Con lo smartphone in tangenziale, andiamo ad hackerare!

Watch Dogs è stato sicuramente uno tra i prodotti più controversi dell’ultima generazione di console. Annunciato in pompa magna da Ubisoft durante l’E3 2012, il titolo venne aspramente criticato da una buona fetta di pubblico per via di alcuni aspetti che, a detta di molti, risultavano ampiamente differenti dalla prima demo mostrata durante la conferenza. Tra presunti downgrade e tagli al gameplay, Watch Dogs non fu quel capolavoro che molti si aspettavano, anche se si trattava di un titolo indubbiamente riuscito sotto molti aspetti. L’universo di gioco creato da Ubisoft, tuttavia, fece ben sperare per futuri capitoli, grazie soprattutto a un finale piuttosto aperto nelle battute conclusive del primo capitolo. A due anni di distanza abbiamo, finalmente, potuto mettere le mani su Watch Dogs 2, un titolo che punta maggiormente sulla varietà del gameplay e sullo stile scanzonato, liberandosi di tutta la marea di hype che, di fatto, era stata la rovina del predecessore. Come era stato per il primo episodio, abbiamo giocato a fondo a Watch Dogs 2 – in versione Playstation 4 – e siamo pronti, quest’oggi, a fornirvi il nostro responso ufficiale. Buona lettura!

Il Grande Fratello di San Francisco

La sequenza finale di Watch Dogs ci aveva messo di fronte a una terribile realtà: il lancio del ctOS 2.0, un super sistema in grado di controllare qualsiasi apparato elettronico della città, a partire dai semplici semafori fino agli smartphone. Il ctOS ha dato il via alla creazione di vere e proprie smart city, interconnesse e in grado – sulla carta – di semplificare la vita dei cittadini, obbligando implicitamente gli stessi a rinunciare alla propria privacy. Il ctOS 2.0 della città di San Francisco, che ospita gli eventi di Watch Dogs 2, è difatto un vero e proprio “Big Brother orwelliano”, e ogni cittadino viene monitorato costantemente 24 ore su 24 grazie a un sistema di riconoscimento istantaneo chiamato Profiler. Ad opporsi a questo subdolo controllo operato dal ctOS troviamo il Dedsec, un gruppo di “hacktivisti”, sulla falsariga di Anonymous, decisi a liberare la città di San Francisco dal controllo della Blume, la multinazionale dietro al sistema. Abbandonati i panni di Aiden Pierce e il suo passato tormentato, ci caleremo in una soleggiata San Francisco assumendo il controllo di Marcus Holloway, informatico prodigio intenzionato ad ottenere le attenzioni del Deadsec. Il rito di iniziazione? Niente di più semplice: calarsi nella server farm del ctOS ed elimare completamente ogni dato sul suo conto, compresa la fedina penale. L’impresa di Holloway non passa certamente inosservata, e il nuovo protagonista viene subito accolto tra i ranghi degli hacker più famosi d’America. Rispetto al precedente capitolo, Watch Dogs 2 punta forte su una narrativa più scanzonata, con un risultato solo in parte migliore rispetto a quello del suo predecessore. Se da un lato il citazionismo “nerd” di questo nuovo capitolo ci ha strappato più di una volta un sorriso, alcuni dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi principali navigano purtroppo nelle acque della banalità. A questo si aggiunge la mancanza quasi totale di caratterizzazione del protagonista che, a differenza di Aiden Pierce, risulta privo di un qualsivoglia background narrativo.

Datemi uno smartphone e vi hackero il mondo

Sul fronte gameplay, Watch Dogs 2 cerca di evolvere in maniera più dinamica le meccaniche di hacking che avevano reso celebre il precedente episodio. Lo smartphone, principale strumento di distruzione nelle mani di Marcus, ci consentirà di interagire con svariati elementi dello scenario, a partire da semafori, autovetture e addirittura tubature sotto l’asfalto. Tramite l’interfaccia dello smartphone potremo accedere alle varie applicazioni – che dovremo scaricare dall’app store interno al gioco – relative a mappa, punti di interesse, missioni principali e attività secondarie: il telefono sarà quindi lo strumento chiave per gestire ogni aspetto “logistico” di Watch Dogs 2. Rispetto al precedente capitolo, Marcus potrà vantare svariati gadget nel proprio armamentario – ottenibili grazie alla stampante 3D nel rifugio del DedSec -, strumenti che permettono al giocatore di affrontare le missioni con approcci totalmente liberi e differenziati. I droni, in primis, ci consentiranno di passare attraverso aree altrimenti inaccessibili, con la possibilità di hackerare la sicurezza delle zone sorvegliate.
Da questo punto di vista, le meccaniche stealth già viste nel precedente capitolo sono state ulteriormente rifinite, con atterramenti diversificati, trappole e gadget craftabili dall’apposito menu. Sfortunatamente, lo sbilanciamento a volte marcato del livello di difficoltà, e l’IA limitata dei nemici, possono provocare una certa frustrazione in alcuni sequenze del gioco. Per chi preferisce la forza bruta alle infiltrazioni silenziose, Watch Dogs 2 propone una vasta gamma di armi da fuoco, “stampabili” nel covo del Dedsec o, più semplicemente, recuperabili dai cadaveri dei nemici. Rispetto al primo capitolo, in Watch Dogs 2 sono state inoltre migliorate le meccaniche di parkour, che consentono a Marcus di effettuare acrobazie tra vetture o edifici degne del miglior Ezio Auditore. Lo sviluppo del personaggio, già ottimo in Watch Dogs, ha subito una ulteriore rifinitura, consentendoci di scegliere tra una valanga di perk per il nostro protagonista. Tra feature aggiuntive per il drone, velocità di ricarica delle armi e hacking ambientali, potremo trasformarci nell’arma hacker per eccellenza, a patto però di aver sbloccato le abilità più avanzate raccogliendo i gettoni sparsi in giro per le strade di San Francisco.

Un parco giochi a prova di hacker

Parlando di longevità e varietà, la San Francisco di Watch Dogs riesce a convincere anche i giocatori più esigenti. Il lavoro svolto da Ubisoft nella gestione delle attività secondarie ci ha lasciati decisamente soddisfatti. Tra gare di motocross, trasporti in auto (alla Uber, per intenderci), corse di droni e selfie nei vari punti di interesse, le attività secondarie migliorano di molto l’esperienza di gioco globale, e offrono piacevoli intervalli tra una missione principale e l’altra. La città di San Francisco, inoltre, è stata ottimamente caratterizzata: la mappa è varia, credibile ed straordinariamente vasta, e permette di esplorare liberamente aree inoniche come la Silicon Valley e l’isola di Alcatraz (con tanto di carcere). Passeremo da paesaggi prettamente urbanistici a zone di aperta campagna, con aree boschive e sentieri sterrati. Molto buona anche l’implementazione della modalità multiplayer. Abbiamo avuto modo di testare qualche operazione secondaria in coop anche se, a causa dei diversi problemi ai server di gioco nei giorni successivi al lancio, non abbiamo potuto testare a fondo le potenzialità del seamless multiplayer, grazie al quale avremo la possibilità di “invadere” le partite degli altri giocatori, in puro stile Dark Souls. Ci auguriamo che il team riesca, con i futuri aggiornamenti, a stabilizzare finalmente la modalità in questione, in modo da potervi offrire un parere più approfondito sulle diverse attività multigiocatore.

Downgrade? Ho smesso, grazie

Sul fronte tecnico inutile negare i numerosi passi avanti compiuti da Ubisoft nel corso di questi due anni. Oltre ai diversi miglioramenti sul fronte delle animazioni e della modellazione poligonale dei personaggi, i dettagli della San Francisco di Watch Dogs 2 sono incredibili: grazie ad una palette di colori molto più accesa rispetto alla grigia Chicago di due anni fa, la città brilla letteralmente di luce propria e risulta in grado di regalare scorci davvero unici. I modelli 3D dei personaggi, Marcus in primis, sono ottimi, così come quelli dei diversi membri del DedSec. Sul fronte audio, molto buono il doppiaggio in lingua italiana, anche se è opportuno evidenziare che i traduttori si son presi molte “libertà” (il tributo al celebre youtuber Farenz ne è un esempio) che potrebbero non essere apprezzate dalla folta schiera dei “puristi”. Ottima anche la soundtrack, fruibile sia nelle varie radio in-game sia nel lettore mp3 in dotazione al protagonista.

Concludendo…

Watch Dogs 2, pur non essendo un capolavoro in grado di ridefinire il genere degli open world, riesce a catalogarsi come un titolo divertente, vario e soprattutto longevo, grazie alla massiccia mole di contenuti proposti. Il gioco presenta difetti non da poco, in primis l’IA piuttosto approssimativa, ma riesce comunque a divertire dall’inizio alla fine, grazie al suo stile scanzonato e alle diverse possibilità di gameplay derivanti dall’hacking. In attesa di provare a fondo la modalità multiplayer, ci sentiamo di consigliare Watch Dogs 2 a tutti coloro che speravano in un una solida evoluzione del potenziale intravisto nel primo capitolo.

CI PIACE
  • Vario, ampio e divertente
  • Le meccaniche di hacking funzionano alla grande
  • Stealth ulteriormente perfezionato
  • San Francisco è splendida
NON CI PIACE
  • IA dei nemici piuttosto approssimativa
  • Narrativa banale
  • Multiplayer da rifinire
Conclusioni

Watch Dogs 2 è un open world valido ed estremamente divertente, caratterizzato però da una trama eccessivamente banale e da una IA semplicistica.

8.5Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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