L’ERA DEL DRAGO STA PER ARRIVARE
Sono passati più di dieci anni da quando Bioware ha lasciato alla storia uno dei videogiochi di ruolo (in gergo anche Gdr, ndr) più giocati, amati, osannati e discussi di tutti i tempi: dall’epoca di “Baldur’s Gate” , infatti, i geniali ragazzi di questa casa di sviluppo sono sempre stati definiti come “i maestri” del genere.
Negli anni, poi, sono riusciti a produrre alcuni tra i più famosi Gdr, ispirati, tra l’altro, a licenze molto importanti: i cicli “Baldur’s Gate” e “Neverwinter Nights” vengono dalla licenza del Gdr cartaceo “Dungeons & Dragons” ; mentre “Star Wars: Knights of the Old Republic”, come da titolo, viene dalla licenza cinematografica di Guerre Stellari.
Al di là di queste prime esperienze, in cui Bioware ha semplicemente preso in prestito ambientazioni e canovacci, la sua ultima fatica fu il primo esperimento in cui la trama e l’ambientazione erano certamente ispirate, ma non di proprietà intellettuale di terze parti.
Stiamo parlando del famoso “Mass Effect”. Uscito in esclusiva per Xbox 360, successivamente approdato su Pc e adesso in procinto di raggiungere la Playstation 3, riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica.
Bioware** quindi, ci riprova, annunciando l’avvento di un nuovo Gdr. In esclusiva assoluta per Pc, arriverà presto sui nostri monitor l’attesissimo **”Dragon Age: Origins”.
Come è lecito ipotizzare fin dal sottotitolo “Origins”, questo sarà il primo gioco di una serie che dovrebbe raggiungere i nostri monitor periodicamente.
Ciò che rende “Dragon Age: Origins” un titolo diverso da tutti gli altri videogiochi di ruolo è un background interamente inventato dalla fervida fantasia degli sviluppatori.
E’ certo però, che l’ispirazione viene dai grandi classici della letteratura fantasy. J.R.R. Tolkien è un nome ormai conosciuto anche dai giovanissimi, e molti potrebbero notare alcune “licenze poetiche” tratte da questo autore. Non è però un segreto che a Bioware piacciano molto i racconti di George R.R. Martin, che possiamo leggere anche nel nostro Paese. “Il Trono di Spade” è uno dei cicli letterari più interessanti, soprattutto perché certi stereotipi vengono rivoluzionati e il fantasy diventa ancor più oscuro e cruento.
Dopo aver esplorato le infinità spaziali in ” Mass Effect”, Bioware torna alle origini, come vuole ricordare anche il titolo del gioco. Di acqua sotto ai ponti, da quel “Baldur’s Gate”, ne è passata tanta; l’esperienza questa volta non manca e “Dragon Age” sembra voler imporsi come una nuova pietra miliare del genere annichilendo la concorrenza (almeno sul fronte Pc).
UOMINI, ELFI E DEMONI: LA SOLITA STORIA?
L’annuncio più importante, da parte degli addetti ai lavori, è la molteplicità di modi in cui potere iniziare l’avventura. In un mercato in cui, tendenzialmente, il prologo è sempre uguale ogni volta che si comincia la partita e i finali sono tanti, alternativi e tutti alla mercé delle scelte del giocatore, “Dragon Age” brilla in originalità. Infatti, oltre a scegliere la razza e la classe del personaggio, affronteremo ogni volta un inizio diverso, tutto a vantaggio della rigiocabilità del titolo. Inoltre, andando avanti nell’avventura, compiremo delle gesta, o sentiremo parlare di un altro personaggio in un luogo lontano da dove ci troviamo.
Queste gesta, e questo “altro” saremo proprio noi, quando sceglieremo di cominciare con una classe o una razza diversa. Altra novità non indifferente, è il ruolo che la razza elfica ricopre nella vicenda: non si tratterà più di un popolo un tempo fiorente e ora in decadenza (come in “The Witcher”, per esempio) né un popolo potente e superiore all’umanità sotto ogni aspetto (come ne “Il Signore degli Anelli” ). Piuttosto ricorpiremo il ruolo di una razza inferiore, trattata in maniera molto servile e come una delle tante minoranze che ospita il creato.
Poco o nulla trapela sulla trama: sappiamo che si vestiranno i panni di uno dei Grey Wardens, una schiera di mitici guerrieri dediti alla difesa dell’ordine e del regno del re Cailan. Il compito principale sarà quello di opporsi ad una minaccia tanto antica quanto reale: l’avvento di una razza demoniaca conosciuta come Darkspawn.
Da una dimostrazione giocata dal team di sviluppo per la stampa specializzata, è saltato fuori un dettaglio grafico non indifferente. Modelli poligonali e fondali sono davvero ben fatti e curati nei minimi dettagli. In relazione al nostro aspetto, alla nostra razza e alle nostre risposte, le reazioni e gli atteggiamenti dei personaggi non giocanti (definiti anche Png, ndr) saranno marcatamente diversi. Nel concreto: gli sviluppatori hanno prima affrontato i medesimi personaggi secondari, dapprima con un guerriero umano e successivamente con una maga elfica; ovviamente il guerriero veniva trattato con maggiore rispetto e con i toni decisamente più cortesi di quelli riservati all’elfa.
Altro aspetto, molto curato, è la vastità dei modi in cui affrontare qualsiasi dialogo, problema o enigma. La cosa sembra quasi impalpabile, ma quasi ogni azione determina una storia che appare davvero essere scritta dl giocatore e dalle sue gesta.
Tecnicamente parlando, il lavoro svolto da Bioware soddisfa anche i più esigenti in termini di qualità grafica. Le movenze affidate ai personaggi sono realistiche e fluide, anche se è sembrato che, allo stato attuale, i dialoghi fossero caratterizzati da animazioni troppo rigide e inespressive.
Si confida che il tempo rimasto a disposizione sia sufficiente a limare questi difetti, comunque marginali.
Le fasi di combattimento sono affidate al classico sistema “pause & play” , già visto in azione praticamente in tutti i titoli Bioware. Si ha, quindi, la possibilità di mettere in pausa l’azione di gioco quando il gruppo di eroi si imbatte negli avversari; si può quindi impartire, con assoluta tranquillità, gli ordini da eseguire, avviare l’azione ed assistere all’esecuzione di ciò che è stato ordinato. L’abilità tattica dei giocatori verrà messa a dura prova da creature molto agguerrite e intelligenti.
Sicuramente tale sistema può non piacere a tutti i puristi e agli amanti dell’azione ma è del tutto facoltativo e funzionale. Di certo la prospettiva di incrociare le braccia e attendere che lo scontro volga al termine può essere fonte di critiche del tutto comprensibili, ma è forte la certezza che Bioware sia sufficientemente abile ad evitare ogni possibile difetto.
Le poche tracce audio ascoltate durante la dimostrazione sono estremamente evocative ed orchestrali, all’altezza dei toni epici che rivestono tutta l’opera.
Conclusioni
“Dragon Age: Origins” si preannuncia come uno dei più bei Gdr dell’anno. Favoloso da vedere, stimolante da giocare, estremamente curato per regalare una perla videoludica di rara bellezza. La prospettiva di poter giocare, quasi vivere, una storia tanto epica quanto coinvolgente, non ha mai creato tante aspettative per un videogioco di ruolo per Pc. D’altronde, dai maestri di Bioware ci si aspetta un titolo semplicemente colossale, epico ed indimenticabile. Grandi sforzi sono stati compiuti per rendere l’esperienza al giocatore del tutto singolare, ambientata in un mondo nuovo, originale e molto molto vasto. L’unico inconveniente potrebbe proprio scaturire da questo: ogni sforzo degli sviluppatori è volto a soddisfare un solo giocatore. E’ praticamente certo che sarà assente la possibilità di poter cooperare con un amico in carne ed ossa per completare il gioco: niente multiplayer, quindi. Altrettanto certa è la possibilità di usare un editor per creare avventure vincolate ad un solo limite: la fantasia umana. Una nuova era è alle porte: l’Era del Drago, e non vediamo l’ora che inizi!