Come ogni bravo appassionato di sparatutto sa, se c’è un buon motivo per possedere una Xbox 360, quello è Gears of War. Rivelatosi come una delle più grandi sorprese dell’attuale generazione di console, il titolo di Epic ha saputo a modo suo rivoluzionare il modo di vivere le sparatorie in terza persone. Ancora una volta, le coperture sono le vere protagoniste, sfruttate in modo sapiente dalle mani dei level designer e coadiuvate dall’ormai rodatissimo sistema di controllo. Nel suo Play Day Microsoft ha messo a disposizione ben otto postazioni tutte dedicate all’esclusiva per Xbox 360 dell’anno, che riporterà, almeno stando a quanto ci è sembrato in sede di prova, tutte le gustose caratteristiche che hanno reso inimitabile questo sparatutto.

Ingranaggi in compagnia

La nostra prova è consistita in un lungo match in multigiocatore nella classica modalità “a orde”, celebre fin dall’uscita del primo GoW. Gli ingredienti, per la gioia dei fan sfegatati della saga, non sono cambiati: infiniti gruppi di nemici, non molte munizioni e mappe relativamente piccole, ma abbastanza aperte per causare non pochi problemi anche solo dopo qualche minuto. Nella prova a noi concessa dagli sviluppatori, siamo stati chiamati a fronteggiare sette delle suddette orde, tutte caratterizzate da nemici di sempre diversi, di potenza crescente. Ogni frag, a seconda della nostra abilità nell’eseguirlo e del tipo di nemico ucciso, veniva premiato con un certo ammontare di denaro, utile ad acquistare armi e munizioni sparse in giro per il livello. Nei classici trenta secondi di “pausa” tra un’orda e l’altra, invece, siamo stati impegnati a piazzare torrette (alcune automatiche, altre manuali) oppure diversi tipi di ostacoli (come fili spinati o barriere energetiche) utili a rallentare i nemici o a tenerli occupati. Questo particolare aspetto del gioco, pur aggiungendo carne a fuoco agli scontri, ci è sembrato un po’ sottotono rispetto a tutto il resto: almeno alla difficoltà propostaci dagli sviluppatori, non abbiamo avuto la sensazione che questi equipaggiamenti influenzassero in modo decisivo l’esito dei match, la cui componente tattica è parsa comunque davvero minima.

Come al solito, un’alta varietà dei nemici e delle armi ha donato la giusta freschezza alla partita, costringendo i giocatori a reinventarsi di continuo per venire a capo di ogni situazione. Il cover system, anche stavolta, si è rivelato indispensabile per sopravvivere, mentre non abbiamo riscontrato particolari novità nel combattimento corpo a corpo, anche stavolta una semplice suppellettile del gameplay. Il gioco filava liscio e senza alcun rallentamento, forte di sensibili miglioramenti grafici che, con tutta probabilità, hanno sfruttato l’Unreal Engine 3 al limite delle proprie potenzialità su Xbox 360.

Non c’è molto altro da dire, in effetti. Gears of War tornerà per la terza volta sulle nostre Xbox 360 così come lo conosciamo, così come ci piace; d’altro canto, non possiamo fare a meno di notare che le novità sono state dosate col contagocce, probabilmente onde evitare un gameplay sbilanciato o troppo snaturato rispetto agli standard della serie. Intanto, noi attendiamo di toccare nuovamente con mano il titolo di Epic, magari stavolta in modalità single player, che, almeno da quanto si è visto fin’ora, dovrebbe riservare non poche sorprese.