Con l’imminente arrivo nei negozi di Mass Effect Andromeda e il grande centro di Guerrilla Games, in ambito di gdr d’azione, rappresentato da Horizon Zero Dawn, il corrente marzo va a piazzarsi tra i mesi più caldi di questo 2017 videoludico. In realtà c’è anche un altro titolo ad aver destato l’interesse di stampa e utenza, il risultato del matrimonio tra l’estro narrativo di Yoko Taro e la grande esperienza dei ragazzi di Platinum Games in fatto di giochi d’azione appaganti. Chi scrive ha intrapreso un lungo viaggio in compagnia degli androidi 2B e 9S, e non vede l’ora di potervi dare un assaggio della grande profondità che caratterizza il quattordicesimo conflitto tra androidi e biomacchine. Nier: Automata, il seguito di quel Nier sviluppato da Cavia, sarà riuscito a esprimere tutto il potenziale del suo, purtroppo altalenante, predecessore? Non vi resta che continuare con la lettura per scoprirlo.
Il paradiso per completisti seriali
Il pianeta Terra, ora ridotto a un’ombra di ciò che era, è il teatro dell’infinita battaglia tra il genere umano e gli alieni… o qualcosa del genere. Una delle prime particolarità di questo Nier: Automata è rappresentata dal fatto che le fazioni contrapposte non combattano in prima persona la loro guerra: è infatti l’unità speciale di androidi YoRHa a fare le veci di quei pochi esseri umani rimasti in battaglia. Ciò che resta della nostra razza ha trovato riparo sulla superficie lunare, ed è proprio da qui che invia istruzioni al comandante degli androidi YoRHa. Esattamente come per gli esseri umani, anche gli alieni hanno fatto scendere in campo delle biomacchine al loro posto. Uno scontro senza fine tra pedine che portano avanti i meme dei creatori è un concetto che fa un po’ Metal Gear Solid, e costituisce una base filosofica perfetta per la catena di eventi che si susseguiranno durante le tante ore necessarie a completare – per davvero – la storia. Il gioco ci fa vestire i panni di 2B, un’androide tanto bella quanto letale, che verrà accompagnata dall’onnipresente Pod e dall’unità di supporto YoRHa, 9S. Le parole chiave che meglio riescono a descrivere il viaggio di 2B sono certamente “scoperta” e “consapevolezza” ma nel frattempo, per non rovinare a nessuno l’esperienza di gioco, vi basti sapere che Nier: Automata è un’avventura con protagonisti multipli e con diversi finali da scoprire, anzi, a voler essere più precisi, è un insieme di differenti avventure. Proprio così, portare a termine il gioco con 2B rappresenta soltanto il primo tassello di un puzzle più ampio. Completata la prima run, il giocatore prenderà il controllo di altri protagonisti, anche di 9S, e questo non è soltanto un espediente per illustrare al meglio i punti cardine della trama, ma è anche un vero e proprio “paradiso per completisti seriali”. Il livello di abilità raggiunto, le missioni secondarie portate a termine, l’arsenale ampliato, tutto resterà nelle mani del giocatore a eccezion fatta delle missioni principali che saranno, nella maggior parte dei casi, differenti rispetto a quelle già affrontate con 2B o del tutto nuove.
La sagra della guerra “all’arma bianca”
Se è vero che i Pod si possono modificare e armare con raggi laser, lance che si materializzano dal terreno, o martelli d’energia e altre diavolerie, il “core” del gameplay hack n’slash di Nier: Automata non poteva non trovare i maggiori rappresentanti nelle armi bianche. L’influenza di Yoko Taro sul titolo è evidente, ma stiamo comunque parlando di un gioco Platinum Games a tutti gli effetti. Le splendide animazioni dei protagonisti contribuiscono a rendere ancor più credibili le danze mortali fatte di fendenti multipli, esplosioni, e cambi repentini delle armi. Spade, spadoni, alabarde, manopole e lance sono soltanto alcuni degli strumenti di morte a disposizione dei nostri androidi e, sebbene le combinazioni siano di numero inferiore rispetto a quanto visto in Metal Gear Rising o Bayonetta, si potranno in compenso mischiare gli attacchi degli strumenti di morte per dar vita a delle combo devastanti. In pratica, la natura di androide da battaglia di 2B le permette di usare due armi contemporaneamente, ciascuna assegnabile agli slot “attacco leggero” o “attacco pesante”. Unendo in matrimonio katana pesante e lancia, ad esempio, si conferirà a 2B la facoltà di poter piantare quest’ultima nel terreno per esibirsi in un attacco rotante con l’enorme spada. Insomma, spendere di volta in volta alcuni minuti di gioco per testare il nuovo equipaggimanto sarà cosa buona e giusta. Purtroppo il doppio attacco è disponibile solo per gli androidi da battaglia, e questo significa che non varrà durante la seconda avventura con 9S. L’androide è un’unità di supporto, e la mancanza di questa possibilità di gameplay è coerente con la sua natura… peccato che questa coerenza vada a incidere pesantemente sul ritmo dell’azione. 9S potrà usare tutte le armi già raccolte, ma soltanto una alla volta e in modalità “attacco leggero”. Un’intera run – non di molto più breve della prima – da portare a termine con un singolo attacco per ciascuna arma è molto meno esaltante da giocare, poco ma sicuro. L’attacco pesante, nel caso di 9S, è il prezzo da pagare per poter manomettere le biomacchine con la pressione prolungata del tasto triangolo. Una volta entrati nel sistema di sicurezza della sfortunata biomacchina, infatti, inizierà un minigioco in stile Space Invaders moderno che, se completato con successo, vi permetterà di farla autodistruggere o di controllarla. L’hacking è un elemento da non sottovalutare perché garantirà l’accesso a oggetti avanzati, di norma protetti da bauli con serratura speciale, e sarà necessario per proseguire a un certo punto della terza avventura. L’anima del gameplay di Automata si conferma piena di tante micro sfaccettature: il titolo resta un action con elementi ruolistici, ma non mancheranno le sezioni a scorrimento e quelle sparatutto in 2D. Questi momentanei cambi di genere riescono a donare quel pizzico di varietà in più alla ricetta di gioco, ma senza stravolgerla alla Brutal Legend per esser chiari. Come in molti altri esponenti del genere, il sistema quest di Nier: Automata si divide in missioni principali, missioni secondarie più rilevanti, e missioni secondarie più simili a commissioni. La natura non umana dei protagonisti è, ancora una volta, l’elemento che fa la differenza. L’avanzamento di livello garantisce l’aumento automatico dei punti vita, ma è soltanto con l’installazione dei chip che 2B e compagni possono diventare più forti. Gli spazi per i chip potranno essere ampliati comprando appositi blocchi aggiuntivi, e doneranno tutta una serie di migliorie ai personaggi. Per questo motivo, al pari di quanto si dovrebbe fare con le combinazioni di armi, è consigliabile prendere del tempo per studiare e personalizzare al meglio le modifiche chip, ma niente paura: i più pigri potranno affidarsi a un’apposita installazione automatica dei chip che favorirà, a seconda del settaggio, attacco, equilibrio o difesa.
Parchi divertimento e lande desolate
Che Nier Automata non fosse un titolo eccelso dal punto di vista grafico lo si era capito sin dai primi filmati pubblicati e anche dalla versione dimostrativa. A un’esperienza del genere, d’altro canto, bastano una modellazione convincente dei personaggi e un comparto animazioni di livello per non deludere le aspettative, e la nuova creatura di Yoko Taro ben soddisfa questi requisiti. In aggiunta, a impreziosire il tutto, ci sono anche le continue esplosioni delle biomacchine e proiettili d’ogni sorta che invadono lo schermo in pochi istanti.
Più spinoso è il discorso delle ambientazioni, a volte di grande impatto artistico e a volte inevitabilmente castrate da texture provenienti dall’era PlayStation 2. Andare a zonzo per la città sommersa, ammirare i fuochi d’artificio del parco divertimenti, o vagare per le lande desolate dell’area desertica risulta senz’altro piacevole, ma lo stesso non si può dire della foresta o dell’area rocciosa che precede il deserto. L’esperienza dovrebbe migliorare nel complesso grazie ai 1080p e ai 60fps costanti – abbiamo provato il gioco su PS4 Pro – ma sfortunatamente così non è: i cali di frame rate nei momenti più concitati, i continui problemi di frame pacing, e gli occasionali crash del gioco, finiscono per minare irrimediabilmente il quadro tecnico generale. Il comparto audio di Nier: Automata, di contro, sorprende senza mezzi termini grazie all’ottimo doppiaggio Inglese e a una ricercatissima colonna sonora, con tanto di temi dinamici che si adattano a luoghi e a situazioni differenti.
Concludendo…
Il matrimonio tra Yoko Taro e Platinum Games ha dato vita a un ottimo titolo, forte di una componente narrativa importante e di un gameplay ben sfaccettato e appagante. Si parla di un gioco vicino alla perfezione? No, così non è, ma ci troviamo comunque di fronte a un’altra “missione compiuta” di questo 2017. Raccontare la trama attraverso più avventure è stata una trovata geniale e sebbene non tutte godano dello stesso appeal ludicamente parlando, possiamo dire con certezza che la longevità ne abbia tratto non poco giovamento. Consigliatissimo a tutti gli amanti dei titoli di Platinum Games, e a tutti gli appassionati di videogiochi con temi maturi.