eloce, giocabile e immediato. “Grand Prix Circuit” della Accolade seppe farsi apprezzare in quel lontano 1988 dagli appassionati di Formula 1 possessori di Amiga, Commodore 64 ed Ms-Dos proprio per queste tre doti. Pur non essendo completissimo rispetto a titoli che da lì a qualche anno sarebbero usciti, il gioco a firma dei ragazzi della DSI (Distinctive Software Inc) offriva ore di divertimento ed una discreta varietà d’azione. Gli mancava però qualche cosa, in termini di profondità, per essere considerato una pietra miliare. Tuttavia, per tutte e tre le piattaforme in cui venne pubblicato, “Grand Prix Circuit” ha saputo lasciare un ricordo più che positivo di sé, e questo grazie alle qualità precedentemente elencate, senza dimenticare quelle tecniche non certo indifferenti come, del resto, in quasi tutte le realizzazioni della Accolade, famosa anche per i “Test Driver”, per gli “Elvira” e per gli svariati episodi della serie golfistica “Jack Nicklaus”, ispirata al mitico “Orso d’oro” dei green, ma questa è un’altra storia…
MOLTO ARCADE NEL TITOLO ACCOLADE
“Grand Prix Circuit” lasciava relativamente poco alla tattica preferendo uno stile prettamente arcade. Questo era senza dubbio il punto forte del gioco. Nessun fronzolo, soltanto un po’ di spirito di conservazione, per evitare di fondere la monoposto con uscite di strada e contatti con avversari, e poi tanta, tanta, adrenalina. Un altro vantaggio del titolo Accolade era il livello di difficoltà. Ben cinque i gradi di differenza dal più facile, davvero arcade e adatto anche ai più piccoli, al più difficile, in cui effettivamente un pizzico di tattica lo si doveva applicare, fermo restando che comunque l’intelligenza artificiale non riusciva ad arrivare mai a livelli esagerati.
FERRARI, MCLAREN O WILLIAMS? A NOI LA SCELTA
La stagione di Formula 1 in “Grand Prix Circuit” è nel segno di Ferrari, Mclaren e Williams. Solo i bolidi di queste tre scuderie, infatti, potevano essere selezionati. Ognuno di essi aveva le proprie caratteristiche tecniche ed un grafico esplicativo unito ad una bella e pratica schermata in cui erano riprodotti i dettagli delle monoposto faceva capire la potenza del motore e le varie performance delle altre componenti. Era gradevole notare come, se si sceglieva un’auto piuttosto che un’altra, la grafica relativa all’abitacolo cambiasse. Non solo diversi dettagli grafici ma anche, ovviamente, comportamento differente in pista. La predilezione, dettata anche dai risultati di quegli anni, era appannaggio di Williams e Mclaren che potevano vantare maggior potenza e stabilità in pista. Anche se questi dettagli, a livello di difficoltà facile, erano poco evidenti.
IL MONDIALE DI FORMULA 1 IN OTTO GARE
Un campionato del mondo “anomalo” quello di “Grand Prix Circuit” formato da appena otto piste (circa la metà del vero campionato iridato). Bisogna comunque ricordare che nel 1988 erano ben pochi i titoli che seguivano per filo e per segno la stagione in corso. Ed era logico non poter pretendere i canonici 16 gran premi. Alcuni giocatori non perdonarono mai questa mancanza. Altri puntarono, giustamente, al sodo. Fatta questa doverosa premessa, il nostro cammino verso l’iride comincerà dal Brasile, per poi andare a Monaco, Canada, Usa (Detroit), Gran Bretagna, Germania, Italia e Giappone. Il criterio dell’assegnazione dei punti era identico al Mondiale di quell’anno. 9 punti venivano assegnati al primo posto, 6 al secondo, 4 al terzo, 3 al quarto, 2 al quinto, 1 al sesto.
POCHE GARE, POCHI AVVERSARI
Oltre ad avere un esiguo numero di circuiti nel gioco, erano pochi anche i contendenti alla corona mondiale: 10 i piloti in tutto. Nessuno di questi aveva nomi reali, e se ne ricorda uno dal nome strano, quasi evocativo: Don Matrelli… Gli altri erano: Travis Daye, Cal Tyrone, Peter Kurtz, Vito Giuffre, Toni Borlini, Tse Sakamoto e Nigel Levins, Gregory Gwok e Bruno Gourdo. Il campione era quasi sempre Don Martelli, però…
GRAFICA PULITA, BUONA GIOCABILITA’
E veniamo così al gioco vero e proprio. Una volta caricato vedremo una pregevole schermata dei titoli e poi le opzioni. Tutto molto semplice. Il gioco ci chiederà di scegliere se far pratica, una corsa singola o un campionato. Si potrà scegliere il livello di difficoltà tra cinque differenti in ordine crescente, il nostro nome, ed il numero di giri da effettuare in gara. Fatto questo dovremo scegliere la nostra monoposto e noteremo una graziosa sequenza animata che ritrae la vettura che esce dal muretto dei box e va in pista. Graficamente parlando “Grand Prix Circuit” si difende bene, soprattutto se si fa il confronto con i titoli similari del 1988. In pochi potevano competere. Ottima la grafica statica, buone le dissolvenze e discreta quella in movimento. In corsa, la fatica della Accolade godeva di un’ottima fluidità e di una velocità tutto sommato accettabile a discapito però dei dettagli, davvero scarni soprattutto ai lati della pista. Le monoposto sono rese bene, anche se gli sprites mostravano ben poche animazioni a loro disposizione. Di nota anche i tre abitacoli diversi per colore e strumentazione all’interno. A proposito di strumentazione, esisteva ancora la scatola del cambio classica, con cambio manuale. Molta la fatica, soprattutto se si giocava a livello difficile in cui erano necessarie, oltre a numerose correzioni con lo sterzo, anche continue sollecitazioni al joystick per i cambi di marcia. Buoni, invece, gli intermezzi, e notevole anche la sequenza di entrata ed uscita ai box per il cambio gomme durante i gran premi. La musica, ottima per Commodore 64, era tuttavia ripetitiva con un brano abbastanza convincente in avvio, ed uno di contorno durante le fasi di opzioni. Per il resto c’erano degli effetti sonori che però non rappresentavano lo stato dell’arte. La giocabilità era discreta ed ancora reggeva l’urto anche se l’intelligenza artificiale, non era espressa molto bene anche perché la semplicità delle azioni da fare rendeva tutto immediato. Facile avere la meglio sui piloti controllati dal computer. Il tutto si risolveva sostanzialmente nei primi due-tre giri, poi era tutto controllo e bisognava evitare accuratamente le uscite di pista che lesionavano la fragile meccanica della nostra monoposto. Il grande pregio era, però, la sua immediatezza ed il fatto che riusciva a divertire. E quando un videogioco fa questo ha già fatto molto. Era bello, comunque, riuscire a vincere il mondiale.