Tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio 2013, gli scaffali di mezzo mondo hanno visto arrivare un gioco che profuma di "Bel Paese" lontano un miglio, Omerta: City of Gangsters. Parlo di un videogioco gestionale con elementi di strategia a turni e semplici cliché tipici dei Giochi di Ruolo, realizzato da Haemimont Games, gli stessi delle serie Tropico ed Imperium, giusto per citarne due di maggior successo. Gli sviluppatori si sono ispiranti a pellicole quali Il Padrino, volendo offrire all’utenza munita di computer e Xbox 360 uno spaccato dei "ruggenti anni ’20" americani, tristemente famosi per il proibizionismo, per l’illegalità diffusa e numerosi immigrati italiani che hanno scalato il potere installando "Famiglie" con affari e metodi a dir poco discutibili e ? soprattutto ? non legali.
Il Codice del Silenzio e la Città dei Criminali
Il titolo stesso, Omerta, non può non far rievocare il "Codice d’Onore" dei mafiosi o di persone che i mafiosi li temono e/o li servono: un vero e proprio "Codice del Silenzio" che ha protetto numerosi delinquenti, aiutato molti di questi e condannato altrettanti. L’omertà è come un muro impenetrabile, silenzioso, desertico dietro il quale si riparano i mafiosi di ogni provenienza e nazione, rendendo il lavoro delle forze dell’Ordine a dir poco complicato, specie in sede di indagini. La città in cui noi giocatori siamo chiamati ad impersonare il nuovo boss di quartiere si chiama Atlantic City, e strizza l’occhio alle metropoli americane degli anni ’20 rese famose da diverse pellicole a tema. Grazie ad una visuale isometrica tanto comoda quanto vintage possiamo spaziare in lungo ed in largo sul quartiere in cui il gioco ci chiama ad operare. Lo scopo è quello di incaricare il nostro alter-ego (e una squadra di sottoposti) di svolgere attività più o meno lecite, tutte mirate al guadagno sporco, al riciclo di denaro o al ripulire il buon nome della nostra cosca. Ogni azione illegale porta in dote anche degli indici di gradimento e di terrore che inculchiamo nei civili e nelle autorità. Quando calchiamo troppo la mano e le forze dell’ordine ordinarie non possono più fingere che non esistiamo, saranno mobilitati i famigerati "federali", cioè gli agenti dell’FBI, che avranno l’ordine di farci chiudere baracca in tempi brevi…a meno che non mettiamo mano al portafogli oppure andiamo a pestarli per bene facendogli entrare bene in testa chi è che comanda in città.
Strategia portami via
Omerta: City of Gangsters, dunque, da un lato ci fa passare molto del nostro tempo con una visuale "a volo d’uccello" sulla città, mostrandoci traffico, pedoni ed onesti criminali fare il loro dovere dalla mattina alla sera. Dall’altro, di tanto in tanto, siamo chiamati a scendere in campo e a darle di santa ragione. Quando questo accade, Omerta diventa uno strategico a turni con elementi da gioco di ruolo, che può facilmente essere accostato a XCOM: Enemy Unknown come tipologia di gameplay. L’ambiente in cui vanno ad agire il nostro alter-ego e la band è una porzione del quartiere cittadino su cui operiamo (può essere un casolare, una prigione, un bar, un ristorante, un ufficio etc.) e tramite l’uso del mouse, come se agissimo in una particolare scacchiera, facciamo muovere i nostri sottoposti e ? quando possibile ? li facciamo interagire con i nemici. Con l’ausilio di armi da fuoco basterà averli in vista, se i gangsters usano armi da taglio o da mischia sono costretti ad avvicinarsi ulteriormente. Gli elementi da gioco di ruolo entrano in campo soprattutto in questi frangenti, perché le abilità dei personaggi sono efficaci solo se supportate da un buon bacino di punti esperienza accumulati durante la nostra "carriera". Con il tempo, dunque, l’efficienza dei gangsters migliora, rendendoli più precisi con le armi da fuoco, più letali con i coltelli o più resistenti ai colpi nemici. Di abilità attive e passive ce ne sono diverse e cercano di andare incontro ai gusti e allo stile di ogni utente. Le fasi strategiche sono ben realizzate, gli ambienti discretamente dettagliati e i personaggi ben animati. Fanno storcere il naso gli effetti sonori, forse potevano essere curati di più, ma di contro, durante tutto il gioco, possiamo goderci alcune delle tracce audio più orecchiabili sulla piazza.
Un gioco alla portata di tutti, ma non un gioco per tutti
Altra freccia all’arco di Omerta: City of Gangsters è il fatto di presentare al giocatore numerosi obbiettivi da raggiungere, che rendono le partite decisamente meno soporifere. Da un lato la presenza di questi incarichi sprona a definire una strategia più o meno "a lungo termine" che può rendere una missione molto breve oppure molto lunga. Altro genere di incarichi sono delle "commissioni" che boss di altri quartieri richiedono: può trattarsi di richieste oppure offerte di forniture, che coinvolgono birra, alcol oppure traffico d’armi. La mole di variabili da gestire non mi è sembrata esageratamente alta, e questo rende Omerta: City of Gangsters un titolo estremamente accessibile. Non deve dunque far spaventare l’appartenenza ad un genere apparentemente complesso come un gestionale per computer o uno strategico a turni. Con pochi click del mouse (o input da joypad) ci trasformiamo in boss italo-americani provetti e pronti a conquistare fino al più piccolo centimetro di Atlantic City. Tirando le somme, Omerta: City of Gangsters è uno strategico/gestionale fatto senza sbavature, senza infamia né lode, desideroso di narrare le gesta dei criminali americani degli anni ’20 senza voler stressare oltremodo. Il grado di sfida è tarato verso il basso, il gioco accessibile e facile da padroneggiare; manca quel "qualcosa in più" che possa fargli fare il salto di qualità. Sarà il voler accontentare tutti, sarà il voler coinvolgere tanto gli utenti occasionali quanto quelli veterani, ma mi è sembrato ben lontano dalla particolare alchimia che ha stregato me (e anche qualche altro) un gioco tipo XCOM: Enemy Unknown, con il quale Omerta ha qualche debito in termini di idee.