Leggenda millenaria

“E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta”. Un’espressione che, quando si tratta di prodotti From Software, viene pronunciata spesso, a volte fin troppo. Ma non siamo qui, adesso, per parlare dell’ormai celeberrima difficoltà che caratterizza questo brand e l’altra grande opera di Miyazaki (Bloodborne, per la cronaca). Stavolta, queste parole assumono un significato diverso. Rimandano ad un lungo e tortuoso cammino che abbiamo intrapreso fino ad oggi, che ci ha portati, dopo immense fatiche e sacrifici, a scorgere la luce in fondo al tunnel. E quella luce rivela il nome di Dark Souls 3. Essendo il primo della serie a giungere su console di nuova generazione e carico di una pesante eredità, questo nuovo capitolo si trova di fronte ad un compito gravoso: riuscire ad essere all’altezza del nome che porta, in un mondo che ormai boccia sempre più spesso coloro che non riescono a rinnovarsi. Noi, nel nostro piccolo, siamo qui per verificarlo, pronti a scrivere una nuova pagina di questa leggenda millenaria.

dark souls 3

Ben risvegliato, prescelto… ancora una volta

Dark Souls 3, come ormai da tradizione, ci mette nei panni di un non-morto tornato al mondo dopo un periodo non ben precisato di “convalescenza”. A questo giro, però, non si parla di uno scheletro “vuoto”, di un protagonista che traballa sulla sottile linea che divide vita e morte, ma di un “tizzone”; un essere in qualche modo legato alla fiamma, a quel fuoco ristoratore che dall’alba dei tempi ristora e protegge i viaggiatori, partito per un faticoso viaggio per ritrovare la “scintilla”. Come sempre, la trama è lasciata molto sullo sfondo, nascosta dietro quel velo mistico denominato “lore”, il “vedo – non vedo”, termine che ormai ogni buon fan ha fissato bene nella propria mente.

Le criptiche vicende si snodano attraverso pochi dialoghi, molte descrizioni e chicche nascoste un po’ ovunque, per far sì che il giocatore più smaliziato possa perdersi quanto vuole in questo fantastico mondo (che, sotto molti aspetti, parla già da solo), mentre chi è interessato maggiormente al gameplay nudo e crudo possa proseguire falciando nemici di potenza crescente senza che lunghi filmati si frappongano tra lui e il prossimo boss, minandone ritmi e godibilità generale. Dark Souls, sotto alcuni aspetti, è davvero una saga per tutti i tipi di palati, anche e soprattutto sull’ambito ruolistico; ambito che era stato un po’ accantonato per far spazio ad un Bloodborne violento e feroce, ma più limitato. Ad inizio avventura verremo messi quindi di fronte alla classica scelta: guerriero nudo, crudo e che fa dell’equilibrio e della forza bruta il suo cavallo di battaglia, o incantatore sfuggevole e capace di attaccare da postazioni di massima sicurezza? Scudi ed incantesimi tornano in grande stile, così come la possibilità di incrociare ogni classe ed abilità e generare da zero il proprio guerrieri dei sogni. Possiamo davvero dirlo: la fantasia sarà il nostro limite ultimo.

dark souls 3

Dark Souls 3: gestire una lunga eredità

Partiamo dal presupposto che questo Dark Souls 3 segue in tutto e per tutto il percorso tracciato dai predecessori. E’, in fondo, un’avventura fortemente basata sull’esplorazione, con zone intelligentemente interconnesse (qui, forse, un po’ meno del solito), numerose strade secondarie, level design magistrali e quintali di nemici su cui avere la meglio (spesso, con poca fortuna). Per quanto la formula possa sembrare ripetitiva, almeno nero su bianco, possiamo assicurarvi che non è così, merito principalmente di un grado di sfida che ascende in modo esponenziale e che costringe il giocatore a tenere sempre gli occhi aperti, oltre che ad attaccare e a difendersi seguendo delle logiche ben precise.

Il tatticismo e tecnicismo per cui Dark Souls è conosciuto sono rimasti intatti, con la differenza che l’esperienza con Bloodborne ha convinto il team a tentare nuovamente la strada della velocità e della spettacolarità; i fan di vecchia data noteranno in men che non si dica, infatti, come i ritmi generali siano stati sensibilmente velocizzati, seppur mai arrivando a snaturare quanto visto in passato. Pad alla mano, ci si sente comunque subito a casa, e l’aria malata che si respira è esattamente quella che ci saremmo aspettati fin dal suo annuncio. Fin troppo, considerato come le citazioni ai capitoli precedenti appaiono in così gran numero che a volte non è chiaro se siano semplici cammei o riciclaggi veri e propri di intere idee e personaggi.

Nonostante siano abbastanza da farci spesso sprofondare in una certa sensazione di deja-vu (mai così spiacevole, sia ben chiaro), va sottolineato come sia stato proprio il gameplay a subire un paio di accorgimenti; accorgimenti che, indubbiamente, non mancheranno di estasiare – e magari far discutere – gli appassionati di tutto il globo. Ad esempio, è tornata la barra del Mana, precedentemente presente solo nel caro, vecchio Demon’s Souls; dite quindi addio a slot incantesimi da centellinare ed infiniti calcoli matematici durante le costruzioni delle build magiche più disparate. Un po’ come la Stamina, ora sarà una barra azzurra a segnalarci quanti incantesimi – o tecniche speciali – potremo ancora eseguire prima di rimanere a secco. Attenzione a quel “tecniche speciali”, perchè è proprio qui che risiede il cuore del rinnovamento di questo Dark Souls 3. Ogni arma, ogni scudo, ogni insospettabile pezzo di equipaggiamento può infatti esibire un proprio potere unico (magari non proprio unico, ma non stiamo qui a puntualizzare) che permetterà, per la prima volta nella storia della saga, di lanciare incantamenti anche se si vestono i panni di un classico guerriero. Non parliamo di dardi incantati o palle infuocate, certo, ma di combinazioni di attacchi e potenziamenti speciali che andranno a pescare la propria forza proprio dalla barra del Mana. In poche parole, qualunque sia la vostra classe, adesso saranno ben tre i parametri da tenere d’occhio. Un piccolo cambiamento che, inutile specificarlo, cambia completamente le carte in tavola. Se in meglio o in peggio, solo il lungo termine potrà dircelo.

dark souls 3

 

Gallina vecchia fa buon brodo?

Magari è un po’ scontato ricorrere ai classici proverbi per descrivere un gioco indubbiamente ben più sfaccettato di un semplice detto popolare. Eppure, Dark Souls 3 è proprio questo: una gallina vecchia che continua a fare buon brodo. Ormai alla terza iterazione, dobbiamo ammetterlo, la saga inizia a sentire comunque un po’ di stanchezza. E non è neanche colpa di From Software, di Dark Souls, o del suo geniale game designer. Il capostipite, pur con i suoi difetti, è ancora oggi un capolavoro, uno di quei prodotti che – ne siamo sicuri – verranno ricordati anche nelle generazioni a venire.

Come si può migliorare qualcosa che, sulla carta, ha davvero così poco da migliorare? Bloodborne, sotto molti aspetti – complice anche il repentino cambio d’ambientazione – ci è riuscito alla grande. Dark Souls 3, altrettanto. Viene però frenato dal “problema” che, volente o nolente, ripesca a piene mani una mitologia ed un universo che, per quanto espanso, ha spesso un retrogusto fin troppo familiare e auto-citazionista. Fortunatamente, la grande progettazione alla base spazza via qualunque possibilità di noia, grazie ad uno studio delle varie aree a dir poco magistrale (ancora una volta, è possibile affacciarsi da una rupe e poter vedere in lontananza tutto ciò che ci aspetta) e ad un compendio di mostri visionari e letali. Ancora una volta, mettiamo le mani avanti, non parliamo di un titolo perfetto, ma comunque vario e “folle” il giusto per riuscire ancora a sorprendere, borgo dopo borgo, insenatura dopo insenatura, boss gigante dopo boss gigante. Girovagare per un mondo corrotto, guadagnare punti esperienza, potenziarsi e spingersi sempre più in là è ancora divertente, su questo potete dormire sonni tranquilli.
dark souls 3

Singhiozzi oscuri

Come ogni veterano già saprà, uno dei punti di forza della serie consiste in un comparto artistico (attenzione, non tecnologico) di primissimo livello, ben al di sopra della media delle produzioni odierne. Come abbiamo già detto, il paesaggio offre scorci magnifici che ci indurranno a fermarci, nei momenti di quiete, per godere di tanta maestosità, mentre il livello di dettaglio è così elevato che ogni angolo della mappa assume una sua propria consistenza; è come se avessimo davanti non una semplice collezione di idee fantastiche ma la riproduzione virtuale di un qualcosa di autentico ed “estraneo”. Certo, l’influenza di quel capolavoro di Bloodborne si percepisce fin da subito, tanto nelle tonalità dei colori quanto in alcuni elementi architettonici, tuttavia l’anima del gioco resta pura e, fatta eccezione per alcuni elementi di contorno, degna di un Dark Souls al cento per cento.

Tecnicamente, invece, non siamo sugli stessi livelli. Dobbiamo necessariamente mettere in rilievo alcuni problemi legati alla stabilità generale che purtroppo non possono essere ignorati: il frame-rate in alcune circostanze cala in modo più che evidente, tanto che i rallentamenti arrivano, in parte, a minare anche l’esperienza stessa di gioco. Perfino Bloodborne non era libero da difetti simili, ma in quel caso si trattava di problematiche meno sporadiche, mentre adesso appare fin troppo chiara la necessità di una patch che riesca a risolvere tali inconvenienti. Non si tratta di un danno irreparabile, sia chiaro: il gioco resta fruibile per tutta la sua durata, ma al fine di massimizzare i risultati occorrerà, prima o poi, liberarsi di questo fastidio. Per il resto, nonostante Dark Souls 3 non possa certamente definirsi come la migliore produzione dal punto di vista della grafica apparsa su console di nuova generazione, va comunque ammesso che il passaggio alle nuove macchine è visibile e senza ombra di dubbio più che apprezzabile. Come era lecito aspettarsi, le animazioni, i modelli poligonali, le texture e tutti gli altri effetti del caso pongono quest’ultimo capitolo della serie su di un gradino più alto rispetto ai primi due. Colonne sonore e doppiaggio (in inglese), dal canto proprio, fanno ancora una volta il loro sporco lavoro in maniere ineccepibile.
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Concludendo…

Dark Souls 3 è l’ennesima, scintillante perla di quella collana targata From Software. Magari gli manca la fantasia e la forza di osare del recente Bloodborne, ma parliamo comunque di un gioco di elevatissima caratura. Fa bene tutto ciò che gli è umanamente possibile fare, cadendo nell’unico tranello dal quale, ahinoi, non si potrà mai scappare. Dopotutto, è il terzo capitolo di una saga che, bene o male, ha già offerto tutto. Dark Souls 3 fa il miracolo, e sotto alcuni aspetti riesce persino ad andare oltre; è viscerale, è oscuro, è magico, è affascinante, è criptico e, in linea di massima, appassiona anche con poco, proprio come accadeva con i suoi predecessori. Una cosa, però, possiamo dirla per certo: da adesso in poi, mano sul cuore, è meglio che il team inizi a pensare di spostarsi su altro. Al prossimo giro, difficilmente queste continue sensazioni di déjà vù saranno interpretate ancora in modo positivo.

Nostalgia sì, ripetitività no. Ed è giusto che sia così.

CI PIACE
  • Level design maestoso
  • Combattimenti feroci, belve immonde di ogni tipologia
  • Interessanti novità nel combat system
  • Alta longevità e rigiocabilità
NON CI PIACE
  • Parecchi problemi tecnici
  • Inizia a sentirsi il bisogno di cambiare aria
Conclusioni

Un’ottima conclusione ad una trilogia che, pur con i suoi alti e bassi, non ha mancato di creare una grandissima base di appassionati.

8.7Cyberludus.com

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