Lupi, licantropi, lune piene: un trittico “mostruoso” e praticamente immancabile in ogni tradizione fantastica non solo concernente la letteratura. Infatti, si è ormai perso il conto di quanti media artistici, tra fumetti, film, anime e, appunto, videogames, abbiano avuto come protagonista, o almeno consegnato al pubblico una rapida apparizione, un enorme canis lupus o una bestiale mostruosità ululante. Werewolf: The Apocalypse – Earthblood, il titolo che analizzeremo quest’oggi nella sua versione PlayStation 5, sviluppato da Cyanide, autori degli apprezzati Styx e Call Of Chtulhu, e distribuito da Nacon, rientra nello straordinario mondo immaginifico del World of Darkness, l’universo che fa da sfondo a Vampire: The Masquerade, gioco di ruolo sviluppato dalla White Wolf agli inizi degli anni ‘90 (poi, successivamente, traslato con un paio di memorabili videoludi).
Fuori, c’è la luna piena
Werewolf: The Apocalypse – Earthblood è un gioco d’azione, con visibili elementi ruolistici, in terza persona. Gli sviluppatori, per quanto concerne la narrazione che si presenterà dalle premesse intriganti ma che si perderà un po’ per strada nel corso del gioco, hanno tentato una via “difficile”, ovvero unire il “fantastico” al “reale”. In questo senso, il preambolo ricorda per certi versi Final Fantasy VII: la Endron, una multinazionale senza scrupoli, sta avvelenando Gaia (ovvero, la Terra), risucchiandone la linfa vitale per i propri interessi. Cahal, il protagonista di questa avventura, è un eco-terrorista che si batte per i suoi ideali. Purtroppo, proprio durante la prima missione a cui il nostro alter-ego prende parte per colpire il malvagio colosso energetico, qualcosa va storto, costringendo il nostro protagonista a lasciare il proprio clan, la tribù “Fianna”. Questo breve prologo è, in realtà il primo step alle peripezie del nostro protagonista: in generale, come già anticipato, la trama si svilupperà in modo abbastanza lineare, finendo, velocemente, nell’essere piuttosto prevedibile e scontata, vist’anche la complessiva durata del gioco che si attesta a (meno) di 10 ore complessive e che non vedrà, data la “staticità” dei livelli, grandi possibilità legate alla rigiocabilità.
Ma, si sa, negli action in terza persona, spesso la trama è un orpello, una mera giustificazione per imbracciare il pad e distruggere ogni cosa: in questo senso, il gameplay di Werewolf si presenta piuttosto frenetico e violento, anche se i nodi complessivi della produzione verranno velocemente al pettine. Tra smembramenti e bagni di sangue vari, il nostro eroe avrò la possibilità di trasformasi in ben tre stadi: la forma umana, quella da lupo e, infine, da lupo mannaro. La forma umana, con la quale possiamo affrontare i nemici in fase stealth, è nei fatti quella che ci mostra, più visibilmente, i limiti complessivi del gameplay messo a punto da Cyanide. In generale, le fasi stealth saranno praticamente solo abbozzate: i nemici, infatti, non interagiscono con l’ambiente circostante rimanendo statici tutto il tempo. Inoltre, l’unica arma a nostra disposizione sarà una balestra, tagliando le gambe ad eventuali possibilità alla Hitman. Le altre due trasformazioni, invece, saranno più “sensate”: la seconda ci permetterà di diventare un agile lupo, garantendoci movimenti veloci e fulminei (e, in definitiva, la scelta migliore anche nelle fasi stealth). La terza, e ultima, trasformazione, invece, sarà la “way to go” nel momento in cui decideremo di menare gli “artigli”, concedendoci la benedizioni della forma licantropesca. In questa versione, Cahal potrà sfruttare due ulteriori pose da battaglia, una che sfrutta l’agilità e un’altra la forza bruta.
Divertimento rosso sangue
Questa breve introduzione “formale” al gameplay di Werewolf, serve solo a fornire i dati di quello che potrebbe esser così riassunto: non propriamente bello, ma divertente. Il titolo ha degli evidenti limiti, a partire da un’intelligenza artificiale non particolarmente brillante e a situazioni complessive che ruotano ad una routine di azioni che si sussegue all’infinito, praticamente invariata. In ogni stage, composto sostanzialmente da corridoi intervallati da ampi spazi più o meno aperti e dedicati agli scontri “principali”, dovremo dapprima indebolire le difese del nemico, disattivando le telecamere e le torrette automatiche dai terminali, per poi affrontare in modalità licantropo i nemici, a viso aperto e abbandonaci a veri e propri bagni di sangue. Le due anime del gameplay, intuibili dalle trasformazioni eseguibili, sono ovviamente il continuo intervallarsi di fase “nascoste” a segmenti di furia bestiale. Quando ci si trasforma in licantropo, il gioco cambia volto e diventa una sorta di beat’em up grezzo, ma molto divertente e dove gli oggetti distruttibili, dalla fisica estremamente leggera, aggiungono frenesia e violenza alla complessiva azione.
La “bestia” farà strage tra le schiere nemici con l’utilizzo di attacchi leggeri, pesanti, una manciata di combo e di abilità attive effettuabili consumando Furia, che si carica anche nel tempo. L’approccio stealth, invece, oltre ad esser mal implementato, sarà anche piuttosto spesso inutile, data la relativa semplicità (anche al livello più alto di difficoltà, dei tre disponibili) degli scontri. Ultime ma non tali, le caratteristiche ruolistiche presenti nel gioco: Werewolf ci darà la possibilità di accedere ad un albero delle abilità piuttosto semplificato. I punti abilità potranno essere accumulati semplicemente avanzando con la trama, compiendo missioni secondarie oppure, nel caso si fossi presi dall’urgenza di completare al 100% l’esperienza, assorbendo i vari spiriti sparsi all’interno di ogni livello che fungeranno da classici collezionabili.
Tecnicamente
Werewolf: The Apocalypse – Earthblood, tra alti e bassi, risulta comunque sufficiente anche da un punto di vista più squisitamente tecnico. In generale, il comparto mostrerà il fianco e una certa “vetustà”: collisioni sommarie, ambienti poco particolareggiati e scarni, texture approssimative e ripetitive inanellate ad animazioni “retrò” e ad una realizzazione estetica dei personaggi che, seppur passabile, non è certo il miglior modo per saggiare le potenzialità della nuova ammiraglia di casa Sony (anzi, a dirla tutta, non ne sfrutta nessuna).
Naturalmente, se volessimo utilizzare le nomenclature tanto care al mondo anglofono, il titolo è un “AA”, quindi sviluppato con un budget ben lontano dalle produzioni più blasonate. Nonostante ciò, il titolo fluirà a 60 fotogrammi piuttosto solidi, ormai sempre più base “sindacale” per un’esperienza ludica moderne (e che sia tale), sfruttando una risoluzione in 4k “upscaled” (la stessa, sostanzialmente, della sua versione per PS4 Pro). Una limitatezza, ma come detto accettabile viste le premesse, che traspare anche a livello più squisitamente grafico, solo sufficiente e che sicuramente non “smascellerà” i giocatori (fortunati) di PS5. Ultima ma non tale (anzi, probabilmente l’aspetto artistico meglio riuscito), è la colonna sonora, sorprendentemente di buona fattura e che alternerà ambient ed elettronica al più classico thrash metal nelle fasi di combattimento.
Concludendo…
Bene ma non benissimo: Werewolf The Apocalypse – Earthblood, nonostante buone premesse, un’ambientazione di gioco potenzialmente inarrivabile e un’ambiziosa mescolanza di genere, non riesce a fornire ai giocatori un’esperienza di gioco completa e senza fronzoli. Limiti nel gameplay, tecnici ed estetici, unitamente ad una complessiva longevità piuttosto bassa, lo rendono sicuramente non il modo migliore per “testare” le potenzialità della PlayStation 5. Detto ciò, il titolo risulterà comunque divertente quanto meno nelle sue fasi di combattimento, violentissimo e frenetico al punto giusto.