Apre la stagione di caccia
Il mondo dei videogiochi è uno posto decisamente curioso. Siamo abituati a scene di violenza presenti nella maggior parte dei titoli, molte delle quali davvero cruente: quante volte vi è capitato di non premere il grilletto per risparmiare la vita del vostro avversario? Praticamente mai. In famose serie come Call of Duty, Battlefield o Rainbow Six non abbiamo avuto nessun problema nel dover sparare, accoltellare o far saltare in aria migliaia di soldati sul campo di battaglia, d’altronde stiamo pur sempre parlando di videogiochi, di esperienze virtuali, nulla di più.
Eppure, quando ci ritroviamo nel mirino un animale – magari non ostile – facciamo sempre fatica a premere il grilletto. La situazione peggiora quando ci troviamo di fronte ad un simulatore che riesce a replicare – in maniera piuttosto fedele – l’esperienza di una battuta di caccia. Questo è il caso di theHunter: Call of the Wild, partorito dagli sviluppatori di Expansive Worlds, sotto l’ala protettiva di Avalanche Studios (la software house dietro la serie Just Cause), chiaramente indirizzato ad appassionati di questo controverso sport.
Abbiamo recensito per voi la versione Playstation 4 del titolo, ecco le nostre finali considerazioni…
Scampagnata nei boschi
theHunter: Call of the Wild proietta il videogiocatore all’interno di una immensa natura incontaminata, costituita da grandi spazi aperti che si estendono tra due riserve di caccia davvero diverse tra loro: Layton Lake e Hirschfelden.
L’impatto iniziale risulta davvero positivo: il rendering dell’area di gioco è ai massimi livelli, con degli scorci – a tratti fotorealistici – capaci di incantare l’osservatore più pignolo e che costringerà gli amanti della natura a fermarsi e godere del panorama per qualche minuto. Notevole anche il sistema d’illuminazione che tiene conto del ciclo giorno/notte e una stabilità di frame-rate davvero notevole.
Tutto questo è possibile grazie al nuovo motore grafico Apex, sviluppato da Avalanche Studios sulla base dell’engine di titoli come Just Cause 3 e Mad Max. Il sound design è da considerare nel complesso soddisfacente, con un’ottima resa dei suoni prodotti dagli animali. Sbilanciata il più delle volte, invece, la riproduzione di vento e pioggia che va a scontrarsi violentemente con l’ambiente di gioco.
Corri Bambi, corri!
Per quanto riguarda il gameplay, ci troviamo di fronte ad un titolo che fa fatica a coinvolgere interamente il giocatore. Nei primi minuti ci viene fornito un editor abbastanza scarno con cui potremo personalizzare il nostro cacciatore con alcuni preset. Dopo aver creato l’identità del nostro personaggio saremo guidati da una voce narrante che ci guiderà all’interno della riserva dove potremo iniziare i vari tutorial.
Alla luce della vocazione “purista” del gioco, il ritmo di theHunter: Call of the Wild risulta essere estremamente lento. Le munizioni sono limitate ed ogni volta che le finiremo bisognerà acquistarle, non aspettatevi quindi di poter correre armati di fucile e sparare all’impazzata. Per la maggior parte del tempo saremo sulle orme della nostra preda, accovacciati senza fare il minimo rumore. Evitate di calpestare foglie o rametti: la vostra preda lo avvertirà e fuggirà lasciandovi a mani vuote. Sono presenti 13 armi differenti, tutte personalizzabili, capaci di diversificare il gameplay a seconda dei gusti del giocatore. Gli avamposti sparsi sulla mappa avranno ruoli fondamentali: potremo ripararci, riposare, ammirare i nostri trofei e sbloccare viaggi rapidi in modo da non dover rifare la strada daccapo. L’esperienza ottenuta dalle battute di caccia farà guadagnare diversi punti al giocatore, con i quali si potranno acquistare armi, equipaggiamenti o conoscere nuove abilità. La balistica – a differenza del precedente capitolo – è stata migliorata e metterà in seria difficoltà anche i cecchini più esperti. Per essere sicuri di aggiudicarsi il trofeo con un solo colpo si consiglia quindi di fare qualche passo in più verso la preda.
È presente all’interno del gioco anche una modalità multiplayer che permette ad un gruppo di massimo 8 giocatori di condividere la stessa battuta di caccia. Questa modalità è consigliata per chi ama escogitare piani strategici con i propri amici. Gli unici intoppi riscontrati in tale modalità riguardano la gestione delle strutture edificabili poichè solo l’host avrà i permessi per crearle e modificarle a proprio piacimento.
“A Bug’s…hunt!”
Ciò che principalmente rovina l’esperienza di gioco offerta da theHunter: Call of the Wild sono i numerosissimi e frequenti bug, presenti in gran quantità. In primis, i controlli del vostro cacciatore e l’interfaccia del menù non rispondono adeguatamente agli input, finendo col rovinare un inseguimento tanto sudato proprio sul più bello.
Anche l’intelligenza artificiale degli animali fa acqua da tutte le parti: vedere cerbiatti bloccarsi tra due rocce o tra due alberi (cosa che renderà la loro uccisione una passeggiata) potrebbe far venir meno l’intero principio simulativo del gioco oppure, in circostanze in cui non riuscirete a scalfirli neanche con una scarica di colpi, potreste seriamente dare di matto.
Capita più raramente, invece, di vedere sparire misteriosamente le orme del vostro animale, costringendo il vostro cacciatore virtuale a voltarsi per recuperare le tracce precedenti.
Concludendo…
theHunter: Call of the Wild è il miglior simulatore di caccia attualmente disponibile e non possiamo far altro che consigliarlo a tutti gli appassionati del genere. Grazie al sapiente uso del motore Apex, sviluppato dagli Avalanche Studios, il tutto risulta essere una vera gioia per gli occhi.
Il ritmo estremamente lento e la presenza di numerosi bug, purtroppo, minano pesantemente l’esperienza di gioco, rovinando tutto ciò che c’è di positivo all’interno dell’ultima fatica dei ragazzi di Expansive Worlds.