A: “Hei, Gianeustachio comprerai Final Fantasy XXIX?”
B: “Aspetta che controllo i Trofei”
Vi sarà capitato qualche volta di ascoltare/assistere a determinate conversazioni dal forte contenuto politico-morale. State tranquilli, la sensazione di repulsione provata in sede è del tutto naturale. Non crederete mica che vi stia assolvendo? No amici miei, voi come me siete semplicemente parte del problema.
I predatori del Platino perduto
Diciamolo una volta per tutte: i Trofei della PlayStation, così come gli Achievements dell’Xbox di Microsoft non valgono una beata verga.
Perché quindi avvertiamo il compulsivo bisogno di collezionarli tutti? Per quale ragione dovremmo fare a gara con il nostro sfortunato amico di turno per vedere “chi ce l’ha più grosso”? In fin dei conti i Trofei non si mangiano, non possiamo investirli in borsa e nemmeno venderli al più miserabile dei “Compro Oro” in chissà quale cittadina d’aspromonte.
Studieremo oggi tale fenomeno, analizzando sia l’utente drogato di questo potere fittizio sia l’oggetto in questione, tutto con la professionalità del miglior Alberto Angela (forse).
Disturbi nervosi e cumuli d’immondizia
Il cacciatore di Trofei ideale (d’ora in avanti dirò solo Trofei e non Achievements perché è più facile da scrivere e comando io) si può riconoscere già dopo un primo sguardo:ascelle zebrate, pollici scorticati e immancabile rigonfiamento della vena frontale, sintomo di un possente sforzo vagale.
Questi elementi combinati possono indicare solo una cosa: il nostro è un caso di “Trofeismo acuto”. Alzarsi dalla sedia per andare in bagno a rimuovere il sudore in eccesso potrebbe distrarci dal nostro fine ultimo, la superficie delle nostre dita sarà leggermente butterata dopo le interminabili sessioni di gioco mentre per quanto riguarda la vena…beh non vorrete mica evaquare gli scarti prima di aver sconfitto diecimila asiatici online a Street Fighter 5, allontanandovi così dal rapido ottenimento di un Trofeo?!
Nessuna pausa, si dorme e ci si nutre sulla sedia, consumando generalmente energy drink made in ex-Jugoslavia e patatine che assomigliano maggiormente ai riccioli di legno, quelli che si producono piallando in un mobilificio.
Riuscire a sbloccare ogni obiettivo potrebbe portarvi grande giovamento, una gloria biblica da sventolare in faccia ai vostri amici come fossero gli indumenti intimi di una conquista del sabato sera. Tutto però ha un prezzo: in questo caso sanità mentale e dignità.
Oro, incenso e altro oro
Da bravi studenti prendete carta e penna perché ora inizia la lezione vera e propria: come cataloghiamo i Trofei?
Platino, Oro, Argento e Bronzo: una scala gerarchica degna del miglior feudalesimo. La categoria più bassa crea in noi ribrezzo, essendo questi scontatamente semplici da ottenere. Così come i doppioni sbustati dai pacchetti di calciatori Panini, lasciamo i Trofei di Bronzo alla plebe, noi puntiamo ben più in alto.
Per quanto i Trofei d’Oro siano matematicamente più prestigiosi, ottenibili in genere portando a termine un determinato gioco magari a difficoltà “calcio su Pisolo e Brontolo”, nulla batte in infamia i cugini ipodotati, i Trofei d’Argento.
“Uccidi cento nemici saltellando su di una gamba sola con un pad WiiU nel deretano”, questa è la descrizione tipo di un Argento, categoria che richiederà spesso sforzi erculei prolungati per un risultato in fin dei conti inutile.
Quello che veramente corrode la nostra piccola anima è ben altra cosa: il famigerato Trofeo di Platino, il classico “dling” che tanto amiamo ascoltare dopo aver completato la nostra lista dell’infamia.
Il potere decisionale
Comprare un gioco o lasciarlo marcire sullo scaffale fino alla fine dei tempi? Spesso tale scelta è influenzata da un fattore preponderante: “Riuscirò a platinarlo? Quanto sono difficili i Trofei? Mica ci saranno anche quelli online?”.
Siamo arrivati al punto di non ritorno, in cui un dettaglio così apparentemente inutile determinerà quale disco avrà il piacere e l’onore di violare la santità della nostra console. Nel caso non riuscissimo ad accumulare tutte le ricchezze offerte, il disgusto nei nostri confronti sarà equiparabile a quello provato da un padre medievale, che ha lasciato la propria figlia appena diciottenne tra le pelose braccia di tre ubriaconi in una bettola.
Sono ben lontani i tempi in cui sceglievamo ingenui il gioco a scatola chiusa, con tutti i rischi e le conseguenze del caso. Ora ci affidiamo ai forum, alle recensioni, al giudizio degli esperti e alla possibilità di platinare un titolo per decretare come valido il nostro sudatissimo esborso monetario.
Anche voi soffrite dello stesso problema? Lasciate che siano i Trofei a parlare per il gioco in sede d’acquisto? Soffrite nel caso non sia possibile ottenere il tanto agognato Platino? Sappiate che reputarvi delle persone sane non cambierà la realtà dei fatti.