Nuovamente disonorato
Non di materiali pregiati, né di sofisticate ingegnerie è fatta la mia maschera, bensì di enormi brufoli dovuti alle troppe schifezze – perlopiù a base di olio di palma – che ho ingurgitato durante le interminabili sessioni di gameplay a Dishonored 2. Sono tornato in quel di Dunwall a esplorare l’impero delle isole, ho indossato nuovamente i panni di Corvo Attano e di sua figlia, Emily Kaldwin. Si tratta di un videogioco “ciccioso” che non va semplicemente provato, ma che al contrario va “vissuto” a fondo per riuscire a coglierne tutte le sfaccettature, le minuzie e i cambiamenti radicali nell’approccio alle missioni. Giunto alla fine del viaggio sono stato colto da un’irrefrenabile voglia di parlarvene, quindi non perdiamoci in chiacchiere. Bethesda ha consegnato le copie dell’ultima fatica di Arkane Studios solo al Day One: lo avrà fatto perché sapeva che Dishonored 2 non si sarebbe rivelato all’altezza delle (enormi) aspettative? Continuate a leggere per scoprirlo.
Letale ma gonzo
Mai una gioia per la famiglia Attano-Kaldwin, neanche 15 anni dopo l’omicidio dell’imperatrice Jessamine. Durante l’annuale commemorazione dell’amata sovrana, infatti, ecco palesarsi – con una certa maleducazione – la minaccia di un nuovo colpo di stato. il Duca Abele irrompe nella sala del trono accompagnato da Delilah Kaldwin, che diverrà, da un giorno all’altro, la nuova imperatrice delle Isole. I due vengono scortati dai meccanosoldati di un super inventore/filosofo naturale, dall’aspetto tutt’altro che amichevole. Senza farvi alcuno spoiler, sulla nuova (e malvagia) dittatrice, diciamo solo che è in questa occasione che dovrete scegliere se impersonare Corvo Attano o l’altrettanto letale Emily Kaldwin, una decisione che sarà irreversibile per tutta la durata dell’avventura. Scegliete bene. Tornano alcune vecchie conoscenze come il filosofo e inventore Anton Sokolov, l’entità semi-divina e tentatrice conosciuta come “l’Esterno” (sulla cui natura ci verranno, finalmente, offerti nuovi dettagli), e qualche altra sorpresa. La misteriosa figura di Delilah Kaldwin sarà appoggiata da una schiera di comandanti in seconda che dovremo eliminare – e non necessariamente uccidere – durante il corso degli eventi. Mettere in scacco i fedelissimi di Delilah non è cosa facile e immediata ma, fortunatamente, il ritmo narrativo è ben scandito e non viene afflitto in alcun modo dalla complessità e dalla lunghezza delle sezioni “intermedie” prima dei boss. Un elemento piuttosto “dissonante” in termini di sceneggiatura però c’è: è mai possibile che Corvo Attano, assassino formidabile e protettore reale navigato, non riesca a rendersi conto di essere circondato da una valanga di potenziali minacce? Il prologo è davvero ben fatto, per carità, ma quando vedi entrare degli immensi robot da combattimento che proprio non dovrebbero trovarsi lì, non ti fai due domande? Corvo, anche in questa occasione, viene facilmente beffato come un bimbo all’asilo…
Insomma, letale ma gonzo.
Innocenti come agnelli, guerrafondai come Trump
Tutte le meccaniche di gameplay del primo Dishonored sono state riprese e ampliate, così come l’ambientazione steampunk estremamente pittoresca. La nuova fatica di Arkane conferisce nuovo lustro al concetto di “semi open world” e lo porta a vette qualitative mai raggiunte finora:il mondo di Dishonored 2 si sviluppa magnificamente tanto in orizzontale quanto in verticale, tra strade ghermite di nemici, case abbandonate, tetti, fogne, e incredibili strutture retro-futuristiche. Questa volta non si parla solo di agire in modalità “caos elevato” o “caos basso”, ma di scegliere sapientemente tra decine di soluzioni diverse, perché Dishonored 2 premia, innanzitutto, la creatività. Avranno un ruolo chiave anche i vari personaggi secondari che – se e quando li aiuteremo – potranno decidere di facilitarci nei gravosi compiti che caratterizzano le quest principali. Come possiamo entrare in questa struttura? Faremo irruzione dalla finestra in “stile SWAT” o ci intrufoleremo da una fessura grazie al corpicino di un ratto? Ma i dilemmi non si concludono qui: silenziosi come Snake o letalmente plateali come Kratos? Il guaio è che, con l’avvento dell’attuale generazione, le uccisioni e il combattimento sono migliorati, e non poco. Vi assicuriamo che in Dishonored 2 è davvero difficile resistere alla tentazione di abbandonarsi al “caos elevato”. Nei combattimenti potremo dar vita a combinazioni incredibili, attraverso il sapiente utilizzo dell’ampio ventaglio dei poteri a disposizione dei due protagonisti. Ricordate le lotte tra Neo e l’agente Smith in Matrix? Qui si parla del livello successivo. I nuovi poteri di Emily sono violentissimi e decisamente appaganti, e incitano il giocatore a farne largo utilizzo. Anche le situazioni che si vengono a creare in alcune momenti, di certo, non aiutano il nostro lato buono. Ho dato delle monete a un barbone che, in cambio, mi ha rivelato l’imminente “colpo” di alcune ladre ai danni di una ragazza che vendeva, clandestinamente, munizioni e altri oggetti importanti. Le ho uccise, ho fatto saltare io stesso il muro, ho depredato tutto quello che la sfortunata aveva in negozio e, quando mi ha detto “hai preso tutto quello che ho, mi accontento delle briciole, lasciami vivere”, le ho sparato a bruciapelo con la pistola a pompa del buon Corvo “Manson” Attano. Sono un bastardo, lo so, ma Dishonored 2 è anche questo. Salvare Emily e detronizzare Delilah mantenendo la retta via, o abbracciando il lato oscuro e le conseguenze che ne derivano? Scelte. Scelte. Scelte. Le difficoltà selezionabili vanno da “facile” a “molto difficile”, ma già a livello “medio” non aspettatevi la bella vita. È altrettanto vero che, talvolta, i nemici non vi vedranno anche quando sarebbe impossibile non farlo, dando vita a momenti di pura ilarità.
Longevità: Arkane non mentiva
Qualche mese fa, interrogati sulla longevità, i ragazzi di Arkane Studio risposero che qualsiasi stima si sarebbe rivelata puramente teorica: “in una singola run potreste vedere anche solo il 25% del gioco”. Beh, avevano ragione. Proprio per le peculiari (e illuminate) scelte di game design, stabilire una longevità media per questo action adventure è cosa ardua, e sapete che c’è? La cosa mi piace non poco. Chi è maniaco dell’esplorazione potrà dedicarsi a saccheggiare negozi, case disabitate o infestate, locali del mercato nero, così come a rubare dipinti, depredare casseforti a combinazione, cercare rune e amuleti d’osso (l’utilità di questi ultimi rimane dubbia ). I compiti secondari non mancheranno e andranno ad arricchire ulteriormente l’offerta ludica, magari andando a condizionare in positivo la riuscita della quest principale. Se, al contrario, non gradite le “perdite di tempo” e il backtracking, potrete farvi strada con la forza, evitando di salvare personaggi secondari e cercando di neutralizzare i sottoposti dell’imperatrice con metodi “alternativi”: tutto ciò vi porterà a dei cambiamenti più o meno significativi nel quadro della narrazione. Per dire di aver visto tutto in Dishonored 2, dovreste completarlo più e più volte con entrambi i personaggi. La mia prima run con Corvo a “caos elevato” è durata quasi 20 ore e, proprio quando pensavo di aver visto abbastanza, ecco che la run con Emily mi ha prontamente smentito: complici anche i diversi poteri, sembrava quasi di giocare a un altro gioco.
Vedi Karnaka e poi muori!
Se siete fan della serie, non c’è bisogno che ve lo dica: il comparto grafico del primo Dishonored lasciava pesantemente a desiderare. Sono felice di confermare che Arkane si è pienamente riscattata con questo sequel. Già dal menù principale si riesce a ravvisare la forte personalità artistica del gioco, e la cosa non fa che migliorare una volta impugnato il pad. So che il titolo ha dato non poche gatte da pelare agli utenti PC (almeno in termini di prestazioni) ma, fortunatamente, non ho riscontrato gli stessi gravi problemi con la versione PlayStation 4. La combo 1080p-30 frame al secondo risulta piuttosto stabile e, salvo qualche sporadica défaillance, non ha mai arrecato disturbo alla mia esperienza di gioco. In particolare Villa Stilton è una delle sezioni più esposte a fluttuazioni sul fronte frame rate, ma si tratta di incertezze giustificabili se si considera la complessità del level design nell’area che, tanto per cambiare, rappresenta un altro colpo di genio stilistico di questi talentuosi sviluppatori. L’ottima illuminazione generale, accompagnata da una palette cromatica ben calibrata, riesce a sottolineare con giusta enfasi quella sensazione di “gloria perduta” e decadenza che si respira durante tutto l’arco dell’avventura. Da segnalare la convincentissima resa del mare con le sue onde increspate, così come quella del fuoco e tutti gli altri effetti particellari. Arti mozzati, corpi divisi a metà e schizzi di sangue ovunque: Dishonored 2 non risparmia in violenza e la cosa, inutile negarlo, lo rende ancor più appagante da giocare. Ottima la varietà degli ambienti che ci troveremo a esplorare, a volte così ricchi ed estesi da lasciare il giocatore totalmente disorientato. Volendo cercare il proverbiale pelo nell’uovo, alcune texture sono in bassa risoluzione e, talvolta, vengono anche “riciclate” assieme a molti oggetti che non dovrebbero trovarsi in un determinato contesto: attrezzi da meccanico e altre chincaglierie non sono proprio il corredo standard degli appartamenti di lusso. Risulta inoltre sgradevole la totale mancanza di riflessi negli specchi, piuttoso dissonante con l’eccellente qualità del design generale.
Di ottima fattura il doppiaggio italiano, fatta eccezione per l’evidente de-sync con le – pessime – espressioni facciali (anche dei comprimari). La voce italiana di Corvo Attano riesce a farlo sembrare un ultracinquantenne che ne ha viste davvero tante, Emily Kaldwin ci appare come una giovane donna molto sicura di sé, Kirin Jindosh un pazzo megalomane, e Delilah una “gran figlia di buona madre”. Seriamente, spiegatemi in base a quale criterio è stata scelta la voce di Megan Foster, che riesce a trasmettere la stessa empatia di un cadavere in decomposizione (peggio del doppiatore di Johnny Cage in Mortal Kombat 9, e chi lo ha giocato capirà di cosa parlo).
La colonna sonora dà il meglio di sé col pezzo udibile nel menu principale e, al termine del gioco, durante i credits. In generale, la colonna sonora non sovrasta l’epicità dell’azione su schermo e accompagna perfettamente l’apprezzabile sonorizzazione di armi, oggetti ed effetti vari.
Concludendo…
Dishonored 2 entra di petto tra i candidati a gioco dell’anno 2016 e conferma, di nuovo, l’enorme talento dei ragazzi di Arkane. In questo caso puntare sugli elementi del primo capitolo si è rivelata una scelta vincente, e non bastano alcuni piccoli difettucci qua e là a minare il voto finale. Per un eventuale terzo capitolo sarebbe preferibile evitare l’ennesimo colpo di stato, siccome non ha convinto in nessuno dei capitoli della serie. Mi auguro che Bethesda riveda la recente pratica della “concomitanza stampa-utenza” perché, quando si tratta di un’opera di questo livello qualitativo, non ce n’è assolutamente il bisogno. In definitiva, se amate gli action adventure in prima persona e siete fan della serie, farlo vostro è un imperativo!