There is a house in New Bordeaux
Quando più di un anno fa, alla Gamescom 2015, assistemmo alla presentazione di Mafia III presso il panel 2K. Il nostro piccolo motorino dell’hype iniziò da subito a carburare in maniera esponenziale, costringendoci a segnare sul calendario i giorni ci separavano dall’uscita del gioco. Fortunatamente non dovemmo aspettare molto tempo. Mafia III è stato infatti un capitolo dallo sviluppo piuttosto tranquillo – cosa rara di questi tempi – e grazie alla mancanza di posticipi di qualsiasi entità, lo scorso 7 ottobre abbiamo finalmente potuto mettere le mani sul titolo dei ragazzi di Hangar 13, al loro debutto assoluto.
Mafia, fin dal primo capitolo, è da considerarsi una tra le più grandi dimostrazioni di come il medium videoludico, a volte, sia in grado di raccontare storie alla pari di pellicole cinematografiche globalmente riconosciute. Grazie a Mafia, ci siamo calati nei sempre più scomodi panni di Thomas Angelo nella sua scalata al potere all’interno della famiglia Salieri, attraversando tutte le tappe significative nella sua vita “mafiosa”.
Al gioco, apprezzato in maniera pressoché unanime da pubblico e critica, seguì un sequel che, seppur non raggiungendo gli altissimi livelli del capitolo precedente, riuscì a convincere i giocatori con un’indubbia qualità narrativa e un gameplay ricco ed appagante.
Mafia III, fin dal sua annuncio, si è portato sulle spalle un’eredità pesante e una marea di scetticismo. La scelta di proporre un protagonista afroamericano, infatti, sembra non aver convinto una buona fetta dell’utenza che si aspettava di interpretare, come nei precedenti capitoli, un personaggio italo-americano. Interessati al nuovo percorso narrativo proposto dai “novellini” di Hangar-13, ci siamo catapultati nelle pericolose strade di New Bordeaux nei panni di Lincoln Clay.
Dopo aver provato a fondo il nuovo titolo targato 2K, siamo pronti a dirvi la nostra sul gioco.
Seguiteci nella nostra recensione…
American Gangsters
Mafia III, ambientato nella New Bordeaux del 1968, ci cala nei panni di Lincoln Clay, un veterano del vietnam afroamericano affiliato con la mafia nera del Sud, guidata dalla “figura paterna” di Sammy Robinson. Per via dei diversi debiti accumulati da Sammy durante la guerra del Vietnam, Lincoln decide di aiutare la famiglia, collaborando con la mafia italiana di Salvatore Marcano in una grossa rapina ad alto tasso di rischio.
Una serie di eventi – di cui preferiamo rivelarvi il meno possibile – ci trascinerà, impotenti, all’interno di un turbine di violenza, razzismo e vendetta, culminante nell’assassinio di tutta la famiglia nera di Lincoln da parte degli italiani. Sopravvissuto miracolosamente al massacro, Lincoln viene portato in salvo da Padre James, prete di quartiere e, da anni, amico di Sammy Robinson. James riabilita in segreto Lincoln che, non appena ripresa conoscenza, inizia a collaborare con John Donovan, ex agente dell’FBI e compagno d’armi in Vietnam, con il quale deciderà di eliminare Salvatore Marcano e tutta la sua famiglia, prendendo il controllo della città quartiere per quartiere. Nel corso della lunga storia principale, verremo aiutati da un buon numero di personaggi secondari tra cui il protagonista di Mafia II, Vito Scaletta.
Molte delle cutscene all’interno di Mafia III vengono raccontate in stile docu-film, con superstiti e testimoni che racconteranno l’escalation di violenza generata dal piano di vendetta di Lincoln. La trama, molto buona nel complesso, affonda le radici tra i vicoli di una ambientazione perfettamente riuscita, dove vengono trattati apertamente temi come razzismo e criminalità organizzata. Purtroppo i vari personaggi secondari faticano ad avere il giusto impatto sulla trama generale, salvo rarissime occasioni.
Ignoranza artificiale
Se dal punto di vista narrativo Mafia III ci ha convinti abbastanza, non possiamo che rimanere altamente delusi dagli enormi difetti e limiti relativi al gameplay. Parliamoci chiaro. Mafia III, sul fronte meccaniche, è completamente diverso rispetto ai due precedenti capitoli. La strada percorsa dagli Hangar 13 è quella di un open world decisamente classico nell’impostazione che cerca, appunto, di proporre un prodotto meno lineare rispetto ai suoi predecessori. La mappa di New Bordeaux è abbastanza ampia, ma anche varia: dalla più caotica zona del centro si passa alle aree di periferia, fino alle umide zone di palude. L’esplorazione, tuttavia , risulta piuttosto fine a sé stessa, sebbene gli sviluppatori si siano adoperati per riempire il più possibile gli spazi vuoti con collezionabili dalla dubbia utilità, come dischi in vinile, poster e riviste di Playboy.
Sul fronte gameplay, Mafia III riesce a mettere in mostra delle ottime meccaniche di shooting che, all’apparenza, ricordano molto quelle viste in GTA V. Il sistema di mira e copertura funziona benissimo, così come le meccaniche stealth che, ai livelli di difficoltà più alti, ci permetteranno di sbarazzarci dei nemici più facilmente. Ed è qui che comincia, ahinoi, a palesarsi uno tra i più grossi problemi del titolo sviluppato dagli Hangar 13: l’intelligenza artificiale. I nemici, infatti, sembrano non reagire alla presenza di cadaveri e cadranno quasi sempre nelle maldestre trappole che prepareremo per loro. Riparandosi dietro una cassa o un muro potremo fischiare ed attirare verso di noi i gangster nemici, anche in presenza di gruppi numerosi la distrazione attirerà un solo nemico alla volta, fattore che rende molto semplice disfarsi degli avversari utilizzando le meccaniche stealth.
Come per i gangster, anche i poliziotti soffrono di una IA limitatissima. A differenza dei precedenti capitoli, dove potevamo essere addirittura multati per eccesso di velocità, la polizia interverrà solo in casi di violenza o furto, prontamente segnalati dai cittadini. Tuttavia, avanzando nel gioco, potremo approfittare di diversi perk che ci consentiranno di far terminare le indagini nei nostri confronti in pochi istanti.
Il sistema di guida funziona discretamente: all’inizio del gioco ci verrà chiesto se selezionare un modello arcade o uno più simulativo, ovviamente il nostro consiglio è di optare per il secondo, più vicino a quello dei predecessori. Se impegnati in inseguimenti o fughe dalla polizia, sarà sempre necessario prestare attenzione a curve e frenate, dato che non sarà raro slittare sull’asfalto e schiantarsi contro il primo palo della luce nelle vicinanze.
Prima di vendicarsi del nemico bisogna scavare due fosse…
Se nel precedente paragrafo abbiamo evidenziato le enormi carenze in termini di gameplay, vorrei prendermi un po’ di tempo per analizzare la struttura – davvero carente – delle missioni principali e secondarie. Lo scopo di Lincoln Clay è semplice: eliminare uno a uno i generali di Marcano, strappando loro i principali racket quartiere per quartiere. Per affrontare il boss di area, sarà necessario, quindi, recarsi in punti di interesse specifici sulla mappa, in modo da ridurre l’influenza del luogotenente di Marcano e, infine, portarlo allo scoperto per ucciderlo. Purtroppo, per tutta la durata del gioco i compiti che ci verranno affidati saranno sempre gli stessi: eliminare i nemici in aree specifiche e distruggere le merci di contrabbando. La ripetitività degli incarichi non tarderà a palesarsi, portandosi dietro un’ondata di delusione che si abbatterà sul giocatore in maniera piuttosto violenta.
Dove si sarebbe potuta creare una modalità gestionale di tutto rispetto, gli sviluppatori hanno deciso di optare per un sistema limitatissimo. Conquistando un racket l’unica scelte che ci verrà posta sarà quella di decidere a quale dei nostri alleati affidarne la gestione. La diversità degli incarichi è ai minimi termini, così come il level design delle varie aree di gioco. Se non per raggiungere l’ambito finale e venire a conoscenza del destino di Sal Marcano, i giocatori faticheranno a trovare degli incentivi per proseguire in Mafia III, visto che pure il sistema di progressione del personaggio è completamente automatico e limitato.
L’era delle patch correttive
Scrollata di dosso la paura del lock a 30 fps per la versione PC – prontamente risolta nel giro di un paio di giorni con una patch correttiva – abbiamo provato a giocare Mafia III con una configurazione medio alta. Il gioco mostra purtroppo notevoli problemi di ottimizzazione: cali di frame nelle sezioni di guida e glitch grafici di svariata entità ne sono l’esempio più lampante. Armati di una R9 390 ed un processore AMD FX-8370, siamo comunque riusciti a giocare il titolo 2K discretamente, sperimentando in rare occasioni veri e propri rallentamenti.
Inspiegabile, comunque, che un gioco non sbalorditivo dal punto di vista grafico, fatichi a raggiungere un livello di fluidità accettabile anche su configurazioni di buon livello. Ottimo invece il comparto sonoro. Grazie a classici della musica anni ’60 come “House of the Rising Sun”, “Paint it Black” e “Son of a Preacher Man”, le cutscene brillano di luce propria e di tanto in tanto faticheremo a lasciare la vettura perché completamente in balia delle radio in-game. Molto buono anche il doppiaggio in lingua italiana, curatissimo come quello dei suoi predecessori.
Concludendo…
Impossibile non rimanere delusi da Mafia III. Considerando quello che il primo capitolo ha rappresentato per l’industria videoludica, era lecito aspettarsi un titolo maggiormente curato sul fronte gameplay e – soprattutto – su quello tecnico. Mafia III è un titolo capace di ingannarti nelle prime due ore di gioco, salvo poi sbatterti in faccia la dura verità, quella di un titolo estremamente ripetitivo e privo di un livello di sfida adeguato.
Peccato…