigliosamente coerente con l’intrinseca genialità del concept di gioco: menù “ossei”, colori minimali e addirittura suoni che ricordano i vecchi lettori floppy con cui intere schiere d’appassionati hanno convissuto, tra un “bzzz” e l’altro. Una cura, nella sua semplicità, meritevole di menzione: tutto è curato nel dettaglio sino al sorprendere, per vicinanza concettuale ed estetica, al mondo Amiga e Commodore di cui una buona fetta dell’utenza ancora attiva è tuttora memore e testimone.

Anche il comparto audio, come detto, coerentemente con il resto dell’offerta artistico-estetica del gioco, è assolutamente pregevole nella sua indubbia e stilistica semplicità. Per quanto concerne i bug, davvero pochissimi incontrati e nulla che abbia effettivamente inficiato l’esperienza di gioco.

Concludendo…

Comet 64 è una perla nascosta, probabilmente definitivamente tale proprio per la sua natura affascinante e intrigante. Un puzzle game dedicato al mondo dell’informatica e che farà innamorare appassionati del settore, ma potrebbe sin dalle prime battute risultare oltremodo ostico e indigeribile per coloro che non amano l’ambito o non posseggono delle conoscenze di base sul funzionamento logico dei sistemi informatici.

CI PIACE
  • Un puzzle game dedicato all’informatica “nostalgica”
  • Simulato un vero e proprio linguaggio di programmazione
NON CI PIACE
  • Molto di nicchia
  • Particolarmente ostico se si è a digiuno di rudimenti informatici
Conclusioni

Un puzzle game dedicato al mondo dell’informatica e che farà innamorare appassionati del settore, ma potrebbe sin dalle prime battute risultare oltremodo ostico e indigeribile per coloro che non amano l’ambito o non posseggono delle conoscenze di base sul funzionamento “logico” dei sistemi informatici: questo è, in sostanza, Comet64. Una piccola perla per i nostalgici della “prima” informatica commerciale, ma non particolarmente digeribile per chi non ha almeno una base teorica.

7.7Cyberludus.com

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