Vento in poppa!
Il titolo di cui parliamo oggi è un’opera prima, un esordio. FAR: Lone Sails è infatti il primogenito di Okomotive, software house svizzera fondata nel 2017 in quel di Zurigo da Don Schmocker e Goran Saric.
Se abbiamo oramai fatto l’abitudine a case di produzione contenute, in grado di sfornare piccole perle nonostante le poche braccia a disposizione, allora dovremmo esserci abituati anche a quelli che, solitamente, sono gli ingredienti standard di una certa tipologia di videogiochi di stampo marcatamente indie. Trattasi di una ricetta che quasi sempre prevede una massiccia dose di ispirazione e una cura particolare per l’aspetto artistico, al fine di ricreare un’atmosfera quantomeno degna di memoria, oltreché affine al contesto “narrativo”. A essere dosati con moderazione, in questi “impasti”, sono spesso invece il gameplay, la quantità dell’offerta e, abitualmente, la variabilità di gioco. Limiti? Non proprio. Sarebbe meglio parlare di semplici caratteristiche intrinseche, figlie di scelte ben ponderate che hanno come unico fine un sapore particolare, per palati altrettanto particolari.
È sottinteso che FAR: Lone Sails sia un esponente di questo specifico club videoludico. Se la cosa sia un bene o un male, ovviamente, è una decisione che spetta di diritto al singolo giocatore.
“We build our future”
In un tempo indefinito, all’interno di quello che si presenta come un desolato scenario post-apocalittico, una ragazza decide di lasciare ciò che resta della sua casa per tentare un avventuroso viaggio verso l’ignoto, forse alla ricerca di risposte, forse semplicemente in fuga da una solitudine divenuta oramai insostenibile. Suo “compagno”, tetto e soprattutto mezzo di locomozione per questa grandiosa peregrinazione è un colossale e bizzarro macchinario, avente caratteristiche ibride tra quelle di un treno, un’automobile e una barca. Un vero e proprio ammasso ferroso, insomma, caratterizzato da una caldaia, tre ruote e una vela.
Il gameplay di FAR: Lone Sails può essere suddiviso in due parti, limitandosi da un lato alla gestione del mezzo, dall’altro alla risoluzione di elementari enigmi atti a sgomberare il passaggio. Nel primo caso dovremo costantemente alimentare la caldaia, sfruttando tutto ciò che avremo la possibilità di raccogliere lungo la via al fine di mantenere elevata la quantità di energia, indispensabile per fare avanzare il macchinario. In aggiunta a tutto questo, occorrerà essere pronti a riparare eventuali guasti, estinguendo incendi e smaliziandoci con la saldatrice. Ben presto potremo poi fare affidamento su una vela, che ci permetterà di avanzare molto velocemente e senza alcun dispendio energetico (a patto di avere il vento a favore, ovviamente). Trattasi di una serie di compiti molto semplici, che già dopo pochi minuti diventeranno automatici e, purtroppo, fortemente ripetitivi. In questo senso, comunque, è premiata la presenza di pochissimi comandi di gioco, che giustificano appieno l’assenza di un tutorial.
Si noti ancora che non sono previsti game over di alcun tipo, e che “de facto”, lungo l’intero viaggio non vi è traccia di situazioni irreversibili. Un livello di sfida volontariamente impalpabile, dunque, che è confermato anche dalla seconda parte del gameplay: gli “enigmi” all’esterno del mezzo di trasporto (dal quale è possibile scendere in qualunque momento), infatti, consistono in semplici interzioni ambientali che difficilmente vi terranno impegnati per più di una manciata di secondi.
Il risultato, in tutta franchezza, è un gioco facile e proprio per questo molto rilassante, soprattutto in funzione di un’atmosfera (come vedremo tra poco) che ben si sposa con un contesto di questo genere. Questa situazione non costituirà di certo una novità per gli habituè del genere, ma potrebbe far storcere il naso alle altre fasce d’utenza.
Far: Lone Sails: una gioia per gli occhi, e non solo
Dulcis in fundo. Da buon “indie inside”, FAR: Lone Sails non può che nascondere il suo lato migliore all’interno della sua componente artistica e tecnica, oltreché in quella emotiva.
È l’ambiente a farla da padrone. Sono i suoi silenzi a riempire il cuore del giocatore, a dirgli quello che nessun dialogo e nessun narratore potrebbero mai comunicare con eguale efficacia. A scorrerci davanti agli occhi è un mondo che ci dà la netta impressione di essere oramai pronto a iniziare una nuova fase della sua esistenza: quella di un’era senza l’uomo. Solitudine, desolazione, e anche un pizzico di tristezza per ciò che (probabilmente) è stato, e (certamente) non sarà più. Alberi secchi, navi arenate e strutture fatiscenti, tutto è avvolto da un grigiore amaramente meraviglioso, che solo di rado si lascia scappare qualche timida nota di colore. C’è ancora speranza, forse? Chi può dirlo.
C’è poco da dire: FAR: Lone Sails sa emozionare. E ci riesce anche grazie all’aiuto di una colonna sonora ben scritta ma soprattutto ben utilizzata, disposta a concedersi solo sporadicamente, quasi sottovoce. Ma è proprio questa parsimonia a rendere i momenti musicati incredibilmente godibili e, soprattutto, capaci di colpire nel profondo l’animo del giocatore.
Concludendo…
FAR: Lone Sails è un indie interessante, forte di un concept lodevole e ben sviluppato dal punto di vista artistico e tecnico. Il “lungo” viaggio verso l’ignoto non lascia impassibili, ed è in grado di offrire scorci notevoli e alcuni momenti di sincero coinvolgimento emotivo. Dall’altro lato è però doveroso constatare la pochezza dell’offerta a livello di gameplay e di quantità, ma trattasi dopotutto di limiti che un prodotto pensato e realizzato in questa maniera non può che portare con sé.
In chiusura, un piccolissimo appunto per quel che concerne la longevità del titolo in relazione al suo prezzo di copertina: proposto a circa 15 euro, FAR: Lone Sails richiederà dalle due alle tre ore per essere completato. Non proprio una longevità irreprensibile. Pertanto, consigliamo una buona ponderazione al momento dell’eventuale acquisto, magari riflettendo per un istante su quanto scritto a inizio recensione.