Amore e Demoni ai tempi dell’Apocalisse

Dopo averci abituato, nel corso degli anni, alle serie Atelier e Ar Tonelico, gli sviluppatori di Gust hanno provato a cimentarsi in un progetto nuovo di zecca piuttosto differente dai canoni delle precedenti produzioni. Da questi intenti è nato Nights of Azure, action-jrpg arrivato nei nostri lidi nella sola versione PS4, lasciando in madrepatria le versioni PS3 e PS Vita. Dopo aver passato decine di ore nei dungeon e aver trucidato orde e orde di nemici, siamo finalmente pronti a darvi la nostra opinione sul gioco.

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La Notte Senza Fine

La storia di Nights of Azure è ambientata in una remota isola del Regno di Ruswalt, situato nel Nord Europa. In questa realtà alternativa l’umanità deve fare i conti con i lasciti della guerra contro il Signore della Notte, conflitto avvenuto ottocento anni or sono e che ha ricoperto il mondo da una sostanza nota come Sangue Blu, in grado di trasformare gli umani in Fiend, creature demoniache che si fanno vive solo di notte costringendo la popolazione a rintanarsi in casa dopo il crepuscolo.

Nel gioco vestiremo i panni di Arnice, agente della Curia (l’organizzazione che si occupa  di tenere a bada i Fiend) e una delle pochissime mezzo sangue in circolazione, ovvero umani infettati dal Sangue Blu che hanno ottenuto poteri sovrannaturali ma che hanno avuto la fortuna di non tramutarsi in Fiend. Il nostro compito sarà quello di proteggere la giovane sacerdotessa Lylisse, vecchia conoscenza di Arnice e anche qualcosina di più.

Ben presto le cose prenderanno una piega inaspettata e una semplice missione da bodyguard si trasformerà in un’avventura da cui dipendono il destino del mondo e quello di Lylisse.

Quest’ultima, infatti, è stata scelta dalla Curia per ricoprire il ruolo di Santa, un titolo che viene assegnato ciclicamente a tutte quelle sacerdotesse destinate a sacrificare la propria vita all’Altare Blu per poter tener confinato il Signore della Notte nel suo sigillo, evitando così l’arrivo della Notte Eterna e, di conseguenza, salvando l’umanità da fine certa.

Arnice si ritrova quindi combattuta tra il seguire gli ordini della Curia, sacrificando la vita della sua amata, oppure fare di tutto per salvarla, condannando il mondo alla Notte senza Fine. Non abbiamo usato il termine “amata” a caso, perché quello che unisce Arnice e Lylisse è più che una semplice amicizia e, anche se il gioco non lo lascia intendere in maniera esplicita, è piuttosto evidente che ci sia del tenero tra le due. E proprio il rapporto tra le due amanti e gli sforzi di Arnice per ottenere la “botte piena e la moglie ubriaca” saranno il perno delle vicende del gioco.

Purtroppo all’infuori delle due protagoniste, gli altri personaggi di Nights of Azure non vantano una grande caratterizzazione, e risultano spesso fin troppo stereotipati, a tratti petulanti e protagonisti di insipide gag ripetute fino alla nausea, tanto che spesso abbiamo sentito l’irrefrenabile impulso di saltare a piè pari alcuni dialoghi secondari. Tutto sommato anche la trama nel suo complesso, pur mantenendo vivo un certo interesse per le sorti delle due protagoniste, non colpisce più di tanto, vuoi per la mancanza di un villain veramente carismatico, vuoi per i molteplici finali, True Ending compreso, che risultano piuttosto deludenti e frettolosi nella realizzazione.

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Nights of Azure, ovvero “picchia come se non ci fosse un domani!”

Durante le nostre scorribande notturne tre le vie dell’isola che fa da sfondo alle vicende del gioco, Arnice potrà contare sulle sue abilità di spadaccina e sul supporto dei Servant, ex Fiend convertiti alla giusta causa della protagonista, a patto di aver a disposizione il giusto quantitativo di Sangue Blu (valuta ottenibile dai nemici sconfitti) e l’oggetto necessario per completare il rito di evocazione.

Per quanto riguarda Arnice, potrà contare su un attacco leggero, uno pesante e un attacco speciale utilizzabile spendendo parte dei nostri SP, oltre all’immancabile schivata e parata. Combinando i vari attacchi ci accorgeremo presto di come, a prescindere dall’arma impugnata, il set di mosse offensive a disposizione della nostra eroina sia decisamente limitato. Questa semplicità del lato action di Nights of Azure, tuttavia, viene bilanciata dalle meccaniche relative alla gestione e l’utilizzo dei Servant.

Ne potremo evocare fino a quattro in contemporanea, e portarne un massimo di sedici, suddivisi in quattro set diversi. Ognuno di essi sarà controllato dall’intelligenza artificiale e le sue azioni saranno basate sulla sua natura. Ad esempio, potremo fare affidamento su Servant offensivi che caricheranno a testa bassa qualunque cosa si trovi sulla loro strada, di tank dotati di grande resistenza e pronti ad attirare l’attenzione dei nemici, e di supporti in grado di infliggere status negativi o lanciare cure sul gruppo. Ogni Servant avrà a disposizione una tecnica unica, attivabile attraverso l’apposito tasto dorsale del pad consumando la barra apposita. Creare set di Servant per ogni occasione, in base alle nostre preferenze, risulta piuttosto appagante e, in generale, il sistema di combattimento ci ha convinto sia per la sua semplicità di utilizzo che per la profondità che offre.

Inoltre, a furia di compiere carneficine, i nostri alleati saliranno di livello, con un conseguente aumento delle statistiche e della potenza delle tecniche, e otterranno nuove abilità passive che dovremo scegliere, di volta in volta, tra le due che ci verranno offerte. D’altro canto anche Arnice avrà modo di potenziarsi, immolando il Sangue Blu racimolato dai cadaveri dei nemici presso l’altare di Jorth, in un rituale che le garantirà un lieve incremento delle statistiche e, più importante, l’accesso a nuove abilità sbloccabili attraverso gli Skill Point. Queste abilità possono essere di vario tipo: alcune, ad esempio, aumenteranno il danno inflitto dalla mossa speciale di una determinata arma, mentre altre offriranno la possibilità di estendere la durata delle trasformazioni demoniache (di cui parleremo più avanti), il numero di set di Servant utilizzabili e quello di fetch quest che potremo prendere incarico simultaneamente.

A proposito delle quest, la maggior parte saranno accessibili presso l’Hotel Ende, l’hub di gioco a cui faremo ritorno ogni volta che sconfiggeremo un boss o esauriremo il tempo limite a disposizione per l’esplorazione.  Tra le mura dell’hotel potremo inoltre pianificare le attività mattutine, ovvero una serie di azioni da far compiere ad Arnice per guadagnare Skill Point e buff temporanei alle statistiche, e addentrarci nell’arena, un gradito extra che ci proporrà una serie di particolari sfide da portare al termine grazie alle nostre abilità e, qualche volta, anche con un pizzico d’astuzia.

Tuttavia, l’ottimo lavoro svolto per quanto riguarda l’impianto ruolistico di Nights of Azure viene gettato parzialmente alle ortiche per via di un livello di sfida fin troppo permissivo. Per intenderci, potreste benissimo affrontare gran parte dell’avventura utilizzando i quattro Servant ottenuti inizialmente e premendo il tasto quadrato come ossessi per avere la meglio sugli sventurati Fiend che oseranno pararsi sulla vostra strada, il tutto senza incontrare grosse difficoltà. Se poi aggiungiamo al bilancio di gioco il fatto che Arnice è in grado di tramutarsi temporaneamente in una creatura demoniaca (tra quattro disponibili, più una extra ottenibile nel post game) in grado di “asfaltare” anche i boss più coriacei, e la totale assenza di un vero e proprio Game Over, ecco che ci troviamo di fronte a un titolo che non è in grado di offrire un livello di sfida accettabile, una circostanza che toglie senso alla pianificazione del nostro party o all’utilizzo di tattiche ben precise, se non nelle fasi finali dell’avventura e nei contenuti post game.

Forse un po’ troppo tardi per risollevare la situazione.

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Demoni d’altri tempi

Anche dal punto di vista grafico non è tutto rose e fiori. Su PS4 Nights of Azure presenta ambientazioni spoglie e povere di dettagli, interattività prossima allo zero e, nel complesso, un comparto tecnico che sarebbe stato accettabile agli albori della scorsa generazione. Come se non bastasse, il lavoro svolto per portare il gioco su PS4 non è stato eccezionale, visto che, nonostante la scarsa mole di lavoro per il motore grafico, sono presenti vistosi cali di framerate quando in presenza di numerosi nemici o nelle fasi più concitate. Anche dal punto di vista artistico il titolo ci ha lasciato un po’ d’amaro in bocca, visto che le ambientazioni vanno dall’anonimo all’appena accettabile, senza nessun guizzo di originalità. Meglio, molto meglio, la colonna sonora, che vanta una buona varietà di pezzi di ottima fattura.

Per quanto riguarda la longevità, parliamo di circa 20-25 ore per portare a termine l’avventura, ma se deciderete di cimentarvi nelle quest secondarie affidate dai personaggi, i compiti dell’arena, i contenuti offerti dal post game (necessari per sbloccare il True Ending) e, perché no, nel conquistare il Trofeo di Platino in palio, potreste benissimo sfiorare il tetto delle 50 ore.

Segnaliamo infine che, come in tanti altri titoli del genere, sono presenti testi in lingua inglese (comunque di facile comprensione) e un doppiaggio solo in lingua giapponese.

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Concludendo…

Nights of Azure è un titolo riuscito solo a metà. Nonostante quanto di buono fatto sul versante gameplay, e la scelta coraggiosa di inserire una love story decisamente differente da quelli che sono gli standard del genere, l’action jrpg di Gust non è riuscito a convincerci del tutto per via di una trama non all’altezza, un livello di sfida insignificante e un comparto tecnico fin troppo datato.

CI PIACE
- Sistema di combattimento ben congegnato.

- I Servant sono divertenti da utilizzare.

- Colonna sonora varia e di qualità.
NON CI PIACE
- Livello di difficoltà bassissimo.

- Tecnicamente datato.

- Personaggi secondari dimenticabili.
Conclusioni
In fin dei conti Nights of Azure, nonostante le ottime promesse del gameplay, non è riuscito a convincerci del tutto per via di una trama non all'altezza, il bassissimo livello di sfida e un comparto tecnico fin troppo datato.
6.5Cyberludus.com
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