Beholder, nel 2016, ci catapultava in una realtà distopica oscura dove un regime totalitario e dittatoriale tentava di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti della vita privata e pubblica. Il diritto alla privacy non esiste più, ormai è un ricordo lontano e passato. In un’atmosfera ansiosa, disturbante e tesa, di ispirazione orwelliana, il titolo ci permetteva di controllare un novizio amministratore condominiale – eletto direttore dallo Stato stesso dopo l’eliminazione del precedente – avente il compito di spiare gli inquilini del palazzo installando delle telecamere nei loro appartamenti, conoscerli meglio facendoci quattro chiacchiere o irrompendo nelle loro abitazioni in loro assenza, individuare eventuali ribelli e oppositori dello Stato per poi riferire ai propri supervisori tutte le infrazioni sospette e le prove in nostro possesso su ogni personaggio. Due anni dopo, Warm Lamp Games torna nel medesimo universo con Beholder 2, stavolta con un protagonista, degli obiettivi e una trama completamente diversi, stavolta tendente al mistery e al thriller, mantenendo però le basi di gameplay e lo stesso contesto oppressivo che abbiamo conosciuto con il primo capitolo.
Saranno riusciti i ragazzi di Warm Lamp Games a rendere al meglio una situazione così opprimente e limitante?
Glory To The Wise Leader!
Il video introduttivo dallo stile cinematografico ci presenta Caleb Redgrave, un impiegato del Ministero – nonché cuore burocratico dello stato – di cui, inconsciamente, stiamo assistendo agli ultimi attimi di vita. Infatti, mentre ci scorrono davanti i deliziosi titoli di testa, la sua sagoma viene scaraventata inspiegabilmente giù dall’attico del palazzo ministeriale sfrangendo la finestra del suo ufficio e impattando sul pavimento dinanzi all’edificio. Chi è l’assassino? Perché qualcuno voleva la sua morte? In quali oscuri segreti si è imbattuto? L’indomani suo figlio, Evan Redgrave, con il quale non aveva contatti da una decina d’anni ma a cui voleva un gran bene, avrebbe avuto il compito di trovare risposta a tutti questi interrogativi che le autorità nascondono. Sì, perché il ragazzo riceve una lettera senza mittente che lo ha portato a trasferirsi nella stessa città del padre per iniziare la sua gavetta al Ministero. Il suo primo giorno di lavoro viene accolto dal suo supervisore e guida, George Hemnitz, un uomo di mezza età simpatico, meticoloso e bravo con i numeri che si scopre grande amico del padre e con il quale condivideva un progetto segreto chiamato Heimdall, avviato dal leggendario e segretissimo Dipartimento 6. Quest’ultimo accompagna Evan alla sua postazione lavorativa spiegandogli come funzionano le cose all’interno del Ministero e la sua prima mansione: il nostro lavoro consisterà nell’ascoltare le richieste dei tantissimi visitatori che ogni giorno infestano il palazzo e indirizzarli verso il tipo di ministero più adatto alle loro esigenze, con conseguente selezione dell’ufficio disponibile (nel caso di indisponibilità dovremo saltare la richiesta del cittadino) e del genere di form.
I Ministeri tra cui poter scegliere si dividono in: Ministero dell’Ordine, del Patriottismo, dell’Assistenza Sociale, del Lavoro, della Cultura e dello Sport e, infine, della Scienza e della Tecnologia; mentre tra i vari tipi di caso possiamo selezionare tra: richieste, lamentele, denunce e informazioni. Ad ogni modulo riempito correttamente, senza il minimo errore, guadagneremo sia del denaro necessario per pagare le tasse allo stato oltre che a consentirci di sbloccare alcune opzioni di dialogo, che l’adeguata quantità di reputazione che scopriremo essere ancora più utile dei contanti, soprattutto nei rapporti con i colleghi e per ricevere le promozioni. Terminata la prima giornata lavorativa, Hemnitz ci rivelerà che nostro padre ci ha lasciato una lettera di cui lui è in possesso, ma che preferisce darci in un momento più tranquillo lontano da occhi indiscreti. Tornati nel nostro umile appartamento, uno strano e controverso personaggio, James Cunningham, ci bussa alla porta e ci racconta che anche lui era un vecchio amico di suo padre e che lo utilizzava come infiltrato all’interno del Ministero. Da lì a poco ci troveremo a ricoprire la sua stessa posizione. La missione di Evan quindi sarà principalmente fare carriera all’interno del posto di lavoro e arrivare ai piani alti scoprendo quanto più riusciamo sul conto di Caleb, iniziando come piccolo impiegato addetto allo sportello dei visitatori fino a diventare Primo Ministro, conoscere i nostri colleghi e sfilargli informazioni preziose e poi indagare per conto di Cunningham su tutto ciò che sta sconvolgendo il Ministero. E tutto questa routine quotidiana si svolge in un contesto veramente stressante. Più che la trama, non particolarmente originale ma caratterizzata da un’ottima scrittura, un ritmo incalzante, imprevisti e un’aura di mistero costante, infatti, è proprio l’ambientazione, decisamente meglio strutturata, a riuscire nuovamente nell’intento di trasmettere la sensazione di vivere in un contesto veramente dispotico e duro da sopportare, dove i cittadini vengono perseguitati dalle autorità e non godono di alcuna libertà. Infatti, qui il concetto di scelta e conseguenza del primo capitolo è decisamente più accentuato; ci ritroveremo spesso a fare i conti con la nostra coscienza, per esempio per la sorte toccata a una persona gentilissima e padre di famiglia in seguito a una nostra scelta mascherata di cui prima non potevamo prevederne le conseguenze. Il tutto poi è reso ancora più tragico dalla brutalità e la crudezza delle sequenze di repressione delle autorità presenti in questo capitolo. Fare le scelte sbagliate, come pestare i piedi a qualche personaggio crudele, potrebbe anche portare alla morte del nostro protagonista.
Scalata ai piani alti del Ministero
Beholder 2 si presenta come un’avventura grafica punta e clicca a bivi con spostamento laterale. Possiamo interagire con determinati elementi dello scenario, dialogare e approfondire la conoscenza dei svariati personaggi tramite un classico menù ramificato tra cui scegliere tra argomenti importanti che porteranno avanti la storia e sbloccheranno nuovi obiettivi principali e scelte facoltative. Ad esempio, tra le tante cose, seguire o no un programma televisivo – guardabili sulla TV nella nostra abitazione durante la fase notturna – in comune con un altro collega aggiungerà opzioni di conversazione, possiamo flirtare con una nostra collega che ha da poco perso il marito e proporle di fare sesso in un ripostiglio ricevendo un chiarissimo “No”, oppure chiederle una prestazione sessuale in cambio di soldi che accetterà in quanto ha davvero bisogno di denaro. Una maggior Reputazione permetterà di sbloccare dialoghi aggiuntivi preziosi per avvicinarci alla verità riguardo la morte di nostro padre, oppure conoscere a fondo i bei personaggi che animano il Ministero, di sicuro tra gli ambienti lavorativi più credibili mai proposti in un videogioco. Ogni informazione rilevante sulla personalità dei colleghi verrà annotata in un diario che potremo sempre consultare in totale libertà per ripassare i loro profili. In più, Evan, leggendo svariati libri, ha la possibilità di imparare nuove abilità, come lo scassinamento delle serrature e l’hacking che potranno essere utili per scoprire di più sui nostri colleghi intrufolandoci nei terminali delle loro postazioni. Disponiamo anche di un inventario dove poter accumulare oggetti da utilizzare nel corso dell’avventura. Una particolarità del titolo è che ogni nostra azione come lavorare, fare la fila per parlare con la segretaria oppure irrompere nei computer altrui, ci porta via tempo. Ogni giorno abbiamo a disposizione nove ore lavorative che possiamo gestire come vogliamo: investirle per guadagnare soldi, oppure per investigare. Però dimenticate le missioni a tempo del primo Beholder, qui completamente sparite.
Passaggio al 3D
Beholder 2 compie un enorme passo avanti anche sul fronte visivo. Se lo stile artistico con le sue tonalità scure è rimasto invariato dal primo capitolo, ciò non si può di certo dire per la grafica, stavolta completamente tridimensionale e in grado di immergerci in un mondo di gioco pieno di personaggi non giocabili, più coinvolgente e affascinante da vedere, nonostante appaia abbastanza spoglio in quanto a dettaglio degli scenari e qualità delle texture. Un buon lavoro, senza particolari guizzi, è stato svolto anche sul versante sonoro. Manca completamente il doppiaggio e bisogna segnalare l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana che può costituire un muro per quanto riguarda l’accessibilità del titolo data la presenza di migliaia di testi da tradurre. Ma, nota positiva, è che, oltre a un inglese poco complesso, qualsiasi dialogo si può scorrere manualmente in modo da dar tempo al giocatore di tradurre in completa calma, servendosi anche di un dizionario o Google Translater nel caso sfugga il significato di qualche frase. La nostra speranza è che qualche anima gentile si prenderà la briga di tradurlo visti gli strumenti messi a servizio dal team su Steam Workshop.
Concludendo…
La nuova rappresentazione del futuro distopico immaginato da Warm Lamp Games ci ha pienamente convinto. Beholder 2 ci regala una storia appassionante in un contesto da incubo dove ogni scelta e conseguenza, ogni dilemma morale è forte e conferisce un sapore particolare a ogni bivio narrativo. La nostra personalissima investigazione piena di colpi di scena e scalata verso la posizione di Primo Ministro saranno accompagnate da un sistema di gioco solido, vario e mai noioso insieme a un comparto visivo che, grazie all’introduzione del motore Unity e del 3D, fa guadagnare ulteriore fascino a una direzione artistica cupa già apprezzata nel primo capitolo, nonostante qualche incertezza tecnica. Consigliatissimo!