I ragazzi di Tarsier Studios sono riusciti a riportarci nell’incubo. Dopo circa tre anni dall’uscita del primo capitolo, Little Nightmares 2 apre le danze di questo 2021, fino adesso, povero di grosse uscite. Il titolo, prodotto ancora una volta da Bandai Namco, è il seguito di una tra le più grandi sorprese videoludiche degli ultimi anni: il team svedese, infatti, è riuscito in un qualche modo a mixare meccaniche tipiche dei platform – prendendo grande spunto da uno dei precedenti lavori del team, Little Big Planet – con puzzle ambientali, immersi all’interno di una disturbante ma dannatamente riuscita ambientazione horror che, senza jump scares o altri espedienti fin troppo abusati dai titoli moderni, riesce a calare il giocatore in un vero e proprio incubo, fatto di suoni, deformità e personaggi modellati a misura di incubo.

Partendo dalle ottime basi del primo capitolo che, ahinoi, aveva una durata molto limitata, Tarsier Studios riprova a terrorizzarci con Little Nightmares 2, in uscita su PC e console (compresa una versione Nintendo Switch).

Grazie ad un codice review, fornitoci dal publisher, relativo alla versione PC, abbiamo completato questa seconda avventura. Eccoci quindi pronti, ancora una volta, a fornirvi il nostro finale responso…

Samara chi?

Little Nightmares 2 e, conseguentemente, il primo capitolo sono due titoli dalla lore estremamente criptica e complessa, che danno ben pochi indizi al giocatore, vista l’assenza totale di dialoghi e la presenza, in forma molto limitata, di cutscene esplicative. In questo sequel (anche se, senza voler spoilerare nulla a livello di trama, molti segnali danno l’idea di trovarsi di fronte ad un prequel) guideremo Mono, un ragazzino con il volto coperto da un sacchetto di carta che, dalla prima sequenza di gioco, si ritroverà sperduto in una foresta, rigettato da un vecchio televisore. All’interno di una vecchia abitazione faremo la conoscenza di Six, la protagonista della precedente iterazione, che in questo caso funge da personaggio di supporto, non controllabile quindi dal giocatore (e, se ve lo state chiedendo, non è presente nessuna modalità coop). Da qui in poi, Mono e Six partiranno alla volta della Città Pallida, un luogo oscuro sovrastato da una torre di segnalazione che, apparentemente, sembra provocare tutte le distorsioni all’interno della cittadina.

L’incontro tra i protagonisti, Mono e Six.

Il potere di Mono sembra aver a che fare con le onde emesse dalla torre, replicate dalle centinaia di televisori sparsi per la città. Il piccolo protagonista potrà quindi “interagire” con le televisioni e utilizzarle come e veri e propri portali per spostarsi tra una sezione ed un’altra della mappa. Il potere è stato ben integrato con i diversi puzzle ambientali che, durante tutta la durata dell’avventura – che si avvicina intorno alle sei ore complessive – ci terranno compagnia…ma di questo vi parleremo in maniera più approfondita più avanti.

Gli orrori della Città Pallida

Little Nightmares 2, a livello di gameplay, si configura in maniera pressoché identica al suo predecessore. Stiamo quindi parlando di un platform tridimensionale che, almeno dal punto di vista puramente estetico, “gioca” molto sulla profondità degli scenari. La progressione viene scandita attraverso diversi livelli, ognuno caratterizzato da un boss caratteristico: onestamente parlando, abbiamo trovato i diversi villain di questo seguito un po’ meno originali rispetto alla precedente iterazione, ma siamo comunque piuttosto soddisfatti dal lavoro di design svolto dal team svedese.
Per sua stessa natura Little Nightmares 2 è un titolo molto lineare, ma che lascia comunque spazio a segreti o a libertà di spostamento sullo scenario: il gioco infatti propone una serie di collezionabili, noti come “glitch” che, se raccolti tutti, potranno sbloccare un finale segreto, ricollegato al precedente capitolo.
Come già accennato precedentemente, il titolo dei Tarsier propone una vasta gamma di puzzle ambientali, per la maggior parte risultano molto semplici da risolvere.

In Little Nightmares 2 è stato integrato un combat system piuttosto banale che, per sua stessa natura, può risultare parecchio frustrante.

La progressione viene scandita sempre dal medesimo pattern: arrivo nella nuova area, conoscenza del boss, soluzione degli enigmi ambientali e, infine, rocambolesca fuga del boss. In realtà il tutto funziona piuttosto bene, ma se consideriamo che questa stessa progressione veniva usata già nel precedente capitolo, abbiamo avvertito un forte senso di deja vu, in diversi momenti dell’avventura. Il gioco in realtà prova a proporre qualcosa di diverso dalla precedente iterazione e lo fa, ad esempio, introducendo una sorta di semplicistico sistema di combattimento: in alcune sezioni dell’avventura, Mono potrà raccogliere determinate armi da mischia, come accette o posate giganti, e usarle contro diversi nemici. L’imprecisione del sistema di controllo, a volte, rende difficoltoso l’uso delle armi, il che le rendono più una sfida di riflessi, costringendoci più e più volte a dover ritentare gli scontri dal checkpoint precedente: un sistema “trial and error” che, alla lunga, risulta davvero frustrante.

La presenza di Six, come co-protagonista, è in realtà fine a se stessa: se è vero che il personaggio, controllato dall’IA, potrà aiutarci in diverse occasioni – ad esempio a raggiungere zone della mappa altrimenti inaccessibili – troviamo che la mancanza di una modalità cooperativa sia una vera e propria occasione mancata.
Nonostante i difetti segnalati, Little Nightmares 2 funziona davvero bene. Le ambientazioni e la progressione sono in assoluto i punti di forza di questa avventura, che ci porteranno ad affrontare un incubo in movimento, tra suoni, musiche ed immagini disturbanti.

Il design dei nemici e dell’ambientazione, sono sicuramente i punti cardine di questo secondo capitolo.

Come per il precedente capitolo, i ragazzi di Tarsier Studios si sono affidati al solido Unreal Engine 4 per dare vita alle spettrali ambientazioni di Little Nightmares 2. Pur non distaccandosi molto, qualitativamente parlando, dall’impatto grafico del precedente capitolo, il gioco risulta molto piacevole alla vista, riuscendo a lavorare molto bene sui contrasti luci/ombre e sul design dei nemici, sempre parecchio inquietanti nella loro estetica e nei movimenti.
Ottimo lavoro anche sul fronte audio: Little Nightmares 2 poggia le proprie basi su una pletora di brani assolutamente azzeccati, in grado di calare ancor più nell’incubo il giocatore dall’altra parte dello schermo.

Concludendo…

Pur senza rivoluzionare la formula vincente del precedente capitolo, Little Nightmares 2 è un solido sequel. Il titolo dei Tarsier riesce a proporre una nuova inquietante avventura, azzeccando appieno ambientazione e level design, non riuscendo tuttavia a integrare a dovere le due più grandi novità di questo capitolo: il combat system e la co-protagonista. Resta, in ogni caso, un acquisto stra-consigliato per gli amanti del precedente capitolo che, difficilmente, resteranno delusi da questo sequel.

Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce GTX 1080 Ti
Processore: Intel Core i7-8700k
RAM: 16 GB DDR4

CI PIACE
  • Level design ispiratissimo
  • Ambientazione disturbante, in grado di incutere ansia
  • Comparto audio decisamente sopra la media, soundtrack compresa
  • Dura il doppio del predecessore…
NON CI PIACE
  • …ma sei ore di gameplay son comunque poche
  • A tratti parecchio frustrante
  • Il “combat system” meritava una maggior cura
Conclusioni

Little Nightmares 2 è un ottimo esempio di “more of the same” che funziona. Pur non cambiando di una virgola la formula di gioco del precedente capitolo, i ragazzi di Tarsier Studios sono riusciti a confezionare una buona avventura, in parte penalizzata da alcune scelte di design non proprio convincenti e da una longevità sotto la media.

7.8Cyberludus.com

Articolo precedenteSvelato il 15 personaggio di Guilty Gear -Strive è I-NO
Prossimo articoloValheim: come costruire un ponte su un corso d’acqua
Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

E tu che ne pensi? Facci conoscere la tua opinione!