Quando, nel lontano 2007, Crysis approdò come esclusiva Pc Windows ed etichettato come “il Far Cry con gli alieni”, molti sono rimasti sbalorditi dall’evoluzione tecnica portata in auge da Crytek, gli sviluppatori teutonici dietro questo brand, che hanno realmente mostrato cosa potesse significare letteralmente “next-gen” cinque anni or sono, imponendo per un buon triennio degli standard di qualità insuperati. Quattro anni dopo, nel 2011, venne il turno di Crysis 2, con un motore grafico più evoluto di quello di partenza e adattato alle restrizioni/esigenze hardware imposte dalle console Xbox 360 e Playstation 3, per le quali il gioco fu concepito fin dal principio. A due anni di distanza dal secondo capitolo, ecco arrivare Crysis 3, basato sulle solide fondamenta di quel motore grafico che ? tutto sommato ? tanto bene ha fatto e fa in campo console (e tanta impressione ha suscitato e continua a suscitare in ambito Pc-gaming). Cosa si sono inventati, Cevat Yerli e il suo Crytek-team, per stupire le folle con il terzo Crysis ufficiale (quarto considerando l’espansione Warhead)? Scopriamolo insieme.
La Guerra dei Mondi secondo Crytek
Lungi da me volervi rivelare parti importanti della trama che muove tutte le gesta dei protagonisti di Crysis. Nel primo Crysis il nostro alter-ego è un soldato chiamato Nomad, appartenente alla squadra Raptor formata anche da Prophet, Psyco, Atzec e Jester, i quali vengono paracadutati in un isola nord-coreana nell’anno 2020 per un’operazione militare che degenera in un’invasione aliena di creature chiamate Cef. In Crysis 2, ambientato nel 2023, assumiamo il controllo di Alcatraz, un soldato americano che prende in prestito la tuta di Prophet e da un enorme contributo alla lotta senza quartiere tra umanità e alieni Cef. Crysis 3 torna a narrare della guerra fra uomini e alieni con un balzo temporale di 24 anni: siamo dunque nel 2047 e, da quel che emerge fin dall’introduzione filmata, Prophet è l’ultima speranza di vittoria per un pianeta ormai quasi totalmente in mano agli alieni che aspettano soltanto di poter sferrare il colpo di grazia. In tutti i giochi di Crysis, come ogni sparatutto in soggettiva che si rispetti, la visuale corrisponderà, più o meno al punto di vista del nostro alter-ego (non aspettatevi di poter vedere la figura del protagonista come capita in Tomb Raider o Gears of War) e deve farsi largo fra nemici agguerriti tramite uso di armi da fuoco e ? nel caso di Crysis ? di poteri speciali conferiti dalla Nanotuta, un equipaggiamento fantascientifico che conferisce, a chi la indossa, velocità e forza sovrumane, altrettanto disumana resistenza ai colpi d’arma da fuoco e la capacità di mimetizzarti completamente come il più terribile dei Predator (gli alieni protagonisti delle omonime pellicole).
CryEngine 3 e la next-gen dietro l’angolo
Se c’è una cosa che abbiamo imparato, fin dai tempi del primo Far Cry, è che gli sviluppatori di Crytek sono estremamente bravi nel realizzare motori grafici. CryEngine, infatti, è il nome che questi programmatori stanziati in Germania danno alle loro creazioni. La versione 2.0 di questo ormai rinomato motore di gioco muove fisica, immagini e illuminazione nel primo Crysis e nell’espansione Crysis: Warhead; la terza versione, nonché la più supportata, ha permesso la realizzazione di Crysis 2, Sniper: Ghost Warrior 2 e su questa si basa il prossimo venturo Warface. Sotto gli aspetti tecnici, dunque, Crysis 3 appare mutuato dal suo diretto predecessore e cesellato fino al limite immaginabile. Su computer (la versione provata per questa recensione) il livello di dettaglio, di filtri grafici e di effetti speciali di esclusivo appannaggio delle configurazioni Windows, rendono Crysis 3 di fatto un videogioco che odora già di “next-gen”. Basta indugiare sugli ambienti estremamente dettagliati, o sulla realizzazione dei volti dei personaggi. Il livello di dettaglio raggiunto è semplicemente impressionante: a patto di avere una configurazione hardware discretamente potente, potrete godere di uno dei più bei giochi di questa generazione ? dal punto di vista grafico, si intende ? e contrariamente alle controparti console, non è difficile poter godere del giusto livello di fluidità dell’immagine e dell’azione. Occorre precisare, ad onor del vero, che le versioni Playstation 3 e Xbox 360 sono praticamente identiche, con l’unica eccezione della risoluzione nativa che si differisce per un centinaio di pixel in meno sulla console di Sony. In entrambi i casi, purtroppo, occorre segnalare che la fluidità di gioco non è ottimale, contrariamente a quanto affermato dal capoccia di Crytek, il già citato Cevat Yerli. Nulla da ridire sul fronte sonoro: le base gettate per Crysis 2 sono state confermate, peccato per l’assenza di Hans Zimmer, celeberrimo compositore che ha prestato il suo talento in numerose pellicole di Hollywood e in altri sparatutto in soggettiva come Call of Duty: Modern Warfare.
Visivamente “next” ma ludicamente “old”
Fedele ad una tradizione, quella degli sparatutto in prima persona principalmente dedicati ad un’utenza che si diverte con il joypad alla mano, anche Crysis 3 contrappone ad una veste grafica avveniristica e di sicuro impatto degli elementi di gameplay fusi ad un design dei livelli ed una riproposizione di situazioni di gioco che odorano di “già visto” e di “già giocato”. Da un lato questo non è un male, perché il titolo risulta divertente e godibile, i poteri della Nanotuta vengono richiamati facilmente e donano al gioco l’impronta che più lo contraddistingue. Dall’altro bisogna fare i conti con ambienti chiusi, scene di intermezzo o script preparati per narrare le scene cruciali ed il generale “corridoio” da affrontare per ripulire l’area dagli avversari, per difendere la posizione o per passare inosservati quando la situazione lo richiede. Non sappiamo se gli avversari sono volutamente imbranati oppure qualcosa è andato storto in sede di beta-testing, ma è stato veramente spiacevole constatare, in più di un’occasione, quanto fossero ciechi o sordi i soldati di fronte a palesi situazioni in cui avrebbero dovuto allarmarsi oppure sparare. Desta altrettanta perplessità stare di fronte ad essi con il fucile puntato ed essere ignorati, mai raggiunti da raffiche di fucili d’assalto e mai messi realmente in difficoltà nonostante una superiorità numerica schiacciante. Discorso analogo potrebbe essere fatto per i Cef, che compensano occasionali defaillances con maggiore resistenza ai colpi subiti. Nulla di originale e ? purtroppo ? nulla di migliore rispetto a Crysis 2 quindi, anzi appare confermata la tendenza a rendere ogni situazione facilmente abbordabile, tanto che chiunque abbia un po’ di esperienza nel novero degli Fps non perderà molto tempo a sbaragliare tutti e ad arrivare al finale di gioco in meno di una decina di ore. L’unica novità degna di nota è la presenza dell’arco composito, che da un lato diverte non poco – specialmente i giocatori che preferiscono un approccio più discreto, stealth per dirla in gergo – dall’altro rende Prophet estremamente devastante ed il gioco ancora più facile: uccide i nemici con un colpo solo, abbatte elicotteri con due frecce ben piazzate e riempie la faretra con una certa facilità, mantenendosi sempre al massimo della sua capacità distruttiva.
Ordinaria amministrazione
Crysis 3 è uno sparatutto in prima persona che fa della qualità grafica e dell’elevato livello di dettaglio il suo (unico?) massimo punto di forza. Sul fronte “giocoso” non offre nulla di realmente innovativo e si limita a riproporre situazioni viste e riviste, condite da un’intelligenza artificiale tutt’altro che stimolante ed un grado di sfida che farà il solletico ai veterani del genere. La campagna in giocatore singolo si focalizza sul ruolo di Prophet nel conflitto tra buoni e cattivi, senza poter vantare grandi scossoni o colpi di genio, come tutta la serie del resto. C’è una grande differenza fra il poter definire “bello” Crysis 3 ed il doverlo definire “buono”, ma di questo si tratta: l’ultimo nato di casa Crytek fa bene il suo dovere, si lascia giocare e diverte, ma stiamo parlando del terzo capitolo di una serie che ? come tante altre ? ha detto tutto. Oltre a sbalordire sul fronte grafico c’è poco che possa renderlo memorabile, non è un gioco che lascia il segno.