Al di là delle Colonne d’Ercole
Il videogioco, molto spesso, è solito raccontare storie che potremmo definire individuali, contraddistinte cioè da un punto di vista spesso coincidente con quello del loro protagonista. Altre volte, non rare ma al tempo stesso certamente non comuni, al centro del nucleo narrativo possiamo individuare una molteplicità di personaggi di pari importanza, magari facenti parte della medesima realtà sociale. In alcuni casi la “questione” può invece assumere dimensioni di tutt’altro livello, con addirittura un’intera specie posta sotto i riflettori.
Individualità e collettività, dunque, in un continuo alternarsi. Tuttavia, c’è ancora una terza possibilità, coincidente con l’elevazione del contesto al ruolo di soggetto. Questa è la condizione di partenza tipica della simulazione, un genere avente come unico fine la rappresentazione oggettiva e il più possibile scientifica di specifici ambiti della realtà (e non soltanto quella). Il tutto senza cedere a un intreccio narrativo: la pura simulazione rappresenta, non racconta.
L’esplorazione spaziale, l’agricoltura, l’ingegneria, il mondo dei trasporti. Tutti buoni esempi di ambiti che abbiamo imparato a conoscere e ad amare (ex novo o magari ancora di più) mediante “giochi” simulativi.
Prodotti di questo genere possono però essere ancora definiti semplicemente “giochi”? Non è un segreto che, infatti, entro quest’etichetta si possano spesso individuare titoli “al limite”, contraddistinti sì da profondità fuori scala, ma anche da curve d’apprendimento e meccaniche di gioco di un’altra categoria, per una tipologia di intrattenimento che con difficoltà può essere raffrontata con quella dei videogiochi “standard”.
In un certo senso, stiamo parlando di lavori appositamente concepiti e realizzati per una clientela specifica. Per rendercene conto, forse, potremmo provare a interpretare i “dati” offertici dalle innumerevoli recensioni di Steam nei casi di maggior successo commerciale. Possiamo notare come svariate migliaia di giocatori, pur avendo acquistato un prodotto e avendone “scritto positivamente”, abbiano poi deciso di abbandonarlo dopo qualche manciata di ore. Eppure, è risaputo che il vero habitué del genere è solito “consumare” le simulazioni di suo gradimento per svariate centinaia di ore. Tanto fascino dunque, ma a conti fatti, per pochi.
Una riflessione che porta con sé molti interrogativi, sorti a seguito dell’esperienza maturata con Naval Action, opera in Early Access del team Game-Labs nonché titolo di cui andremo a parlare quest’oggi. Prodotto forte di un topic quasi inarrivabile a livello di “charme” e ambizione, Naval Action cela al suo interno un’idea semplicemente meravigliosa e, senza dubbio, potenzialmente capace di risvegliare la vena romantica di innumerevoli giocatori. Tuttavia, spesso, intuizioni troppo complesse vanno di pari passo alle difficoltà nella loro messa in pratica, con conseguenze spesso spiacevoli.
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.”
Sarà vero?
Se non vedo, non credo
Esistono giochi che, per essere “capiti”, devono essere inevitabilmente giocati. In extremis, una soluzione può essere quella di ancorarsi a qualche ora di video gameplay. Naval Action è uno di questi.
In realtà, la definizione nuda e cruda di questo prodotto non costituisce un compito particolarmente difficile. Potremmo dire che la creatura di Game-Labs è un MMO simulativo ambientato nel XVIII secolo, avente come tematica la navigazione entro un realistico mondo open world localizzato nei pressi dell’area caraibica. A tutto ciò si aggiungono interessanti battaglie navali, un’importante componente mercantile, la facoltà di attaccare porti e dare inizio a conflitti su vasta scala, nonché la possibilità di acquistare equipaggiamenti, cannoni o upgrade per le imbarcazioni.
Quella appena tentata, tuttavia, è una definizione sterile, proprio come un’eventuale spiegazione di ogni singola meccanica di gioco. L’unico modo attraverso il quale un lettore potrebbe infatti intuire se Naval Action è o meno capace di andare incontro ai suoi gusti, consiste nel coglierne l’impostazione hardcore e, soprattutto, lo spirito.
Il buongiorno si vede dal mattino?
Immaginiamo un neofita al suo primo contatto con Naval Action. La prima cosa con la quale avrà a che spartire è un biglietto da visita che, purtroppo, è già tutto un programma. Signore e signori, ecco a voi l’interfaccia di gioco.
Gli aggettivi si sprecano: sciapa, semplicistica, di difficile lettura e, francamente, fuori contesto. Poco importa se quello che vediamo è, con ogni probabilità, provvisorio e figlio della condizione di alpha del prodotto, perché in questo caso il problema è ben distante dall’essere una mera questione estetica. Il limite, qui, è di natura puramente funzionale, perché a distanza di ore continuerete comunque a sentirvi spaesati come fosse la prima volta. “Dove devo cliccare“? “Dove sono le informazioni che cerco“? “Quale sezione del menù è quella della quale ho bisogno“? Domande lecite. Per le risposte, però, dovrete appellarvi a qualcun altro.
Andiamo avanti. Dopotutto questo è ciò che la casa può offrire al momento, e il nostro caro principiante dovrà mettersi il cuore in pace. Speranzoso sul prosieguo del suo percorso di “scoperta”, il nostro amico avanza, prendendo la sua decisione tra server PvP o PvE, quindi seleziona una tra le fazioni che, nella realtà, hanno interpretato i ruoli più importanti durante il (tardo) periodo coloniale americano.
Si parte? Ancora no: prima bisogna passare dalla home di gioco, la stessa con la quale ci interfacceremo a seguito dell’entrata in ognuno dei numerosissimi porti presenti in gioco. Grazie a questa, potremo tenere sotto controllo tutti gli aspetti concreti della nostra avventura, nonché acquistare oggetti e provviste, selezionare le missioni o anche informarci su questioni “politiche” e conflitti in corso. Per inciso: sentiti complimenti a chiunque riuscirà a capirci qualcosa fin da subito.
Adesso è davvero ora di salpare, pronti per l’avventura della vita. “Sail“!
Qualche istante di caricamento, quindi il secondo shock in pochi minuti è servito: veniamo catapultati direttamente sulla nostra imbarcazione, già pronta per sfidare i sette mari. Un’introduzione? Un breve tutorial? Delle spiegazioni? Ma certo che no, che domande.
Naval Action: il mito del mare
Superati i primi minuti, utili per prendere confidenza con le basi della “navigazione” (WASD) e con il “fattore vento”, cominceremo a guardarci intorno. A due passi da West End (se avete scelto la Gran Bretagna) e circondati dall’infinità dell’oceano, inizialmente saremo letteralmente assaliti da una sensazione di onnipotenza. Il suono delle onde che si infrangono sulle rocce, il sole al tramonto e, più di tutto, quel silenzio d’oro. Chi potrà mai fermarci?
Non possiamo negarlo: la sensazione di libertà percepita durante i primi momenti in compagnia di Naval Action è qualcosa di veramente difficile da descrivere. Purtroppo, però, questo splendido status mentale verrà guastato dalla comparsa di una domanda tanto fastidiosa quanto fuorviante: “E adesso”?
E adesso viene il bello. Perché in Naval Action la vaga idea di ciò che “vorrete fare” dovrà sempre fare i conti con la realtà, e nello specifico con il problema del “come fare quello che voglio fare”, per un’impasse onnipresente e, in tutta sincerità, difficile da superare. In questa situazione, probabilmente, il primo approccio consisterà nel cercare di prendere familiarità con la mappa di gioco, che dovremo “interpretare” con l’aiuto della bussola. In questo senso, sarà bene imparare a convivere con le tempistiche di gioco. Se per esempio deciderete di partire da West End per raggiungere Bimini (il secondo porto più vicino), saranno necessari circa 17-18 minuti. Dando una celere occhiata alla “fetta” di mappa sotto riportata, potrete agevolmente dedurre che in caso di tratte lunghe vi toccherà cimentarvi in svariate ore di “traversata”.
Tempistiche dilatate, dunque, per una mappa di gioco a dir poco enorme. Personalmente reputo questa filosofia del tutto in linea con lo spirito del titolo, che saprà offrirvi grandi momenti di spensieratezza. Tuttavia, è una questione soggettiva: l’idea di passare 2-4 ore tenendo premuto il tasto W e contemplando nient’altro che acqua e coste, ad alcuni, potrebbe non piacere. Per quanto concerne quest’ultimo aspetto, non voglio mentirvi: Naval Action è pazienza. È chinare il capo e, molto lentamente, tentare di comprendere quello che è un “gioco” per certi versi incomprensibile.
La parola ai cannoni
Prima di andare a valutare le reali condizioni dell’accesso anticipato è doveroso dedicare almeno qualche passaggio agli scontri, aspetto fondamentale del lavoro di Game-Labs. Contraddistinte anch’esse da tempistiche tutto fuorché “lampo”, le battaglie di Naval Action sono costruite partendo da una rilevante componente strategica, che (ovviamente!) richiederà svariate ore di pratica prima di essere pienamente padroneggiata.
Seguendo quella che è la “logica” degli scontri navali, dovremo cogliere i momenti più opportuni per affiancarci al vascello avversario e fare fuoco con i cannoni laterali, sempre tenendo conto di un certo numero di variabili tra le quali i tempi di ricarica della nostra artiglieria (e quella degli avversari), la sua capacità di gittata e, soprattutto, il sempre imprescindibile fattore vento. Praticamente parlando, gli scontri di Naval Action sono un continuo ricollocarsi, una ricerca di posizioni favorevoli al fine di “mettere sotto scacco” gli opponenti. A tutto questo si aggiunge un particolare sistema di distribuzione dei danni inferti dalle pesanti palle di cannone, che andranno a inficiare sulle condizioni dei vari settori delle imbarcazioni. Il tutto per una meccanica di gioco sì dipendente dalla qualità delle navi e dal loro equipaggiamento, ma anche dalle differenti strategie adottate.
La situazione dell’Early Access
Arrivati a questo punto, urgono considerazioni obiettive inerenti la condizione dell’Early Access. Il titolo vale 37 euro? Difficile dirlo. L’offerta quantitativa, di certo, non è messa in discussione: Naval Action è un gioco online potenzialmente in grado di offrirvi anche mille ore di intrattenimento.
Il suo problema consiste però nella difficoltà insita nella tipologia di gioco. Questo, attenzione, non è un difetto. Lo è, invece, l’assenza di aiuti e tutorial in-game capaci di assistere il giocatore durante le prime fasi di gioco. Le guide presenti su Steam non sono sufficienti, anche perché quasi totalmente in inglese.
Certo, si può andare sui forum, o magari chiedere consigli sui gruppi Steam, ma non è così che funziona. Fare giochi complessi, profondi e difficili è una cosa che personalmente apprezzo moltissimo, a patto che agli utenti venga fornito il materiale adatto, che permetta loro di “comprendere” quello che hanno acquistato. In questo senso, l’offerta di Game-Labs non è ben ponderata. Anzi, la situazione è aggravata da un’interfaccia, come già detto, semplicemente indecente. Forse sarebbe stato il caso di volare leggermente più bassi con il prezzo e dedicare maggiore attenzione all’utenza.
Tecnicamente parlando, Naval Action presenta un comparto grafico gradevole, seppur non privo di problemi di ottimizzazione. Nonostante i requisiti hardware non elevati, infatti, l’attivazione dell’antialiasing comporta un netto calo di frame, con gli fps che si stabilizzano attorno a 35-40. Un aspetto, questo, sul quale è necessario intervenire quanto prima.
Concludendo…
Il titolo di Game-Labs è forte di un’idea meravigliosa e, in un certo senso, avanguardista. Purtroppo, però, siamo lontani dalla presentazione ottimale di un gioco che deve ancora maturare moltissimo, soprattutto dal punto di vista della “comunicazione” con i giocatori.
Ciononostante, mi sento di sbilanciarmi un pochino proiettandomi già in “ottica recensione”. Al momento del lancio della classica versione “1.0”, molto probabilmente, con i dovuti aggiustamenti Naval Action potrà ambire a votazioni alte. Questo perché le sensazioni che il prodotto è capace di suscitare nel giocatore sono a dir poco incredibili.
Ma vi dirò di più. Non sarà poi così importante il voto di domani, proprio come non lo sono oggi le carenze indicate. Questo perché Naval Action è qualcosa che solo una manciata di giocatori può davvero apprezzare. Pochi lupi di mare, per un’élite fiera e… fortunata.
P.S: Il sottoscritto, in totale onestà, non fa parte di questi pochi eletti.