Codemasters è sinonimo di gare d’auto e, più specificatamente, di rally: una sinonimia decennale e che, i più attempati, ormai considerano quasi sillogismo. Nel corso dei decenni, Codemasters è sempre stata una software house in grado di rinnovarsi e conseguentemente proporre sfide per creare e ricreare da zero. Ed è proprio questo il senso di Dirt 5: se il capitolo precedente tendeva a migliorare e proporre una canonica “lenta rivoluzione” delle feature caratterizzanti alla base della serie di Dirt, il nuovo capitolo tenta una vera e propria rottura o quasi degli schemi consolidati. Ed è per questo che Dirt 5 ha un sapore diverso dai canoni della serie. Dirt 5, in termini oggettivi, è l’emblema che una spiccata contraddizione contro i dogmi di un settore (grande o piccolo che sia), possano talvolta funzionare e bene.
Ma bando alle ciance e diamo il via alla recensione della versione PC di Dirt 5!
Marciare nel fango
Dirt 5 è il novello capitolo dell’ultra nota saga automobilistica dedicata allo “sporco” rally. Senza (inutili) fronzoli, il gioco, non appena lanciato, ci proietterà immediatamente in un gara, che fungerà da introduzione alle meccaniche ludiche principali.
Per chi ha masticato almeno una manciata di titoli automobilistici, il feeling arcade e poco realistico di Dirt 5 sarà immediatamente avvertibile. Un male? Dipende: se non si ha l’urgenza “religiosa” della pura simulazione, assolutamente no. Il feeling, complessivamente arcade (più vicino a Forza Horizon che a WRC), renderà estremamente masticabile e godibile un settore che, solitamente, rappresenta l’apice della sfida per gli utenti appassionati di guida su fango e terreni accidentati. Concluso il tutorial iniziale, Dirt 5 ci proietterà direttamente al suo cuore ludico: il titolo è dotato di una modalità carriera che ci introdurrà ad un mini-campagna con tanto di storyline. Nella citata modalità, interpreteremo un aspirante pilota con l’obiettivo di ascendere nel mondo delle corse off-road. Sebbene piuttosto breve e lineare, e con la stessa narrazione che diviene velocemente una mera scusa estetica per proseguire innanzi la linea di storia, la modalità carriera ci consentirà di affrontare gare con tutti i tipi di veicoli (GT, fuoristrada, Buggy ecc.) testando la nostra tenuta in ogni tipo di percorso. In totale, il titolo Codemasters offrirà circa 60 veicoli per un totale di 13 categorie differenti, che spaziano da auto sportive sino a fuoristrada e pick-up “armati” per le corse, che vedremo gareggiare in diversi scenari verosimili (c’è anche l’Italia) e in tantissimi tracciati diversi.
Il tutto, mentre l’effettiva narrazione degli eventi sarà affidata ad una serie di divertenti podcast di speaker vari. In sostanza, la modalità carriera durerà circa una decina di ore e sarà strutturata a compartimenti stagni – ogni gara vinta (o in cui si avrà ottenuto almeno il podio) sbloccherà il gruppo di corse successivo tra cui scegliere. Di “unlock in unlock”, giungeremo quindi alla competizione finale dello scaglione, che richiede un certo numero di timbri (ovvero di gare “superate”) per poter partecipare. La carriera, sostanzialmente, ci farà saggiare le otto tipologie diverse di competizione a cui potremo accedere tra cui, oltre quelle canoniche, ce ne saranno di peculiari come, ad esempio, quella interamente dedicata a drift e derapate. In aggiunta, raggiungendo determinati obiettivi (cosa, che diciamo subito, non sarà facile) potremo accedere a peculiari sfide, solitamente confronti uno contro uno o nella guida di veicoli speciali. Ma non sarà solo un infinito gareggiare: durante la nostra ascesa “all’olimpo rallystico”, dovremo badare anche ai soldi, alla reputazione e curare i rapporti con lo sponsor. Più vinceremo (e nel caso degli sponsor, eseguiremo con loro attività “particolari”), più otterremo denaro e reputazione, che ci consentiranno di accedere a nuovi veicoli e a livree speciali. Purtroppo, la personalizzazione del veicolo si ferma ad un mero fattore estetico e non ci sarà nessun aspetto meccanico da curare in relazione al nostro bolide.
How this wheel works
Lato contenutistico, Dirt 5 non è composto dalla sola modalità carriera, visto che il titolo Codemasters sfoggia sfoggia una soddisfacente componente online, che ci consentirà di competere in classiche gare o in modalità party piuttosto peculiari, tutte incredibilmente divertenti. Un esempio, la modalità Vampire che vede un’auto cacciatrice inseguire le altre alla ricerca delle altre fino al sorgere dell’alba, o la modalità King che richiede una guida pulita per mantenere il più a lungo possibile il trasporto della corona. Un comparto, quindi, di tutto rispetto, anche se poggiato su server non particolarmente stabili e, al momento, affidabili. Oltre a ciò, avremo una modalità in cui gareggiare liberamente e secondo le nostre condizioni, scegliendo tra diverse opzioni che riguarderanno il tracciato, il clima, il tipo di veicoli ecc. Ultima, ma non per qualità, la modalità Playground in cui potremo costruire il nostro circuito personalizzato. Una volta imparati i comandi di editing – non sempre molto intuitivi – sarà molto divertente tracciare diversi tipi di gare e condividerli con la community: una caratteristica che, potenzialmente, eleva all’infinito l’esperienza ludica del titolo Codemasters.
In sostanza, Dirt 5 offrirà un pacchetto di contenuti non particolarmente rivoluzionario, ma sicuramente godibile e divertente. Ma ciò porta, inesorabilmente, ad un quesito: come si guida Dirt 5? Ebbene, il quesito ha una risposta semplice: molto bene. Dirt 5 è frenetico e non si perde in orpelli tesi alla simulazione e al realismo, in cambio di un gameplay dinamico e che bada più alla spettacolarità che alla nostra capacità di driftare o di “interpretare” le curve di un tracciato. Data la difficoltà canonica dei titoli ludici dedicati al rally, le caratteristiche fondanti di Dirt 5 potrebbero non allontanare i fan del settore che, solitamente, cercano realismo e sfida nella guida.
Ma, anche gli eventuali puristi, non si facciano ingannare: a livello tecnico, Dirt 5 è un buon prodotto. I veicoli sono facili da guidare e i movimenti sempre precisi, caratteristiche di un sistema di guida non realistico ma “coerente”. Detto ciò, in linea di massima, l’animo arcade del gioco lo si noterà sin dalle battute iniziali, soprattutto quando si procederà a cambiare veicolo visto che, in linea di massima, la differenziazione tra gli stili di guida sarà davvero minima e percettibile solo cambiando radicalmente categoria di mezzi. Anche da un lato più squisitamente estetico, le collisioni saranno egregiamente realizzate e avranno ripercussioni visive sui nostri mezzi ma che, sostanzialmente, si fermeranno al puro esercizio per gli occhi. Tutto ciò, però, non inganni i puristi con un sopracciglio inarcato: Dirt 5 non sarà facile e, soprattutto nelle fasi più avanzate della campagna, offrirà una sfida ardua anche grazie ad una intelligenza artificiale molto aggressiva e intraprendente, che comunque non sarà “perfetta” sulla pista ma che ci farà sudare e non poco per mantenere la testa della competizione. A quanto sin qui detto, si aggiungano le classiche difficoltà, in verità egregiamente riprodotte, derivanti dal meteo dinamico che ci complicherà e non poco la vita.
Motor-logica
Tecnicamente parlando, la versione testata di Dirt 5 è quella PC, provata su due soluzioni hardware differenti (una di potenza “media” ed una alta): in entrambi i casi la prova è stata di buon livello, specialmente per quanto concerne la scalabilità e la velocità con cui, tramite un buon ventaglio di settaggi, è possibile raggiungere un buon compromesso tra qualità grafica e performance. In linea di massima, il gioco scorrerà in modo egregio, seppur i cali di frame rate, soprattutto nelle ambientazioni più pesanti, saranno piuttosto frequenti (questo sia sulla soluzione media, dotata di una 1070 OC che su quella alta, dotata di una 2080). Nonostante qualche indugio sul lato della fluidità, l’estetica sarà sicuramente un plus di valore: a partire dai modelli d’auto, finemente realizzati e dalla resa estetica in linea di massima molto pregevole, sino alle ambientazioni, ben realizzate e dal colpo d’occhio, specialmente nelle piste innevate e notturne, sicuramente sorprendente seppur “limitato” da qualche piccolo pop up sulla distanza.
Un dato da sottolineare, solitamente carente in diversi titoli automobilistici, è la cura dei dettagli a bordo pista: ci sarà spesso del pubblico ben realizzato e animato, ma anche laser, alberi e foglie mossi dal vento ecc. In generale, Codemasters ha fatto un ottimo lavoro di resa estetica che non deluderà gli appassionati (questa volta, tutti quanti) del mondo automobilistico: anche lo “sporco” sulle auto oppure i giochi di luce nelle piste sia in notturna sia di giorno, sarà “saporite ciliegine” su di una torta sicuramente bella da vedere e buona da saggiare. Ultimo, ma non per demerito, è il comparto audio ottimo e senza sbavature di sorta, a partire dal rombo delle auto, “pieno” e verosimile, incorniciato dai classici stridii e “raschi” tipici delle competizioni rallystiche. Giocato in lingua inglese, anche i podcast degli speaker saranno ben realizzati e verosimili, mentre in italiano saranno “solo” passabili.
Concludendo…
La serie di Dirt ritorna con un novello capitolo che, semplicemente, rivoluziona la saga e spinge l’acceleratore sul divertimento e sul lato arcade. Un gioco non semplice, bello da vedere e con un bel po’ di cose da fare: sicuramente, potrebbe non attrarre i puristi della difficoltà assoluta del settore, ma anche per loro ci sarebbe in effetti una sfida non semplice da portare a termine. Frenetico e divertente, con un lato tecnico sicuramente pregevole ma non privo di difetti, Dirt 5 è un gioco che si lascia giocare con convinzione.