Piccolo avviso ai naviganti: ciò che state per leggere non è una normale recensione. E’ un viaggio (spirituale o fisico, a voi la scelta) nelle ere, storiche e videoludiche. Il nostro viaggio inizia in quelli che noi umani chiamiamo Anni ’90, in cui vedeva la luce nel panorama dei videogiochi un genere che permetteva al giocatore di trascendere la propria natura fisica, mettendolo negli onnipresenti panni di una divinità. Tale genere, molto modestamente chiamato “God Games”, chiedeva all’utente di gestire ogni aspetta della vita delle sue “cavie”, fossero essi una civiltà in ascesa (come ad esempio in “Populous” e “Black & White” ) o anche un dungeon ricolmo di avventurieri da fermare (vedi alla voce “Dungeon Keeper”). Ebbene, allora cominciò a lavorare anche un giovane di nome Eric Chahi, che diede vita a grandi piccole perle che ancora oggi i giocatori più incalliti ricordano. Citiamone un paio: il quasi antico “Another World” e il molto più recente e altrettanto celebre “Heart of Darkness”. Dopo anni nel silenzio a vedere le ere susseguirsi ed evolversi, Chahi ha regalato al mondo un nuovo stralcio di vita videoludica, un’esperienza mistica racchiusa in un mucchio di pixel e poligoni. Eric Chahi , Ubisoft e la Summer of Arcade di Xbox Live ci hanno regalato “From Dust”.
Cenere alla cenere, polvere alla polvere.
“From Dust” , come avrete sicuramente compreso, è un God Game nel senso più stretto del termine. Protagonisti del gioco sono un gruppo di indigeni di una tribù sconosciuta, bizzarramente vestiti e con un piccolo problema: un vuoto totale nella memoria. Risvegliatisi senza un perché apparente su un’isola sconosciuta essi cercano guida e protezione in un’entità divina evocata per l’occasione, dal nome di Anelito. E indovinate un po’ chi impersonerà la divinità in questione? Esatto, proprio noi. Novelli demiurghi armati di joypad, dovremo aiutare i nostri fedeli a ricostruire la propria civiltà un villaggio alla volta. Come? Manipolando gli elementi per permettere ai membri della tribù di raggiungere i totem degli antichi e costruire intorno ad essi i propri villaggi e raccogliere gli artefatti necessari ad aprire il Portale e spostarsi in un altro luogo (che equivale ad un altro livello). Un fiume ostruisce il passaggio? Niente paura, un po’ di sabbia nel punto giusto e potremo deviarne il corso per liberare la strada! Una voragine ci sbarra il cammino? Pronti, riempiamo il buco e si prosegue! E credeteci, queste sono solo una minima parte delle possibilità che avremo in “From Dust”. Prendendo il controllo di terra, acqua e lava, potremo modificare il paesaggio a nostro piacimento, e in maniera estremamente credibile, grazie ad una tecnologia di terraforming veramente stupefacente, a maggior ragione se si pensa che stiamo parlando di un gioco per Live Arcade e non di uno dei titoli di punta per console HD. Ma non ci dovremo limitare ad aiutare i nostri indigeni di fiducia a raggiungere posti normalmente preclusi a loro, ma dovremo anche proteggere loro e i loro insediamenti dalle catastrofi che puntuali come le tasse (e più catastrofiche di quelle…) cercheranno di colpirli. Si va dall’inondazione da bloccare brillantemente con un cumulo di terra alla colata lavica da solidificare con un colpo di acqua o da deviare modellando il terreno. Per un risultato divino però, non avremo a disposizione solo questi pochi ma importanti poteri: alcuni totem attorno a cui i nostri adepti costruiranno i loro villaggi ci daranno nuove abilità ancora più strabilianti. Un piccolo esempio: vi presentiamo Addensacqua, gioioso potere grazie al quale potremo far solidificare in un istante una massa d’acqua di nostra scelta.
Anelito tuttofare
Quasi fosse una massa di Didò ante litteram, il mondo sarà quindi la nostra plastilina da modellare a nostro piacimento, grazie agli strumenti che abbiamo visto fin qui. Ciascuno dei 13 livelli presenti è un inno alla creatività, uno stimolo ad utilizzare i fenomenali poteri cosmici (cit.) a nostra disposizione nel modo più creativo possibile per poter venire incontro alle necessità della piccola tribù sotto la nostra ala protettiva. E vi assicuriamo che vedere “From Dust” in azione è stupefacente: come già accennato, il terraforming è davvero notevole, ci si sente davvero come se non vi fosse alcuna limitazione all’applicazione dei nostri poteri. Il controllo è quasi totale, il limite più grosso all’azione è solo la nostra creatività. Il paesaggio reagisce in maniera realistica e credibile alle modifiche che apportiamo allo scenario e anche le leggi fisiche di base sono riprodotte in maniera altamente verosimile. Se al tutto aggiungete anche un livello di dettaglio molto buono nonostante i pochi elementi presenti a schermo in ogni momento, una fluidità molto elevata e degli effetti di luce sopra la media, capirete che “From Dust” sul lato tecnico non ha veramente nulla da invidiare ai giochi “da scaffale”. La colonna sonora è eterea, in perfetta armonia con lo stile visivo del gioco e col gameplay. Purtroppo anche la creatura di Chahi non è esente da difetti, che non gli permettono di essere un capolavoro assoluto. In primis è corto. Troppo corto. I 13 livelli voleranno via in un soffio di vento, ma c’è da dire che si tratta pur sempre di un titolo Live Arcade e quindi non si può pretendere troppo sotto questo aspetto. Nel gameplay a creare qualche grattacapo è il pathfinding dei nostri indigeni, non sempre impeccabile e che a volte ci costringerà a sforzarci più del dovuto per portare a termine la nostra opera. Infine la telecamera non viene sempre in aiuto, e ogni tanto risulta incastrata in angolazioni che non aiutano a capire la situazione e quindi ad agire nel modo migliore. Siamo alle battute conclusive del nostro viaggio. Come definire “From Dust”? Minimalista, essenziale, rifinito e creativo. Un’esperienza semi divina, alla scoperta delle basi primordiali dell’esistenza e perché no, anche delle capacità nascoste del nostro cervello, qui chiamato a spremersi a dovere. Il divertimento c’è, ed è anche ben palpabile. Sicuramente il miglior gioco visto su Live Arcade fino ad oggi. Al di là di “From Dust”, resta solo la polvere.