25 Ottobre 1986

Oak Wood Hotel, Belmont.
Il dottor Evgueni Leonov sta tranquillamente dormendo nella sua camera.
A un certo punto, un fastidioso rumore proveniente dal bagno lo sveglia. Solleva la testa con fatica: è intontito e confuso.
Un’occhiata all’orologio: sono le 04:23 di notte. Molto lentamente, si alza dal letto per andare a controllare che sta succedendo.
Qualche passo, per scoprire che il bagno non è accessibile: manca il pomello della porta. Si volta, con aria stranita, e ancor più frastornato lancia un’occhiata alla sua stanza: che disordine!
Con passo precario e indeciso, si avvicina alla finestra: è buio pesto, tutto quello che si riesce a intravedere sono le sagome degli alberi delineate dalla debole luce della luna. Per qualche istante il Dottor Leonov rimane lì, immobile, ad ascoltare il rumore della pioggia che cade copiosa, quando all’improvviso un inquietante pensiero lo assale. Che cosa ci fa lì? Perché mai si trova in quella stanza d’albergo?
In preda al panico, comincia a setacciare compulsivamente ogni metro quadrato della camera alla ricerca di risposte. Suda freddo, ha il batticuore, è spaventato. Poi lo nota: quel piccolo tavolino alla sinistra del letto, con sopra una bottiglia di vino e varie scartoffie. Tra queste c’è anche una lettera. La afferra con foga, e dopo averle dato un’occhiata, finalmente, ricorda: è qui per una convention del congresso scientifico dell’università di Boston. Ed è niente di meno che l’ospite d’onore. Sospira, sfregandosi il viso con la mano: forse sarebbe il caso di cominciare a ridurre i farmaci.
Calmatosi, sta per tornare a letto, quando ecco ripresentarsi quel rumore, lo stesso di prima. Deve assolutamente farlo smettere, o non riuscirà a chiudere occhio: basta e avanza il suo mal di testa. Dunque, che fine avrà fatto il maledetto pomello?
Con un po’ di attenzione, non è difficile trovarlo: è a fianco del comodino, sotto al letto. Un cacciavite per fissarlo nuovamente alla porta, ed ecco fatto: è aperta. Istantaneamente e senza spiegazione, il suono cessa. Nel buio della piccolissima stanza da bagno, il Dottor Leonov nota uno strano luccichio. Di lì a pochi secondi, subito dopo aver acceso la luce, avrà la conferma di quanto intuito poco prima: qualcosa non quadra.

 

The Guest

 

The Guest: un gameplay a base di puzzle ed esplorazione

Su Steam, The Guest è semplicisticamente indicato (attraverso le immancabili etichette) come un videogioco con elementi horror. Facciamo immediatamente chiarezza: il titolo di Team Gotham non ha nulla a che vedere con questo genere. Trattasi invece di un’avventura esplorativa in prima persona, caratterizzata da un piacevolissimo alone di mistero e condita da una buona dose di enigmi da risolvere, all’interno di un’ambientazione dalle dimensioni contenute, ovvero la succitata suite d’albergo. Non ci sono nemici, pericoli o possibilità di game over: il giocatore è completamente “solo”.
Il semplice gameplay può dunque essere suddiviso tra le fasi di esplorazione e quelle che ci vedranno impegnati nella risoluzione dei vari rompicapo, sulla strada – decisamente breve – che ci porterà a svelare la reale motivazione della “permanenza” del protagonista all’Oak Wood Hotel.
Per quanto riguarda le prime, ci occuperemo di analizzare ogni singolo angolo della stanza d’albergo alla ricerca ora di oggetti utili, o di documenti in grado di offrirci qualche informazione (o apparente tale)  sulla vicenda che ci vede protagonisti. Potremo depositare ogni aggeggio reperito nell’inventario in dotazione al buon dottore, per poi utilizzarlo nelle giuste occasioni, o magari combinarlo con altri oggetti in maniera tale da realizzare qualcosa di veramente utile. Ovviamente, di tutto quello che avremo la possibilità di raccogliere, sono una piccola parte avrà una concreta utilità.
Nell’effettuare questa “raccolta”, ci imbatteremo nei vari puzzle presenti in The Guest, i quali ci permetteranno di sbloccare (indirettamente) nuove aree della suite e di trovare nuovi strumenti utili al proseguimento delle nostre investigazioni. Dovremo così cimentarci nell’interpretazione di simboli, nel corretto collocamento di fusibili per riattivare la corrente, nella riproduzione di melodie, nella combinazione di oggetti e quindi nel loro posizionamento in specifiche posizioni, e così via. Partendo dal presupposto che i rompicapi di The Guest non sono né eccessivamente elementari né troppo complessi, il vero problema risiede invece nella carenza di originalità e “ingegnosità” degli enigmi proposti, la cui risoluzione è afflitta da una macchinosità che, con tutta probabilità, vi porterà non apprezzarli appieno, facendovi preferire nettamente le fasi di esplorazione. All’interno di un prodotto che a livello ludico, fondamentalmente, presenta due sole meccaniche di gioco, quella sopraccitata non può che rivelarsi una carenza fatale.

 

The Guest

 

Perdersi per strada

The Guest manifesta la spiacevole e inaspettata capacità di “crollare” già dopo la prima mezz’ora di gioco. Se infatti inizialmente rimarrete affascinati dall’intrigante vicenda del dottor Leonov, molto presto dovrete fare i conti con quella che (a posteriori) è una trama incredibilmente banale, debole e prevedibile, ulteriormente svilita da un finale di gioco che si rivelerà una vera doccia fredda. In un titolo della durata media di tre ore, caratterizzato dall’assenza di qualsivoglia rigiocabilità, la qualità del “filo narrativo” non può permettersi di essere tanto mediocre. The Guest, infatti, è uno di quei casi nei quali non solo non c’è quantità, ma nemmeno un pizzico di qualità. Provare per credere: più tempo “rimarrete” in quella stanza, più la vicenda perderà appeal.
Ai fini di una valutazione obiettiva, poco importa se l’ambientazione risulta senza alcun dubbio azzeccata, così come poco può influire un comparto tecnico accettabile, poiché trattasi di qualità non sufficienti per bilanciare le debolezze di The Guest.

 

The Guest

 

Concludendo…

Personalmente, ritengo The Guest una grande delusione.
Quella che di base è un’idea interessante e dal potenziale considerevole deve purtroppo fare i conti con un intreccio narrativo banale, prevedibile e, nel complesso, molto al di sotto delle aspettative che il giocatore inevitabilmente finisce col crearsi. A questo va ad aggiungersi un gameplay noioso e ripetitivo, con gli enigmi, parte integrante dell’esperienza, che si rivelano dimenticabili e talvolta tremendamente macchinosi, per un risultato complessivo decisamente negativo. Davvero un peccato, perché l’Oak Wood Hotel è un’ambientazione più che valida, e l’atmosfera della quale è impregnato è qualcosa di non comune. Tirando le somme, il prodotto di Team Gotham non vale i dieci euro che costa: troppi i punti deboli di un’esperienza videoludica capace di offrire appena tre ore di gioco, senza mai riuscire a stupire o a coinvolgere per davvero il giocatore.

CI PIACE
-  Atmosfera intrigante e ambientazione ispirata.
-  Tecnicamente accettabile.
NON CI PIACE
-  Narrativamente inconsistente, prevedibile e nel complesso deludente.
-  Scarsa longevità, zero rigiocabilità.
-  Gameplay ripetitivo e noioso.
-  La qualità dei puzzle e degli enigmi non è omogenea: alcuni accettabili, la maggior parte a dir poco dimenticabili.
Conclusioni
The Guest è una grande delusione.
Quella che di base è un'idea interessante e dal potenziale considerevole deve purtroppo fare i conti con un intreccio narrativo banale, prevedibile e, nel complesso, molto al di sotto delle aspettative che il giocatore inevitabilmente finisce col crearsi. A questo va ad aggiungersi un gameplay noioso e ripetitivo, con gli enigmi, parte integrante dell'esperienza, che si rivelano dimenticabili e talvolta tremendamente macchinosi.
5.5Cyberludus.com
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"Gino" per gli amici. Studente di Lingue e Culture dell'Asia, è appassionato di cinema, musica, viaggi e videogiochi. Conduce un'esistenza solitaria da qualche parte sui bricchi, ove ancora l'unico mezzo di comunicazione consiste nell'uso di piccioni viaggiatori.

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