DAL FUMETTO AL VIDEOGIOCO
Wanted, in origine, era un fumetto partorito dalla brillante mente creativa di Mark Millar. Uscito nel 2003, viene poi re-interpretato in chiave cinematografica dal regista T. Bekmambetov: grazie a scelte di casting azzeccate, alla presenza di attori del calibro di Morgan Freeman e Angelina Jolie, l’omonimo lungometraggio diviene in breve tempo campione di incassi e, per alcuni, un vero e proprio film di culto.
Come da buona tradizione degli ultimi anni, un film d’azione tanto apprezzato ben si presta ad essere adattato ad un videogioco, specie quando vuole rientrare nel genere dei cosiddetti “action shooter”. I ragazzi di Grin stanno dando gli ultimi ritocchi alla loro ultima fatica, Wanted: Weapons of Fate, che sarà il seguito ufficiale del film che abbiamo visto nelle sale. Per la maggior del tempo, il giocatore sarà chiamato a trovare una copertura adeguata e ad uccidere tutti i nemici che provano a sbarrargli la strada. A rendere il tutto più vario è la presenza di alcune parti in cui bisogna premere il tasto giusto al momento giusto (gli ormai famosi quick time event). Altre novità degne di nota sono: la possibilità di rallentare il tempo grazie al “bullet time”, che non ha mai più abbandonato un titolo d’azione fin dai tempi di Max Payne; la presenza dei tiri “a parabola” – divenuti famosi proprio grazie alla pellicola -, una mossa speciale capace di aggirare persone, ostacoli e coperture, per colpire bersagli completamente celati alla vista. Ultima novità degna di nota è il “bullet explosion”, che si attiva facendo collidere due pallottole, provocando una piccola esplosione di schegge che vanno a colpire un gran numero di nemici e che tornerà utile soprattutto nelle situazioni più affollate.
COSA CI ASPETTA NEL CRUDELE MONDO DI WANTED?
Tecnicamente parlando, il titolo di Grin, propone un comparto grafico di tutto rispetto, ben al di sopra della mediocrità visiva che distingue da sempre i titoli ispirati ad un film. I livelli godono di un dettaglio davvero notevole, del tutto in sintonia con la qualità dei modelli poligonali dei personaggi, davvero ben resi e curati. In ogni livello, poi, è consentita un’elevata interazione con l’ambiente: nella versione di prova, per esempio, durante l’assalto ad un aereo in volo, possiamo sparare alle uscite di sicurezza per farle esplodere, così da provocare una violenta depressurizzazione che risucchierà, oltre ai piccoli oggetti, anche i nemici meno attenti.
Le riproduzioni digitali degli attori che abbiamo visto nel film sono molto fedeli alle controparti reali, tutto a vantaggio della qualità finale. Potremo controllare il protagonista della pellicola, Wesley Gibson, divenuto, se possibile, ancora più cinico e spietato di come lo ricordavamo e sempre più deciso a scalare la gerarchia degli assassini per divenire il migliore. Potremo anche controllare Cross, il padre di Wes, ma non sembra che ci siano marcate differenze di stile tra i due personaggi.
Al di là di un impianto grafico d’alta qualità, che coinvolge personaggi e livelli di gioco, da quanto visto finora risaltano due piccoli nei che speriamo caldamente vengano risolti nella versione finale: i nemici non sembrano troppo svegli, infatti si limitano a trovare una copertura e a sparare – chi più, chi meno – alla cieca. A parte questo comportamento “discutibile”, che non fa certo gridare al miracolo, si aggiunge una scarsa varietà dei loro modelli. Tendono, insomma, a somigliarsi un po’ troppo tra di loro e questo potrebbe essere un difetto non indifferente, se non si vuole rischiare di annoiare l’utenza più esigente.
Oltre al “bullet time”, un altro elemento che sembra ormai essere caratteristico praticamente ogni titolo che preveda un minimo di azione è quello delle coperture, da usare in maniera sistematica per non rischiare di concludere il gioco prima del tempo necessario.
Per fortuna, Wanted, eredita il sistema di coperture e lo re-interpreta a suo modo e, dalla versione di prova che abbiamo potuto testare, sembra che le scelte del team di sviluppo si siano rivelate azzeccate.
Con la pressione di un tasto, il personaggio si fionderà immediatamente verso il riparo valido più vicino. Da qui potremo, ovviamente, sporgerci a destra e a sinistra, prendere la mira e freddare il nemico di turno, oppure sparare alla cieca. Quest’ultima opzione apre un’interessante alternativa all’approccio classico, d’assalto e denso d’azione: crivellando il nemico di colpi, pur non colpendolo, lo faremo cadere nel panico e questo ci darà un piccolo vantaggio, che si tradurrà ad esempio nel poter strisciare grazie alle coperture nelle immediate vicinanze della nostra vittima per finirla con un colpo di grazia all’arma bianca o un colpo di pistola a bruciapelo, senza che questi si accorga di niente.
La maniera di balzare da una copertura all’altra, poi, non sarà lasciata alla pura casualità, ma avremo sempre, al centro dello schermo e per niente fastidiosa, un’interfaccia che ci indicherà la copertura più vicina e il tasto per raggiungerla. Potremo, così, guadagnare un altro riparo in maniera classica o rallentando il tempo d’azione: il bullet time, infatti, si potrà attivare solo in questi frangenti, ed è proprio questo limite (o questa piccola variante) che rende Wanted un titolo singolare, non certamente un “clone di Max Payne”.
Conclusioni
Le premesse per un gioco che trasuda azione da tutti i pori ci sono tutte. Wanted: Weapons of Fate ha tutte le carte in regola per affermarsi come uno dei titoli più sorprendenti del 2009. Sul piano prettamente tecnico il lavoro è decisamente superiore ad ogni più rosea aspettativa. Il fatto, poi, che il gioco riesca a interpretare in maniera originale quanto è stato già visto e rivisto in altri titoli appartenenti allo stesso genere attira non poca attenzione. Se nel breve periodo – che separa la demo rilasciata in anteprima dall’uscita ufficiale del gioco – gli sviluppatori riusciranno a limare quei piccoli nei che potrebbero compromettere la giocabilità e la varietà con cui affrontare ogni situazione, saremo sicuri di avere tra le mani un prodotto davvero singolare, da godersi almeno una volta nella vita.